A me di Dino Boffo non può interessare di meno; soprattutto importuntubo se preferisce andare a letto con le donne o con gli uomini, fintantoché sono consenzienti e maggiorenni. (Nota per i vaticanisti dell’ultima ora: per la chiesa cattolica il peccato non è l’omosessualità ma gli atti omosessuali; e comunque se uno pecca perché è debole ma si pente viene sempre perdonato, “settanta volte sette”. Molto, molto più grave è colui che dà scandalo, e non mi pare che questo sia il caso del direttore dell’Avvenire.)
Le cose che mi fanno paura sono altre due. La prima è la famigerata nota informativa spacciata da Il Giornale come la “pistola fumante”. Nessun problema se è un falso – fatto piuttosto bene, in effetti, con quel lessico burosgrammaticato che fa immediatamente venire in mente le nostre forze dell’ordine. Ma se è vero, ciò significa che rischiamo di essere tutti segretamente schedati, proprio come in uno stato di polizia. La seconda cosa è che nel “sondaggio” di Skytg24, “state con il Giornale o con i vescovi?”, i feltristi sono circa il doppio degli altri. Facendo pure la tara degli anticlericali puri e duri – che non sono poi così tanti, esattamente come sono pochi gli integralisti cattolici – resta un risultato su cui mi sa che pesi parecchio l’omofobia. Detto in altro modo, se Boffo fosse stato condannato per evasione fiscale i risultati forse sarebbero stati diversi. Di nuovo, stiamo parlando di qualcuno che se è omosessuale comunque non lo sbandiera, quindi non c’è nemmeno la scusa del “guarda che pessimo esempio che dà”. Il tutto mi preoccupa davvero.
(di Feltri è inutile parlare. D’altra parte Silvio se l’è riportato ben per qualcosa, al Giornale di famiglia!)
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New Journalism (libro)
Nell’era di Internet il giornalismo non può più essere quello di un tempo, almeno esteriormente. Marco Pratellesi, caporedattore di corriere.it, racconta così in questo libro (Marco Pratellesi, New Journalism, Bruno Mondadori – Campus – 2008, pag. 240, € 18, ISBN 978-88-6159-236-0) le “teorie e pratiche del giornalismo multimediale”. La tesi fondamentale di Pratellesi è che la professione del giornalista è cambiata solo esteriormente; un tempo doveva consumarsi le scarpe girando per la città a caccia di notizie, mentre adesso magari si consuma gli occhi davanti al pc; ma in fin dei conti continua ad essere un mediatore tra le notizie e i lettori, selezionando spiegando approfondendo collegando i fatti che ritiene più importanti. La prima parte che racconta le tappe miliari del giornalismo e l’ultima in cui dà un’idea di come è mutato il lavoro in redazione sono interessanti, così come la sitografia ragionata al termine del testo; poco convincenti invece i capitoli di consigli a chi vuol seguire questa carriera, comprese le norme grammaticali (!). Il punto più debole del libro è però la sua ripetitività. Mi è capitato più di una volta di fermarmi, certo di essermi sbagliato a riprendere il segnalibro e di avere già letto quella pagina; invece era una banale, ennesima ripetizione degli stessi concetti. Un taglio di un terzo del libro sarebbe stato davvero utile!
Coerenza
Luca Zaia:«Non è l’alcol la causa degli incidenti stradali». L’eccesso di velocità, forse?
Lidl Card? ahiahiahi…
Un po’ di tempo fa, Lidl ha pubblicizzato anche in Italia la sua carta revolving, Lidl Card. Nemmeno troppo una sòla, visto che comunque potevi pagare in rata unica il cinque del mese senza interessi, e i tassi erano comunque inferiori al 10%.
Oggi, mentre passavo a comprare le similCampagnole, ho notato un cartello scritto al PC che comunicava che dal primo settembre non sarebbero più state emesse Lidl Card, e che quelle esistenti sarebbero state valide fino alla scadenza naturale.
Chissà come mai c’è stato questo improvviso cambio di strategia… così improvviso che a oggi il sito non dice nulla.
piccolo infermiere
Per la profilassi dopo la sua gestosi, Anna deve farsi ogni sera un’iniezione di eparina. Ieri sera però non c’erano a disposizione né suo padre né Simona, e quindi c’era qualche piccolo problema a farle la puntura. Io in teoria avevo osservato il funzionamento del tutto – è una sottocutanea, quindi non è che ci sia chissà quale cosa da fare – ma giustamente Anna non si fidava troppo del sottoscritto; così abbiamo provato ad andare alla farmacia notturna vicino a casa… solo per scoprire che il farmacista non può fare iniezioni.
Risultato finale? un grosso respirone da parte mio e di Anna, e un ago da me conficcato nel suo braccio. La stoica non ha nemmeno urlato… però stasera, con la scusa che c’era suo padre, se l’è fatta fare da lui :-)
gioco della domenica: Max Damage
Questo Max Damage della Armor Games è un altro dei cosiddetti “giochi basati sulla fisica”. Il nostro Max – almeno immagino si chiami così – è uno che vuole distruggere tutte quelle belle cose che abbiamo in casa. Ha a disposizione un cannone il cui alzo e la cui potenza possono variare: nei quarantanove livelli del gioco serviranno tutte quelle possibilità. Quando non potete lanciare nulla addosso al vostro collega/compagno potrebbe essere una buona idea farci una partitina!
(via Passion for Puzzles)
Dino Boffo
Ma capita solo a me che non appena sento il nome del direttore di Avvenire mi venga subito in mente Terry Pratchett?
domanda affermativa
Cito (via voglioscendere) una parte del testo con cui il nostro PresConsMin di sua propria mano ha accompagnato la querela al gruppo editoriale l’Espresso per le famigerate “dieci domande” che tutti i giorni appaiono su Repubblica.
«Il lettore è indotto a pensare che la proposizione formulata non sia interrogativa, bensì affermativa ed è spinto a recepire come circostanze vere, realtà di fatto inesistenti.»
Traduciamo dal legalese in italiano: secondo i silvioavvocati, anche in cima alla lista ci sia scritto “Dieci domande” e che ciascuna delle frasi termini con un punto interrogativo non significa nulla: i telespettatori medi – quelli che in tempi non sospetti il signor B. definì “undicenni neppure troppo intelligenti” – non si accorgono della cosa e pensano che quelle siano delle realtà vere e proprie. Mi domando se l’undicenne italiano sia così poco sveglio: ma se lo dice Lui allora dev’essere vero.
E adesso non venitemi a dire che Berlusconi avrebbe potuto semplicemente rispondere alle domande e farla finita lì, ché tanto non è sotto giuramento e comunque può sempre spergiurare di essere stato frainteso. Io sono ragionevolmente convinto che la querela sia stata fatta solo e unicamente perché il PresConsMin ha visto troppi film e vuole avvalersi della facoltà di non rispondere :-)