Shutdown Day

Leggendo in giro, ho scoperto che il 3 maggio è stato lo Shutdown Day, dove la gente doveva dimostrare di essere in grado di stare un’intera giornata senza il proprio computer.
A dire il vero io ho spento il mio PC la mattina del primo maggio e l’ho riacceso nel pomeriggio del 5, visto che avevo altro da fare. Sarà andato bene lo stesso? :-)

Che gentile!

Qualche giorno fa – ma non essendo stato al PC, l’ho vista solo ieri – Mattia mi ha inviato un simpatico esempio di phishing, tanto per cambiare contro PosteItaliane.
Gli anonimi spammatori comunicavano con gioia che il sito poste.it aveva una nuova funzionalità… il filtro antispam. Inutile dire che le istruzioni per attivare il filtro si sarebbero trovate a casa del phisher! (per la cronaca, il sito era http://061093009137.ctinets.com/~fx/ che in questo momento non esiste più)
Tra l’altro, mi è venuto in mente di dare un’occhiata alla mia casella @poste.it. C’erano quattro messaggi, tutti di phishing: nessuno però di poste.it. Almeno su quello sono bravi!

TypeRacer

L’idea di TypeRacer è banale: bisogna digitare un testo il più velocemente possibile. Ogni errore deve essere corretto prima di andare avanti, non ci sono penalità esplicite – non siamo più ai tempi delle macchine da scrivere, dove sbianchettare era un segno di sciatteria – ma la correzione ti fa comunque perdere del tempo. Si può scegliere se allenarsi da soli, oppure fare una gara con chi al momento sta perdendo tempo… ehm, sta allenandosi a digitare documenti in un tempo minore di quello abituale.
Nelle varie prove che ho fatto, tendo a scrivere 45 parole al minuto, e mi chiedo come sia possibile che qualcuno sia riuscito a superare le 200 parole al minuto…
(via proooof, che è un pelo più veloce di me)

Una maledizione della vita moderna

Ieri era il mio compleanno (non lo sapevate? credo che non morirà nessuno, ma garantisco che era abbastanza facile scoprirlo). Ho ricevuto tanti messaggi di auguri, e Ciò È Bello. Quello che non è bello – per me, mica per loro – è che due persone mi hanno mandato un SMS per farmi gli auguri, e io non so assolutamente a chi corrisponda quel numero telefonico che evidentemente non ho in rubrica.
Ho un’ipotesi (legata alla presenza di una faccina…) sul proprietario del numero 335.461xxx, ma il 333.6937xxx – che mi ha addirittura scritto sul numero Vodafone, che non conosce praticamente nessuno) mi è proprio ignoto. Ergo, mi scuso con loro e li invito a farsi vivi anche privatamente, così potrò farmi perdonare!

Triangolo trirettangolo

Eugenio Scalfari parla sempre di tutto e di più: ormai ha la scusa che è vecchio e quindi non gli si può dire nulla, e poi sono sicuro che ha qualche carta nascosta che costringe quelli di Repubblica a pubblicare tutte le domeniche la sua omelia.
Ma sono certo che lui non possa ricattarmi, e quindi è mio dovere morale fare notare a tutti la frase che ha scritto domenica scorsa nel pippone “Il potere blindato della destra zuccherosa”. Ecco qua il testo incriminato: «Berlusconi rappresenta il vertice del Triumvirato-Quadrumvirato: un tavolo a tre gambe, un triangolo retto che è sempre uguale a se stesso su qualunque lato venga poggiato».
Come chiunque si ricordi un minimo di geometria euclidea sa, un triangolo rettangolo (l’espressione “triangolo retto” Scalfari se l’è inventata sul momento) ha un angolo retto, e quindi non può essere uguale a sé stesso a seconda del lato su cui è poggiato: per quello ci vuole un triangolo equilatero. È vero che spero nessuno prenda per oro colato quanto scritto dal barbuto ex-direttore, però magari qualcuno potrebbe anche crederci…
(e non rompetemi con la geometria riemanniana come da titolo del mio post: mi rifiuto anche solo di credere che Scalfari abbia mai udito il termine)

Treni nuovi, incapacità vecchie

Domenica Anna e io siamo andati da Chiavari a Genova: in treno, perché nessuno aveva voglia di impazzire a cercare parcheggio. Guardando gli orari, la soluzione più comoda sembrava essere un treno locale che ci metteva un’ora e un quarto a fare i quaranta chilometri, ma almeno non sarebbe dovuto essere in ritardo rispetto all’intercity che sarebbe partito mezz’ora dopo e arrivare un quarto d’ora dopo. Siamo arrivati in stazione, comprato i biglietti e saliti sul treno, che era uno di quelli nuovissimi, con tanto di monitor LCD che dava tutte le informazioni possibili, dalla velocità alla temperatura interna ed externa (“ext.” con la x, sì) alla possibilità di usare la toilette. Tutto è andato bene fino a Bogliasco, quando nel fermarsi in stazione il treno ha un piccolo scossone che mi ha un po’ stupito; manco a dirlo, a questo punto il treno si è fermato. Dopo una decina di minuti passa il controllore, gli chiedo che cosa è successo e lui fa “boh, il macchinista ha detto che c’è qualcosa che non va”. Il tutto mentre naturalmente il monitor continuava allegramente a scrivere che la fermata successiva sarebbe stata Genova Nervi e che il treno era assolutamente in orario. Vabbè, a un certo punto il macchinista ha deciso di fare control-alt-del, il treno si è spento per un attimo, e poi finalmente si è mosso. Solo che poi a Quinto si è dovuto fermare di nuovo… per far passare l’intercity. Insomma, la tecnologia è interessante, ma ha ancora parecchie pecche e soprattutto manca di coordinazione con l’elemento umano. Arrivando a Genova Brignole, dagli altoparlanti interni ci hanno comunicato che il treno aveva maturato (sic) un ritardo di tredici minuti, mentre il monitor ne dava diciassette. Ma tanto il risultato è il solito: treni in ritardo, e informazioni zero.

gravità relativa

Giusto per capire di quali tutti sarà presidente della Camera Gianfranco Fini, basta leggere quanto ha sentenziato: «Tolleranza zero» contro chi ha ammazzato Nicola Tommasoli, ma «molto più gravi» le contestazioni dei giorni scorsi della sinistra radicale contro la Fiera del libro di Torino.
Per mettere le cose in chiaro: so perfettamente che quando Fini ha pronunciato quelle frasi Tommasoli non era ancora ufficialmente morto. E ritengo quelli che hanno bruciato le bandiere israeliane affermando «Un gesto forte lo sappiamo ma noi pensiamo che ben più forti, più clamorose siano le morti, ormai quotidiane, di civili palestinesi, tra cui anche bimbi di pochi mesi, sotto il fuoco israeliano» siano dei perfetti imbecilli, a meno che qualcuno mi dimostri che con la loro azione diminuiranno i civili palestinesi morti (e notate che taccio sui civili israeliani morti, che ovviamente per Askatasuna sono semplicemente danni collaterali, immagino). Detto questo, qual è per voi la gravità relativa di bruciare una (qualunque) bandiera e di pestare a sangue una (qualunque) persona? Se, come me, pensate che il secondo sia ben peggiore del primo cominciate a prepararvi a quello che ci capiterà. Se, come Fini, pensate il contrario allora mi piacerebbe sapere perché mai mi state leggendo. Spero sia stato solo per sbaglio.