Agnoletto e Caruso ieri hanno deciso di fare un po’ di dietrologia chiedendosi come mai ad essere rapiti in Iraq sono solamente giornalisti di sinistra e critici sulla guerra. La domanda me l’ero fatta anch’io, ma la risposta è stata immediata, e legata al Rasoio di Occam, o se preferite alla probabilità bayesiana. I giornalisti “allineati” se ne stanno belli embedded, e non si sognano nemmeno di andarsene in giro per le città irachene. È chiaro che in questo modo corrono molti meno rischi, no? E dovrebbe anche essere sufficientemente chiaro come, se su dieci bersagli “pratici” nove sono di sinistra, sono quelli ad essere rapiti: inutile cercare chissà quali giri degli amerikani che vogliono eliminare le voci fuori coro. Che Caruso non lo comprenda non mi pare così strano: mi preoccupa di più Agnoletto che, in quanto medico, queste cose le dovrebbe sapere.
Daki
Ricapitoliamo la storia. Un giudice proscioglie in primo grado alcuni arabi dall’accusa di terrorismo. Il ministro degli interni decide di espellere uno di costoro. Però lo stesso giudice di prima dice “no, non si può, perché il sostituto procuratore ha impugnato la sentenza, e quindi per la legge Bossi-Fini l’imputato deve restare in Italia”.
La logica non mi è completamente chiara, ma in effetti ha una certa coerenza. Quello che mi stupisce è che si sia fatta la scelta “prima verifichiamo se è colpevole” invece che “nemico che fugge, ponti d’oro”…
_L’enigma dei numeri primi_ (libro)
Negli ultimi anni vanno di moda i libri che raccontano i grandi problemi che la matematica ha incontrato nel corso degli anni: i racconti usano meno formule possibili – e lo si può capire – e sono anche romanzati, secondo lo stile portato al successo da Eric Temple Bell che non si è peritato di portare alle future generazioni delle biografie di grandi matematici piuttosto esagerate. Con questo libro (Marcus du Sautoy, L’enigma dei numeri primi, Rizzoli 2004 [2003], p. 606, € 20, traduzione Carlo Capararo) mi pare si sia davvero esagerato. Passino i pettegolezzi sui vari matematici, e non sono nemmeno disprezzabili certe metafore, come i “punti al livello del mare” (gli zeri) nel “paesaggio di Riemann” (la funzione ζ). Ma quando du Sautoy parla della “retta magica” dove si allineano tutti gli zeri non banali mi pare proprio che si stia scadendo nel misticismo. E non penso proprio sia colpa della traduzione, che mi pare buona, sia nello stile che nella parte più propriamente matematica.
E dire però che il libro è interessante, se si riesce a sopportare i primi due capitoli, ed è uno dei pochissimi resoconti sulla matematica del ventesimo secolo che io abbia mai visto. Il libro è anche pieno di citazioni varie, che sono utili per comprendere il pensiero dei matematici, ammesso che uno lo voglia conoscere…
Insomma, lo si può leggere, ma forse è meglio aspettare l’edizione economica, che potrebbe anche avere un bonus implicito: cartaccia di bassa qualità ma che comunque permette una lettura migliore rispetto alla velina usata in questa edizione.
Le cavallette! Le cavallette!
Sulle pagine milanesi del Corsera odierno, l’Assessore ai Trasporti Giorgio Goggi risponde piccato a un lettore che si era lamentato perché in otto anni non era ancora stata aperta la fermata della metro verde in piazza Abbiategrasso, già prevista prima per fine 2003 e poi per fine 2004. Oltre a spergiurare che entro aprile sarà in funzione, si dilunga a spiegare tutte le cause (vedi titolo) per cui i 1400 metri di percorso stanno richiedendo così tanto tempo. Cito: “complessa sistemazione dei sottoservizi in piazza Abbiategrasso, a cominciare dalla Centrale dellacquedotto” (e non sapevano che c’era la centrale?); ma soprattutto “cedimento di una fognatura sotto l’alzaia del Naviglio Grande” (sic). In effetti per andare ad Abbiategrasso (comune, non piazza) si attraversa il Naviglio Grande, e i tempi si allungano di molto; riuscire a fare il tutto in soli 1400 metri di tratta ferroviaria è stato un risultato eclatante e che potrebbe finalmente superare la geometria euclidea.
Ma la ciliegina finale è la puntualizzazione dell’assessore: non ci sono voluti otto anni, ma solamente cinque!
Che ci fa Barenghi sulla Stampa?
Il quotidiano degli eredi Agnelli sta passando un brutto momento, schiacciato com’è dalla concorrenza Corsera/Repubblica/Sole. È possibile che abdichi alla sua volontà di essere un quotidiano nazionale, e si ritiri in buon ordine nella ridotta piemontese-ligure. Le ultime firme che se ne sono andate sono Pierluigi Battista e Filippo Ceccarelli, passati rispettivamente in via Solferino e piazza Indipendenza. Un bieco terzista e un gossipparo politico, diranno alcuni; ma era comunque piacevole leggerli. In compenso, Forattini continua ad essere dato per partente, ma lui purtroppo imperversa ancora.
Bene. Adesso scopro che Riccardo Barenghi è passato a scrivere per la Busiarda. Barenghi, per chi non lo sapesse, è stato direttore del Manifesto, e continuava a scriverci con lo pseudonimo Jena. E andava giù sul pesante, sia contro la destra che contro la sinistra. Insomma, un comunista puro e duro. E adesso è finito sulla Stampa, che notoriamente (tranne una minisbandata berlusconiana immediatamente corretta) è sempre stata di tendenza rosa chiaro chiaro? Ah, non c’è proprio più religione.
25% di sconto? non proprio
Una catena di supermercati sta facendo anche quest’anno la promozione “25% di sconto su tutti gli articoli”. Da oggi a sabato 12, per ogni acquisto ti verrà dato un buono sconto del 25% del valore dello scontrino, da usare in un’unica soluzione dal 14 al 26 febbraio. Sì, sono escluse schede e ricariche telefoniche, tessere prepagate e abbonamenti al digitale terrestre, quotidiani e periodici, abbonamenti alla tv satellitare. Ma quello non è poi un grosso problema, e credo che almeno per i giornali ci sia qualche legge al riguardo. Volevo invece calcolare quanto vale effettivamente lo sconto.
Noi oggi andiamo a spendere 100 euro, e ci danno uno scontrino di 25. Tra due settimane dobbiamo comprare per almeno 25 euro per usufruire dello sconto: quindi abbiamo speso in tutto almeno 125 euro e il nostro sconto massimo è del 20%. Aggiungiamo poi che è difficile comprare roba per il valore esatto della cifra dello scontrino: la percentuale di sconto scende ancora, pur non essendo certo disprezzabile. Ad esempio, se io spendessi 1000 euro per un PC, è vero che ho un buono di 250 euro, ma probabilmente non riesco nemmeno a spenderlo tutto. Non mi metto nemmeno a considerare poi l’effetto “spendo di più”, che è abbastanza naturale in questi frangenti.
Che dire, insomma? La pubblicità non è certo truffaldina e c’è comunque un discreto guadagno, ma conviene sempre farsi bene i conti.
fatica
Melinda e Melinda (film)
Come sapete, ogni tanto vengo trascinato al cinema da Anna, questa volta con l’ausilio di Barbara. Insomma, venerdì sera siamo andati al Colosseo (che non si sa se apposta o no, proiettava il film nella sala Allen) a vedere l’ultima opera di Woody, stavolta solo in veste di regista e non di attore per mancanza di ruoli adatti a lui. Beh, se avesse avuto trent’anni di meno sarebbe stato un Hobie perfetto, ma l’età avanza per tutti.
Non posso dire che mi sia piaciuto molto. La prima parte soprattutto l’ho trovata inutilmente lenta, anche se il secondo tempo si è riscattato. L’idea “la stessa situazione può essere vista come commedia o come tragedia” è magari trita, ma avere costruito due storie con attori diversi – a parte Melinda – ha permesso al film di non essere una copia di Sliding Doors. Poi era divertente vedere certi particolari di una storia comparire nell’altra in tutt’altro contesto :-)
Insomma, si può fare di meglio che andare a vederlo.
(ps: interessante vedere i commenti “tutto o niente” su IMDB. I “niente” sono ovviamente degli statunitensi, ma anche dei francesi. Vorrà dire qualcosa?)