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Telecom e Vivendi

Le scorse settimane ero al soggiorno marino con moglie e figli, con una connessione internet ridotta ai minimi termini; ho comprato così tutti i giorni il giornale (tipicamente Repubblica, tranne il sabato) e ho seguito la vicenda legata alla vendita di Gvt da parte di Vivendi. Ora io di economia e politica ne capisco ben poco, e chi mi legge lo dovrebbe sapere bene. Però appariva chiaro anche a me che tutto quello che veniva scritto era da considerare wishful thinking nella migliore delle ipotesi e fumo negli occhi del lettore in quella peggiore. La cosa più divertente è che le notizie vere e proprie c’erano (sennò come facevo a capire cosa succedeva?), ma venivano appunto commentate in modo creativo. Per esempio, si scriveva che Bolloré aveva come mandato di fare cassa con le dismissioni e quindi aveva più senso l’offerta di Telefonica, e si chiosava che però di dismissioni ne aveva già fatte tante e quindi poteva essere interessato alle partecipazioni azionarie… senza pensare che a questo punto gli sarebbe stato comunque più comodo acquistare le azioni Telecom da Telefonica invece che mettere soldi per un aumento di capitale.
Intendiamoci: vedendo come le azioni hanno comunque guadagnato valore, può benissimo darsi che ci sia chi scommetta appunto su quest’ultima ipotesi. Ma stiamo parlando di qualcosa di diverso: il tentare di convincere la gente che lo scontro tra Alierta e Patuano sarebbe stato vinto da quest’ultimo, quando era chiaro che così non fosse. Quello che mi chiedo è perché sia stato scelto questo approccio: a Repubblica hanno litigato con Telefonica? C’è stata una velina di Renzi? La vera curiosità è questa..

Ultimo aggiornamento: 2014-09-01 14:54

Lettere al direttore e modelli dei trasporti

In questi giorni sono da mia mamma a Usseglio, e viste le mille attrattive del luogo capita che per fare qualcosa io mi compri La Stampa, il quotidiano torinese in grossa crisi di vendite e che ha appena alzato il prezzo di pubblicazione a un euro e mezzo. Oggi la pagina delle lettere al giornale era completamente dedicata ai commenti dei lettori su questo aumento: a prima vista c’era una perfetta alternanza tra pareri positivi (nel senso di “capisco la necessità”, non certo di “che bello!”) e negativi. Leggendo più attentamente, però, si poteva notare come le lettere a favore erano molto più argomentate di quelle contrarie; un lettore disattento avrebbe avuto l’impressione (subconscia, per giunta) che la bilancia pendesse dal lato dell’accettazione del fatto.

Le pagine locali poi sono state occupate per due giorni di fila dallo studio del Politecnico per rifare la rete di trasporti pubblici torinese. Premessa per chi non vive da quelle parti: il comune è in crisi nera e cerca di raschiare il fondo del barile, se non addirittura svendere il barile stesso. Leggendo la presentazione dello studio, si notano idee sensate in assoluto, come studiare la rete tenendo conto che a differenza dell’ultima ristrutturazione del 1982 ora c’è una metropolitana e ridefinire le fermate per ridurle e aumentare così la velocità commerciale; idee discutibili, come tagliare pesanemente il numero di linee complementari e non fare più entrare in centro le linee intercomunali ma farle terminare presso le linne di forza; idee pericolose, come ridurre la frequenza delle linee secondarie a una corsa ogni 20 minuti e farle terminare alle 21. Bene: queste ultime idee erano ben nascoste negli articoli di ieri e oggi si è persino citato un non meglio identificato studio comparato con città di tutto il mondo per dimostrare che a Torino si viaggia nel lusso. Il tutto naturalmente senza alcuna discussone sui coefficienti di riempimento dei mezzi pubblici, tanto per fare un esempio.

Diciamocelo, insomma: la Busiarda sta effettivamente cercando di aggiornarsi, e le bugie di oggi sono molto più sottili di quelle di un tempo…

Riproduzione riservata (comprese le parentesi quadre)

[senza fonte] È morto Giorgio Faletti. Nonostante il Corriere affermi che fosse malato da tempo, a quanto pare nessuno si era premurato di preparare un coccodrillo: tanto c’è Wikipedia. Ecco così che si copincolla la pagina dedicata allo “scrittore, attore, cantante, paroliere, compositore, sceneggiatore, pittore e comico italiano”, con la foglia di fico della frasetta “Secondo quanto riportato da Wikipedia” (ma senza nessun link) e lasciando tutte le note tra parentesi quadra, con la curiosità di vedere le quadre aperte [ sostituite da quadre chiuse ].

E il tutto naturalmente termina con l’onnipresente frasetta © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riservata de che?

Aggiornamento: dopo aver dimostrato di essere stati i primi, naturalmente al Corsera hanno riscritto con calma la voce. Per i curiosi, il testo completo originale è qui, nello splendore delle sue parentesi quadre.

Ultimo aggiornamento: 2014-07-04 12:40

Sto per spiegare…

Ogni tanto mi capitava di sbirciare l’home page di Libero, per vedere se c’era qualche spunto per le mie vignette (e sapere cosa si pensa dalle loro parti). Ora sto smettendo. Perché? Semplice. Ecco alcuni titoli che ci sono in questo momento:

  • Silvio non molla, scoppia la bufera Ecco chi vuole farlo fuori…
  • Cav: “Resto il leader”. E su Marina…
  • Lo sfogo di Minzolini: “Silvio, ti dico io cosa hai sbagliato…”
  • Una voce su FI per il nuovo leader: ecco su chi punta Berlusconi…
  • Silvio scambia la Ravetto per la Boschi e lei risponde: “Presidente guarda che io…”
  • Lo studente realizza il suo sogno: lancia la torta in testa alla prof, ma…
  • Renzi vuole estendere la “mancia”. Ecco a chi andrà ora il bonus…
  • Renzi, 2 botte ai pensionati. Poi fa Frate Indovino: “I sondaggi…”
  • TERREMOTO IN PARLAMENTO – Ecco chi vuole andare col Pd e chi rischia la poltrona…
  • Le pagellone di Feltri dopo le europee: “Il migliore tra gli uomini del Cav è…”
  • LA POLTRONA DI RE GIORGIO – Dopo le europee scatta il Toto-Colle. I nomi in corsa e i loro “sponsor”…
  • Per Befera un altro posto da “sceriffo”: Ecco dove andrà e cosa farà adesso…
  • COMANDANO LE GONNE – Le donne più potenti del mondo. Ecco chi guida la classifica…
  • Innocenzi vendica Santoro, attacco a Grillo “Lascia stare il Maalox, fatti una…”

Vi siete accorti del pattern (che non è il contenuto politico delle notizie, che è ovvio)? Proprio così. La maggior parte dei titoli non sono informativi, ma sono dei teaser, resi coi puntini perché nessuno abbia difficoltà a capire che deve cliccare sul link per sapere tutto. Ovviamente questo significa un’altra impression per Libero e altri introiti diretti (pubblicità che appaiono) e indiretti (scalata delle classifiche Audiweb).

Nulla di illegale, intendiamoci. Qualcuno potrebbe anche dire che il modello classico del quotidiano (titolo che dà la notizia, catenaccio che dà qualche informazione di contorno, articolo che spiega con dovizia di particolari e/o aggiunge il commento del giornalista) è morto, ed è giusto provare nuove vie. Bene: le provi pure. Io passerò a sbirciare Il Giornale, che per il momento lascia ancora le notizie nei titoli.

Ultimo aggiornamento: 2014-05-29 10:00

Heartbleed: come non spiegarlo

Ieri Loretta Napoleoni ha scritto un articolo sul Fatto Quotidiano a proposito del bug di Heartbleed, che ha toccato buona parte di Internet.
Ora, Loretta Napoleoni è un’economista. Leggendo il suo articolo, effettivamente l’ultima frase c’entra probabilmente con l’economia: «presto le imprese di assicurazioni faranno capolino anche nel ciberspazio e venderanno polizze contro gli attacchi degli hacker, quando succederà è probabile che faranno solidi (sic) a palate.» Non essendo io un economista, non sono in grado di stabilire la validità pratica di quella frase: ma si sa che l’economia è una scienza poco esatta.

Il guaio è che una frase era un po’ poco per fare un articolo, e così Napoleoni si è lanciata in una “spiegazione” di Heartbleed con frasi tipo «Il sistema di sicurezza SSL non è un’impresa statale ma un sistema open source, che può essere usato gratis» e «Il pattugliamento d’internet avviene spessissimo attraverso sistemi di questo tipo dal momento che non esiste una legislazione ad hoc a livello globale né forze dell’ordine specializzate nei reati cibernetici». Lo garantisco anche a quelli tra i miei ventun lettori che di informatica non sanno nulla: quelle frasi non hanno alcun senso, visto che non c’è nessun “pattugliamento” (SSL serve a creare un canale sicuro che non possa venire ascoltato, mica a cercare programmi malefici) né “sistemi di sicurezza” che sono “imprese”. Bisogna dire che i commenti sul sito del Fatto sono stati quasi unanimi nell’esprimere più o meno gentilmente il non apprezzamento dell’articolo… e qui si va verso un punto un po’ più complicato, di cui abbiamo chiacchierato sempre ieri sera su Friendfeed. Scrivere qualcosa che vada male a tutti non è così difficile, lo si vede in questo caso. Ma come si fa a spiegare qualcosa in modo che vada bene a tutti?

La mia personale opinione è che quando scrivi su un certo medium devi avere in mente il lettore medio di quel medium e tararti di conseguenza: se io dovessi scrivere sul Fatto sceglierei un taglio ben diverso da quello che userei per scrivere su Le Scienze. Certo, anche se ho scelto il taglio corretto è possibile che qualcuno mi legga su Le Scienze e non mi capisca: ma il problema è con ogni probabilità suo e non mio, proprio come il problema di uno che trova il testo sul Fatto troppo semplice e quindi sbagliato. Certo, la semplicità va a scapito della correttezza nella maggior parte dei casi: ma dovrebbe essere sempre possibile trovare la giusta quadra. Prendiamo per esempio la vignetta di xkcd a proposito di Heartbleed. Certo, è un’ipersemplificazione: però dà l’idea di cosa succede. C’è un dialogo dove il client chiede al server di mostrare che è ancora su; e il cattivo fa in modo che il server risponda con un contenuto molto maggiore del necessario, in modo da poter vedere se nel mucchio ci sono informazioni sensibili… scritte in chiaro perché quello è il contenuto della memoria RAM, non di un file.

Certo, saper fare una spiegazione semplice, comprensibile e fondamentalmente corretta non è roba da tutti, ma nemmeno scrivere sui giornali lo dovrebbe essere…

Sindone: crocifissione a Y?

L’articolo segnalato da Galileo a proposito di un nuovo studio della Sindone è molto interessante. Secondo Matteo Borrini e Luigi Garlaschelli, infatti, le macchie di sangue sul braccio non sarebbero compatibili con una crocifissione a T, ma bensì con una a Y, cioè con le braccia molto in alto anziché orizzontali.

Naturalmente lo studio (lo trovate qui, alle pagine 205-206) si limita a scrivere che «Considering these results, the imprint on the Shroud does not correspond with the traditional artistic image of a crucifix with arms stretched out on the crossbeam», e non prosegue a valutare le altre ipotesi: tipicamente, che la crocifissione ai tempi dei romani fosse effettivamente fatta con una croce – pensate solo che fino a pochi decenni fa l’iconografia faceva portare tutta la croce al Cristo, e solo in seguito si è passati ai pali già pronti per l’uso – e che fosse usanza medievale crocifiggere qualcuno. Per questo secondo punto, il razionale è semplice: se io dovessi fare una finta Sindone potrei anche decidere di crocifiggere qualcuno perché “sembri vera”: ma a questo punto faccio le cose come credo siano avvenute, e quindi con il poveretto messo a T. Se invece mi limito a mettere il sudario su uno che era stato crocifisso per tutt’altra causa, allora è chiaro che come viene, viene…

Peccato che di tutto questo non vi sia traccia nel resoconto di Galileo, che si premura però di ricordarci che lo studio è stato “realizzato anche con il sostegno dell’Uuar” (sic – però il link arriva correttamente al sito UAAR)

Ultimo aggiornamento: 2014-04-08 10:51

Renzi, metti in lattina?

Ribadisco quanto scrissi già in passato. Il problema non è che Eugenio Scalfari nella sua predica domenicale scriva un “do you can?” che viene immediatamente notato persino in una nazione come l’Italia dove la conoscenza della lingua di Albione non è poi così comune. Il problema non è nemmeno che a Repubblica lascino scrivere il Fondatore ogni santa domenica.
Il vero problema è che nessuno ha il coraggio di toccare anche solo una virgola della Parola di Eugenio. Più che gli incontri con papi e cardinali, Scalfari è implicatamente interessato alla tradizione islamica, dove la parola di Allah è per definizione immutabile finché Allah stesso non cambia idea?

Ultimo aggiornamento: 2014-03-30 13:41

americofilia

Oggi pomeriggio Corriere e Repubblica online hanno subito messo come prima notizia il crollo dell’edificio ad Harlem. Io, per non sapere né leggere né scrivere, sono andato sul sito del New York Times a vedere se ne parlava. In effetti in fondo alla prima pagina, tra le “other news”, c’era una righetta che puntava a un articolo interno.
Però la riga era la prima delle tre “other news”.

Ultimo aggiornamento: 2014-03-12 21:00