non-notizie

Stavolta non è rep.it ma il Corsera, che dileggia Giorgino Doppiavu Bush perché nel discorso preparatogli in occasione dell’assemblea dell’ONU erano indicate le pronunce figurate dei “nomi strani”, come “sar-KO-zee” (Sarkozy) oppure “moor-EH-tain-ee-a” (Mauritania).
Ci sono tante cose su cui sbeffeggiare Bush, e anch’io l’ho fatto spesso. Ma onestamente non riesco a capire dove fosse stavolta il problema. Nessuno nasce imparato, e occorrerà bene capire come pronunciare nomi stranieri. Le “indicazioni per la dizione”, con la pronuncia similamericana e le sillabe accentate in maiuscolo, sono il metodo standard usato nei paesi di lingua inglese: chi non ci credesse può vedere ad esempio il Merriam-Webster. Che ci fossero “nomi e numeri di cellulare degli speechwriter di Bush” significa semplicemente che c’era la possibilità che il presidente chiedesse loro lumi: il che oggettivamente mi pare una cosa positiva e non negativa, tranne per chi crede alle favole e immagina che i discorsi di un leader siano tutti scritti di proprio pugno dal leader stesso.
L’unica cosa che mi viene in mente è che si voglia far passare il concetto che “i nostri politici non fanno così”. Insomma, che pronuncino a caso i nomi stranieri e che non chiedano nulla a nessuno, non fosse mai che arrivino loro degli utili suggerimenti.
Aggiornamento: anche la Stampa si accoda. Stupisce ancora più l’assenza di Repubblica.

Ciclocomputer e paturnie

Niente da fare. Il problema del ciclocomputer non era la pila. Ho provato di tutto, allontandolo dal faretto a energia solare, coccolandolo come fosse una pianta, ma nulla. Il massimo si è poi avuto venerdì, quando mentre tornavo a casa ha iniziato a dare valori diversi di velocità ogni secondo. Peccato che a volte si superavano i 9.0 Km/h, altrimenti avrei potuto provare a giocarli al lotto.
Ho provato a prendere quello che ai tempi non funzionava e che avevo a casa perché non sono capace a buttare via nulla. Miracolosamente aveva deciso di svegliarsi e segnare la velocità. Peccato che (a) non trovassi più la sua guida che come avevo scritto è diversa dalla vecchia – ho detto che non butto via nulla, non che metto tutto in ordine… – e (b) si è risvegliato troppo bene, nella segnalazione senza fili prende probabilmente anche Radio Padania e ogni tanto a bicicletta quasi ferma mi segnava 62.4 Km/h.
Risultato finale? Ho riesumato il vecchissimo ciclocomputer, che avevo tenuto religiosamente da parte. Ho scoperto con gioia che il sensore sulla bici era uguale a quello del ciclocomputer nuovo, e quindi non dovevo cambiarlo; e inoltre che la guida era della stessa dimensione. E quindi ieri ero un ciclista relativamente felice, col suo nuovo-vecchio ciclocomputer.
E poi oggi pioveva e sono dovuto andare in ufficio in metro.

Google e spam

Mi è appena capitato di passare a vedere uno dei miei account google che generalmente non uso, ma tengo per vari scopi. Già mi ha stupito che contenesse più di trecento messaggi di spam, visto che una ricerca con nome_account@google.com non ritorna nessun risultato, e quindi quell’indirizzo – che ripeto non uso – dovrebbe essere sconosciuto.
Ma la cosa più divertente è un’altra. Visto che l’account non lo uso, non ci ho mai tolto le web clips: è vero che sono ulteriore pubblicità, ma appunto è ininfluente. Bene: quando ho aperto le schermate del folder spam, le web clips puntavano a… ricette con lo spam :-)

settimana della moda

Già ieri avevo avuto qualche sentore, ma oggi pomeriggio ero praticamente certo che a Milano avessero diffuso nell’aria un qualche gas dagli effetti dirompenti. Non solo c’era molta più gente del solito per strada, ma si facevano di quei numeri incredibili. Beh, il cretino che sgommava in corso Venezia per cercare di tagliarmi la strada e non si sa bene cosa fare dopo, visto che aveva il semaforo rosso per girare in corso Matteotti, è sufficientemente normale, purtroppo; ma la ciclista che mi ha superato sulla destra tutta ondeggiante mentre mi ero fermato al semaforo di via Serbelloni, e stava per prendere sotto una tipa che aveva tranquillamente iniziato ad attraversare la strada, no.
Poi mi hanno raccontato che questa è la “settimana della moda”. Mecojoni. Comincio davvero a credere alla storia del gas diffuso nell’aria, considerando che sono passato da punti dove di modelle e/o sfilate non ce n’erano proprio. Eppure se la gente si comporta così, qualche cosa vorrà pur dire, no?

l’Avis e le zanzare

Stamattina ho chiamato l’Avis per prenotare una donazione di sangue. Tra le solite domande preventive mi hanno chiesto anche se sono stato in Emilia quest’estate. In effetti leggo qua che a causa del virus Chikungunya hanno sospeso tutte le donazioni non solo ai locali ma anche a chi si è fermato in Romagna per qualche ora.
L’unica cosa che posso dire è che se mai quelle zanzare si sposteranno in Lombardia ho finito di fare il donatore, visto come sono amato dalle zanzare… ad esempio, sono stato punto non più tardi di cinque minuti fa.

se la FIMI gioisce…

Leggo da Daniele Minotti che c’è un progetto di legge sulla riorganizzazione della SIAE; e che la scorsa settimana, in commissione, è stato presentato e approvato un emendamento della cosiddetta “sinistra radicale” (Folena e Luxuria). Questo emendamento, che diverrebbe il comma 1bis dell’articolo 70 della legge sul diritto d’autore (22 aprile 1941, n. 633, più una sfilza di aggiornamenti) recita
«È consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet a titolo gratuito di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradati, per uso didattico o enciclopedico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro. Con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, sentito il Ministro della pubblica istruzione e dell’università e della ricerca, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, sono definiti i limiti all’uso didattico o
enciclopedico di cui al precedente periodo.»

Così ad occhio la cosa mi parrebbe molto bella: però secondo Guido Scorza (post 1 e post 2) la cosa è peggiorativa rispetto alla situazione attuale. In due parole, per chi non ha voglia di leggersi quei post, adesso il comma 1 afferma che «Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l’utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali»; con il nuovo comma, nella peggiore delle ipotesi non si potrebbero più usare testi per scopi di ricerca; ma anche nella migliore delle ipotesi non si potranno usare più immagini e musica se non “degradate”. Quanto degradate non si sa, naturalmente. Insomma, già io dovrei stare molto attento a quello che inserisco nel mio sito – che è la quintessenza dei fini non commerciali; figuriamoci uno che mette gli AdSense nelle sue pagine.
Io avrei anche pensato a una paranoia da parte di Scorza: però dopo avere scoperto che la FIMI, vale a dire la federazione dei discografici, plaude all’emendamento ho cambiato idea. E comunque l’avvocato è lui, mica io… forse è meglio che mi fidi di chi ne sa più di me.

111 orizzontale: vuoi sposarmi?

Come puoi trovare il sistema per dire alla tua fidanzata che vuoi sposarla? Se siete entrambi amanti dei cruciverba, puoi fartene fare uno ad hoc e farlo pubblicare su un quotidiano! Questo almeno a Boston, secondo questo articolo. I cruciverba inglesi hanno le cosiddette “cryptic clues”: in pratica non hanno definizioni ma “indizi”, ciascuno dei quali ha un pezzo di definizione e un altro pezzo che ti dovrebbe dare un’associazione di idee. In questo caso, il 111 orizzontale aveva come indizio “Generic proposal” e come soluzione “Will you marry me?” (senza punto interrogativo). La definizione è “proposal” e l’indizio “generic”, che ovviamente non sta per “generico” ma per i nomi dei due piccioncini: Jen e Aric. E poi si dice che fare parole crociate non serve!
(via Puzzlinks)

Assemblea

Stamattina, dopo un caffè più che necessario, sono sceso in mensa per l’assemblea necessaria a votare per l’accordo di “metà contratto” per le telecomunicazioni. Per chi non fosse aduso ai contratti collettivi di lavoro, generalmente hanno una durata di quattro anni per la parte normativa, ma dopo due anni c’è un contrattino solo per lo stipendio.
Il territorale ha fatto tutti i conti su come sono stati bravi ad ottenere almeno quel risultato, e che vista la situazione politica era meglio chiudere prima dell’estate (il famoso “pochi, maledetti e subito”). Peccato che si sia fatto un paio di tampe niente male, ad esempio dicendo che l’una tantum uguale per tutti è giusta, perché “quelli dei livelli alti non scioperano mai”; il buffo è che per questo contratto, come ha detto subito dopo, non si è fatta un’ora di sciopero. L’altro errore è stato fare tutto il conto della percentuale di aumento sui minimi tabellari, che per chi è assunto in Telecom già da qualche anno è minore dei “veri” minimi: parte dello stipendio era infatti stato spostato in superminimi ad personam.
In compenso, il lavoratore che ha preso per primo la parola, e che dovrebbe essere relativamente impermeabile al tutto visto che ha affermato di avere quasi quarant’anni di lavoro, ha preso la palla lanciatagli dal delegato e si è lanciato in tutto un discorso sul fatto che quelli Telecom sono fregati dall’accordo, senza pensare che non per nulla esiste anche un acordo integrativo aziendale proprio perché la situazione, anche come struttura dei livelli inquadramentali, è diversa. Ma la confusione come sempre regna sovrana.
Per la cronaca, ho votato a favore dell’accordo, mentre credo che come minimo mi asterrò sul referendum riguardo all’accordo governo-sindacati del 23 luglio – tema del resto dell’assemblea – perché assolutamente irrilevante.