Da lunedì scorso gira questo screenshot (vero) sui risultati elettorali nel comune di Ventotene, dove Mario Adinolfi ha preso 0 (zero) voti) come candidato sindaco.
A me importuntubo delle dichiarazioni del suddetto Adinolfi, che ha twittato (copia archiviata): «(Ho provato a forzare modalità paramafiose del voto nei piccoli centri meridionali. Ho perso. La democrazia funziona anche così. Ma mi ricandiderò a Ventotene e la cambierò, perché il cambiamento è necessario come l’aria)». Quello è al più un problema dei cittadini di Ventotene. Quello che invece mi stupisce è come il Popolo della Famiglia sia riuscito a presentare le liste. Sono andato a vedere sul sito del ministero le norme per le amministrative, con relativo aggiornamento. Ho così scoperto che nei comuni sotto i 1000 abitanti non occorre avere qualcuno che presenti le liste, perché «sono gli stessi candidati che assumono, di fatto, la veste di presentatori delle singole liste attraverso l’accettazione della propria candidatura». Fin qua direi nulla di male. Però il punto 1.4 del primo documento afferma che «i presentatori delle liste dei candidati [devono essere] iscritti nelle liste elettorali del comune in cui si svolgono le elezioni». Quindi tecnicamente si direbbe che gli almeno sette candidati della lista (Tabella 1) dovevano essere iscritti alle liste elettorali di Ventotene: ma a quanto pare non è così. Mistero.
Per par condicio: la stessa cosa vale naturalmente per Luca Vittori e il suo “Partito gay, Lgbt+, solidale, ambientalista, liberale” che si è preso 1 (un) voto. Il vantaggio è che almeno lui non mi pare abbia twittato in giro :-)