Diventa sempre più difficile trovare esempi interessanti di phishing. Sembra che la fantasia degli spammatori stia esaurendosi, non tanto arrivando a un testo che potrebbe essere preso per buono, ma fossilizzandosi su uno pseudoitaliano ritenuto probabilmente sufficiente.
Però stamattina su una delle mie caselle tin.it mi è arrivato un avviso dell’Akbank che probabilmente mi chiede di garantire che sono effettivamente io. Ecco il testo:
Güvenlik Alarmi
AKBANK Online Bankacılık hesabınızın hizmet süresi dolmak üzeredir.
Aşağıdaki linki kullanarak hesabınıza ulaşabilir ve hesabınızı tekrar aktif hale getirebilirsiniz.
È scritto in turco, proprio così: la Akbank è in effetti una banca online turca. Sempre per la globalizzazione imperante, il sito a cui punta il falso link è palestinese ( http://alamiah.ps/secure/33.swf/www.akbank.com/efs/servlet/military/?url_activation=true), che a sua volta manderebbe a uno dei tanti siti americani di hosting, Onlinehorizons, che non è gratuito ma forse ha il vantaggio di avere una versione in arabo. Visto quante cose si imparano con l’internette?
Il diavolo fa le officine ma non i libri
Leggo su rep.it che sta uscendo un film, Il falsario, basato su una storia vera: un gruppo di prigionieri (ebrei) nazisti che falsificano banconote inglesi perché il Terzo Reich vuole cercare di distruggere l’economia britannica. Si parla di un libro, L’officina del diavolo, scritto da uno dei protagonisti, l’arzillo novantenne Adolf Burger. In effetti, leggendo attentamente, c’è anche scritto che il libro non è mai stato tradotto in italiano: nemmeno in inglese, visto che su Amazon l’unica occorrenza che trovo è questa, in tedesco. In effetti, “Des Teufels Werkstatt” si traduce esattamente “L’officina del diavolo”, però non capisco perché abbiano scritto il libro come se fosse stato tradotto… visto che immagino che quello che tradurranno per primo sarà questo. Misteri dell’editoria.
avrei dovuto lanciarmi subito!
Wikia Search
Lunedì scorso è stata pubblicamente lanciata la versione alfa di Wikia Search, un progetto di Jimmy Wales (quello di Wikipedia, per chi non lo sapesse) per un motore di ricerca “user defined”. Potete trovare un commento dalla Tartaruga Tecnologica, e una stroncatura (in inglese) su TechCrunch. Vorrei aggiungere qualcosa di mio, ma non è così facile, visto che non sono riuscito a trovare molte informazioni nel sito. Indubbiamente come motore di ricerca al momento non serve a molto, le pagine indicizzate sono troppo poche. È stata molto strombazzata l’interazione col wiki, nel senso che puoi iscriverti come utente a wikia, però al momento mi pare proprio che la cosa non serva a molto, o almeno non sono riuscito a farci nulla. Sì, ci sarebbe il MiniArticle, ma mi pare ancora un concetto fumoso. Magari lo provo su di me :-)
D’altra parte posso immaginare degli sviluppi interessanti in un “social websearcher”. Ad esempio, se io ho una graduatoria di amici (e amici di amici, tipo Linkedin) e posso dare un voto ai risultati delle ricerche che ho fatto, i miei amici potrebbero vedere i risultati “buoni” (buoni per me, ma l’idea del social network dovrebbe essere proprio questa) pompati un po’ di più, e quelli “cattivi” più giù nella lista. E probabilmente un cluster di amici riuscirebbe a fare un motore personalizzato per loro all’interno di quello globale, e magari pubblicizzarlo come “motore orientato al progetto XY” (che siano Pokemon, satira contro il governo Prodi II o chissà cos’altro). Naturalmente dal dire al fare c’è di mezzo il mare, ma anche quando nacque Wikipedia non si sapeva se e come sarebbe riuscita a crescere. Mi sa però che su una cosa TechCrunch ha ragione: c’è stata troppa attesa su Wikia Search, e la cosa non è stata affatto buona.
Per par condicio dovrei parlare di Knol, però preferisco aspettare che ci sia almeno un’alfa, e non sono vaporware. Tanto lo so che siete buoni e mi perdonerete.
2001 telefonino nello spazio
A me l’iPhone non dice nulla, probabilmente perché non sono mai stato davvero interessato al design ma solo alle funzionalità. Però scoprire (via Delio) che quelli dell’Apple non solo si sono ispirati al monolite di 2001: Odissea nello spazio per la forma del telefonino, ma hanno anche copiato paro paro la disposizione di default delle icone dal film, mi fa apprezzare i loro designer.
la differenza tra Torino e Milano
Comma 22
In Telecom sono costretto a cambiare password al pc ogni tot mesi (tre o quattro, non ricordo), per “evidenti ragioni di sicurezza”. Con un bellissimo sistema automatico, la password per accedere al mio PC viene copiata come password di rete, e quindi devi ricordare solo una password e non due.
Generalmente, qualche giorno prima della scadenza della password, il sistema ti avvisa della cosa, e tu puoi cambiarla con tutta tranquillità. Stavolta non è capitato, o forse il fatto che dieci giorni fa avessi detto via webmail “no, non la cambio adesso” ha bloccato tutti gli altri avvisi. Sta di fatto che stamattina quando ho tentato di collegarmi sono stato bloccato e invitato a cambiare password. Va bene, dico io, ecco qua la password vecchia ed ecco qua e qua la password nuova. Aspetto cinque, dieci, trenta, sessanta secondi e compare un’altra finestrella d’errore: “Non posso contattare il dominio TELECOMITALIA”. Riprovo da capo (è lunedì mattina, non potete pretendere chissà quali lampi di genio dal sottoscritto): stesso risultato. Poi prendo il caffè e mi viene un’Idea Meravigliosa. Mi metto davanti al PC di un collega che era ancora giù alla macchinetta, faccio login col mio utente e la mia password, mi arriva il messaggio di errore “your password has expired”, cambio password, e voilà, tutto a posto prima che il collega ritorni in ufficio.
Il caffè aveva stimolato i miei neuroni a sufficienza per immaginare che anche la password di dominio era contemporaneamente scaduta, e quindi non riuscivo a entrare per cambiare password. Comma 22, appunto. Non ci vorrebbe molto per evitare questi problemi: basterebbe far durare la password di dominio dieci giorni più di quella locale. Ma come forse ricordate non è possibile parlare con i gestori della sicurezza in Telecom…
Thyssen-Krupp
Immagino che abbiate già letto tutti questo articolo del Corsera.
Ma onestamente, vi aspettavate qualcosa di diverso da una multinazionale? O forse pensavate che fuori dall’Italia fossero tutti parenti di Lupo de’ Lupis, il lupo tanto buonino? Nei contratti di lavoro c’è scritto che tu non puoi parlare male dell’azienda, e dire che non si faceva nulla per la sicurezza cos’è, se non “parlare male”?
Venerdì Ezio Mauro (che è stato direttore de La Stampa, e quindi Torino la conosce bene) ha scritto questo. Non leggetelo se non siete d’animo forte.
Aggiornamento (14 gennaio): leggendo il corrispondente articolo su La Stampa (che qui gioca in casa), si rafforza la sensazione che le notizie sul dossier della Thyssen-Krupp, che in teoria immagino fossero un memo interno confidenziale, siano state casualmente fatte uscire fuori direttamente da Guariniello che si voleva togliere qualche sassolino dalla scarpa.