Stamattina, mentre scorrevo le pagine online del Corriere della Sera, mi è apparso uno pseudopopup chiedendomi se volevo fare un sondaggio. Visto che tanto faccio anche tutti quegli stupidi quiz, mi sembrava cattivo rifiutare.
Ora, capisco tutte quelle belle domande su composizione e reddito familiare: sennò cosa vanno a dire questi poveretti ai pubblicitari? Già capisco meno il sapere quanti sono i bambini sotto i dieci anni, visto che in genere la pubblicità che li riguarda viene fatta in modo da solleticare direttamente loro.
Però mi sono molto arrabbiato a scoprire che alla domanda “da quanto tempo usi Internet” non c’era la possibilità di scrivere nulla prima di 1995. E io che facevo, undici anni prima?
Grandi Opere
Dopo mesi e mesi di attesa, ieri qui in ufficio hanno riparato ben due porte, di quelle che in teoria si devono aprire solo con il badge e in pratica dovevano rimanere aperte perché il contatto non funzionava. Una terza porta che funzionava ogni tanto sembra anche essere a posto.
Se tanto mi dà tanto, è la volta che finalmente ce ne andiamo davvero via da Rozzano.
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Creative Zen
Alla fine me lo sono regalato. Bianco e argento, che mi sembra un bel colore. Cinque GB (finti, perché i giga sono miliardi di byte e non trentacinque modi diversi di mettere un bit a zero o uno). Un pensiero un po’ triste al mio vecchio Nomad che i miei ex-colleghi di Tilab mi regalarono nel 2001 e che al confronto sembra un tir.
Che dire? il design è sicuramente carino, e anche l’ascolto mi sembra ottimo, almeno mentre cammino. Non ho ancora avuto la possibilità di provarlo in bicicletta – naturalmente con un solo auricolare, non sono così pazzo. La radio incorporata è quel che è, ma probabilmente non si può chiedere troppo; il touchpad mi è ostico, ma quello è sempre stato un problema mio; non ho ancora provato le opzioni più esoteriche. Non ho però capito perché, oltre alla clip per attaccare lo Zen alla cintura, non ce n’è anche una per tenere fermi alla maglia gli auricolari… strano.
Noticina finale: no, non lo volevo l’Ipod.
Trenitalia è amica dell'utente
Io sono una persona relativamente tollerante. Capisco perfettamente che certe offerte civetta (tipo “in Eurostar con 29/39 euro”) siano emesse per un numero di posti così limitato che è difficile riuscire ad ottenerle. Mi arrabbio un poco quando mi viene detto che non ci sono più posti disponibili solo dopo avere scelto il posto e aggiunto tutte le altre informazioni, ma potrei ancora capirlo. Ma perché diavolo bisogna ricominciare tutto da capo, invece che scrivere “ti va bene il biglietto a prezzo pieno”? Era una cosa così complicata?
manipolazione delle notizie
Ci sono tanti modi in cui farlo. Prendiamo liberoblog, di cui ho già (s)parlato in passato. Ogni tanto mi arriva un messaggio che dice più o meno “che fortunato che sei! abbiamo scelto un tuo articolo per il nostro bellissimo sito!”, della qual cosa non me ne può fregare di meno.
Solo che quando prendono un mio pippone che ha un titolo e un occhiello (per la cronaca, “Se il sondaggio su un’eventuale lista Prodi non è farlocco, se ne vedono delle belle “) e lo inviano con un altro titolo e un altro occhiello (la foto è di interesse nullo dal mio punto di vista) la cosa comincia a infastidirmi. Se poi la mia richiesta di cambiare titolo e occhiello finisce in /dev/null, mi comincio anche più a incazzare. Finirà che farò come DElyMyth che vieta loro di prendere i suoi articoli: tanto non mi serve certo pubblicità…
referendum
Non vorrete mica togliermi il pippone, vero? Tanto ci sarebbe stato in ogni caso…
Per prima cosa, il sì ha perso inequivocabilmente. Il 90% del 26% è meno del 23.5% degli elettori italiani: anche ammesso e non concesso che gli astensionisti volontari fossero andati in massa a votare no fino a toccare il quorum, non ci sarebbe stata la maggioranza di sì. Sarebbe stato necessario che alcuni di costoro avessero sbagliato a votare, e quindi il loro voto venisse contato come nullo: ma questa mi sembra onestamente un’ipotesi davvero fantapolitica.
Secondo: Ruini canta vittoria e ringrazia tutti, ma ha perso un’occasione di fare bella figura. E probabilmente la chiesa la pagherà con gli interessi.
Terzo: La sinistra ha mietuto quello che aveva seminato due anni fa con il referendum sull’articolo 18, per cui Fassino aveva chiesto l’astensione. Gli appelli al senso civico sono stati banalmente irrisi.
Quarto: Non avremo più referendum, immagino: per questo dobbiamo ringraziare i radicali.
Quinto: Chi ha vinto davvero sono i partiti. Tutti. Il popolo bue è stato così brillantemente obnubilato, che non avrà più la possibilità di dire qualcosa. Bel risultato, vero?
PosteItaliote
Dieci giorni fa è arrivata un’assicurata per Anna, e naturalmente ci è rimasto l’avviso di recapito. Fin qua nulla di male. Peccato che il nostro bell’ufficio postale del quartiere Isola, a cinquecento metri da casa, è in ristrutturazione, e quindi dobbiamo recuperare la posta all’ufficio Milano 40 in via Cappellini. Bene, stasera ho provato ad andare a ritirare la busta. Già l’ufficio è a due chilometri, vabbè. Arrivo qualche minuto prima della chiusura, prendo il numerino 383, guardo… e scopro che stanno servendo il 351. Ci sono tre sportelli abilitati, ma non al ritiro della posta inevasa: a tutte le operazioni postali, quindi all’invio di raccomandate e di pacchi ad esempio. Inoltre, non essendo quello un ufficio dedicato, non sanno nemmeno dove tenere la posta. La persona prima di me mi ha detto che ha fatto un’ora e tre quarti di coda.
Innanzitutto devo ringraziare pubblicamente quei tre poveretti agli sportelli: mi hanno consegnato la mia busta – ero l’ultimo, e fortunamente una quindicina di persone si era scocciata ed è andata via – venti minuti dopo la chiusura. Detto questo, mi chiedo come i loro capi possano essere così idioti da non avere immaginato il caos che sarebbe arrivato, e soprattutto non avere fatto nulla in due settimane. Sembra che forse domani attiveranno uno sportello apposito: ma è dal primo giugno che capita questo!