Archivi categoria: io

Sono andato in ufficio

Stamattina sono andato in ufficio. In realtà ci sono stato sì e no un quarto d’ora, il tempo necessario per recuperare il mio pc di lavoro che contiene una certa quantità di dati che mi servono e che dovevo sempre cercare qua e là, il token per l’accesso sicuro ai sistemi aziendali di esercizio – a cui in genere non accedo, ma non si sa mai – e un po’ di roba varia, oltre che buttare via tutto il cibo che tenevo come schiscette e che ovviamente è scaduto. Nel tragitto sono persino riuscito a passare all’Esselunga di Porta Nuova – vuota – a recuperare la tazza di Harry Potter che mi aspettava da qualche mese e che ora continuerà ad aspettare per qualche mese in ufficio. Naturalmente avevo il permesso del mio capo, di HR, di Real Estate e di Security (arrivati tutti al volo).

In ufficio ho solo trovato il collega in reception – che deve stare aperta – e una delle signore delle pulizie – che si devono comunque fare. In compenso ho trovato auto in doppia fila mentre pedalavo, e soprattutto verso la fine avevo il fiatone. Sarà dura il vero rientro, mi sa!

Ultimo aggiornamento: 2020-05-07 16:26

Giovedì sarò in diretta Facebook su Rai Radio 2

Vi ricordate che avevo scritto di un mio prossimo eventino? Perfetto. Giovedì 7 maggio, dalle 16:30 alle 17, sarò intervistato da Marco Ardemagni (Caterpillar AM) in diretta Facebook sulla pagina di Rai Radio 2. Tema: rispondere in modo definitivo (o quasi!) a tutte le domande che “l’uomo della strada” si pone sul funzionamento di Wikipedia. Chi la scrive? Chi controlla i contenuti? Wikipedia non sbaglia mai? E poi non lo so, perché mica mi dicono le domande in anticipo :-) e comunque risponderò anche alle domande inviate in chat dal folto pubblico. Nella videocall di preparazione della scorsa settimana, a un certo punto non so perché siamo entrati in modalità calcistica, e quindi mi è uscita una frase boskoviana come “enciclopedico è quello che wikipediani chiamano enciclopedico”: ma sono convinto potrò fare di meglio. Sono anche convinto che qualcuno degli odiatori di Wikipedia e di Wikimedia Italia scriverà le sue domande: risponderò anche a quelle.

Avrete insomma una rara possibilità di vedere un pezzo della mia postazione di lavoro, sperando di ricordarmi di spostare il pc altrimenti ci sarebbe la porta del bagno :-); la trasmissione poi dovrebbe finire sul canale YouTube di Rai Play, così da poterla vedere anche in seguito. Grazie naturalmente al Bravo Presentatore Marco Ardemagni, e grazie alle Francesche (Lissoni e Ussani) dello staff di Wikimedia Italia che hanno permesso la trasmissione.

Radio Rai mi ha cancellato :-)

Antefatto: ieri intorno a mezzogiorno mi arriva una telefonata da un numero sconosciuto. Era Radio Rai (che chiama sempre da numeri sconosciuti) che mi chiede se alle 17 vorrei raccontare a Radio 3 della quarantena di scrittura su Wikipedia durante la trasmissione Fahrenheit. Ho già parlato a Fahrenheit di cose wikipediane, e non essendoci su Wikipedia una redazione hanno probabilmente cercato me. Nessun problema, rispondo, e aspetto il pomeriggio. Qualche minuto prima delle 17 mi chiamano, e parlo con Loredana Lipperini per quasi dieci minuti – per chi conosce i tempi della radio, un tempo enorme. A parte un’impappinatura che mi fa temere per un Alzheimer precoce, nulla di particolare.

La sera vado a cercare il podcast, e non lo trovo sulla pagina della trasmissione:il link della colonna principale termina alle 16:35 e quelli sulla colonna di sinistra sono altre cose. Vado alla pagina del palinsesto, e scopro che alle 17 c’è un’altra trasmissione, Ad alta voce, dove viene letto un libro. Che è successo? Lipperini stessa su Facebook segnala la maratona di scrittura! La mia ipotesi è che i due segmenti precedente e seguente, la poesia e l’audiolibro, siano trasmissioni registrate che sono sempre trasmesse a quell’ora, mentre ieri per una ragione o per l’altra Lipperini o qualcun altro abbia scelto di modificare leggermente il palinsesto, senza avvisare che ci sarebbe stato un quarto segmento della trasmissione. Vabbè, non morirà nessuno.

P.S.: per i miei fans, preannuncio che giovedì prossimo dovrebbe esserci un evento… vabbè, un eventino.

Ultimo aggiornamento: 2020-05-01 16:52

Il sistema sanitario lombardo al di là del Covid

Come forse ricordate, un paio di anni fa ho avuto un distacco della retina, risoltosi tutto sommato bene (con la scusa che mi hanno cambiato anche il cristallino, ci vedo persin meglio di prima) ma che mi obbliga a fare una visita di controllo l’anno. Avevo così prenotato l’OCT per oggi e la visita vera e propria per l’8 maggio.

Venerdì 13 marzo mi arriva un sms che mi segnala che l’appuntamento per la visita di controllo è stato annullato e sarà rischedulato quanto prima. Nulla di strano, penso, aspetteranno che finisca il lockdown per fare le visite. Però non mi arriva nessun messaggio per l’OCT. Mi connetto al sito della sanità lombarda, SPID e tutto: le prenotazioni continuano a esserci ma se provo a visualizzarle mi appare una classica schermata in cui è chiaro che nella base dati c’è qualcosa che non va. Telefono al numero delle prenotazioni: mi risponde un tipo che mi dice “ah, non sappiamo nulla, se non che i servizi sono aperti solo per le urgenze. Ma c’è tempo, richiami la prossima settimana”. Giovedì richiamo, e un’altra operatrice mi dice la stessa cosa, aggiungendo che ogni azienda ospedaliera fa per conto suo e di chiamare magari sabato, al che io sommessamente le ricordo che per la sanità il sabato sarà pure lavorativo, ma il 25 aprile no. Ad ogni modo, finalmente venerdì mi arriva l’sms che cancella anche l’OCT.

Fase 2 :-). Ieri pomeriggio provo a vedere se posso riprogrammare da sito le visite, e scopro che per il giorno dopo c’è un posto al Fatebenefratelli valido anche per chi come me ha una ricetta programmabile. Che bello, penso, e procedo alla modifica. Il sistema ovviamente si lamenta perché io ho una prenotazione già fatta (ma mi avete detto che è rimandata!). Cancello la prenotazione, e come d’incanto non risulta più nulla di prenotabile. Stamattina richiamerò il numero verde, anche perché tra un po’ la ricetta scade; però capite che se per queste che dovrebbero essere operazioni normali il risultato è simile non è che si possa immaginare che nelle emergenze si possa fare qualcosa di funzionante…

Il grandissimo servizio di BRT

Qualcuno mi aveva chiesto come era poi andata avanti la consegna BRT del mese scorso. Forse però non volete saperlo.

In pratica, per cinque giorni la settimana il sito BRT diceva al mattino presto che il pacco sarebbe stato consegnato in giornata e che dopo le 10 sarebbero stati più precisi; a metà mattinata la fascia di consegna era ridotta a due ore; nel pomeriggio la consegna veniva spostata al giorno successivo. Una volta mi è anche capitato di leggere “Mancata consegna”, come se io fossi andato in giro e non ci fosse stato nessuno a casa. La settimana scorsa c’è stata un’aggiunta; “I tempi di consegna potrebbero non essere garantiti a causa del COVID-19”.

Ieri pomeriggio finalmente ha suonato il corriere. Mi sono trovato un pacco malamente chiuso con lo scotch. Ho aperto il pacco e la bicicletta era rotta, e tra l’altro anche senza il foglietto della garanzia. CoopOnline (da cui ho comprato le biciclette) tace. BRT non è come al solito raggiungibile. Cosa devo fare?

Scrivere non è sempre la stessa cosa

Quando la settimana scorsa ho raccontato perché io scrivo, c’è stato un piccolo thread al riguardo su Facebook, dove al mio commento “mi sa che scriverò un pippone sulla differenza tra postare su FB e scrivere su un blog” il mio amico Gionata ha ribattuto da un lato aggiungendo lo scrivere libri e dall’altro dicendo di essere curioso del perché io trovassi una differenza, visto che per lui era la stessa cosa. Insomma, il pippone ve lo trovate anche questa volta, con la solita avvertenza che quello che scrivo è il mio personale punto di vista e che potrebbe essere una posizione di assoluta minoranza.

Io non credo di avere mai avuto il blocco dello scrittore. In prima elementare scrivevo pensierini a raffica. Al triennio del liceo, consegnavo i temi in un’ora e mezzo: quattro paginette (non usavamo fogli protocollo) scritte direttamente in bella perché sono pigro, con risultati non eclatanti ma nemmeno disprezzabili. In realtà mi capitò una volta in prima liceo di prendere un 5 e mezzo su un tema manzoniano, per l’ottima ragione che come al solito non avevo studiato e quindi mi sono dovuto arrampicare sugli specchi; il professore – che aspettava solo una mia insufficienza – mi costrinse a scrivere in brutta e per un anno e mezzo io diligentemente copiai in brutta il tema che avevo appena scritto in bella. Attenzione, però. Non è che io scrivessi, o scriva, di getto: semplicemente ai tempi mi fermavo un attimo, componevo mentalmente la frase da scrivere, e la mettevo su carta.

Da quando poi ci sono i computer il mio modo di scrivere i post è cambiato. Solitamente ci penso un po’ su prima di cominciare a scrivere, creando qualche frase ad hoc che mi dimentico subito; poi comincio a scrivere a spizzichi e bocconi – questo post ce l’ho in bozza da due giorni – ma soprattutto mentre scrivo torno spesso indietro a correggere e migliorare delle frasi che non mi suonano tanto bene. Esatto: mantengo nella mia memoria di lavoro due o tre sezioni del testo. Non ve lo consiglio, ma per chi è abituato a lavorare così non è poi molto complicato. Alla fine non rileggo mai, visto che tanto l’ho fatto man mano: ecco perché vi trovate spesso dei tag non chiusi o chiusi in modo errato, o addirittura frasi lasciate a metà perché l’algoritmo mentale di composizione ha avuto un interrupt, magari un gemello che viene a chiedermi per l’ennesima volta qualcosa.

A parte queste mie peculiarità, un post è insomma per me un’unità logica che deve avere una sua struttura interna ben precisa, e la deve avere per quanto possibile anche nel futuro non meglio identificato. Un messaggio in un social network no. Fosse anche un pippone da venti righe, è qualcosa che butto giù tutto in un fiato, senza stare troppo attento alla struttura logica della frase se non per far sì che il testo sia comprensibile a chi mi legge. Eventuali errori di ortografia li correggo dopo, perché mi dà fastidio vederli; però il messaggio è qualcosa che per me vale solo nel qui-ed-ora. Naturalmente mi è sempre chiaro che una qualunque cosa scritta in rete è per sempre, e quindi non scrivo cose di cui potrei pentirmi in futuro; mi daranno magari del cretino, ma tanto ci sono abituato!

E scrivere libri? Non lo so, non ne ho mai scritti :-) Seriamente, i libri che ho scritto non sono saggi veri e propri, ma insiemi di capitoli che possono essere letti indipendentemente. Questo significa che da un certo punto di vista li ho scritti come se fossero dei post un po’ più lunghi del solito, e non ho mai avuto bisogno di pensare a un livello più alto, quello del fluire del testo – la struttura, se volete chiamarla così. La massima dimensione a cui sono arrivato sono le 22mila battute del librino su David Foster Wallace e la matematica e le 45mila battute di Matematica e infinito che però oggi riscriverei da capo; prima di parlare di libro ce ne vuole. Di per sé ho un paio di progetti per un libro vero e proprio, ma nessuno me li ha mai accettati e quindi se ne stanno lì fermi.

Qualcosa posso però dire sulla differenza di approccio che ho. Mentre come scrivevo sopra i post sono pensati prima e durante, ma poi partono d’improvviso, i miei libri hanno una genesi del tutto diversa. Li scrivo, in un ordine più o meno casuale; li lascio decantare; li riscrivo quasi da capo, perché non mi piace per nulla quello che ho scritto. (Detto tra noi, quello è stato il vero motivo per cui a scuola avevo smesso di scrivere la brutta: tanto poi riscrivevo da capo in modo diverso, e la cosa mi scocciava alquanto). Poi ci sono i lettori alfa che mi danno un feedback, e un’altra serie di giri di riletture e riscritture, si spera sempre di meno, fino a che il risultato non mi pare soddisfacente. La mia visione di un libro è insomma ancora diversa da quella di un post o di un messaggio. Il libro, come il post e a differenza del messaggio, è pensato per durare; ma il post nasce per la discussione immediata, mentre nel libro il polishing, la rifinitura insomma, diventa fondamentale.

Tutto questo vale ovviamente per me, che non scrivo per mestiere. Per altri le cose potrebbero essere diversissime. Voi per esempio cosa ne pensate?

Edoardo Vesentini

Qualche mese dopo Radicati, è morto un altro dei miei professori alla Normale: Edoardo Vesentini. Era direttore della Scuola negli anni in cui l’ho frequentata, ma dovete tenere conto che uno dei punti di forza della Normale era la relativa vicinanza tra allievi e docenti, quindi era facile avere a che fare con lui; ecco qualche aneddoto.

Un giorno io e Fabio siamo arrivati trafelati alla mensa della Scuola un minuto o due prima della chiusura, per colpa delle solite lezioni di Analisi 3 che il professor Arosio terminava mezz’ora dopo l’orario teorico. Davanti a noi c’era Vesentini. Naturalmente a quell’ora non era rimasto praticamente nulla se non i cibi che si potevano dare al volo, tanto che avevamo coniato il jingle “La morale è ancora quella: dopo Arosio, mozzarella!”. La cuoca vede Vesentini e gli fa: “Professoooore! La vuole la bistecca?” e lui, pronto: “Premiata calzoleria Scuola Normale?” (In effetti la mensa era più nota per la quantità di calorie che potevamo ingurgitare che per la raffinatezza dei cibi).
Abbiamo anche seguito un corso interno di geometria tenuto da lui, nel quale abbiamo a un certo punto ottenuto che non usasse contemporaneamente le lettere greche ζ (zeta) e ξ (csi), visto che le scriveva allo stesso modo. Un giorno l’aula che usavamo era occupata non ricordo perché, e quindi propose di andare tutti nel suo studio. Eravamo una quindicina, ma eravamo anche ventenni e quindi ci siamo infilati in tutti gli anfratti possibili: ricordo qualcuno seduto sulla scaletta che era usata per prendere i libri in alto in libreria. Marcello – noto per una certa qual goffaggine – vede un angolino libero e si fionda lì: nel farlo inciampa sul filo di una lampada e la fa cadere. Si ferma, prende i pezzi della lampada, e li dà a Vesentini. Bisogna dire che li ha presi con grande aplomb :-)