Archivi categoria: obituary

Gianfranco D’Angelo

Sarà che avevo 25 anni ai tempi, ma io sono fiero di essere della generazione rovinata dal Drive In. Quindi non posso che essere triste per la morte di Gianfranco D’Angelo. È stato uno sperperone, leggo: ma i personaggi degli anni ’80, dalla Carrà con le sue taumaturgiche lagrime a Piero D’Angelo e il fantastico mondo di Quirk Quork Quark, da Giovanni “John” Spadolini al Tenerone, oltre naturalmente al secondo più famoso signor Armando possessore di cane. Le sue saranno state battute facili e un po’ grevi, anche se al confronto di oggi sembrano da educande, ma restano un ricordo della mia gioventù.

Ultimo aggiornamento: 2021-08-15 10:31

Antonio Pennacchi

Non ho nessuna intenzione di parlare delle idee politiche di Antonio Pennacchi, morto l’altroieri. Ho sempre trovato il concetto di “fasciocomunismo” qualcosa di insensato. Non posso nemmeno parlare del Pennacchi che scriveva narrativa: confesso di non avere mai letto Canale Mussolini. Però un suo libro l’ho letto: Fascio e martello, che racconta dei luoghi fondati dal fascismo in tutta Italia (ce ne sono quasi 150, da città come Latina a borghi di due o tre case). E vi assicuro che anche se tecnicamente è un saggio si legge come fosse un romanzo, il che significa che sapeva scrivere davvero bene. Ecco perché mi dispiace la sua morte.

Ultimo aggiornamento: 2021-08-05 09:53

Angelo Del Boca

Angelo Del Boca, morto ieri a 96 anni, ha avuto un grandissimo merito: quello di mostrarci come la retorica degli “Italiani, brava gente” nelle colonie era appunto retorica e null’altro (oltre all’inettitudine dei nostri comandanti militari, ma quello forse ci era più chiaro). Potete capire come mai la stampa di destra ieri sera non ha messo neppure un trafiletto nelle loro home page: meno comprensibile che non ci fosse nulla neppure su Rainews.it. Ad ogni modo, è purtroppo vero che le ricostruzioni documentate non riescono a battere la narrativa a effetto. Chissà se Del Boca era amareggiato per la cosa.

Ultimo aggiornamento: 2021-07-07 17:46

Raffaella Carrà

Raffaella Carrà me la ricordo da sempre alla tv, e aveva già cominciato a lavorare nel cinema prima che io nascessi. Quando ero bimbetto non è che potessi capire il Tuca-Tuca; ed essendo io notoriamente parecchio fuori del mondo, nemmeno da più grande trovavo poi qualcosa di scandaloso se cantava “Com’è bello far l’amore da Trieste in giù”. Ecco, fossi stato a Bolzano magari mi sarei un po’ arrabbiato, ma non era il mio caso.

Quello che mi è sempre piaciuto di lei è stato il suo reinventarsi, andare in Sudamerica, poi fare la diva in Spagna, tornare in Italia a far contare fagioli: tutte cose che non è che a me siano mai interessate, ma che mostravano delle capacità fuori dal comune di farsi amare. D’altra parte se Gianfranco D’Angelo faceva la sua parodia con “le taumaturgiche lacrime” qualcosa sarà ben voluto dire, esattamente come il fatto che fosse un’icona LGBT decenni prima che la cosa potesse essere anche di moda, o che l’anno scorso il Guardian le avesse dedicato un lungo omaggio. (A proposito di omaggi, qui c’è quello di RaiPlay).

Franco Battiato

Che Battiato stesse male e che da un pezzo “non ci fosse più” era un segreto di Pulcinella. La sua morte lascia però tristi lo stesso.
Absit iniuria verbis: a me il Battiato che piaceva era quello più smaccatamente pop, non sono mai riuscito ad ascoltare le sue prime (e ultime) opere sperimentali. Poi è ovvio che il suo pop non poteva prescindere dalla sperimentazione, e forse era quello il bello delle sue melodie e dei suoi arrangiamenti, oltre naturalmente al frullato di parole e luoghi comuni in quasi tutte le lingue del mondo.

Ultimo aggiornamento: 2021-05-18 11:17

Rossella Panarese

Stiamo ancora piangendo la morte di Pietro Greco e stamattina è arrivata la notizia della morte di Rossella Panarese. Conoscevo Panarese solo per telefono: mi è capitato qualche volta di essere intervistato a Radio3 Scienza con lei come conduttrice. E poi naturalmente la conoscevo ascoltando la trasmissione e trovandosi virtualmente su Twitter a parlare di scienza. Il giornalismo scientifico non è un’attività semplice, e il tono tranquillo ma sempre sul pezzo era l’ideale per accompagnare gli intervistati e riuscire spiegare agli ascoltatori sia la difficoltà intrinseca dei temi trattati che un’idea comprensibile di quei temi. La trasmissione del resto era un’idea sua, uno di quei bellissimi esempi di cultura che non raggiunge mai le prime pagine dei social ma che negli anni raccoglie una nemmeno troppo piccola schiera di persone. La sua voce ci mancherà tantissimo.

Ultimo aggiornamento: 2021-03-01 10:45

Pietro Greco

In rete ognuno ha la bolla che si è costruito: la mia bolla oggi sta piangendo l’improvvisa morte di Pietro Greco. Conobbi Pietro nel 2016: l’editore Franco Angeli aveva lanciato una nuova collana di libri di scienza, e in occasione di BookCity aveva organizzato un panel dove abbiamo partecipato entrambi; io come il solito cyaltrone, e lui come giornalista e divulgatore scientifico. Scherzando, diceva che uno dei libri presentati, In viaggio con π, era in fin dei conti “roba sua”: non si chiamava forse P.Greco? (in effetti aveva appena pubblicato Storia di pi greco per Carocci…)

Ma sono state tantissime le cose che ha fatto nel campo della divulgazione. Io lo sentivo spesso a Radio3 Scienza con i suoi Gettoni di scienza; altri l’avranno conosciuto al master di comunicazione scientifica della Sissa di cui è stato condirettore, o nelle mille altre occasioni in cui partecipava a un convegno; oppure avrà letto uno dei suoi trenta e più libri. Neanche un mese fa ho recensito Homo, il suo penultimo libro – ho scoperto che ne aveva già scritto un altro sulla fisica quantistica. Quando l’editore mi ha chiesto se ero interessato a scrivere qualcosa sul libro, ho subito accettato sulla fiducia, sapendo che ci avrei trovato tantissime cose interessanti.

Oltre a tutto questo, Greco era una persona davvero gentile e alla mano, nonostante la sua cultura a tutto campo. È per quello che probabilmente non ha mai avuto la fama che si sarebbe meritato; ormai se non sbraiti in tivvù il grande pubblico non saprà mai nulla di te. Che la terra gli sia lieve.

Ultimo aggiornamento: 2020-12-18 15:48

Paolo Rossi (Pablito)

Lo sapete, io e il calcio non andiamo precisamente d’accordo. I miei ventun lettori avranno sicuramente notato che non ho speso una parola per la morte di Maradona: uno dei più grandi calciatori mai apparsi su questo pianeta, e mi fermo qui. Però due parole su Paolo Rossi le voglio spendere, soprattutto dopo che ho sentito stamattina a RadioPop che c’è gente che non si ricordava di lui.

Un calciatore fragile, dalle ginocchia martoriate. Un calciatore entrato nella prima grande inchiesta di calcioscommesse piuttosto di sbieco (la sua frase “basta che io segni due gol” raccolta al volo) e poi parzialmente graziato per l’approssimarsi dei Mondiali 1982, in modo da farlo riabituare al campo. Una partita, naturalmente quella con il Brasile, che è stata semplicemente un miracolo: i miracoli non sono però regalati dal cielo, ma sono fortemente voluti dagli uomini. Paolo Rossi lo volle fortissimamente, e mostrò agli stupefatti brasiliani che il calcio non erano solo loro. Da lì tutto andò in discesa, e non sarebbe potuto essere altrimenti.

Ecco. Maradona era l’esempio del calabrone; a vederlo nessuno avrebbe detto che era un campione con la palla. Paolo Rossi è stato l’usignolo; delicato ma impressionante. Un mito che non sapeva di esserlo.

Ultimo aggiornamento: 2020-12-10 09:46