Ma che freddo fa

Qui in ufficio dalle 16:30 i bocchettoni del riscaldamento stanno buttando fuori aria gelida. Potrebbero dirlo subito, che non vogliono che noi dipendenti stiamo a lavorare troppo!
(Aggiornamento serale: sono uscito alle 18:20 e fuori c’era un ventaccio talmente gelido che faceva quasi voglia di restarsene in ufficio. Modifico il mio giudizio: da me hanno deciso di risparmiare sui costi energetici, pensando appunto di lasciare un minimo miglioramento rispetto a fuori. Chissà quando ci comincerà a piovigginare dentro…)

Ma il reddito pro-capite è cresciuto o no?

Tra le tante cose che Silvio ci ha comunicato sul suo bel libretto c’è anche la bella notizia che il reddito pro-capite italiano è aumentato dal 2001 (24.670 dollari) al 2005 (27.119 dollari). Che bello, che bello.
Però c’è chi fa notare (grazie alla SECca per l’implicita segnalazione) che è piuttosto strano che si facciano i conti in dollari e non in euro. La Ferretti prende la calcolatrice, converte in euro secondo i valori dell’Ufficio Italiano Cambi, e scopre che il PIL pro-capite è sceso di 5.861,73 euro, come segnalato anche in un commento che è arrivato ora all’altro messaggio. Com’è la storia?
Beh, questo è un classico esempio di come si può fare dire ai numeri tutto quello che si vuole, basta saperci giocare bene. Provo a sbrogliare almeno in parte la matassa, ma non garantisco di farcela. Innanzitutto, è ovvio che il trucchetto di parlare di dollari e non di euro è servito per nascondere il risultato reale; ma d’altra parte è abbastanza chiaro che non è possibile che il reddito pro-capite medio si sia abbassato così tanto, visto che il prodotto italiano lordo è rimasto più o meno costante (a meno dell’inflazione, si intende). Quindi occorre cercare i numeri originali e rifarsi tutti i conti.
Iniziamo dall’ISTAT: qui abbiamo i dati sul PIL. A pagina 5 scopriamo che il PIL 2001 (dopo un arrotondamento in crescita per un nuovo metodo di conteggio, ma la differenza è dell’1.5% circa) è stato di 1.248.648 milioni di euro; il PIL 2005 si trova a pagina 2 ed è stato di 1.417.241 milioni di euro. Considerando che il reddito pro-capite è dato dal PIL diviso il numero di abitanti, e considerando che gli abitanti italiani al censimento 2001 erano circa 56.996.000 e la stima a capodanno 2005 è di circa 58.594.000 abitanti si ricava come reddito pro-capite medio rispettivamente 21.907 e 24.187 euro. Il che può magari sembrare anche tanto, ma se teniamo conto dell’inflazione (come da tabella ISTAT), scopriamo che a prezzi costanti 1995 quei valori diventano 18.901 e 19.029 euro rispettivamente, con un aumento dello 0.6%, diciamo 0.7% perché a fine 2001 probabilmente c’era qualche italiano in più rispetto al censimento e quindi il reddito pro-capite era leggermente minore.
Conclusione? Chissà come e dove Silvio si è inventato i dati che ha fatto mettere sul suo libercolo.
Aggiornamento: La pausa pranzo in palestra deve avere messo un po’ di sangue più ossigenato in circolo, e ho probabilmente scoperto l’arcano. Come suggeritomi qui sotto da Tronzano, i valori sono scritti in dollari perché quella è la valuta di riferimento. Se ora dividiamo i due valori presentati dal libro per quelli che ho indicato io, scopriamo che i rapporti sono praticamente uguali: un euro vale 1.126 dollari nel primo caso, e 1.121 nel secondo. Un rapporto di cambio 1.12 non è così lontano da quello medio nel periodo, quindi potrei rispondere così: “I numeri indicati nel libro sono scritti in dollari per uso internazionale e calcolati rispetto a un valore del dollaro mediato nel quadrienno (oppure quello del 2003). Però non sono stati considerati al netto dell’inflazione”.
Come dicevo all’inizio, ai numeri si può far dir di tutto!

Proud to be a coglion

Beh, almeno fino alle elezioni un po’ di outing ci vuole, vedi bannerino in alto a destra :-)
Più seriamente, questa storia a mio parere è stata un autogol pazzesco per Silvio. Non tanto perché sposterà dei voti: non succederà di certo, figuriamoci.
Però innanzitutto ha sostituito nei titoli dei giornali (anche di quelli “amici”) l’ICI. Alla gente non rimane in testa “chi non vuole si tolga l’ICI è un coglione”, ma “Berlusconi ha detto che ci sono dei coglioni”, che ha una valenza ben diversa.
Ma soprattutto c’è stata questa appropriazione popolare allegra dell’epiteto. Stavolta la sinistra non è rimasta come al suo solito in difesa a rintuzzare gli attacchi del Cav, mostrandosi implicitamente deboli (l’ho già scritto: questo tipo di tattica di attacco continuo usata dalla Casa delle Libertà è stata direttamente scopiazzata da quanto facevano i partiti comunisti negli anni ’70, vero Giulianone F.?). No. Stavolta si è preso l’insulto e lo si è eretto a bandiera, e questo scompaginerà tutti i giochi. Forse si vince davvero.
Nota: Ieri sera mi sono dimenticato di ringraziare [No, tu no. (Sì, proprio tu)] per il banner che ho copiato.

abuso di blog

Se non sapete di Perl, lasciate pure perdere questo messaggio.
Non riesco a convincere HTTP::Request::Common a farmi fare una POST di un file WBXML (quindi binario e non testo). Se metto il Content-Type a qualcosa che non sia multipart/form-data, non appena trova un carattere non alfanumerico me lo converte in %xx; se metto form-data, il tutto mi viene incapsulato.
A qualcuno vengono delle idee? Nella peggiore delle ipotesi, editare Common.pm è considerato lecito.

Facile, coi soldi degli altri

Mi hanno riferito che ieri sera, all’appello finale, Silvio B. ha guardato fisso la telecamera, e affermato solennemente che avrebbe eliminato l’ICI sulla prima casa, perché è un’imposta iniqua o qualcosa del genere.
In effetti si era già preparato alla cosa con lo scherzetto nell’ultima finanziaria: tutti gli edifici posseduti dalla Chiesa Cattolica, e non solo le chiese, erano diventati di colpo esenti dall’imposta. Ma stavolta bisogna fare le cose in grande.
Peccato che Berlusconi faccia finta di non sapere che la C di ICI sta per “comunale”. Insomma, i soldi dell’ICI non finiscono nelle casse dello Stato, ma in quelle dei comuni, che guarda caso per la maggior parte sono governati dai komunisti. Traduzione: è come se uno arriva in un bar pieno di gente e grida “Offro a tutti da bere!” e, indicando uno seduto per i fatti suoi, “paga lui!”.
Ah, mi dite che ha sempre fatto così?

La velocità del buio (libro)

[copertina]
Gli autistici erano diventati di moda con il libro Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte. Anche in questo libro (Elizabeth Moon, La velocità del buio [The Speed of Dark], Urania Mondadori 1495 – febbraio 2005 [2003], pag. 361, €3.60, ISSN 977-1120-528361-51495, trad. A.M. Francavilla) il protagonista è autistico, ma il punto di vista è ben diverso. Innanzitutto siamo in ambito fantascientifico, e quindi un punto focale della storia è la possibilità di eliminare il “comportamento deviante”, in maniera più o meno liberamente scelta. Ma la parte più interessante è il modo in cui il mondo viene visto dal protagonista: una serie di schemi mentali, completamente diversa da quella di “noi normali” eppure assolutamente coerente, tanto che il lettore si chiede se vale davvero la pena di correre chissà quali rischi solo per far parte del resto del mondo. Ed è proprio la parte finale ad essere quella a mio parere più debole. Buona la traduzione, a parte la madornale definizione del giorno del “Rendimento di Grazie”.

Forte valore statistico generale

Notizia di base: il consiglio di amministrazione Auditel ha deliberato la pubblicazione ufficiale degli ascolti televisivi nella fascia 15-64 anni. Non ho capito se in sostituzione o in aggiunta a quella precedente, che non aveva limite di età.
Sappiamo tutti che più dati ci sono più uno può scegliere quelli preferiti, e quindi non è affatto un caso che il giornale gratuito che riporta la notizia lo faccia con il commento… di Mediaset. Non è nemmeno un caso che il giornale gratuito in questione sia Leggo, ma di questo ne avevo già parlato.
Torniamo però alla (povera) matematica. Dopo avere detto esplicitamente una delle due ragioni per cui ci sono questi nuovi dati, vale a dire “perché i dati servono per le campagne pubblicitarie, e i vecchi consumano troppo poco”, arriva la ciliegina sulla torta. «Il nuovo dato contiene anche un forte valore statistico generale, in quanto il pubblico compreso tra 15 e 64 anni rappresenta oltre il 70% dell’intera popolazione italiana».
A parte la forse non banale considerazione che non riesco a vedere l’utilità di usare un dato statistico quando ho a disposizione il dato completo nello stesso formato (la statistica serve a ridurre la complessità di un numero troppo grande di dati a un formato più gestibile), sarebbe simpatico che qualcuno si rendesse conto che un “valore statistico particolare” è un ossimoro – le statistiche sono generalizzazioni, non particolarizzazioni.

primavera

Bisogna dire che fa piacere tornarsene da un posto caldo e scoprire che anche qui nel profondo hinterland milanese la temperatura è sufficientemente elevata per farmi uscire a pranzo in maniche di camicia e stare in ufficio in t-shirt (no, non è per fare vedere l’abbronzatura… tanto sono trasparente, io. Ci sono stati commenti del tipo “ah, la settimana scorsa non c’eri?”)
Non so quanto durerà il tutto, visto che ormai sappiamo che non ci sono più le mezze stagioni, ma intanto godiamoci il presente.