(se vuoi una mia recensione più seria, va’ su Galileo!)
Hardy, nella sua Apologia di un matematico, si lamentava che ormai alla sua età non potesse più fare matematica ma si dovesse limitare a farla conoscere. Ian Stewart apre questo suo libro (Ian Stewart, Com’è bella la matematica [Letters to a Young Mathematician], Bollati Boringhieri – Nuova Cultura 2006 [2006], pag. 157, € 17, ISBN 9788833917146, trad. Benedetta Antonielli d’Oulx) con questa citazione, e subito aggiunge qualcosa tipo “beh, adesso le cose sono cambiate: si può fare matematica fino a tarda età, e comunque divulgarla è bellissimo”. In effetti, questo breve libro vuole essere l’aggiornamento al ventunesimo secolo dell’ormai classico testo di Hardy, partendo dalla demisoginizzazione del testo – le lettere sono a una giovane fanciulla, seguita dalle scuole superiori alla sua prima cattedra accademica – e arrivando alle spiegazioni della vita attuale di un matematico di professione.
Di per sé l’idea è ottima, e sicuramente alcuni capitoli permettono anche al profano di avere un’idea del perché un matematico si sente tale – ad esempio, la parte sulle dimostrazioni come la narrazione di una storia è davvero interessante. Inoltre non ci sono formule, e quindi non dovrebbe spaventare il lettore. Peccato – a parte per il prezzo – che il libro abbia svariati refusi, e soprattutto alcuni punti in cui la matematica descritta sia sbagliata: Fermat ha dimostrato il suo teorema nel caso n=4, e l’enunciato del teorema di Bernstein è errato. È vero che il profano non si preoccuperà più di tanto della cosa, ma un ulteriore controllo sarebbe stato utile.
TIMER (mostra)
A una settimana dalla sua chiusura, sono andato alla sede staccata della Triennale in Bovisa a vedere la mostra Timer, o per la precisione la versione 2007 di quella che secondo gli organizzatori dovrebbe “affermare il ruolo di Milano come uno dei potenziali riferimenti europei dell’arte dei nostri giorni”. Da casa mia sono solo dieci minuti in auto, ma che mi hanno permesso di fare tante scoperte: ad esempio che per arrivare in via Lambruschini non si passa dalla Bovisa ma da via Mac Mahon, e che si può rischiare un tamponamento a catena perché un sessantenne idiota se ne sta in bicicletta sul lato sinistro della carreggiata del cavalcavia Bacula e improvvisamente decide di spostarsi sulla destra. Io in realtà non l’avevo nemmeno visto, ho solo notato un’inchiodata generale cui ho contribuito anch’io…
Ma passiamo alla mostra. Eravamo in quattro: oltre a me e Anna c’era infatti copiascolla e una sua amica piacentina. E siamo anche entrati con il biglietto ridotto usando alcune delle mille tessere di copiascolla. Lo spazio espositivo è molto bello, ampio e luminoso; per quanto riguarda le opere, si sa come funziona l’arte contemporanea: c’è della roba onestamente bella, nel senso che ti dice qualcosa, e c’è tanta fuffa, accuratamente nascosta dalle didascalie che mostrano un uso non comune del dizionario dei sinonimi e contrari, per riuscire a dire senza dire. Ma il massimo è sicuramente stato raggiunto nel pannello che apre la mostra e spiega il suo contenuto. Non so chi tra Davide Rampello, Gianni Mercurio e Demetrio Paparoni si sia cimentato in quella prosa: il signore in questione è però riuscito a scrivere un testo che, tradotto in italiano corrente, dice più o meno “L’undici settembre è un punto di svolta anche nell’arte: gli artisti mostrano questa svolta facendo esattamente le stesse cose”. Un mito.
Il sito è molto bello visivamente, ma una chiavica nella fruizione: scordatevi di usarlo se non avete una risoluzione almeno 1024*768 e tanta fantasia.
FeedBurner comprato da Google
Se non lo sapeste, FeedBurner è il posto da cui recuperate le mie notiziole, se (a) non volete andare sul mio sito e (b) le volete leggere in formato completo (quello ridotto me lo gestisco in locale). Questo significa che di accessi ne fa parecchi – non tanto per il mio sito, ovviamente, ma per tutti gli altri.
A quanto si legge sul blog di FeedBurner, ieri l’acquisizione della società da parte di Google è stata formalizzata. Che cosa significherà tutto questo in pratica? Boh. L’unica cosa interessante che ho visto è che se uno si preoccupa che i dati personali raccolti da FB siano uniti a tutti gli altri che ha Google, ha un periodo di quindici giorni in cui fare opt-out, e gli amici di Chicago cancelleranno tutti i dati relativi a lui. È già qualcosa.
calorie
Il contachilometri della mia bicicletta ha una quantità di funzioni tra l’inutile e lo sconcertante. Due di queste si chiamano “calorie” e “grasso”. Così per sport, il mese scorso non ho mai resettato i valori: oggi, o meglio ieri sera visto che causa pioggia oggi la bici è rimasta in garage, ho scoperto che in un mese avrei consumato 6651 calorie e 662.8 non-so-bene-cosa di grasso. Però tutte quelle calorie sono circa il 10% di quelle che in teoria avrei ingurgitato questo mese (in pratica mi sa che siano state molto di più). Non è un po’ troppo? È forse meglio che mi limiti a vedere la velocità e al massimo l’odometro?
It was forty years ago today
Tanto lo stanno scrivendo tutti, è inutile che aggiunga chissà che cosa. Faccio solo notare come il CD uscì esattamente vent’anni fa, e fu la molla che mi spinse, giovane lavoratore finalmente con un reddito proprio, ad acquistare il mio primo lettore (con la discografia ufficiale completa come dischi da 2 a 15, anche se ammetto che il primo disco fu The Dark Side of the Moon).
Non penso che musicalmente parlando sia la loro migliore opera: A Hard Day’s Night, Revolver e Abbey Road, ciascuno in modo diverso, meritano di più. Ma non è quello il punto: non stiamo parlando di un disco, ma di un evento, quando il concetto di evento non esisteva ancora. Lancio contemporaneo in tutto il mondo, copertina con i gadget, testi riprodotti per la gioia del fan, nessuno stacco tra le varie canzoni. Un delirio di onnipotenza che resistette per qualche mese, fino alla morte di Brian Epstein e al fiasco (relativo) del film TV Magical Mystery Tour. Ma quel primo giugno 1967 il mondo si fermò per un attimo, e sempre per un attimo fu più felice. E non è poco.
P.S.: se volete sapere cosa dicono gli altri, andate da
– Frit1
– Sasaki
Quanto costerà al centimetro quadro?
Il Corsera, sempre attento alle conquiste fondamentali dell’umanità, mostra in questa galleria fotografica un perizoma che in effetti fa venire una domanda, anzi due: come diavolo sta su? e perché mai una dovrebbe comprarselo?
La risposta almeno alla seconda domanda la si può avere andando a vedere il sito da cui il Corriere ha scopiazzato le immagini. Bisogna dire che ci sono interessanti gadget per divertirsi a letto, e il perizoma è assolutamente in linea.
Ah, il suo prezzo è di 15 sterline. Per le fanciulle che mi leggono: per par condicio, metto un link anche alla perizoma maschile di castità in cuoio. Io però non lo indosso, ho dei limiti anch’io.
Il mistero del Giornale
Ieri sera, i gemelli rep.it e Corsera hanno pubblicato in parallelo una notizia bomba: oggi Il Giornale non sarebbe stato in edicola. Non so se vi rendete conto dell’enormità della cosa. Il quotidiano della famiglia Berlusconi (come del resto Libero) non sciopera. È superiore a quisquilie tipo il rinnovo del contratto per i giornalisti scaduto da qualche anno. Chi ci lavora sa che ha una missione da compiere, e nulla lo può fermare. Beh, quasi nulla. La pietra dello scandalo è stata la decisione unilaterale di allegare al quotidiano il foglio settimanale il Giornale della Libertà, espressione dei circoli di Forza Italia guidati da Michela Vittoria Brambilla.
Per il vostro sollazzo, cito il comunicato dei giornalisti: «Il Giornale della libertà è organo dichiarato di un movimento politico. La decisione di allegarlo al nostro quotidiano è stata presa senza rispettare i tempi stabiliti dal contratto nazionale, e contrasta con l’autonomia e la dignità professionale che questa redazione ha conquistato in anni di lavoro.» Questa è la risposta del direttore Maurizio Belpietro: l’autonomia non è a rischio perché «è stata conquistata in tanti anni».
Ma naturalmente non poteva capitare un simile sconvolgimento, e oggi Il Giornale è regolarmente in edicola, per la serie “abbiamo scherzato”. Ma la cosa più strana è che sono andato a vedere la homepage del quotidiano, e non ho trovato traccia della querelle di ieri. I panni sporchi si buttano nell’inceneritore, insomma.
Personalità piuttosto confusa
Typesetter posta il test stupido della settimana, su che personalità hai.. Io faccio il test, notando come ci siano molte delle quaranta domande a cui risponderei “entrambe” oppure “nessuna”. Finisco, e scopro di essere un INFJ. A parte “fare il grande fotografo” la cosa potrebbe quasi essere giusta. Peccato che spulciando il mio blog scopro che ad aprile 2004 sarei stato INTJ mentre a ottobre 2004 ero diventato INFP.
A questo punto, prese per buone la I e la N, resta il dubbio di cosa sia io davvero. Qualcuno vuole fare un quiz a riguardo? :-) I tipi li potete leggere qua, ad esempio.
Il risultato del mio test lo trovate qua.