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Alzheimer combinatorio

La scorsa settimana, mentre ero a Chiavari, mi sono fermato a un bancomat per fare un prelievo. Ho digitato il codice, ed è apparsa la scritta “codice errato”. Ho ridigitato, molto più attentamente, il codice: mi è apparsa la scritta “codice errato”. Ho ritirato la tessera prima che mi venisse inghiottita, e ho cercato di capire cosa fosse successo. Io non ho scritto il mio codice bancomat da nessuna parte, sono un pazzo: lo ricordo a memoria, e pensavo di ricordarlo con il movimento delle dita sulla tastiera. Invece no, a quanto pare. Il mio codice è della forma aabcb: io ho digitato per due volte bbaca. Il giorno dopo me ne sono sincerato pagando a un POS (per la serie: un conto è avere la carta bloccata, altra cosa è averla bloccata e tenuta nelle fauci di un bancomat…). Mi devo preoccupare molto oppure moltissimo?

Ultimo aggiornamento: 2012-01-06 07:00

Natale

stamattina sono uscito per andare a lavorare e c’era meno della metà del solito traffico. Sicuramente qualcosa ha fatto la chiusura delle scuole, ma sono uscito alle 9:05 quando immagino che gli studenti siano già in aula… Diciamo che questo è stato il regalo di Natale che ho preferito.
Quest’anno sono davvero alla frutta, e credo che lo si veda anche dal poco che scrivo: a parte il lavoro (mi tocca anche questo…) i duenni mi prosciugano le forze sia quando rientro a casa che la notte non permettendomi di una dormita tirata – e quando non sono loro ci sono le gatte che raspano, o Anna che urla alle gatte che raspano. Spero tanto di recuperare un po’ di forze, ma non ne sono molto convinto :-(
(no, non ho in progetto nuovi libri, non preoccupatevi)

Ultimo aggiornamento: 2011-12-23 10:03

Voices

Oggi è ufficialmente partito Voices, il nuovo corporate blog di Telecom Italia. Come qualcuno di voi avrà magari immaginato, ci scrivo anch’io (senza alcuna autorizzazione formale del mio capo… applico un “don’t ask, don’t tell” personale su queste cose).
Voices nasce con uno scopo strano. La considerazione di base degli amici di Comunicazione Esterna che l’hanno voluto è semplice: tra le 50000 persone che lavorano in Telecom, non foss’altro che per ragioni statistiche, ce ne sono parecchie che eccellono in vari campi, non necessariamente legati al loro lavoro :-), e hanno più o meno notorietà in rete. éerché non farli parlare su temi reali in modo serio, sotto il cappello di Telecom Italia ma senza i vincoli aziendali classici? [*] Se fossimo all’estero credo che questa idea di contaminazione sarebbe molto apprezzata: qui da noi temo che da un lato si rischia di trovarsi solo commenti contro Telecom (ecco, magari metteteli qua, tanto neppure su Voices verrebbero comunque passati a Quelli Che Contano Davvero) e dall’altro nessuno avrà magari voglia di portare seriamente avanti le discussioni con noi – ma questo capita fin troppo spesso in rete. Però è anche vero che se non si prova a fare qualcosa non si può mai sapere cosa potrà succedere: e noi ci vogliamo appunto provare, anche se siamo sotto Natale.
Avete voglia di darci un po’ di fiducia e seguirci?
[*] occhei, come su Eraclito bisogna sempre cliccare sulle caselle di accettazione dei termini di servizio. Io avrei trovato piu semplice fare una registrazione una volta per tutte, ma capisco i maldipancia degli avvocati Telecom.

Ultimo aggiornamento: 2011-12-21 17:18

Come scrivo

Spinto da questo post dello Scorfano (lui parla difficile perché ha studiato letteratura, con me vi dovete accontentare di molto meno) stamattina vi racconto di come scrivo i miei post.
Innanzitutto un tuffo nel passato. Sono una persona molto pigra, e all’inizio del liceo decisi che non aveva un gran senso scrivere un tema in brutta e rifarlo in bella copia. Tanto, pensai, ogni volta che rileggo quello che ho scritto lo modifico; il lavoro sarebbe infinito e allora tanto vale lasciar perdere, scrivere una sola volta in bella calligrafia pensando un attimo prima di scrivere una frase, e non dannarsi l’anima. Il buonanima del mio professore di italiano del biennio per un po’ morse il freno: la mia non era una classe di gran letterati, i miei temi erano sempre nello scarno gruppetto dei migliori, e quindi non poteva dirmi nulla. Un giorno però diede un tema unico sui Promessi Sposi, che come al solito non avevo studiato (me li sono letti poi con calma e gusto in quarta per conto mio): annaspai il giusto, presi un cinque e mezzo, e mi venne intimato di ricominciare a scrivere la brutta. Io per principio continuai a fare i temi in bella per poi ricopiarli in brutta.
Passarono gli anni. Il tema della maturità mi venne una sbrodolata: abituato a scrivere quattro facciate (non protocollo, ma con una scrittura minuta) in un’ora e mezzo, il trovarmi ben sei ore a disposizione unito alla voglia di far vedere come sapevo tutto del 1848 mi fece sbracare. La tesi di matematica l’ho scritta per un terzo l’ultima notte prima della consegna, in sala terminali della Normale: e quando dico “scritta” intendo che non avevo nessun appunto, solo le formule alla base dei programmi che avevo scritto – per soprammercato usai un Mac SE senza hard disk e soprattutto senza tasti cursore, quindi a ogni errore di battitura dovevo spostare la mano dalla tastiera, prendere il mouse, coordinare i miei movimenti e correggere. Poi chiedetevi perché non sopporto più Apple. Quella tesi è una palla unica. La tesi di informatica l’ho scritta per un terzo l’ultima notte prima della consegna, chiuso nell’ufficio: essendo più preparato, ho terminato un’ora prima di quanto avessi previsto. Usai LaTeX su un monitor non grafico: un mezzo delirio e un paio di risme di carta sprecate, ma almeno potevo correggere un refuso usando solo la tastiera. Quella tesi è un po’ più divertente, almeno nell’introduzione e nella conclusione che erano state preparate un paio di settimane prima.
Passarono ancora alcuni anni (gli articoli per i convegni non fanno testo perché erano in inglese). Iniziai a scrivere per qualche rivista scientifica. Di nuovo testi di una palla unica: corretti, utilizzabili, ma in stile maestrino che ficca tutto in un ammasso bello ordinato ma gelido. Poi iniziò la prima incarnazione di questo blog: brevi comunicati stampa o temini per commentare qualche notizia. Solo che a furia di scrivere, e di volere essere seguito almeno dai famosi ventun lettori, il mio stile è cambiato parecchio.
Continuo a scrivere di getto. È possibile che mi rimugini in testa il contenuto di un post – con questo per esempio l’ho fatto – ma è praticamente certo che quello che ne esce non è il testo da me pensato, e spesso il post parte per una qualche tangente man mano che lo scrivo. Le parole si sussegono, e io mi limito ad osservarle. Non rileggo mai quello che ho scritto, a meno che il post non l’abbia scritto sul palmare e mi serva verificare che non sia saltata qualche lettera. Non guardo nemmeno la tastiera: le dita sanno dove andare, a meno che non mi fermi a pensare dove si trovi una certa lettera. Una scrittura lineare, insomma? per nulla. C’è sempre qualche sottoprocesso mentale che guarda quello che viene scritto e avvisa che occorre una correzione: in questo post avevo per esempio scritto «e di volere essere letto almeno dai famosi ventun lettori», alla parola “letto” ho pensato «no, farà ripetizione con “lettori”: vediamo se poi mi viene in mente un sinonimo» e due righe dopo ho trovato il termine e l’ho modificato in “seguito”. Poi l’occhio mi è caduto sulla frase «ma almeno potevo correggere», mi sono accorto che mancava qualcosa e ho aggiunto «usando solo la tastiera»; e mentre scrivevo questa frase ho deciso di aggiungere anche «un refuso». Il tutto dando un’occhiata al Frenfi e scrivendo un paio di risposte a mail che nel frattempo mi arrivavano.
Così non arriverò mai a fare letteratura: però spero mi apprezziate lo stesso :-)

Ultimo aggiornamento: 2011-12-09 07:00

Grandi Stazioni, grandi latrocinii

Stamattina sono andato a Torino con il cappellino wikimediano per il convegno Legambiente (sono già rientrato, queste non sono trasferte ma mazzate). Sono stato sufficientemente addormentato da salire sul posto sbagliato, cioè quello prenotato per il ritorno: di per sé non ho nemmeno una scusa valida, perché mi ero copiato tutto ieri pomeriggio… fortuna che avevo ancora l’SMS di conferma. Ma non è di questo che volevo parlare, tanto lo sapevate già che sono inaffidabile.
Sono arrivato in stazione con una decina di minuti di anticipo e ho pensato male di prendere un cappuccino al Panino Giusto che hanno da poco aperto nell’atrio. Ho scoperto che il cappuccino in questione costa 1,80€, uneuroeottantacentesimi. Cappuccino preso in piedi, senza neanche un cioccolatino – non parliamo di brioche e similari. Questo è approfittarsi del sonno dei viaggiatori.

Ultimo aggiornamento: 2011-11-25 15:01

breve visita torinese

Venerdì mattina metto il mio cappellino da wikimediano e partecipo come relatore al convegno di Legambiente «Molecole. Ecologia, social network e nuove forme di attivismo». Sarà una toccata e fuga, nel senso che nel pomeriggio torno in ufficio (ah, l’Alta Velocità…). Il convegno è a partecipazione libera (ma con prenotazione), e il mio intervento si intitola «Condividere i saperi nel web collaborativo». Inutile dire che le slide poi saranno a disposizione di tutti :-)

Ultimo aggiornamento: 2011-11-22 09:23

la teNNologia mi si ritorce contro

Stanotte i duenni sono stati relativamente bravi, solo Jacopo alle 3 di notte si è svegliato lamentandosi: con un po’ di camomilla si è subito riaddormentato. Persino le gatte non hanno grattato in giro per esprimere il loro sdegno sulla qualità della pappa che diamo loro (la pappa è di alta qualità, ma di gusto pessimo).
In compenso alle 4:20 del mattino sento un ti-ti-ti-ti dell’allarme di un orologio. Dopo un minuto l’allarme suona di nuovo, costringendomi ad alzarmi per cercare la causa. Alla fine scopro che è una delle mie (tante) stazioni meteorologiche Lidl al piano superiore: la temperatura esterna era scesa sotto i tre gradi, lampeggiava un fiocco di neve e lei – senza che io gliel’avessi mai detto – voleva far sapere al mondo cosa stava succedendo. Schiaccio snooze, aspetto un minuto, vedo che non suona più, torno a letto e cerco di riaddormentarmi. Alle 5:20 succede di nuovo: sposto la ricerca sensore su un canale vuoto, e torno giù. Alle 6:20 ancora una volta: a questo punto la risposta più semplice è stata togliere le pile e tornare giù a restare nel dormiveglia fintantoché la sveglia (quella vera) non fosse suonata.
Stamattina mando a memoria il modello della stazione meteo prima di uscire da casa; prima di mezzogiorno mi ricordo della cosa e mi metto alla ricerca del manuale online. È infatti possibile che nel cassetto dei manuali a casa ci fosse anche quello, ma credevo che la soluzione più semplice consistesse nell’usare l’internette. Sbagliato. Rispetto a quello che succedeva qualche anno fa, si direbbe che l’unico sito in cui siano salvati i manuali sia uno a pagamento, dove naturalmente non è nemmeno possibile avere un’anteprima per essere certi che il testo sia quello che si vuole. C’erano i soliti siti sanguisughe che cercano di beccarsi pubblicità (se va bene, quando va male ti inseriscono spyware…) indicando i risultati delle ricerche altrui; c’erano forum in varie lingue con la stessa richiesta – il polacco sembrava il più promettente, ma nulla da fare; ho dovuto sfruttare tutte le mie conoscenze ricavate al tempo dal buonanima di Fravia per riuscire a trovare http://www.inter-quartz.de/ che finalmente mi ha permesso di scaricare l’agognato manuale e scoprire che per eliminare l’allarme dovevo premere brevemente e più volte di seguito il tasto “-“: giusto per mostrare l’usabilità del sistema.
Viviamo in un mondo difficile.

Ultimo aggiornamento: 2011-11-16 13:15

un cordiale vafffanculo

all’autista della 70 (tabella 10, numero del bus 6046) che stamattina alle 8:40 circa è arrivato in piazzale Maciachini diretto a Porta Volta. Quel tipo di bus è un 18 metri nuovo, quindi ha la porta centrale con lo spazio per caricare sedie a rotelle o passeggino. La fermata di piazzale Maciachini è su un tratto di preferenziale: le auto passano a fianco. Il marciapiede è rialzato della misura giusta, il bus non ha nessuna difficoltà ad affiancarsi e far salire la gente.
L’autista della 70 (tabella 10, numero del bus 6046) stamattina alle 8:40 circa si è fermato storto, lasciando dai 30 a 40 centimetri di spazio, mentre un imbecille con un passeggino doppio doveva salire sotto la pioggia: non battente ma comunque scocciante. Fortuna che l’imbecille in questione, nonostante la borsa a tracolla, si è esibito in una passabile imitazione dell’incredibile Hulk e ha sollevato di peso il passeggino da dietro, facendo carambolare un po’ di persone che naturalmente stazionavano davanti alla porta stessa perché così potevano respirare un po’ d’aria buona.

Ultimo aggiornamento: 2011-11-08 11:00