Cosa c’è dietro l’omicidio, avvenuto alla fine del Bloomsday, di Kevin Coyle, letterato esperto nell’opera di Joyce? È quello che il capo della squadra omicidi, Peter McGarr, deve scoprire in questo libro (Bartholomew Gill, L’assassino ha letto Joyce? [The Death of a Joyce Scholar], Sylvestre Bonnard – Il piacere di leggere 2003 [1989], pag. 269, € 13,50, ISBN 978-88-86842-63-1, trad. Gianna Lonza). E dire che McGarr, pur essendo dublinese dalla testa ai piedi, non ha mai letto l’Ulisse…
Come avrete intuito, la vera protagonista di questo giallo è Dublino. La Dublino della fine degli anni ’80, per la precisione (il libro è del 1989), che immagino essere molto diversa da quella odierna diventata improvvisamente ricca; gli omicidi magari non sono cambiati più di tanto, ma di famiglie con dieci figli in dodici anni non ce ne sono più tante. La descrizione dei luoghi, soprattutto nei primi capitoli, è così dettagliata da risultare un po’ stucchevole, e ci sono alcuni brani – per esempio la parte iniziale con la descrizione della famiglia di Coyle – che sembrano essere buttati lì un po’ a caso senza avere alcuna attinenza con il resto della storia. Superate le prime cinquanta pagine, però, la trama migliora indubbiamente, e la lettura si fa molto più scorrevole e piacevole: non sarà insomma un capolavoro, ma non è nemmeno da buttare via, soprattutto per chi ama la letteratura irlandese del ‘900 e si ritrova nelle diversità di stile tra Joyce e Beckett. Al limite ci si può lamentare perché il titolo, davvero bello, farebbe sperare in qualcosa di più!
La traduzione in genere è chiara, tranne che nel penultimo capitolo dove uno un po’ disattento si perde tra i personaggi. Verso metà libro, però, Gianna Lonza si dev’essere messa a sonnecchiare: a pagina 117 abbiamo “sessant’anni e dispari” (“sixty years and odd”?) invece che “sessant’anni e rotti”, e a pagina 120 un “punto alla fine di un periodo” (“period”?) è presumibilmente alla fine di “una frase”. A pagina 192 poi si continua a parlare di cibo “organico”, quando “organic” sta per “biologico” (e le battute sarebbero venute ancora meglio con la traduzione corretta)
affinità elettive
Ricordate lo sciopero Telecom di venerdì? Bene, qua si intravvede il servizio che il TG3 lombardo ha dedicato al presidio e al minicorteo. Inutile che vi mettiate a strizzare gli occhi: non mi si vede :-)
Quello che però si può notare è che la prima intervista è stata fatta a un sindacalista UGL, e anche nel corteo si è iniziato con le bandiere UGL che se ne stavano raminghe in fondo, e solo dopo si è passati agli striscioni (in genere CGIL, ma è anche vero che la stragrande maggioranza dei manifestanti era SLC/CGIL). Interessante, vero?
Ma che Cina e Cina
Non so se avete sentito la storia della falsa telefonata tra Berlusconi e Confalonieri, scritta dal blog La privata Repubblica. Il post è stato ripreso da Dagospia, e ha scatenato un putiferio, con Ghedini e Confalonieri che si sentono in dovere di smentire il tutto. Da Alessandro Gilioli si può leggere tutta la storia.
Io mi limito a segnalare quella che a voi potrà sembrare una minuzia, ma per un (anche) informatico come me è davvero preoccupante. Visto che la telefonata fasulla è stata eliminata dal blog, stasera mi sono messo a cercare nella cache di Google, mettendo come stringa il titolo del post (compreso il 2 finale, per non trovare il primo post della serie). Il risultato è qua. Notate nulla di strano? In nessuno di quei post compare il link “cached”. Detto in altri termini, Google (Italia) ha rapidamente aggiunto una regola per cui non è assolutamente visualizzabile la cache dei risultati di una ricerca con la stringa composta dalla parola “au”, seguita dalla parola “casino” e terminante con la parola “Berlusconi”. La grande fregatura è che Google è troppo bravo a indicizzare i blog: ho fatto la prova con Yahoo!, Ask.com e a9 senza trovare traccia del post. Insomma, una sparizione in piena regola… anche se il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, e i nostri Grandi Censori si sono dimenticati del feed. Affrettatevi, prima che quel post esca dalla syndication.
Aggiornamento: (21:45) Se siete pigri, potete andare sul mirror messo su da Eìo come indicato nei commenti, oppure sul mio Posterous)
Aggiornamento: (21:55) Come mi fa notare Pseudotecnico, in realtà non è stata oscurata tutta la cache: una ricerca con parole chiave laprivatarepubblica casino permette di accedere alla cache del post. Pensavo che a Google (Italia) fossero più bravi a censurare :-)
Aggiornamento: (8 luglio) La stessa ricerca di cui sopra oggi mostra anche la cache. A voi le considerazioni su come mai ieri ci fosse stato quel “minuscolo problema tecnico”; continuo a dire che salvare le immagini sia una gran bella cosa.
si avvicina il carnevale della matematica #3
Ricordo agli interessati che tra sette giorni avremo la terza edizione del Carnevale della Matematica, ospitato da matematicamedie. Mandate a Giovanna i vostri contributi!
se lo dico tre volte è vero!
Siamo in estate, anche il mio neurone va a corrente alternata, e insomma non posso scrivere sempre e solo pipponi. Così stamattina, mentre riascoltavo Parole, parole, parole, mi è venuto in mente di fare l’elenco delle canzoni il cui titolo è una parola ripetuta tre volte.
In italiano. sicuramente il campione è Tony Renis, che ha scritto sia Quando quando quando che Grande grande grande; dal punto di vista di interpreti vince a man bassa Mina, che oltre al secondo brano qui sopra ha appunto cantato Parole, parole, parole (testo di Leo Chiosso e Giancarlo Del Re, musica di Gianni Ferrio) e Ancora ancora ancora (Malgioglio-Felisatti).
In inglese, a un beatlesiano come me vengono in mente Long, long, long (scritta da George Harrison), Well well well di John Lennon e Say, say, say di Paul McCartney e Michael Jackson; e ho scoperto che gli Who hanno cantato Run run run.
Qualcuno ha altri esempi da condividere? Hey, hey, hey, hey di Little Richard non conta: le ripetizioni sono quattro :-)
Aggiornamento: (13:45) oltre ai titoli indicati nei commenti, mi chiedo come abbia fatto a dimenticare Da da da, oltretutto cantata dai… Trio!
Poco bambino
Il test “Quanto sei rimasto bambino” (via Placidi Appunti) ha sentenziato che sono bambino al 55%. Fin qua nulla di male. Di per sé, nulla di male nemmeno nel commento al risultato:
Poco bambino. Le risposte al test mostrano che il tuo essere bambino è legato solamente al passato, non vedi questo lato di te nella tua vita presente nemmeno come riflesso. Ricordi però con piacere alcuni aspetti della tua infanzia e qualche volta riesci a farli emergere attribuendo loro un senso positivo. Forse sei ancora in tempo per recuperare qualcosa di più del bambino che sei stato, del contesto in cui hai vissuto la tua infanzia. Ricorda che non c’è nulla di male nel conservare dentro di sé una parte infantile, anzi spesso questa ci aiuta a cogliere sfaccettature della realtà che altrimenti andrebbero perdute. Ciò che sembra mancare nella percezione che hai di te stesso è la connessione tra la tua infanzia e l’età attuale, come se queste fossero totalmente indipendenti tra loro. Non è così, e operare questo collegamento ti aiuterebbe a valutare la tua vita in un’ottica maggiormente globale ed unitaria. Scrivici se hai apprezzato questo test.
L’unica cosa che però mi chiedo è dove, tranne che nelle maggioranze parlamentari, il 55% è considerato poco…
epperò manca qualcosa
Oggi mi è arrivata una mail dal titolo “Imparate la storia!” con testo “Ecco alcuni motivi, assolutamente parziali e incompleti, per rispettare, se non ammirare, il FASCISMO:”: e giù una lista di cose. Notate che non c’era nessun insulto diretto contro il sottoscritto, solo le due righe di cui sopra e la lista. (Tra l’altro, capisco le colonie marine e montane. Ma quelle solari? Al limite mi ricordo di Fascisti su Marte!)
L’anonimo amico, però, è completamente anonimo, nel senso che mi ha spedito il messaggio per mezzo di un remailer che cancella tutte le tracce. Non che avrei perso tempo a seguirle: ma più che altro, cosa sarebbe successo nel Ventennio se qualcuno avesse avuto a disposizione una simile tecnologia? Caro anonimo, non sei un po’ contraddittorio a nasconderti così?
Aggiornamento: (7 luglio) Lo stesso messaggio mi è arrivato anche sulla casella di posta aziendale, sempre via anonymous remailer ma con mittente “George Orwell” (scelta piuttosto buffa, ma l’amico anonimo forse non è mai riuscito ad andare oltre 1984)
sfiducia
Su Repubblica di oggi ci sono i risultati di un sondaggio sul gradimento di politici e istituzioni varie. Il commento di Ilvo Diamanti è molto sintomatico. Diamanti infatti fa notare come la fiducia in Berlusconi in tre mesi è scesa dal 61 al 44%: in pratica, un quarto di consensi in meno. Glissa poi per quanto possibile sulla fiducia a Veltroni, che è crollata dal 65 al 40%: più di un terzo delle persone che ancora a marzo, indipendentemente dalle loro opinioni politiche, lo consideravano affidabile ha cambiato idea. Direi un ottimo risultato politico, tenuto conto che a fare l’opposizione (come sa il Bertinotti) dovresti avere dei vantaggi.
A dire il vero è ancora peggio vedere che la magistratura è considerata affidabile solo dal 35%. Anche qua mi sembra che ci sia un capitale completamente perso: nemmeno troppo per “la magistratura giacobina” (altrimenti il gradimento del premier sarebbe maggiore) quanto proprio per le lotte interne che certo non aiutano.
In definitiva, una brutta situazione, un regimicchio rassegnato.