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Complimenti per la connessione

In questi giorni Raiuno sta trasmettendo dopo il telegiornale delle 20 una minisitcom, Complimenti per la connessione. Citando dal sito Rai, «La caserma dei carabinieri di “Don Matteo” si trasforma in un’aula magica per invogliare quella grande fetta di popolazione, che ha poca dimestichezza con il mondo del web, a prendere familiarità con alcuni termini di base entrati ormai a far parte del nostro lessico quotidiano.»

La puntata di ieri (link) era dedicata a Wikipedia, presentata come il concorrente di Rischiatutto che sa rispondere a domande di tutti i tipi. Uno spottone per tre-quattro milioni di spettatori che tra l’altro sono per noi tra i più difficili da raggiungere… il tutto a nostra insaputa. Come Wikimedia Italia non c’entriamo assolutamente nulla, ha fatto tutto Lux (il produttore).

La stessa cosa, anche se più in piccolo, è accaduta con il “decalogo per scrivere su Wikipedia” che forse avete visto in questi giorni – per esempio lo trovate sul Corriere delle Comunicazioni che per quanto ne so è stato il primo a pubblicarlo. Non l’abbiamo scritto noi, ma è stato preparato dall’agenzia che ha anche fatto il video per l’SMS solidale e che “ha spulciato il nostro sito” per sapere cosa mettere.

Che dire di tutto questo? Beh, come prima cosa che nonostante la nostra evidente incapacità nel fare i comunicatori i concetti alla base di Wikipedia sono oramai entrati a far parte non dico dell’immaginario collettivo ma almeno di chi di queste cose si occupa professionalmente. Mi sembra una cosa bellissima. Naturalmente c’è ancora tanto lavoro da fare per diffondere l’idea che la conoscenza possa essere libera: diciamo che Wikipedia è il testimonial, ma che ora bisogna allargare la base di chi contribuisce senza nessun suo tornaconto personale. Ma magari ce la facciamo :-)

Ultimo aggiornamento: 2016-07-27 10:11

SMS solidale per Wikimedia Italia

Magari ve ne siete accorti: la campagna è partita ieri sulle radio, e su La7 e Sky per le tv. Dal 10 al 24 luglio è possibile fare una donazione a Wikimedia Italia, chiamando il numero 45504 da fisso o mobile, per finanziare i progetti dell’associazione per portare la conoscenza libera (non solo Wikipedia!) nelle scuole.
Trovate qualche informazione in più sul sito Wikimedia Italia: il nostro testimonial è Andrea Zanni, già presidente dell’associazione.

Aggiornamento: avevo digitato “Dal 20 al 24 luglio”, ma in realtà la campagna è partita il 10 luglio, cioè ieri.

Aggiornamento 2: Il costo di un SMS è due euro (da fisso è 2 o 5 euro a seconda del gestore), come potete vedere su http://smssolidale.wikimedia.it/, dove c’è anche il video.

Ultimo aggiornamento: 2016-07-11 16:09

Magari dare un’occhiata prima?

Tipicamente non perdo tempo con queste sciocchezze, ma visto che sono stato citato due parole stavolta le spendo.

Vice, con la firma di Federico Nejrotti, scrive un articolo (archivio) al titolo “Ora Virginia Raggi potrà avere una pagina Wikipedia” dove spiega con dovizia di particolari che essendo Raggi diventata sindaco di Roma e non semplice candidata, finalmente l’enciclopedia avrà una voce su di lei: nell’articolo Nejrotti si dilunga a raccontare sarcasticamente tutte le possibilità (alquanto teoriche) che avrebbe avuto secondo le regole wikipediane. Non vado a discutere sul fatto che quella è una controprova del fatto che le regole sono stringenti in generale: quella è una scelta filosofica sulla quale di per sé si può discutere, tanto che la comunità di Wikipedia ci discute spessissimo. Mi limito a fare notare che il post è datato «20 June 2016 // 11:34 AM CET». Ora, alle 00:02 (CEST, magari non ve ne siete accorti ma in questo momento abbiamo l’ora legale) la voce Virgina Raggi è comparsa su Wikipedia. (Il link è appunto a quella versione, come potete leggere in alto). Le regole essendo regole, non appena l’elezione è stata ragionevolmente certa la voce è magicamente comparsa.

Ora io mi domando e dico. Se devi scrivere un pippone raccontando urbi et orbi come Wikipedia è brutta e cattiva, non ti viene proprio in mente di controllare quali sono i tempi verbali corretti da usare?

Ultimo aggiornamento: 2016-06-20 14:12

Qualche numero su Salvatore Aranzulla

«Nel corso degli anni, i miei lettori hanno provato a creare una pagina su Wikipedia che parlasse di me – racconta Aranzulla riferendosi alla enciclopedia online più famosa del mondo – , hanno riportato le mie pubblicazioni, le partecipazioni a programmi radiofonici, le interviste. E le performance del mio sito. Puntualmente, però, la pagina veniva rimossa.»

Così Salvatore Aranzulla dice su sé stesso nell’articolo di Virginia Della Sala, che occupa tutta pagina 19 dell’edizione odierna di Il Fatto Quotidiano e ha un lancio in prima pagina. Bene: qui potete vedere quando è stata cancellata la voce “Salvatore Aranzulla” prima di adesso. Nove volte tra il 7 e l’8 maggio 2006, un’ulteriore volta il 17 maggio 2006, una il 30 gennaio 2016. E tra l’8 maggio 2006 e il 30 gennaio 2016 non ho trovato nessuna istanza nel log delle versioni cancellate. Evidentemente Aranzulla e io abbiamo idee diverse su cosa significa “negli anni”; ed evidentemente – anche se la cosa è del tutto indipendente dalla sua rilevanza, che la cosa sia ben chiara – io consiglierei di non fidarsi delle sue affermazioni se non sono certificate da una fonte indipendente. (Nota: dopo aver chiesto a chi ne sa molto più di me di Wikipedia, mi è stato spiegato che in quei dieci anni nessuno avrebbe potuto scrivere una voce su Aranzulla: non sarebbe potuta essere rimossa per questa ragione. È anche vero che non ho mai sentito nessuno lamentarsi della cosa: però non posso affermare che nessuno ci abbia mai tentato)

aranzulla7 aranzulla6Che Aranzulla abbia una “potenza di fuoco” enorme è indubbio: qui a sinistra potete vedere il numero di accessi alla voce di Wikipedia in occasione della procedura di cancellazione della voce. Trovate il grafico salvato anche su web.archive.org (i dati di traffico misurati dalla Wikimedia Foundation sono eliminati dopo tre mesi, ma al momento potete guardarli anche voi direttamente). A destra in compenso trovate per confronto quanti accessi c’erano stati da quando la voce era stata creata il 7 maggio scorso, sempre con una copia salvata su web.archive.org. Aggiungo subito che io non ho accesso ai log, quindi non so da dove arrivino gli accessi. Di nuovo, tutto questo non ha nulla a che fare con la rilevanza o meno della voce. Però avere un po’ di dati a disposizione aiuta sempre a farsi un’idea delle cose, no?

Ultimo aggiornamento: 2016-06-12 17:31

Flavio Rodeghiero e il bene comune

Flavio Rodeghiero è una persona dalle mille attività. Deputato per tre legislature, tre lauree (nell’ordine: giurisprudenza, un baccellierato in teologia, scienze politiche), professore, scrittore e anche – ma questo non lo pubblicizzerà mai, evidentemente una delle sue doti è anche la modestia – veggente. Non ci credete? Beh, leggete cosa ha scritto a pagina 68 del suo libro Noi che fummo giovani… e soldati, uscito a fine 2015:

I quarantuno cimiteri non raccoglievano le salme di tutti i caduti sull’Altopiano durante la Grande Guerra, ma solo una parte. Un Regio Decreto del 1919 istituì la Commissione Nazionale per le Onoranze ai caduti: migliaia di cimiteri cessarono così di esistere e le salme esumate furono riprese dai congiunti o furono riunite in ossari. Esistevano anche altri cimiteri non raccolti nella precedente lista da parte dell’Ufficio Centrale per la cura e le onoranze alle salme dei caduti in guerra, ma non vennero catalogati in quanto di dimensioni più contenute; a volte, poi, singoli soldati venivano sepolti in luoghi isolati. Inoltre, i soli dispersi sull’Altopiano, tra italiani e austroungarici, sono ancora migliaia. Nella sola battaglia dell’Ortigara furono 4.500 tra dispersi e prigionieri; nell’Offensiva di Primavera oltre 82.500. Non a caso ancora oggi, a 100 anni dalla fine delle ostilità, vengono altuarialmente scoperti i resti di salme di soldati ignoti, in taluni casi vengono scoperti cimiteri di guerra non segnati sulle cartografie ufficiali, come il caso del cimitero del 3° Reggimento Schützen scoperto nell’estate 2012 appena a nord di Asiago.

Vi state chiedendo come mai abbia scritto in grassetto buona parte di quel testo? Semplice. Il 27 agosto 2012, la voce di Wikipedia “Cimiteri di guerra nell’Altopiano dei sette comuni” è stata modificata, inserendo del materiale: esattamente quello, parola per parola, che ho indicato in grassetto nel libro di Rodeghiero. (No, non è vero che sia parola per parola: nella voce di Wikipedia 41 è scritto in numero, in ispregio alle consuetudini redazionali). Poiché mi è stato riferito che il professor Rodeghiero ha spiegato di essere entrato in possesso di quelle informazioni in una visita presso il Sacrario militare di Asiago e di aver raccolto il materiale per la pubblicazione sin dagli anni novanta, quando all’epoca collaborava con Vittorio Corà, se ne deduce che aveva previsto con quasi vent’anni di anticipo che nell’estate 2012 sarebbe stato scoperto un nuovo cimitero di guerra, oltre naturalmente a immaginare come quei copioni di Wikipedia avrebbero scritto la voce.

Vabbè, ho scherzato. L’ipotesi più plausibile è che il professor Rodighiero abbia preso il testo da Wikipedia e abbia aggiunto la parte sulla Commissione Nazionale per le Onoranze ai caduti senza darsi la briga di riformulare le frasi già scritte: tanto Wikipedia è un bene comune, un po’ come una fontanella d’acqua. Chiedereste voi forse il permesso di bere da una fontanella? Indichereste nelle note di un vostro libro l’aver bevuto dalla fontanella di piazza Rivoli a Torino? E allora perché mai sprecare spazio prezioso per citare da dove si è copiato un pezzo?

Ecco. Questo è il livello di competenza di uno laureato in giurisprudenza, ex parlamentare, che è anche stato assessore alla cultura a Padova. Capite perché diffondere la conoscenza è un compito improbo e defatigante?

Wikipedia fa crollare il PIL

La settimana scorsa, in una delle mailing list a cui ogni tanto do un’occhiata, un wikipediano olandese – no, diciamola tutta: quello che ha ideato Wiki Loves Monuments, non uno qualsiasi – ha scritto un post con questo testo:

An interesting column in Financieel Dagblad (Dutch equivalent of the Financial Times, including pink paper) it is suggested that Wikipedia has, like free news websites, a negative contribution to the economy… http://fd.nl/beurs/1141246/wikipedia-remt-de-groei

Purtroppo l’articolo in questione è dietro un paywall e quindi non posso nemmeno tentare di darlo in pasto a Google Translate, oppure lanciarmi con la mia famosissima conoscenza dell’olandese (faccio finta che sia un tedesco malscritto: non che io capisca così bene il tedesco, ma qualche parola qua e là la riconosco). Però, almeno dal punto di vista di un economista, la cosa ha perfettamente senso. Quando io lavoro gratuitamente migliorando l’enciclopedia non sto generando ricchezza misurabile: allo stesso modo, chi usa il contenuto di Wikipedia anziché comprare un’enciclopedia non sta generando ricchezza misurabile e persino chi usa Wikipedia per generare contenuto che poi vende non genera tutta la ricchezza possibile, perché c’è solo una transazione economica e non due.
E quindi? Quindi dobbiamo sperare che prima o poi si riesca a trovare una migliore misura della ricchezza del mondo, non tanto per considerare Wikipedia ma anche tutte le cose che ci migliorano ma non richiedono scambio di denaro :-)

Petaloso

Immagino che conosciate già tutti quanto l’insegnante Margherita Aurora ha scritto ieri, sulla risposta – scritta con una lettera cartacea! – alla proposta di un suo allievo di aggiungere al vocabolario della lingua italiana la parola “petaloso”. Tanto per dire, la notizia è approdata persino sul Corriere e sulla Stampa. Vorrei però sfruttare questa notizia per fare notare come la Crusca, usando parole semplici, abbia spiegato un concetto che a chi lavora su Wikipedia è ben noto ma a chi vi si approccia per la prima volta a scrivere qualcosa spesso non lo è: quello di enciclopedicità.

La risposta della Crusca parte dalla constatazione niente affatto ovvia a priori che “petaloso”, nel senso di “con tanti petali”, è una parola ben formata: il suffisso -oso è infatti parecchio usato in italiano anche al giorno d’oggi. Chi ha almeno la mia età si ricorderà sicuramente della campagna pubblicitaria per il lancio della Fiat Uno, disegnata da Forattini, e che era basata su parole in -osa: “sciccosa” e “scattosa” sono attestate dal vocabolario, “comodosa” e “risparmiosa” no, ma tutti capivano il significato. Dal punto di vista della comunicazione, insomma, non ci sono problemi. Però c’è un secondo punto da tenere in conto: la lettera continua infatti spiegando che «Perché entri in un vocabolario, infatti, bisogna che la parola nuova non sia conosciuta e usata solo da chi l’ha inventata, ma che la usino tante persone e tante persone la capiscano». Anche se – come ho scritto sopra – possiamo dare per scontato il secondo punto, resta sempre il primo: perché una parola entri a far parte della lingua italiana al punto di entrare in un dizionario deve essere usata da tanti. Ecco messo in pratica il concetto di enciclopedicità. Allo stato delle cose, “petaloso” è l’equivalente di ciò che su Wikipedia definiamo ricerca originale: qualcosa su cui non diamo un giudizio di valore positivo o negativo, anche perché tipicamente non avremo i mezzi per farlo, ma che non possiamo accettare proprio perché nessuno l’ha ancora dato. Un vocabolario non è una fonte normativa, ma raccoglie e racconta l’uso delle parole di una lingua; un’enciclopedia, o perlomeno Wikipedia, non è un coacervo indiscriminato di informazioni ma fa da fonte secondaria se non addirittura terziaria raccoglie e spiega quanto altri hanno già preparato ed è stato accolto dagli studiosi. Proprio come Euclide rispose a Tolomeo che non esiste una via regia per la geometria, non esiste neppure una via regia per fare entrare una parola in un vocabolario o una voce su Wikipedia: questo non toglie nulla alla creatività di chi se ne è uscito con quella parola, ma è una conseguenza del fatto che siamo così tanti che spesso il successo è puramente questione di fortuna. Petaloso ce la farà a diventare una parola codificata nei dizionari? Chi lo sa!

Ultimo aggiornamento: 2016-02-24 12:40

Nicoletta Bourbaki mi commenta

Ricordate la storia del film inesistente Foibe? Ne parlavo un paio di settimane fa qui sulle Notiziole. Stamattina ho casualmente scoperto che nei commenti al post originale su Wu Ming Nicoletta Bourbaki aveva commentato il mio post. La scoperta è stata casuale perché a quanto pare i trackback non funzionano né in un verso né nell’altro – non mi è arrivata notizia qui nel pannello di amministrazione di WordPress di quel commento, che pure aveva correttamente un link al blog, né vedo il mio trackback sul loro post, anche se avevo ovviamente messo un link. Cose che capitano: ringraziate per questo gli spammer che hanno rovinato il concetto di trackback.

Detto questo, l’unica cosa per la quale concordo con la Bourbaki è la frase «[occorre] un giusto approccio generale dell’utilizzatore medio all’Enciclopedia Libera, che a quest’ultima dovrebbe rivolgersi con strumenti minimi di cognizione che permettano di valutare l’affidabilità di una voce, senza darla per scontato». Questo è qualcosa che non mi stancherò mai di ribadire. Wikipedia non solo non è la pappa pronta nel senso che se non ci sono i volontari che ci scrivono su non ci si può trovare nulla, ma non è la pappa pronta nemmeno nel senso che uno può fidarsi ciecamente di quello che sta scritto. Per tutto il resto continuo a essere della mia idea.

Nel dettaglio: se io dico «Non ci crederete, ma la cosa non mi preoccupa nemmeno poi tanto», esprimo chiaramente un mio giudizio, giusto o sbagliato che sia. Non ho messo nessun cappellino per pronunciarlo. Andando nel dettaglio, è chiaro che è uno dei tantissimi errori che ci sono in Wikipedia. Ma a differenza di altri errori, come per esempio quello del “boia chi molla” attribuito a Eleonora Pimentel Fonseca che è finito in un libro e ora non si riuscirà più a togliere se non con enorme fatica, nessuno ha parlato del film Foibe perché c’era scritto su Wikipedia. Non riesco poi a capire dove avrei scritto «vista la presenza di una fonte la voce era wikipedianamente corretta e scorretto sarebbe invece segnalare l’inciampo e avanzare delle critiche al dispositivo Wikipedia.». Ho ricontrollato: ho scritto «il primo controllo di verificabilità è sicuramente passato» (grassetto aggiunto adesso), il che dovrebbe fare intuire che ci possano essere altri controlli (che in questo caso non ci sono stati fino a che Wu Ming ha fortunatamente sollevato la questione). I controlli non ci sono stati per tre anni? Da un lato questo è successo perché a controllare c’è sempre troppa poca gente, dall’altro perché evidentemente di quel supposto film non interessava poi nulla a nessuno, e quindi nessuno leggeva davvero quello che c’era scritto.

Non entro nemmeno nel merito della frase «Stupisce quindi che non abbia colto quanto espresso nel paragrafo 4 del nostro post dove si rende conto di come gli articoli pubblicati su giornali e siti cascavano sì mani e piedi nella bufala parlando di un film che si doveva fare, ma non riportavano che esistesse già.» . Basta leggere il terzo paragrafo del mio post. Infine non capisco perché dovrebbe preoccuparmi «il fatto che la voce sia rimasta intatta su it.wiki per tre anni, pur facendo parte di un cluster di voci – quelle sulle vicende relative al confine orientale – solitamente attenzionate e in cui non di rado si sono verificati casi di editwar, senza che nessun utente abbia notato nulla di strano e senza che nessun avviso sia stato apposto in testa alla voce». Edit war su quella voce non ce ne sono state, il che è stata anche una delle ragioni per cui è rimasta lì intonsa. La voce non parla del confine orientale ma parla di un (inesistente) film. Che il film fosse o no esistito non sarebbe cambiato nulla dal punto di vista della questione dell’italianità o meno di Istria e Dalmazia: chi si dovrebbe arrabbiare sono insomma i cinefili. Ad ogni modo, mettendo stavolta il cappellino da wikipediano, spero che Wu Ming continui ad attenzionare tutte quelle voci e segnalare gli errori nei loro post, così che poi possiamo correggerli. Un’unica cosa: capisco che essendo un lavoro volontario non ho il diritto di chiedervi nulla, ma la prossima volta potreste metterci meno di tre anni?