Prodi

Io quelli della CdL non li capisco. Magari saranno ancora abituati al buon Silvio (ah, domani è il suo compleanno, ricordatevi di fargli gli auguri!), che basta dirgli qualcosa che non gli piace e lui subito parte per la tangente.
Prodi, lui no. Sta dicendo una frase, e viene bloccato dai fischi, dalle urla e dalle battute? La riprende da capo. E la riprende. E la riprende. otto volte. Dopo che Bertinotti sospende la seduta, convoca i rappresentanti di classe, pardon i capigruppo, e riesce finalmente ad ottenere un po’ di silenzio… riparte con la stessa frase. Sempre con lo stesso tono, l’unica differenza è stata al limite che la pronunciava in maniera un pelo più lenta. Tanto casino per nulla, insomma.
Ma la cosa non è poi così strana: tutti noi abbiamo avuto un professore che faceva esattamente la stessa cosa; e dopo un po’ capivamo che era assolutamente inutile fare qualunque cosa, perché alla fine l’avrebbe vinta comunque lui. È probabile che quel professore ci stesse sulle palle, e anche Prodi non è che sia poi così simpatico: però alla fine lo si ascoltava. Ma anche se Prodi è il Professore, il parlamento non è una scuola…

quel pezzetto in più

In questi giorni su Radiopop si può sentire una pubblicità, credo della Fondazione Arnaldo Pomodoro ma non ne sono certo (nota a latere: quando uno si ricorda di una pubblicità ma non del prodotto, il pubblicitario non ha fatto bene il suo lavoro..)
Come colonna sonora, è stato scelto il coro del Nabucco: insomma, “Va pensiero” che a suo tempo stava financo per diventare l’inno italiano, e che conosco bene perché alle elementari ce lo facevano cantare nell’ora di musica. Capitava però che tutte le volte che veniva trasmessa la pubblicità io sentivo qualcosa che mi infastidiva. Sono stato allora un po’ più attento e ho scoperto la ragione del mio fastidio: in due punti erano state aggiunte alcune note, che allungavano la battuta in cui si trovavano e quindi facevano sobbalzare il mio subconscio. È un po’ difficile da spiegare: è un po’ come un meccanico che sente che l’auto sta andando a tre, oppure la sensazione che si ha quando si sta salendo una scala sovrappensiero e si cerca di mettere il piede sullo scalino dopo l’ultimo.
L’unica cosa che mi chiedo è il motivo di questo allungamento. In fin dei conti Peppino Verdi è morto da un tempo sufficiente per non avere problemi con i diritti d’autore, e ci sarebbero stati altri sistemi se si voleva allungare un po’ la colonna sonora. Qualcuno ha idee al riguardo?

1,2,3… assemblea

Oggi pomeriggio abbiamo avuto un’assemblea per preparare la manifestazione di martedì prossimo. Per la prima volta (forse per l’ultima?) ci siamo trovati tutti: noi che arriviamo da Tim, i due gruppi da IT Telecom, e quei pochi operai Telecom che non sono stati esternalizzati. Visto che ci sono anche degli operativi, ci sono state in realtà due assemblee; inoltre, visto che eravamo parecchi, per una volta abbiamo usato l’auditorium, che è quello dove Tronchetti fa le assemblee di Telecom :-)
I sindacalisti presenti hanno fortemente spinto perché non solo si scioperi, ma si vada anche tutti a farsi vedere, che è più o meno quello che mi aspettavo. Hanno esplicitamente affermato che la richiesta sindacale è che il governo faccia come capitato con la Fiat, quindi diventi garante di un piano industriale serio per l’azienda, con un datore di lavoro che dia garanzie al mercato e all’azienda. Inoltre sono fortemente contrari a ritrovarsi un’azienda in mano agli italiani ma spezzettata, perché si è visto cosa è successo in passato in casi simili. Bene: diciamo che la base non è poi rimasta troppo soddisfatta, per usare un eufemismo. Ci sono state voci che proponevano di fermare le centrali telefoniche, o di bloccare ferovie e autostrade per farsi sentire davvero, lamentandosi perché tanto tutte le volte che si è scioperato non ci è servito a un tubo, e soprattutto il sindacato è andato avanti per conto suo. Il tutto ha portato a un tentativo di difesa dei sindacalisti, che però non mi pare abbia sortito grandi risultati. Alla fine è probabile che molti sciopereranno, che qualcuno andrà alla manifestazione, ma tutti piuttosto scazzati con azienda e sindacato.
Io ho fatto due domande, chiedendo come poteva il sindacato chiedere un piano stile Fiat quando sappiamo che il management non ha soldi e comunque è sfiduciato dai mercati, e se avevo capito bene sentendo che voleva preservare l’italianità dell’azienda, oltre alla sua unitarietà. Alla fine dell’assemblea sono stato preso in giro dai miei colleghi, visto che la prima domanda non è stata nemmeno presa in considerazione e alla seconda c’è stata una risposta assolutamente fumosa. Certe cose non cambiano mai.

Google sempre più italiano

Uso spesso Google Calendar, soprattutto per ricordarmi i compleanni dei miei conoscenti. Come mi capita spesso, guardo i reminder distrattamente, perché tanto so di che si tratta: stamattina mi sono però accorto che non mi era arrivato un reminder ma un promemoria. Insomma, mi era stata modificata la lingua, e adesso – anzi da ieri mattina, come ho verificato scorrendo la posta nel cestino – il signor Google mi scriveva nella dolce lingua del sì.
Vorrei solo sapere chi gliel’ha detto, visto che io mantengo sempre l’interfaccia in inglese per snobismo informatico; e soprattutto chi gli ha detto che la mia nazione è la Francia :-(

Le regole del caso – istruzioni per l’uso (libro)

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La probabilità è sempre una brutta bestia. Sono certo di averlo già detto più volte, e sono ancora più certo di non essere né il primo né il solo a dirlo. Bene: questo libro (Jeffrey S. Rosenthal, Le regole del caso – istruzioni per l’uso [Struck by Lightning: The Curious World of Probabilities], Il Cammeo 458 – Longanesi 2006 [2005], pag. 305, € 16, ISBN 88-304-2370-X, trad. Elisa Faravelli) fa un fantastico lavoro per addomesticare la bestiaccia. Innanzitutto, non ci sono praticamente formule: vengono dati i risultati, per dare al lettore un’idea, ma si punta molto sul lato qualitativo dei fatti. Gli esempi sono mostrati sotto forma di raccontini che potrebbero essere di vita reale: possono a volte sembrare un po’ fuori di testa, soprattutto visto il loro stile colloquiale e le situazioni a volte buffe, ma hanno comunque un loro fascino. Anche il testo vero e proprio è molto scorrevole, grazie anche all’ottima traduzione; spero risulti di piacevole lettura anche per chi matematico non è. Insomma, un libro da raccomandare.