Il sonno degli dei (libro)

[copertina] In questo vecchissimo Urania – ha il prezzo ancora in lire! – che mi è capitato tra le mani (Jack McDevitt, Il sonno degli dei [The Engines of God], Urania n.1340 – 1998 [1994], pag. 488, Lire 7000, ISBN 9771120528002, trad. Grazia Alineri) il filo principale della storia è la xenoarcheologia, insomma la versione dell’archeologia applicata ai mondi diversi dal nostro. DeVitt è abbastanza bravo a provare a immaginare quali manufatti potrebbe fare una civiltà aliena, e il mistero delle città finte ha anche un suo certo qual interesse. Però il risultato finale mi è sembrato piuttosto deludente, in un certo senso senza né capo né coda, come se il libro fosse stato scritto in vari pezzi e nessuno si fosse messo a rileggerlo tutto di un fiato per vedere se il puzzle si ricombinava bene; e alcuni dei pezzi “pensierosi” – nel senso che dovrebbero spiegare cosa il protagonista sta pensando – sono francamente noiosi.

plupon

Non lamentatevi se vi propongo Ancora Un Altro Gioco Con I Pezzi Che Cadono. Plupon (non spaventatevi per il giapponese, tanto la parte che conta è in flash e in inglese) è completamente diverso.
Le palline che scendono hanno un numero, da 0 a 9. Il nostro scopo è di cliccare su tre palline, che verranno sostituite dalla loro somma modulo 10. Se la somma è 10 oppure 20, e quindi la nuova pallina avrà valore zero, ci sarà un bonus. Se la somma è minore di 10 si guadagnano semplicemente un po’ di punti; se è superiore a 10 si ha un malus, che accorcia la nostra “vita”. Tutto qua: però qualche minuto di divertimento te lo dà, prima che sorga la rabbia per non riuscire nemmeno a fare le addizioni.

missing keys 2

Dopo avere attentamente valutato tutti gli impegni, Anna e io avevamo alla fine scoperto che un buchetto di tempo per far cambiare i codici dell’antifurto della 147, causa smarrimento chiavi, c’era. Bastava che io oggi fossi tornato a casa per pranzo, mi fossi preso la macchina e fossi andato in concessionaria. Detto fatto, alle 14 ero in Autovar. Riuscito finalmente a recuperare (e pagare…) la chiave, mi dicono che il cambio di codice me lo potevano fare al volo. Solo che dopo cinque minuti mi chiedono “ma dov’è la tesserina con il codice?” La mia risposta è stata “quale tesserina?”; ho cercato nel libretto e nel cassettino senza risultato. Ho poi telefonato ad Anna chiedendole se aveva qualche idea: non le veniva nemmeno in mente l’esistenza di una simile tesserina (bluette). Dopo una lunga telefonata, me ne sono uscito sconsolato, avendo saputo che avrei dovuto ordinare – e pagare – il codice, come d’uopo in un mondo digitale come il nostro; però penso sia meglio aspettare domani, e provare a cercarla io. Esco, faccio cinquecento metri, squilla il telefono. Anna mi dice di avere trovato il tesserino, che però era grigio e non bluette. Dietrofront (che in via Palmanova non è banalissimo) e nuova attesa… ma tanto avevo dimenticato la mia borsa in concessionaria. Fortuna che stavolta ho la scusa del caldo! Il buffo è che mi era arrivato un ricordo di una striscetta di plastica blu con un codice sopra: peccato che così ad occhio fosse della vecchissima Tipo. Si stava parlando di demenza senile anticipata?

la pillola anticiclo

Se non sbaglio, è una cosa di cui si parlava da decenni: almeno mi ricordo di avere visto da qualche parte un pamphlet “quello che gli uomini non vogliono dirvi”, che spiegava come se una donna avesse preso la pillola in continuazione, senza quindi saltare una settimana al mese, non avrebbe avuto le mestruazioni.
Ora che questa “pillola continuativa” sembra che venga commercializzata sul serio, mi trovo Zucconi che scrive che la cosa non s’ha da fare, e soprattutto che ci sono delle femministe che lo dicono. Premesso che ovviamente ho dei problemi a potere dare un giudizio al riguardo, posso solo notare che una pillola da prendere tutti i giorni incrementa il suo consumo del 33% (per la gioia della casa farmaceutica che la produce), e che Zucconi, come del resto io, quella pillola non la prendiamo mica; ma almeno io non vado a cercare col lanternino le reazioni contrarie :-)

Ma quanti libri ho letto?

Sto mettendo lentamente su aNobii i libri che ho recensito qui tra le notiziole. Oggi ho fatto il 2004: ventisette libri.
È vero che ai tempi del liceo credo di avere letto in un anno un duecento libri (tanto non avevo nulla da fare :-) ) però questi sono ancora parecchi…
Aggiornamento: i libri del 2005 sono stati trentanove. Poi si dice che Internet tarpa la lettura.

aNobii

Da Giuseppe Granieri ho scoperto l’esistenza di aNobii. È semplicemente bellissimo. Tu puoi metterti a catalogare tutti i tuoi libri, in italiano (ok, io ho lasciato l’interfaccia in inglese perché sono un fanatico), e scoprire i libri dei tuoi vicini e amici.
Ma la cosa più splendida è che puoi limitarti a inserire l’ISBN del libro (e questo ammetterete che non è poi così difficile), oppure aggiungere una sfilza di informazioni, da quando avete iniziato e finito di leggerlo alla libreria dove l’avete comprato e così via. Credo sia la prima applicazione “web 2.0” dove ho davvero visto un’interfaccia che fa quello che mi aspetto, senza costringerti più di tanto.
La mia idea è di recuperare pian piano i libri da me recensiti qui tra le notiziole e postarli nel mio “scaffale virtuale”: poi, come giustamente g.g. fa notare, aspettare di avere una massa critica anche per i libri italiani e sfruttare il lavoro di tutti.
ps: non so che cosa dovrebbe significare aNobii; ho solo scoperto che stanno a Hong Kong, e che esistono credo da un anno.
aggiornamento: per chi ha paura del Grande Fratello, aggiungo che uno può anche usare il sistema in maniera “privata”, non rendendo pubblici tutti o alcuni dei propri libri :-)

Un "prof" non lo si nega a nessuno!

Ricordate l’offerta di iscrizione alla MAA che mi era giunta il mese scorso? Alla fine ho deciso di accettarla, e ier i mi è arrivata la mia bella tesserina, con la scritta “Member since 5/1/2007” ma soprattutto l’intestazione “Prof Maurizio Codogno”.
Come potete immaginare, non mi sono mai sognato di spacciarmi per professore, non parliamo poi del “prof” in inglese che immagino sia riservato agli accademici. Però a quanto pare anche dall’altra parte dell’oceano, e anche tra i matematici, si sta tendendo a un’appellativizzazione che personalmente mi pare un po’ stupida. Vabbè.