dopo il Sudoku, il Kakuro!

Nel caso qualcuno voglia portarsi avanti col lavoro e poter dire “io lo conoscevo già”, sfrutto Leibniz* e parlo del Kakuro. Il gioco, a vederlo da lontano, assomiglia a uno schema di parole crociate autodefinito, nel senso che le caselle nere possono avere un numero che è la “definizione” della riga corrispondente: solo che la definizione è un numero, che sarà la somma dei numeri messi nelle celle (numeri da 1 a 9, come nel sudoku). Ma c’è ancora un vincolo: nella “definizione” non possono esserci due numeri uguali.
Se non siete ancora scappati, vi faccio un esempio pratico. Se abbiamo la definizione “4” per una voce con due caselle, i valori da inserire non possono essere 0 e 4 (lo zero non è valido), né 2 e 2 (avremmo ripetuto la stessa cifra), quindi devono essere 1 e 3. Che siano nell’ordine 13 o 31 non lo possiamo sapere, se non guardando alle altre definizioni e applicando un po’ di logica (e tante somme…)
Per chi vuole provare, un sito con schemi online è dokakuro.com (che fantasia)

Non dire il mio nome (libro)

[copertina]
Il titolo del libro che la Autorevole Giuria di OneMoreBlog mi ha immeritatamente assegnato (Paola Presciuttini, Non dire il mio nome, Meridiano Zero – Gli Intemperanti 2004, pag. 285, € 11, ISBN 8882370844) racchiude in un certo senso la storia: la ragazzina tosco-napoletana di basso ceto vuole fuggire non solo da Rosignano Solvay e dalla famiglia, ma anche dal proprio nome, che ci verrà detto solamente all’ultima pagina. Non appena scappata di casa ancora diciassettenne lei diventerà Pedro, e troverà nonostante tutto il suo amore.
In questa terza fatica letteraria della Presciuttini, personalmente ho trovato troppo frammentata la prima parte: anche con il senno di poi, i flashback spezzettano inutilmente la storia, che invece scorre davvero velocemente nella seconda e terza parte. La caratterizzazione della protagonista è indubbiamente azzeccata, soprattutto per il punto di vista che ha su quello che capita intorno a lei. Il mondo, anzi i due mondi, che ha frequentato sono infatti descritti in maniera oserei dire asettica, senza costringere nemmeno il lettore a tranciare giudizi. Peccato che le date del suo soggiorno fiorentino non tornino; un piccolo neo di editing.

librerie

Oggi c’è stata l’annuale pulitura della libreria. In pratica, abbiamo tolto tutti i libri, pulito i ripiani, e rimesso i libri più o meno nello stesso ordine (il “meno” è collegato al fatto che sia io che Anna abbiamo un nostro ordine peculiare, e che avendo la libreria praticamente piena non riusciamo mai a mettere i nuovi libri a posto).
Garantisco che i libri sono tanti.

Scelte strategiche

Sappiamo tutti in che situazione versi Alitalia. Bene: ho ricevuto una lettera dove mi si dice che “Il programma MilleMiglia ha scelto di tornare a comunicare con i propri clienti attraverso il suo strumento più prezioso: il Rendiconto” (neretto loro). Notare che io avevo scritto sul sito che volevo solo informazioni via e-mail…
Cosa avranno ipotecato questa volta per trovare i soldi?

Ah, il ponte

Ieri pomeriggio, guardando i parcheggi che miracolosamente spuntavano dalle mie parti, Anna mi ha fatto notare che sarebbe stato stupido non prendere l’auto per andare in ufficio oggi: tra l’altro, i mezzi hanno l’orario del sabato e quindi ce ne sono anche meno. Ho seguito il suo consiglio, ed effettivamente ci ho messo trentaquattro minuti invece che la ormai purtroppo solita ora. Sembra di essere in vacanza.

servizio informazioni ATM

Oggi pomeriggio ero con Anna e i suoi genitori ad attendere il 7 alla fermata davanti al Piccolo, fermata a me ben nota anche perché ieri sera dopo teatro ci avevamo preso il tram. La palina della fermata, oltre ad avere il display a messaggio variabile che indica tempi più o meno casuali per l’arrivo dei tram, aveva anche appesa una serie di cartelli che neanche un albero di Natale. Sia il pannello che i cartelli spiegavano che il 14 era “soppresso”. La storia è un po’ più complicata: oltre alla deviazione che il tram fa da qualche tempo per i lavori sulle ferrovie Nord, da giovedì gli fanno fare un’ulteriore deviazione, per non meglio identificata “posa di nuovi binari”. Arriva un tram, una signora chiede “perché il 14 non arriva?” e il tranviere gli spiega la cosa, aggiungendo “salga qua, alla prossima fermata c’è il bus sostitutivo”. La tipa sale, lamentandosi “perché non dicono mai nulla”, mentre un’altra signora cerca invano di salire sul mezzo che stava ripartendo, e si lamenta chiedendo penso a sé stessa cosa diavolo fosse successo al 14.
Io, che non perdo mai l’occasione di stare zitto, le spiego la rava e la fava, compreso il fatto che non basta aspettare il bus in via Legnano, ma a piazza Firenze dovrà scendere e prendere il tram, per la disperazione della signora. Passa un altro minuto, e un’altra tipa arriva direttamente da me a chiedere che cosa dovesse fare, al che io rispiego tutto tra le risate degli altri che mi suggerivano di farmi dare un badge ATM e arrotondare lo stipendio. Poi per fortuna è arrivato il 7.
A parte il mio ego che naturalmente si è sentito solleticato, direi che ci sono almeno due punti su cui ATM ha dei grossi margini di miglioramento. Innanzitutto avrebbero potuto cominciare una settimana dopo il cambio dei binari: questa settimana i cimiteri sono molto frequentati, e modificare il percorso della linea che porta classicamente al Cimitero Maggiore non è una grande idea. Inoltre, è una bella cosa mettere un bel cartello “Linea 14 soppressa”: ma forse aggiungere sotto “prendete un tram qualsiasi per una fermata, e poi trovate sulla destra la fermata del bus sostitutivo” sarebbe più comprensibile che copiare l’avviso ufficiale.

Impressioni dalla Cina (mostra)

Questa mostra fotografica alla Triennale (fino al 20 novembre; ingresso 5 euro) raccoglie un’ottantina di fotografie di James Whitlow Delano, dedicate tutte alla Cina di questi ultimi dieci anni: terra di contraddizioni oggi forse ancora maggiori di un tempo.
Lo stile di Delano è molto personale: bianco e nero molto poco luminoso (“viraggio caldo”, se si vuole parlare difficile), e un gusto del particolare spesso rubato. Come sempre quando si tratta di fotografie, io non è che ci abbia capito molto; devo però dire che mi hanno colpito le espressioni delle persone colte dallo scatto. È difficile che sorridano: hanno quasi un viso per così dire rassegnato, quasi non possano aspettarsi nulla di diverso. Sullo sfondo poi si possono notare le differenze tra le immagini della Cina di una volta e i grattacieli postmoderni: come raccontano le didascalie della mostra, “La Cina sarà sempre diversa dall’Occidente, ma lo sarà sempre di meno”.