Rectoscopy fa notare un simpatico effetto del “giornalismo di strada”, o detto in altro modo: come risparmiare evitando di mandare troppi fotografi in giro e chiedendo alla gggente di mandare loro le fotografie.
Nella homepage di corriere.it campeggia una foto dei danni del terremoto. Quello che ci fu in Sichuan, come da documentazione. Tanto le macerie sono tutte uguali.
Aggiornamento: (12:30) Finalmente la foto è cambiata: il che significa che per un’ora è rimasta lì tranquilla e beata. Vediamo se qualcuno al Corsera si scuserà.
Aggiornamento: (13:45) Peccato che, come fa notare Rectoverso, abbiano scelto una foto copiata dal National Geographic di un terremoto… turco. Forse adesso il Palazzo del Governo è quello giusto.
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solo noi possiamo sparlarci addosso
Io non mi sento toccato dall’ultimo moto di stizza di Berlusconi contro i media (per la cronaca, Silvio dice che “contro di lui siano state riportate, dai media, niente più che «calunnie»”, e dunque “è tentato dal compiere «azioni dure» nei confronti di quei mezzi di informazione che a suo dire non hanno rispettato la verità.”) In primo luogo io non sono un media; inoltre non ho nemmeno guardato quello che ha scritto l’italica stampa, visto che la mia fonte è stata la BBC.
Il punto che mi ha maggiormente preoccupato è però un altro. Io ho visto il video della telefonata berlusconica, e mi sembrava il trailer del nuovo film dei Vanzina, Vacanze a Strasburgo. L’unica differenza è che i nostri registi non prenderebbero mai Angela Merkel come primattrice: non avrebbe il physique du role. Leggendo i commenti, sembra però che anche tra i miei ventun lettori ci fosse qualcuno che per questa volta dicesse che il nostro PresConsMin aveva ragione; e mi sa che il motivo è che sono stati i giornali stranieri a prenderlo in giro (da Gilioli ho visto una foto di un giornale tedesco, che però non considero visto che immagino sia Bild a cui in effetti non si può dare troppa corda.)
Sappiamo che la stampa europea non è mai stata tenera verso i nostri leader: non so se vi ricordate di quando Prodi era presidente della Commissione Europea e i giornali francesi e inglesi lo pigliavano per i fondelli, dimenticando che il nostro Mortadella era stato preso in tutta fretta dopo lo scandalo della commissione Santer proprio perché lui è tutto meno che spumeggiante. Però la situazione adesso è molto peggiore: Berlusconi è trattato più o meno come il suo amico Giorgino Bush. Magari messa così la cosa fa sentire meglio Lui; ma mi chiedo perché qui non si batta ciglio quando le cose le scrivono i nostri, mentre se lo fanno gli altri bisogna fare scudo intorno al nostro compatriota… il tutto naturalmente fatto dai pochissimi che la stampa estera la guardano: non è un caso che Lui non ne faccia cenno nel suo iroso commento, perché sa bene che i suoi elettori – e anche molti dei comunisti che elettori suoi non sono – non si metterebbero mai a usare due delle famose I per cercare informazioni in inglese sull’internette.
Flatterlandia (libro)
(se vuoi una mia recensione più seria di questo libro, va’ su Galileo!)
Non so quanti di voi abbiano letto Flatland, il testo scritto da Edwin Abbott alla fine del XIX secolo che con la scusa di raccontare la storia di una figura bidimensionale che scopre le meraviglie del mondo a tre dimensioni fa una feroce satira dell’epoca vittoriana. Ian Stewart riprende l’idea e la espande, per così dire, tanto che persino il titolo del libro (Ian Stewart, Flatterlandia [Flatterland], Aragno 2008 [2001], pag. xxxi+433, € 18, ISBN 978-88-8419-360-5, trad. Filippo Demonte-Barbera) è un comparativo: “Flatterland” significa letteralmente “terra più piatta”.
Stewart non è interessato tanto alla satira sociale, anche se ne lascia qualcosina, quanto alla divulgazione matematico-fisica, arrivando anche alla spiegazione del Big Bang e alla teoria delle stringhe e della supersimmetria. La parte divulgativa è fatta indubbiamente bene ed è alla portata di tutti; bisogna però che il lettore apprezzi lo stile umoristico di Stewart che alla lunga puo risultare stucchevole, visto che è sempre alla caccia del bieco gioco di parole. A questo riguardo, onore al merito di Filippo Demonte-Barbera per la sua perfetta traduzione in italiano: nella prefazione spiega anche alcune delle scelte da lui fatte, permettendo al lettore di vedere anche l’originale inglese. Il libro termina con una postfazione di Michele Emmer, che colloca Flatterlandia (e Flatlandia) nel contesto storico e visivo di quello che è capitato negli ultimi centoventi anni.
gioco della domenica: Germz!
Germz è un giochino di quelli “metti vicine le cose uguali, e fallo in fretta”. In questo caso però le “cose uguali” sono dei germi, e non è possibile fare mosse di attesa: ciascuna mossa è uno scambio di due germi vicini, e deve completare una riga orizzontale o verticale di tre germi uguali, che verranno annichiliti (Similia similibus curantur) e faranno spostare verso il basso i vicini superiori, mentre lo schema si riempirà di nuovo. Nel caso i germi in fila fossero quattro, si forma un antibiotico che abbassa la febbre e annichilisce i germi in linea retta a Y. Se la febbre è troppo alta, si muore e finisce il gioco.
Ho fatto qualche partita e non sono riuscito a superare il sesto livello: dopo un po’ ci si accorge che occorre fare un mimino di studio per evitare mosse che portano a un punto morto.
L’immagine dell’Italia
Sul sito della BBC (e sul feed RSS, quindi non esattamente nascosto) c’è questo articolo. Il riassunto: “Gaffe-prone Italian Prime Minister Silvio Berlusconi holds up the start of a key Nato summit – by talking for too long on his mobile phone.”
L’articolo è compreso di video. Non so se le risate siano state aggiunte ex post, né chi è stato a fare il montaggio: però è indubbio che il nostro PresConsMin deve avere studiato attentamente i sondaggi sull’immagine degli italiani all’estero, e ha pensato di farsi accreditare come uno di noi.
Nessun dove (libro)
Londra è Londra, non c’è che dire. Ma siamo sicuri che sia solo Londra? Neil Gaiman nelle varie versioni di questo libro (Neil Gaiman, Nessun dove [Neverwhere], Fanucci – Tif Extra, 2008 [1996, 1997, 2000], pag. 329, € 9,90, ISBN 978-88-347-0874-3, trad. Elena Villa) – secondo l’autore il libro che ho tra le mani è diverso da quello che lui aveva scritto inizialmente – racconta la “Londra di sotto”, la città di chi è in un certo senso stato buttato fuori dalla città “di sopra”, i dropout insomma. Il tutto però è un modo per raccontare della città in modo diverso dal solito; il libro è pieno di minuzie storiche e geografiche, tanto che lo si può quasi leggere come una sorta di guida turistica della città. La trama sta più o meno tra il fantasy e il noir: ho trovato personalmente pesante l’inizio, e mi ci sono volute quasi cento pagine prima che la storia mi prendesse; forse vedere il povero protagonista che rapidamente spariva dalla vista degli altri. La povera traduttrice ha dovuto (vittoriosamente) lottare per rendere comprensibili i nomi delle parti di Londra che nella storia sono presi alla lettera, come i Frati Neri che stanno a Blackfriars: direi che ci è riuscita abbastanza bene.
Orari
lo smoot
Leggendo vb, scopro l’esistenza di un’unità di misura di lunghezze piuttosto particolare: lo Smoot.
Come si può leggere, Oliver Reed Smoot, Jr venne usato nel 1958 per misurare la lunghezza dell’Harvard Bridge tra Boston e Cambridge in Massachusetts. “Usato” nel senso che è stato man mano messo per terra dai compagni della sua fraternità al MIT, visto che era il più piccolo della classe, fino a che non hanno stabilito che il ponte era lungo 364,4 smoot più o meno un orecchio. A distanza generalmente di 10 smoot sono stati messi dei segni per dare la lunghezza parziale, segni che sono stati conservati anche quando hanno rimesso a nuovo il ponte perché la polizia li trovava comodi quando dovevano indicare il luogo esatto di un incidente (e uno si chiede quanti diavolo di incidenti facciano su quel ponte).
Ma la cosa più divertente è che Smoot (la persona) divenne presidente dell’ANSI nel 2001-2002 e dell’ISO nel 2002-2004; da essere un’unità di misura è arrivato a standardizzare le unità di misura. Però non è vero che sia riuscito a farla diventare una misura ANSI…
Inutile dire che c’è una voce al riguardo sulla wikipedia in inglese; e Google traduce anche metri e piedi in smoot, se uno preferisce misurare le distanze in questo modo.