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I giornali e il prestito elettronico

Ieri – e immagino non fosse un pesce d’aprile – mi è arrivata una comunicazione dal portale milanese di MLOL (Media Library On Line, il circuito bibliotecario elettronico) che segnalava come Il Sole – 24 Ore ha sospeso la distribuzione elettronica del giornale alle biblioteche. Le voci dicono che «La ragione di tale sospensione sembra essere la contrarietà dell’editore all’accesso remoto degli utenti della biblioteca alla risorsa». Contemporaneamente il gruppo RCS ha deciso di modificare i propri abbonamenti elettronici «inserendo vincoli non compatibili con le esigenze e gli standard che dovrebbero caratterizzare i servizi di una biblioteca pubblica.». In pratica, oltre a non ammettere più di una lettura contemporanea per licenza (il che non è nulla di strano), RCS ha messo un vincolo al numero massimo di utenti diversi che in tempi diversi fruiscono della risorsa. Pensate a un libro cartaceo sul quale venisse scritto “dopo il trentesimo prestito bisogna aspettare un anno per poter di nuovo usufruire del libro”…

Confesso che io manco sapevo che MLOL avesse anche i giornali nella sua offerta (lo uso solo per gli ebook), ma vedo che la cosa sembrava avere un certo qual successo, tanto che alcuni editori non apprezzano la perdita di lettori dovuta alle biblioteche. Bell’idea, vero?

Ultimo aggiornamento: 2015-04-02 09:37

Mattarella e Wikipedia

Generalmente uso la categoria “italica stampa” per parlare male dei nostri giornali, ma stavolta faccio tanto di cappello alla Stampa che ha fatto questa galleria immagini su come è cambiata negli anni la pagina sul neopresidente della Repubblica. Dalle istantanee è possibile avere un’idea di come funziona (nel migliore dei mondi possibili, so bene anch’io che spesso non va così) l’enciclopedia. Kudos all’autore, Stefano Rizzato!

Ultimo aggiornamento: 2015-02-03 18:11

Al Corsera c’è grossa crisi

Dall’intervista di oggi a Bud Spencer (io l’ho letta sul cartaceo, il testo è esattamente questo; solo i grassetti sono miei):

«A 14 anni sono diventato campione del mondo senior nel nuoto a rana.»

«Sono tornato in Italia e ho battuto il record dei 100 metri a nuoto in meno di un minuto

Dev’essere dura non avere più nessuno che rilegga i pezzi prima di impaginarli.

Ultimo aggiornamento: 2015-01-23 18:18

clickbait: arriva anche Repubblica.it

[chissenefrega] Quello che vedete qui a sinistra (per chi non vede le immagini, il testo è «Lo ‘sballo’ del reporter: la droga va a fuoco, lui la respira e…») è un classico caso di clickbait: una (non-)notizia che non interesserebbe praticamente nessuno, ma viene scritta come esca (bait) in modo tale da invitare il lettore a cliccarci su, e far così partire un po’ di pubblicità. Tra l’altro questo è un link a un video, quindi probabilmente la pubblicità è inserita direttamente nel video e non si può dunque eliminare.

Giornali come Libero sono esperti nel clickbait, ne scrivevo qui. Vedere che la deriva sta raggiungendo anche Repubblica è davvero triste.

Ultimo aggiornamento: 2014-12-23 11:06

Gli SCOOP di Libero!

Mi è stato segnalato su Friendfeed questo articolo di Libero, nel quale l’ignoto giornalista scrive che «Una giornalista di un canale televisivo ucraino è riuscita ad infiltrarsi nel movimento femminista Femen» e snocciola una serie di scoperte, «riportate dal sito La voce della Russia». L’articolo termina con queste frasi:

Chi è lo sponsor? – Chi finanzia questo movimento e quale sia lo sponsor che pubblicizzano le ragazze mostrando il loro seno, rimane avvolto nel mistero. Ma la giornalista ucraina suggerisce che alcune note persone si sono incontrate con le leader del movimento. Si tratta del miliardario tedesco Helmut Geier, l’imprenditrice tedesca Beate Schober e l’uomo d’affari americano Jed Sunden. L’ultimo sponsor delle Femen, ipotizza la giornalista, forse è Wikipedia.

Sgub!, avrebbe detto Aldo Biscardi. SCOOP!, scrive Libero. E in effetti sarebbe una notizia niente male. Però… Con un po’ di fatica e qualche falsa pista ho scovato questo articolo di “Radio La Voce della Russia”. Sì, è in italiano. Da quanto ho capito il sito traduce – non so con quanta cura: non credo moltissima, come spiego sotto – in svariate lingue. Bene: iniziamo a guardare la data. 22 settembre 2012, due anni fa. Uno scoop un po’ in ritardo, direi: ma la verità viene sempre a palla, come Pasquale Panella scrisse per Lucio Battisti. Leggiamo le ultime frasi di quell’articolo: troviamo scritto

Chi così generosamente finanzia questo movimento e quale sia lo sponsor che pubblicizzano le ragazze mostrando il loro seno, rimane avvolto nella nebbia, come si suol dire “mistero della fede”. Si possono solo fare delle ipotesi. La giornalista suggerisce che alcune note persone si sono incontrate con le leader del movimento. Si tratta del miliardario tedesco Helmut Geier, l’imprenditrice tedesca Beate Schober e l’uomo d’affari americano Jed Sunden. L’ultimo sponsor delle FEMEN forse è Wikipedia.

Toh. Se il testo di Libero fosse stato messo invece su Wikipedia, l’avrei cancellato per violazione di copyright, ma queste sono quisquilie. La cosa più interessante è notare come una ricerca in altre lingue mi ritorna per esempio in portoghese «o homem de negócios americano Jed Sanden. Também a Wikipedia considera que o último é patrocinador do Femen», la “>versione tedesca «und der amerikanische Geschäftsmann Jad Sanded. Der letzte gilt als Sponsor von FEMEN laut Wikipedia», una versione inglese di un paio di mesi prima «WikiPedia claims that they are receiving the financial support from the American businessmen Jed Sunden». Notare il cognome sempre diverso e il fatto che in tutte e tre le altre lingue si dice una cosa diversa: Wikipedia afferma che FEMEN è sponsorizzato da Jed Sunden. Leggermente diverso, vero? Per la cronaca, in effetti lo dice Wikipedia, sia l’edizione in italiano che quella in inglese, ma lo diceva Sunden stesso già nel 2010: kyivpost.com è stato appunto fondato da Sunden, e direi che il caso è chiuso.

Ma la cosa più divertente è un’altra. La notizia, pur senza il coinvolgimento di Wikipedia, era già apparsa più di un anno e mezzo, come potete vedere da questo articolo… di Libero. A questo punto mi sembra abbastanza ovvio che l’unico SCOOP possibile del quotidiano attualmente diretto da Belpietro è che FEMEN sarebbe a loro detta sponsorizzato da Wikipedia, e qui non ci sto. Proverò a mandare loro una richiesta di rettifica: ovviamente via fax, visto che parrebbe l’unico modo possibile. Nel caso ricevessi risposta, non mancherò di aggiornare questo post.

Ultimo aggiornamento: 2014-11-19 00:35

Telecom e Vivendi

Le scorse settimane ero al soggiorno marino con moglie e figli, con una connessione internet ridotta ai minimi termini; ho comprato così tutti i giorni il giornale (tipicamente Repubblica, tranne il sabato) e ho seguito la vicenda legata alla vendita di Gvt da parte di Vivendi. Ora io di economia e politica ne capisco ben poco, e chi mi legge lo dovrebbe sapere bene. Però appariva chiaro anche a me che tutto quello che veniva scritto era da considerare wishful thinking nella migliore delle ipotesi e fumo negli occhi del lettore in quella peggiore. La cosa più divertente è che le notizie vere e proprie c’erano (sennò come facevo a capire cosa succedeva?), ma venivano appunto commentate in modo creativo. Per esempio, si scriveva che Bolloré aveva come mandato di fare cassa con le dismissioni e quindi aveva più senso l’offerta di Telefonica, e si chiosava che però di dismissioni ne aveva già fatte tante e quindi poteva essere interessato alle partecipazioni azionarie… senza pensare che a questo punto gli sarebbe stato comunque più comodo acquistare le azioni Telecom da Telefonica invece che mettere soldi per un aumento di capitale.
Intendiamoci: vedendo come le azioni hanno comunque guadagnato valore, può benissimo darsi che ci sia chi scommetta appunto su quest’ultima ipotesi. Ma stiamo parlando di qualcosa di diverso: il tentare di convincere la gente che lo scontro tra Alierta e Patuano sarebbe stato vinto da quest’ultimo, quando era chiaro che così non fosse. Quello che mi chiedo è perché sia stato scelto questo approccio: a Repubblica hanno litigato con Telefonica? C’è stata una velina di Renzi? La vera curiosità è questa..

Ultimo aggiornamento: 2014-09-01 14:54

Lettere al direttore e modelli dei trasporti

In questi giorni sono da mia mamma a Usseglio, e viste le mille attrattive del luogo capita che per fare qualcosa io mi compri La Stampa, il quotidiano torinese in grossa crisi di vendite e che ha appena alzato il prezzo di pubblicazione a un euro e mezzo. Oggi la pagina delle lettere al giornale era completamente dedicata ai commenti dei lettori su questo aumento: a prima vista c’era una perfetta alternanza tra pareri positivi (nel senso di “capisco la necessità”, non certo di “che bello!”) e negativi. Leggendo più attentamente, però, si poteva notare come le lettere a favore erano molto più argomentate di quelle contrarie; un lettore disattento avrebbe avuto l’impressione (subconscia, per giunta) che la bilancia pendesse dal lato dell’accettazione del fatto.

Le pagine locali poi sono state occupate per due giorni di fila dallo studio del Politecnico per rifare la rete di trasporti pubblici torinese. Premessa per chi non vive da quelle parti: il comune è in crisi nera e cerca di raschiare il fondo del barile, se non addirittura svendere il barile stesso. Leggendo la presentazione dello studio, si notano idee sensate in assoluto, come studiare la rete tenendo conto che a differenza dell’ultima ristrutturazione del 1982 ora c’è una metropolitana e ridefinire le fermate per ridurle e aumentare così la velocità commerciale; idee discutibili, come tagliare pesanemente il numero di linee complementari e non fare più entrare in centro le linee intercomunali ma farle terminare presso le linne di forza; idee pericolose, come ridurre la frequenza delle linee secondarie a una corsa ogni 20 minuti e farle terminare alle 21. Bene: queste ultime idee erano ben nascoste negli articoli di ieri e oggi si è persino citato un non meglio identificato studio comparato con città di tutto il mondo per dimostrare che a Torino si viaggia nel lusso. Il tutto naturalmente senza alcuna discussone sui coefficienti di riempimento dei mezzi pubblici, tanto per fare un esempio.

Diciamocelo, insomma: la Busiarda sta effettivamente cercando di aggiornarsi, e le bugie di oggi sono molto più sottili di quelle di un tempo…

Riproduzione riservata (comprese le parentesi quadre)

[senza fonte] È morto Giorgio Faletti. Nonostante il Corriere affermi che fosse malato da tempo, a quanto pare nessuno si era premurato di preparare un coccodrillo: tanto c’è Wikipedia. Ecco così che si copincolla la pagina dedicata allo “scrittore, attore, cantante, paroliere, compositore, sceneggiatore, pittore e comico italiano”, con la foglia di fico della frasetta “Secondo quanto riportato da Wikipedia” (ma senza nessun link) e lasciando tutte le note tra parentesi quadra, con la curiosità di vedere le quadre aperte [ sostituite da quadre chiuse ].

E il tutto naturalmente termina con l’onnipresente frasetta © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riservata de che?

Aggiornamento: dopo aver dimostrato di essere stati i primi, naturalmente al Corsera hanno riscritto con calma la voce. Per i curiosi, il testo completo originale è qui, nello splendore delle sue parentesi quadre.

Ultimo aggiornamento: 2014-07-04 12:40