Troiani: stavolta tocca all’anagrafe

A volte mi viene il dubbio che lo spam non sia distribuito in maniera uniforme. Ad esempio quando ieri mi sono collegato su una mia casella alternativa gmail (che non uso se non per salvare alcune mailing list) ho visto decine di messaggi sulla TV satellitare che erano per me sconosciuti.
I messaggi che riceve Anna sono di tipo ancora diverso: a quanto pare il suo indirizzo email è finito nelle maglie della solita “Italian Spam Organization”, quella di Carlo Montorsini e Alberto Zemen. L’indirizzo IP da cui il messaggio è stato spedito è infatti 88.255.121.99, dalla solita rete IP turca; il testo è inoltre scritto in italiano impeccabile per quanto l’argomento sia improbabile. Stavolta “Marco Bellini”, della Bellin LTD, scrive così:
Egregio Dott.
Siamo ad informarla che il suo nominativo è stato selezionato dalle liste dei residenti del suo comune. La invitiamo a verificare la correttezza dei suoi dati, nel file allegato e renderci partecipe di eventuali cambiamenti relativamente ai suoi dati anagrafici.
Il tutto per tenerla informata su gli sviluppi delle opportunità di lavoro nelle vicinanze della sua residenza o dove preferisce.
La ringraziamo per la fiducia accordataci e ci scusiamo se con la seguente mail le abbiamo recato alcun danno.
Distinti Saluti
Il. Resp. Amm. Marco Bellini
Enjoy Our Services
Il messaggio poi termina con i soliti inutili disclaimer (“questo messaggio è confidenziale/this message is confidential, bla bla bla”) e la notifica che è stato controllato da AVG che l’ha trovato senza virus (!)
Nella tradizione dei nostri, il troiano è all’interno di un file .zip. Lo zip si chiama dati_esistenti.zip, mentre il troiano è pdfxreader.exe. Rispetto al passato, e mostrando un certo senso dell’umorismo, il file dati_esistenti.jpg.pdfxs è in realtà un file di testo, che recita “Impossibile visualizzare il file. Utilizzare pdfx reader in allegato !”.
Come vedete, è inutile sperare che le autorità facciano qualcosa al riguardo: vi tocca stare attenti per conto vostro.

Generatore casuale di velocità

L’anno scorso avevo scritto del rilevatore di velocità installato in via Giacosa, in posizione perfettamente visibile dalla finestra del mio ufficio. Non che abbia capito il reale motivo dell’installazione: erano mesi che era spento, e come arredo urbano non è che valga un granché.
Da ieri, però, è di nuovo in funzione, ma in una variante più allegra. Quando una macchina passa per la via, il display comincia a snocciolare numeri che nemmeno gli exit poll. Il numero che appare, e che cambia a intervalli di tempo tra 0.2 e 0.8 secondi, è assolutamente scorrelato rispetto alla velocità dell’autoveicolo.
Scorrelato sì, ma non casuale. Qualche minuto di osservazione mi ha fatto notare come generalmente la cifra delle unità rimane costante, e spesso è 3, 4 oppure 5; la cifra delle decine tende a muoversi di un’unità, più spesso in discesa (84-74-64-54…) ma qualche volta in salita (05-15-25). Insomma, il rilevatore non può nemmeno essere utilizzato come generatore di numeri casuali, purtroppo. Toccherà inventarsi qualcos’altro.

Parole matematiche: attrattore

(la lista delle parole matematiche si trova qua!)
La parola attrattore non dovrebbe fare parte della lista delle parole matematiche, a rigor di termini: ho controllato sul De Mauro e sul Garzanti, e il lemma non è registrato. Persino il Merriam-Webster on line indica attractor come sottolemma del verbo to attract. In un certo senso, però, il termine ha una sua storia rimbalzante tra il “mondo comune” e la matematica, quindi ci spendo due parole.
Il verbo attrarre, dal latino ad + trahere, entra in italiano a metà del XIV secolo con il significato letterale di “tirare a sé con forza” e con quello traslato di “lusingare, allettare”. Mentre quest’ultimo porta al significato di attrazione come “fascino” o “spettacolo di grande interesse” solo alla fine del XIX secolo, l’uso del sostantivo nel significato di “forza con cui un corpo ne attrae a sé un altro” è quasi coevo a quello del verbo, e porta a tempo debito anche a indicare l’attrazione provata dalla limatura di ferro nelle vicinanza di una calamita. La situazione era abbastanza stabile fino a che non sono arrivati quei guastafeste di matematici, che hanno deciso di dare il nome a quello che si ottiene facendo evolvere nel tempo certi tipi di sistemi dinamici. Per fare un esempio terra terra, se mettiamo in moto un pendolo prima o poi questo si fermerà sulla verticale del punto dove è sospeso: si può dire che il sistema composto dal pendolo ha come attrattore il punto dove il pendolo stesso sta in equilibrio. Il buffo è che si è deciso di inventare il nome quando nella teoria del caos si sono trovati degli attrattori senza una forma ben definita: gli attrattori strani di cui forse avrete sentito parlare.
Il buffo è che una volta che il neologismo è stato sdoganato – e la teoria del caos, con quel bel nome che si ritrova, è un ottimo sdoganatore – la parola è subito sfuggita alle sgrinfie dei matematici per approdare nei siti web: fate una ricerca con stringhe “attrattore culturale” oppure “attrattore sociale” e capirete cosa intendo. L’attrattore è una qualunque cosa che attrae, insomma: quella che magari qualche decennio fa veniva chiamata attrattiva. Un altro grande successo della matematica!

L’algoritmo del parcheggio (libro)

[copertina] (se vuoi una mia recensione più seria di questo libro, va’ su Galileo!) Un aneddoto. Nel 1982, quando ero una matricola a matematica, un dottorando faceva le esercitazioni di Analisi 1: noi gli appioppammo un tormentone a partire da una frase che pronunciò una volta, “ma sotto sotto… c’è una sottosottosuccessione”. Il dottorando di allora, dopo essere stato Rettore dell’Università di Udine, anzi “Magnifico” come lo chiamava la Littizzetto durante Chetempochefa, oggi di Udine è il sindaco. Parlo naturalmente di Furio Honsell, che ha pensato bene di scrivere un libro (Furio Honsell, L’algoritmo del parcheggio, Mondadori 2007, pag. 199, € 15, ISBN 9788804567257) pensato per i tanti signori Io Che Sononegatoperlamatematica, in breve I.C.S.
L’idea è ottima, il titolo perfetto, e anche il testo ha degli spunti interessanti, sia come leggibilità o per meglio dire lievità che da un punto di vista didattico. Ad esempio trovo molto chiara la spiegazione di come prima di dare una risposta occorra fare la domanda giusta: nell’algoritmo del parcheggio che dà il titolo al libro si può chiedere se l’algoritmo migliore sia quello che massimizzi la probabilità di trovare il parcheggio migliore (ma ci faccia rischiare di trovarne uno proprio pessimo) o quello che ci faccia parcheggiare meglio in media, rinunciando a puntare alla perfezione. D’altra parte ci sono anche molte pecche, guardandolo dal punto di vista del signor I.C.S. (il libro non è né vuole essere per chi la matematica l’ama già!). Molte volte i risultati sono solamente indicati senza non dico una dimostrazione ma nemmeno un’idea di come arrivarci, e potrebbero portare l’ignaro lettore a credere che la matematica funzioni più che altro per magia. Inoltre la scelta di non mettere formule è accettabile, ma quella di evitare le figure un po’ meno. I disegni di Bruno Bozzetto sono carini, ma sono ovviamente umoristici e non aiutano a capire…
In definitiva, può comunque essere un libro utile per avvicinare un po’ di persone e fare in modo che non abbiano più tutta quella paura per la matematica, ma forse è un’occasione un po’ sprecata.

Gli affari sono affari

Il sito BBC racconta di come gli operai di una fabbrica cinese che produce vessilli vari si siano accorti che stavano preparando la bandiera del governo del Tibet in esilio. Come nei migliori racconti di fantascienza, i poveri lavoratori non sapevano nulla di nulla; poi hanno visto le immagini televisive di manifestazioni con quelle bandiere, sono andati in rete a cercare le informazioni e si sono subito premurati di avvisare le autorità, mentre il padrone spergiurava di non sapere assolutamente nulla.
Tutta questa naturalmente è la versione ufficiale: a voi decidere quanto crederci :-)

Non ho vinto. Ritento?

Forse ricorderete che il mese scorso ho accennato al concorso aziendale di scrittura di un racconto: tema “Un tempo per tutto”, lunghezza massima 2000 caratteri spazi compresi. Non solo non ho vinto (amen, entrare nei primi quattro su 730 non era così banale) ma non sono nemmeno tra i 66 “finalisti”; e questo mi brucia parecchio.
Vabbè, tanto per teminare lo sputtanamento, ecco il mio racconto. Tanto si legge in fretta.

Cosa si ricerca in Italia

Come sapete, il PresConsMin in pectore ha chiesto al PresConsMin uscente di prestargli du’ spicci (trecento milioni di euro, che poi sono lo 0,02% del nostro debito pubblico… davvero una miseria, no?) per avere il tempo di trovare i soci dell’Italica Cordata che indubbiamente salverà la nostra compagnia di bandiera. Ma non preoccupatevi: il prestito-ponte verrà indubbiamente restituito entro fine anno con gli interessi, sempre ammesso che Alitalia non fallisca prima.
Qualcuno magari si sarà chiesto dove siano stati trovati questi trecento milioni, in un bilancio che in fin dei conti non è che ci faccia sguazzare nell’oro. Il tesoretto è già svanito da mo’: il governo uscente ha così pensato di recuperare dei fondi stanziati ma non ancora utilizzati, e che stavano nel fondo per finanziare la ricerca. In effetti bisogna ricercare finanziatori, e la cosa non è affatto banale.
(via Faccio Cose Vedo Gente)

Malpensa “Express”

[leggero ritardo] Venerdì ho fatto un giro in bicicletta a Milano nord, e sono passato da viale Rimembranze di Greco. In realtà c’ero passato relativamente spesso, ma non avevo mai fatto caso al cartellone piazzato lì in mezzo al nulla.
Premessa: chi non è di Milano e ha preso un aereo a Malpensa si è probabilmente chiesto come mai il treno che parte dall’aeroporto non finisca in Stazione Centrale ma in piazzale Cadorna, che è sì in centro città ma da tutt’altra parte. La ragione di base è che il servizio da Malpensa (aeroporto di proprietà di Comune di Milano e Regione Lombardia) a suo tempo è stato vinto dalle FNM (azienda ferroviaria di proprietà di Comune di Milano e Regione Lombardia). Però il problema era sentito, tanto che si è fatto un protocollo d’intesa con RFI per interallacciare le due ferrovie e fare arrivare il treno in stazione. Tale interallacciamento ha ad esempio richiesto di buttare giù e rifare un cavalcaferrovia in piazzale Lugano, un punto piuttosto critico della città: i lavori sono stati fatti in un attimo, e gli automobilisti sono felici.
Per il resto, come si vede dal cartello (cliccando lo si dovrebbe vedere tutto) i lavori sarebbero dovuti durare due anni e terminare a giugno 2006. Siamo quasi a maggio 2008 e non si vede nulla all’orizzonte. Naturalmente Comune di Milano e Regione Lombardia hanno alzato alti lai: non per i lavori che sono rimasti a metà, ma perché il governo uscente e ladro non ha voluto “salvare Malpensa dando un aiutino ad Alitalia”. Credo che il tutto sia chiaro.