Luciano Daffarra scrive su agendadigitale.eu del rifiuto del Copyright Office statunitense di tutelare un’opera prodotta dalla “Creativity Machine”: un sistema di intelligenza artificiale che per mezzo di un apposito algoritmo ha prodotto “autonomamente” il dipinto in questione. Qua potete leggere l’articolo di The Verge. La stessa cosa era capitata qualche anno fa con l’autoscatto del macaco Naruto: in pratica, la giurisprudenza afferma che poiché l’autore di quelle opere, animale o IA che sia, non ha personalità giuridica non può nemmeno avere diritti di proprietà intellettuale.
Il mio personale pensiero, da non leguleio, è sulla stessa linea ma per un motivo (forse) diverso: la scelta di accettare che queste entità, per mancanza di un nome generico migliore, abbiano diritto al copyright non è a vantaggio loro ma di qualcun altro. Già adesso il copyright è sempre più spesso venduto dal creatore a qualche non meglio identificata corporation: pensate a Topolino per esempio. Ma questa è una scelta specifica degli autori originari che hanno deciso di monetizzare. Naruto e la Creativity Machine non possono aver fatto quella scelta, quindi assegnare loro il copyright è contro la logica che ha portato al diritto d’autore. Ma temo di essere in minoranza, e sicuramente la mia voce sarà soffocata da chi è interessato a fare i soldi…