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Lo “scontrino medio” non ci dice nulla

Potrei parlare a lungo della doppia mossa dell’attuale governo, che da un lato ha alzato a 60 euro il limite sotto il quale non è obbligatorio accettare pagamenti non in contanti e dall’altro ha eliminato il credito di imposta sulle commissioni bancarie sui pagamenti con carta (che quindi al commerciante non costavano nulla); ma stavolta preferisco focalizzarmi su un classico errore che si trova praticamente sempre sui giornali ma non solo.

La Stampa ci fa sapere che lo scontrino medio è di 47,5 euro, che è meno dei 60 euro del nuovo tetto; e quindi implicitamente vuole dirci che più della metà dei pagamenti saranno sotto soglia. Peccato che la media non c’entri un tubo. Se non ci credete, provate a considerare la media del patrimonio mio, di quello dei miei ventun lettori e di Giovanni Ferrero, e poi ne riparliamo. In questi casi ciò che conta è la mediana, cioè il valore tale per cui metà dei pagamenti sono inferiori ad esso e metà superiore. Per maggior completezza dovremmo avere almeno tutti i decili, vale a dire le suddivisioni in dieci parti uguali quando si mettono in ordine crescente i vari pagamenti, ma accettiamo che in un titolo occorra semplificare.

Il guaio è non solo indicare la media non ha senso logico, ma comunque non ci dice proprio nulla, perché non sappiamo affatto la distribuzione dei pagamenti. E allora perché scriverlo?

Calenda e le percentuali

Su Twitter, Anonymous Christian mi segnala questa perla di Carlo Calenda (e considerata la sua dipendenza da Twitter, mi sa che sia proprio sua e non dello staff), dove il nostro prende le percentuali di voto date dai sondaggi di fine 2021 e i risultati elettorali e mostra che il Terzo Polo (che allora non esisteva se non nelle sue componenti, ma vabbè) è quello che ha avuto il maggiore incremento percentuale.

Un conto così non ha alcun senso. Pensate a un partito che a gennaio avesse il 10%, a maggio fosse sceso all’8% e a settembre fosse tornato al 10%. Prima aveva perso il 20%, poi ne ha guadagnato il 25%; un incremento netto del 5% semplicemente per aver fatto un sondaggio in più! Quando si lavora con le percentuali bisogna fare le differenze, non i rapporti, come del resto si vede tutte le volte che in tv si mostrano i sondaggi. Sennò è ovvio che più piccolo è il partito – e con tutte le sue manie di grandezza quello di Calenda lo è – più gli effetti si amplificano.

Resta solo da capire se Calenda stia cercando di abbindolare i suoi elettori, attuali o possibilo che siano, oppure creda davvero a ciò che ha twittato. Non so cosa temere di più.

PS: vediamo se ora mi blocca su Twitter…

lavoriamo troppo

Secondo Giuseppe Conte (l’audio è qua) in Italia lavoriamo in media 70000 ore annue, mentre in Francia ne fanno solo 50000.

Un giorno ha 24 ore, e un anno (bisestile, esageriamo) ha 366 giorni. Insomma, in un anno ci sono 8784 ore. Lavorare 70000 ore, ma anche solo 50000, in un anno non è proprio banale!

Ps: nel mio socialino di nicchia hanno notato che 70000/42 (gli anni totali di lavoro) fa 1667 circa, che in effetti è il numero medio annuo di ore lavorate. Insomma Giuseppi si sarebbe semplicemente confuso (è un avvocato e professore universitario, mica un contabile!) e intendeva dire “nella vita lavorativa totale”. Ma anche così i conti non tornano. In Francia hanno le 35 ore anziché le 40 settimanali (12,5% in meno) e l’età pensionabile è simile. Da dove viene la differenza del 28%? La mia ipotesi è che quei numeri siano stati sparati a caso, perché nessuno tanto va a verificarli…

Ultimo aggiornamento: 2022-09-23 19:15

due anni e mezzo e non ci sono ancora arrivati

Leggo su Repubblica a proposito dei tanti morti di covid di questa settimana:

Se si prende in considerazione una settimana nella quale si è avuto più o meno lo stesso numero di casi di infezione, quella tra il 6 e il 12 di giugno (i casi furono 144 mila contro i 150 mila di quella appena conclusa), si vede che i morti furno 442, cioè molti meno degli attuali.

Sono due anni e mezzo che ci appioppano giornalmente le statistiche Covid. Penso che anche i sassi sappiano ormai che c’è uno sfasamento di un paio di settimane tra il numero di casi e quello dei decessi. Dunque, che senso ha prendere come confronto due settimane con un numero simile di casi, ma una all’inizio e una alla fine di un’ondata? È ovvio che la seconda vedrà più decessi. Il confronto era da fare considerando il delay, senza curarsi del fatto che il numero di casi sarà ben diverso.

D’accordo, per me questa considerazione è automatica, ma non tutti sono matematici dentro. Verissimo. Ma in due anni e mezzo magari lo si poteva anche cominciare a introiettare. In fin dei conti si è arrivati a guardare i dati settimanali e non giornalieri, così da non stupirsi del fatto che la domenica e il lunedì i nuovi casi calavano per l’orrima ragione che si facevano meno tamponi… (il livello successivo, quello della media mobile a sette giorni, forse è troppo avanzato: ma tanto nel contesto non era indispensabile)

Ultimo aggiornamento: 2022-08-22 14:59

Ah, le traduzioni delle notizie…

Io ricevo la rassegna stampa di Radio3Mondo. Non tanto per il podcast, che non ho mai voglia di ascoltare, quanto per i link alla stampa estera che mi permettono di essere un po’ meno provinciale. Devo però dire che la traduzione dei titoli lascia spesso un po’ a desiderare.

Oggi per esempio uno degli articoli era preso da Le Monde e parlava della distruzione di una libreria palestinese a causa dei bombardamenti israeliani. Magari voi vi chiedereste che diavolo sia un “pilotaggio”: in realtà l’occhiello dell’articolo parlava di “pillonage”, appunto bombardamenti. Ma quello che è balzato subito ai miei occhi è la distruzione – pardon, la “messa in fumo” – di decine di milioni di libri, manco fosse la Library of Congress. In effetti l’articolo parla di “dizaines de milliers”, che anche senza sapere troppo francese è chiaramente “dozzine di migliaia”. (Nota a lato: rendere “dizaines” con “decine” non è un problema, visto che non stiamo parlando di cifre esatte ma ci limitiamo a dare un ordine di grandezza. Confondere migliaia con milioni lo è, anche se una persona che tiene acceso il cervello dovrebbe comunque accorgersi dell’errore).

Non trovate che ci potrebbe essere un po’ più di attenzione, soprattutto in un tempo in cui una passata di Google Translate non la si nega a nessuno? (Pare che gli articoli giornalistici siano tra quelli meglio traducibili dalle intelligenze artificiali, perché usano un linguaggio senza troppi voli pindarici)

Ultimo aggiornamento: 2021-05-21 17:45

Dimostrazioni pubblicitarie

L'inizio della dimostrazione
Domenica 9 maggio il quotidiano Libero ha ospitato a pagina 12 una pubblicità piuttosto strana: la dimostrazione dell’Ultimo Teorema di Fermat. Non pubblico qui la pagina perché presumo che anche se è un’inserzione pubblicitaria rimane sotto copyright: so però che qui c’è una copia abbastanza leggibile per i curiosi. Non entro neppure nella scelta del quotidiano di pubblicare un annuncio pubblicitario: sono affari loro. Permettetemi però di fare una rapida analisi del testo, perché è un condensato di cosa non bisogna fare in matematica.

L’inizio della “dimostrazione”, tradotto in linguaggio matematico, dice che se si prende un numero, lo si scrive come z=x+y e lo si eleva al quadrato si ottiene z²=x²+y²+2xy. Visto che c’è un pezzo in più, non è possibile che un quadrato sia la somma di due quadrati. Come vi sarete sicuramente accorti, questa è una fallacia molto semplice da confutare. Nel linguaggio comune è l’equivalente di “io non so fare una certa cosa, quindi quella cosa è impossibile”. Nel linguaggio della logica, per dimostrare che non esiste alcun X tale che valga la proprietà P(X) non basta dire “ho trovato un Y per cui non vale la proprietà P(Y)”, ma bisogna mostrare che la proprietà non vale per tutti gli Y possibili. Naturalmente l’autore di quella pagina sa bene che la sua “dimostrazione” non può però essere corretta, dato che l’esperienza ci fa sapere che per esempio 5²=3²+4². E dunque? Dunque prende e porta a casa il fatto che per l’esponente 2 esistono degli esempi dove vale il teorema, e si accinge a fare la sua dimostrazione.

L’autore dimostra (correttamente) che un numero dispari è esprimibile come differenza di due quadrati, e quindi se il numero di partenza è un quadrato si è ottenuta quella che il resto del mondo chiama terna pitagorica; solo che da lì afferma dogmaticamente che questo vale solo per i quadrati e non per i cubi, perché “2x+1+x³-x³ non daranno mai la differenza di 2 numeri consecutivi elevati al cubo, meno che mai se eleviamo a potenze ancora superiori”. Non riesco bene a capire perché da un caso molto particolare – quello di due numeri consecutivi elevati al cubo – l’autore passi al caso generale; e ho il sospetto che anche lui abbia qualche minimo e fugace dubbio. Infatti continua scrivendo che “Nonostante la dimostrazione iniziale che mi sembra più che sufficiente alla bisogna, resta il dubbio di sapere se questa sia l’unica possibilità”; e se la cava dicendo di avere fugato il dubbio “con alcune tabelle numeriche”. Ora, nulla contro la matematica computazionale, quella che cerca nuovi teoremi facendo i conti. Persino Gauss ha compilato tabelle su tabelle. Solo che le tabelle gli servivano per fare congetture ed eventualmente poi dimostrarle, non per mettere sulla bilancia una sfilza di numeri e commentare che ce n’erano abbastanza per convincere anche i più riottosi. Resta una grande verità: “la stragrande maggioranza dei numeri interi -limitatamente al quadrato- soddisfa l’enunciato” (del teorema di Fermat). A dire il vero non serviva una pagina di quotidiano per asserirlo, bastava prendere un libro della scuola media…

Da un punto di vista prettamente filosofico, infine, ci sono punti interessanti. Abbiamo il kroneckerismo esplicito, quando l’autore scrive “I numeri interi naturali (e tralascio tutti gli altri in quanto sono gli unici che considero certificati)”; un platonismo temperato che tende quasi alla matematica umanista di Hersh e Davis, con la frase “I numeri prima menzionati sono i risultati di operazioni matematiche, sono cioè di risulta, e questo non impedisce che siano anch’essi interi naturali, ma, concedetemi l’espressione, appartengono dopo un uso specifico al campo del soggettivo pur essendo realtà oggettive”; non sono certo di poter anche considerare in questo caso anche il fatto che “la realtà effettuale presenta soluzioni e cose che noi col ragionamento saremmo costretti a bollare come impossibili, tipo il pi greco”. Non possiamo poi tralasciare la creazione di nuova terminologia (i “numeri ibridi”, che sono pari ma non potenze perfette di due) e l’inevitabile citazione (le tabelle numeriche preparate dall’autore non sono presenti perché “purtroppo qui non hanno spazio sufficiente”).

Ma detto tutto ciò resta naturalmente la Vera Domanda: perché qualcuno dovrebbe acquistare uno spazio su un quotidiano per presentare la dimostrazione di un risultato matematico? Non ne ho la più pallida idea. Se qualcuno vuole proprio saperlo, può però sempre scrivere all’autore, che si è firmato alla fine del testo…

Ultimo aggiornamento: 2021-05-18 17:17

Balzo di morti covid. Chi l’avrebbe mai detto?

Oggi ci sono stati 607 morti di covid: il dato più alto dell’ultimo mese. (La figura qui sopra, presa da Google, è ferma ai dati di ieri). Stupiti? Per nulla.

I dati che arrivano ogni pomeriggio alle 17.30 sono quelli contabilizzati nelle ultime 24 ore, e quindi sono sempre in ritardo di qualche giorno. Se date un’occhiata al grafico, vi accorgerete subito che ogni domenica c’è un minimo relativo – non c’è poi così fretta di segnalare, evidentemente – seguito da un aumento il lunedì e da un picco il martedì. Ma questa settimana lunedì è stata Pasquetta; ecco che il picco si è spostato al mercoledì, e se volete ecco perché lunedì e martedì la media mobile a sette giorni (l’unica che è davvero importante per capire l’andamento) stava scendendo. Non perché le cose andassero meglio, ma per semplici ragioni dettate dal calendario. Se non ho fatto male i conti, la media a sette giorni oggi salirà a 453 decessi, questo sì nuovo record del mese: siamo più o meno su un plateau ma non riusciamo a scendere e anzi c’è ancora una leggera salita. I 13708 nuovi casi potrebbero essere invece un segno positivo, ma aspetterei prima di accendere la speranza che la terza ondata si stia riducendo…

Ultimo aggiornamento: 2021-04-07 18:30

Concentrato di fallacie

Ieri sera mi è capitato di leggere il thread che parte da questo tweet di Salvatore Merlo, che leggo essere il vicedirettore del Foglio. Per comodità riporto il testo del tweet:

L’Italia ha vaccinato il 5,03 per cento della popolazione, proprio come la Gran Bretagna (5,51 per cento).
Ma noi abbiamo ogni giorno circa 500 morti. E loro quasi zero.
Perché?
Perché stiamo vaccinando le persone sbagliate.
Qualcuno dovrà risponderne

Non è facile indicare tutte le fallacie inserite in meno di 280 caratteri, ma ci provo lo stesso.

  • Merlo ha volontariamente (lo dice lui nel thread) scelto di parlare di vaccinati, cioè persone che hanno avuto due dosi del vaccino, e non di inoculati. Come sapete, per AstraZeneca si è scelto di allungare il tempo tra la prima e la seconda dose fino a tre mesi, per l’ottima ragione che già con una sola dose il rischio di morire per Covid è molto ridotto. Tralasciando il fatto che noi abbiamo avuto molte meno dosi di AZ e quindi non avremmo potuto comunque seguire la linea britannica, Merlo fa un conto intrinsecamente errato, considerando la vaccinazione come tutto-niente se ci sono o no le due dosi.
  • La lista delle priorità nelle vaccinazioni UK è questa. Come vedete, sono partiti esattamente come noi (operatori sanitari e RSA, poi over 80). La differenza è arrivata solo dopo con gli insegnanti, a cui erano state assegnate le dosi AZ che non si potevano inizialmente dare (in UE) agli over 60. Quindi non è un problema di priorità, ma di vaccini a disposizione.
  • Merlo non considera che in UK c’è stato un lockdown molto più stretto che da noi, e quindi le statistiche sulle vittime sono falsate in partenza.

Anche ammettendo caritatevolmente che tutto questo sia stato scritto per accendere la discussione, a voi verrebbe voglia di leggere un quotidiano la cui linea editoriale è gestita da persone così?