caprette e velo

Rep.it, sempre sulla notizia, oggi ci comunica che la versione turca di Heidi ha avuto le immagini censurate, per renderle più “islamiche”. Vero? Falso? Da Rep.it non è ovviamente dato saperlo, perché collegamenti esterni non ce ne sono come al solito. Stavolta magari non è tutta colpa loro, visto che non credo che in redazione abbiano assunto qualche turcofono. Avranno copiato da qualche agenzia, che seguendo le italiche abitudini e costumanze ha emesso la Verità Unica per tutti.
Ma i miei ventun lettori meritano qualcosa in più, quindi mi sono messo a fare una ricerchina. Hürriyet (giornale il cui nome è stato citato) e Haberler hanno un articolo con lo stesso disegno, dove si riconosce più o meno un’Heidi e sullo sfondo c’è una donna in hijab: potete vederlo rispettivamente qua (attenti che modifica la dimensione del browser) e qua. Il tutto datato 13 novembre, ma immagino che nove giorni sia il tempo minimo perché qualcuno si svegli. La copertina di un libro con Heidi che ha una gonna sicuramente molto più lunga dell’originale – ma che è stato pubblicato due anni fa… – è infine qua. Io personalmente mi arrabbierei di più per la qualità infima delle illustrazioni. Ma detto tutto questo, perché mai un articolo simile doveva essere pubblicato? Mi sa tanto che qualcuno voglia mantenere soprassoglia l’attenzione contro i turchi che potrebbero entrare nella UE, e che al momento sono stati spodestati dai rumeni, pardon dai romeni. E chi meglio che Heidi può fare breccia nelle menti dei trenta-quarantenni di oggi?

Esperti

Fedele Confalonieri si lamenta: «C’è qualcuno che manovra per farci tornare ai tempi della P2.» Avrà chiesto informazioni agli esperti tra i suoi amici.

Hai perso la password? prova su Google!

Sul blog Light Blue Touchpaper ho trovato un metodo molto interessante per recuperare una password (di WordPress, per la cronaca: il blog era stato craccato a partire da un account WordPress, e il tipo voleva sapere qual era la password di quell’account). La piattaforma di blog, infatti, salva sì la password in maniera crittata – per la precisione, calcola un hash MD5 e mantiene in memoria quello, ma il concetto di base è quello – ma non lo fa con un po’ di sale in zucca. Fuor di metafora, non aggiunge il salt, cioè un certo numero di caratteri casuali per far sì che due password uguali non vengano codificate allo stesso modo. Che ha fatto allora Steven, l’autore del blog? Ha provato a inserire l’hash MD5 su Google, e ha trovato varie pagine, che avevano il nome “Anthony” all’interno. E in effetti, la password era proprio Anthony!
Per semplificare la vita a chi vuole divertirsi in quel modo, uno dei lettori del blog ha scritto una pagina web che a partire da una parola vi dà i link da provare. Lascio al vostro intuito sherlockiano immaginare a che corrisponde 851cd3a23a913f9b88550bcd055e040a …
ps: il sito utilitymill.com è utile di suo :-)

link per tutti i gusti

Qualche segnalazione così al volo, che merita a mio parere un po’ di righe in più di quanto mi verrebbe da scrivere sul mio tumblr.
Christmas Slide è simile al gioco del Quindici, ma almeno dal mio punto di vista è ben più complicato: non so se la difficoltà deriva dal fatto che il pezzo grande in basso blocca praticamente tutto, ma non sono riuscito a disegnare il secondo albero di Natale.
Quick Ribbon: finalmente, se mai mi viene voglia di mettere un nastrino sul blog per ricordare qualcosa da ricordare, non ho più la scusa “non sono capace a fare la scritta”. L’unico problem… ehm, opportunità è che bisogna essere concisi, perché la scritta è solo su una riga.
Posterwhore. Non pensate male: è semplicemente un blog che raccoglie poster in giro. Diciamo che è una botta di colore che non fa mai male, soprattutto quando l’autunno è molto invernale!

parole matematiche: perimetro

(la lista delle parole matematiche si trova qua!)
Questa è una parola che mi sa tanto sia rimasta in testa a chiunque abbia finito le elementari. “Perimetro per apotema diviso due” tornerà sicuramente alla mente come formula esoterica da mormorare nei riti satanici… pardon, matematici; il significato si è perso nelle nebbie dei ricordi – per i curiosi, è la formula per calcolare l’area di un poligono regolare inscritto in una circonferenza – ma tanto si sa che la forza mistica racchiusa nelle parole non richiede di conoscerne il significato, ma solamente il suono.
Ad ogni modo, perimetro è una parola greca, come la maggior parte dei termini geometrici: il suffisso -metro sta per “misurare”, mentre peri- ha il significato di “intorno”, proprio come in “perizoma” e “periferia” (che poi sarebbe il termine greco per “circonferenza”… ma questa è un’altra storia). Il perimetro di una figura è quindi la lunghezza della parte più esterna di una figura; detto in altro modo, la somma delle lunghezze dei vari lati. Sembra ancora di vedere il protogeometra che disegna una figura per terra, pianta dei bastoncini in corrispondenza dei vertici, prende una cordicella e la mette tutta intorno. Misurazione molto pragmatica, non c’è che dire. In italiano non è comunque arrivata direttamente, ma per via del francese périmètre.
Purtroppo gli economisti si sono appropriati della parola, e nei bilanci dei grandi gruppi si legge spesso l’espressione “a parità di perimetro”. In questo caso di poligoni non ne abbiamo, e men che meno di lati. Sempre di somme si parla, in effetti, ma sono le somme dei ricavi, o del numero di dipendenti, delle aziende che fanno parte del gruppo; quindi se ad esempio è stata ceduta una società del gruppo il suo “perimetro” si riduce. So già che cosa state per dirmi: l’analogia corretta non sarebbe con il perimetro, ma con l’area. Ma che pretendete dagli economisti?

piccole cause, grandi effetti

Stamattina ho trovato un traffico assolutamente incredibile per andare in ufficio. In bicicletta non cambia molto, ma mi stavo chiedendo come mai il casino natalizio partisse da prima di sant’Ambrogio. Poi, arrivato in ufficio, ho sentito un gran baccano per strada. Sono andato alla finestra e ho visto un corteo, immagino di quelli della casa occupata in via dei Transiti, che stava passando per via Giacosa. Il corteo consisteva di cinquanta persone scarse, più una ventina abbondante di poliziotti, una dozzina dei quali in tenuta antisommossa – assolutamente inutile, a parte l’inquinamento acustico non c’era nulla di cui preoccuparsi.
A parte la logica di avere una guardia ogni due manifestanti, ho come il sospetto che il corteo sia partito da piazzale Loreto e quindi sia stato lui a generare il grumo trombotico di traffico di stamattina. Direi che siamo molto vicini al collasso totale…

Riciclatori milanesi?

Dopo un controllo presso il vicino, ho stabilito senza ombra di dubbio che è il mio lettore DVD ad avere perso il sincronismo. Il problema è che con ogni probabilità, se lo portassi a riparare, andrebbe a finire che ci spendo come per comprarne uno nuovo, e Ciò è Male. Non tanto per la spesa da fare, quanto perché sono ragionevolmente certo che uno che avesse le conoscenze necessarie e un po’ di tempo a disposizione se lo potrebbe riparare.
La domanda sorge spontanea: non è che sappiate di qualche gruppo di hacker milanesi che è capace di fare queste cose? Se ci fosse, potrei tranquillamente regalarglielo, e mi sentirei più tranquillo. (ah, sempre su riciclo: conoscete un posto dove riciclare i tappi di sughero delle bottiglie di vino? una volta li recuperavano al mercatino biologico di via Confalonieri, che però ormai è stato sfrattato dai Lavori Per La Città Della Moda :-( )

Musicovery

musicovery Il link me l’ha passato stamattina Layos. È un sito che manda musica in streaming, un po’ come il buonanima (per noi non americani) di Pandora oppure last.fm. Però è molto più psichedelic… no, scusate, si dice 2.0. Ci sono infatti tanti bei colori; uno può selezionare i generi di musica che gli piacciono – anche se a me si resettavano sempre e alla fine ho trovato più semplice deselezionare quelli che non volevo; si può scegliere tra hit, non-hit e “scoperte”; si può stabilire il periodo (dagli anni ’50 a oggi) che si vuole avere nei risultati; si può definire il mood (energico/tranquillo, positivo/negativo) preferito. Fatto tutto questo, appare una specie di filo che unisce varie canzoni, che vengono man mano proposte, e che si possono etichettare tra le favorite. Più facile da provarci che da spiegarlo, a dire il vero.
Esiste un servizio a pagamento, “hi-fi” e uno gratuito “lo-fi” che mi pare avere la qualità standard di questo tipo di streaming; infine si direbbe che il sito è francofono, il che in effetti è piuttosto strano.