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matematto non praticante

Chiesa cattolica e pedofilia

Vabbè, che Richard Dawkins voglia fare arrestare papa Benedetto XVI per crimini cntro l’umanità mostra semplicemente come Dawkins sia bravo a farsi pubblicità. Ma d’altra parte tutta la campagna attuale è nata facendo volontariamente confusione tra i vari piani di lettura.
Premessa: anche un solo prete pedofilo è un pedofilo di troppo.
Premessa 2: in quanto pedofilo, un prete pedofilo deve essere denunciato e portato alle autorità civili esattamente come un qualunque pedofilo.
Ciò detto, come fa la chiesa cattolica a scoprire che un prete è pedofilo? Se lo sa per confessione, l’unica cosa che può fare il prete è rifiutargli l’assoluzione, e (forse, il diritto canonico non è il mio forte) segnalare a qualche autorità di controllarlo per il futuro, proprio come il segreto professionale per l’avvocato può essere rotto solo se l’assistito sta per compiere un delitto grave. Inutile aggiungere che se la cosa fosse scoperta da qualcun altro, allora la gerarchia ecclesiastica avrebbe l’obbligo di collaborare.
Ma tralasciando per il momento tutto questo, qual è l’importanza dello spretamento dei preti pedofili, la cui mancanza porterebbe all’accusa di crimini contro l’umanità? Tale importanza può solo esserci all’interno della chiesa cattolica e sicuramente farà allontanare molti fedeli, ma dal punto di vista penale è assolutamente irrilevante.
(ps: per la cronaca, le controstatistiche sull’ampiezza della pedofilia tra i sacerdoti rispetto al resto della popolazione sono fallate in partenza non tenendo conto dell’inferenza bayesiana: ma v isto che tanto queste non sono cose su cui fare le statistiche col bilancino, non importa)

Mantua me genuit, Calabri rapuere

Beh, che Vibo Valentia sia passata al PdL non è poi una di quelle notizie incredibili. Che la coalizione di centro destra abbia vinto a Mantova lo è un po’ di più. Mantova non è il primo capoluogo di provincia emiliano [1] dove la sinistra, sia pur annacquata come quella odierna, perde: alcuni anni fa persino Bologna era stata conquistata dalla lista civica di Guazzaloca.
Però dovrebbe essere chiaro a tutti che se il sindaco uscente non riesce a essere rieletto vuol dire che nella migliore delle ipotesi i suoi possibili elettori erano così scoraggiati del risultato da non aver nemmeno voglia di votare al ballottaggio, nella peggiore che sono sufficientemente delusi.
L’analisi di Rufo è interessante, raccontando dei casi in cui un monopolio possa peggiorare in qualità non appena entra nel mercato un altro concorrente. La cosa non è automatica, si veda la destra in Lombardia, ma nel caso del PD è assolutamente indubbia: ma tanto nessuno dei maggiorenti lascerà (forse perché non saprebbero che altro fare…) e quindi forse il ricambio ci sarà sì, ma con altri partiti.
[1] come dovreste sapere, nella geografia della politica italiana Mantova è in Emilia, mentre Piacenza è in Lombardia.

tassellatura aperiodica: falso allarme

[tassellatura aperiodica del piano]
Una delle cose più o meno inutili che piacciono ai matematici è vedere come è possibile ricoprire perfettamente il piano (“tassellarlo”) con figure “carine”. Ad esempio, ci sono diciassette tassellature regolari fondamentalmente distinte, come si può leggere ad esempio su Wikipedia e come sfruttato da Mauritz Cornelius Escher nelle sue litografie. Se si vuole tassellare il piano usando un singolo poligono regolare le uniche possibilità sono date da quadrato, triangolo equilatero ed esagono regolare; se si ammette l’uso di poligoni regolari diversi e si aggiungono però i vincoli di non scorrimento (ogni lato di un poligono combacia esattamente con un lato di un altro poligono) e di identificazione dei vertici (ogni vertice della figura è indistinguibile dagli altri) ci sono solo 11 possibilità.
Ma la cosa più interessante è riuscire a trovare una tassellatura aperiodica del piano; un insieme di figure che ricoprono sì il piano, ma senza nessuna simmetria di traslazione. Detto in altre parole, se avessimo due fogli infiniti di carta con una tassellatura aperiodica del piano che non possono ruotare ma solo scorrere nelle due dimensioni, l’unico modo per sovrapporli esattamente è non spostarli affatto. La cosa sembra incredibile, ma è possibile costruire una simile tassellatura usando solo due rombi, uno più cicciotto e uno più smilzo; Roger Penrose e Robert Ammann hanno mostrato nel 1974 come sia possibile farlo, ottenendo una tassellatura che ha solo una simmetria di rotazione, di 72 gradi per la cronaca. Un altro modo per fare una tassellatura di Penrose consiste nell’usare un quadrilatero convesso (“kite”) e uno concavo (“dart”), come forse avrete visto da qualche parte.
Il Sacro Graal della tassellatura consiste nel trovare una singola forma che ricopra il piano solamente in maniera aperiodica; potete immaginare come io sia saltato sulla sedia dopo aver letto su MathPuzzle che una piastrella simile era stata trovata! Poi sono andato a leggere l’articolo su arXiv (PDF), e ho purtroppo scoperto che la notizia era stata molto pompata. La piastrella esagonale mostrata qui sopra, con le regole indicate nell’articolo, in effetti ricopre il piano in maniera aperiodica, ma non è possibile modificarla aggiungendo denti e buchi in modo che quello sia l’unico modo per tassellare il piano. Gli autori si arrampicano sugli specchi dicendo che però si può forzare l’aperiodicità se a partire dalla piastrella si disegna una figura non semplicemente connessa (composta cioè di pezzi staccati che però per decreto sono considerati parti della stessa forma) oppure andando sulle tre dimensioni, manco fossimo al cinema.
Intendiamoci: il risultato è sicuramente interessante, ma non è la notiziona che ci si aspettava; potete ancora andare alla caccia della tassellatura aperiodica!

_Più o meno quanto?_ (libro)

[copertina] [se vuoi una mia recensione più seria di questo libro, va’ su Galileo!]
La spannometria è la regina delle scienze approssimate, come scrissi a suo tempo sul mio Gergo Telematico. Un po’ più seriamente, quella di stimare i risultati a partire da dati apparentemente incompleti è un’arte che ha anche dei risvolti pratici, visto che permette di verificare con carta e penna se i numeri che si ottengono sono coerenti con quelli che sono stati indicati. In questo libro (Lawrence Weinstein e John A. Adam, Più o meno quanto? [Guesstimation], Zanichelli “Chiavi di lettura” 2009 [2008], pag. 263, € 11.80, ISBN 978-88-08-06281-9, trad. Luisa Doplicher) abbiamo così un gran numero di “Problemi di Fermi”, chiamati così negli States perché il grande fisico amava porli ai suoi collaboratori. Le domande sembrano assurde, spaziando da “quanti accordatori di pianoforte ci sono a Roma?” a “quant’è l’equivalente energetico in lattine di Coca-Cola della benzina consumata da tutti gli autoveicoli in Italia?”. Ma quello che conta sono altre cose: imparare a suddividere il problema in passi gestibili, sapere quali sono gli arrotondamenti fattibili, e anche mettere in pratica le formule fisiche (Weinstein è un fisico e tiene un corso universitario proprio su questi temi, mentre Adam è matematico). Il testo è scritto in maniera umoristica, o per meglio dire fredduristica; siete avvisati. Ultima nota di merito per la traduttrice Luisa Doplicher e per la “rilettrice” Marinella Lombardi, che hanno fatto un bel lavoro nell’italianizzare i riferimenti. Non c’è nessuna differenza tecnica nel valutare il numero di chilometri percorsi dagli italiani o il numero di miglia percorse dagli americani; ma per un lettore nostrano la prima stima è molto più interessante.

gioco della domenica: Jump Over 2

L’inglese Solitaire non è il solitario con le carte, ma il gioco per cui bisogna togliere tutte le palline meno una mangiandole con le mosse della dama. La versione di Jump Over 2 ha come peculiarità che lo schema di gioco non è a forma di scacchiera, ma di reticolo triangolare; non che i primi schemi dei venti presenti siano poi così complicati. Ah, se siete proprio squadrati c’è anche la versione originale.
(via Passion for Puzzles)

gioco del sabato: Prose and Motion

Visto che di giochini in giro ce ne sono sempre tanti, aggiungo all’appuntamento domenicale anche quello del sabato.
Prose and Motion, via Smart-Kit, è di per sé un banale “trova la parola”. Ci sono alcuni punti carini, però: non tanto la prosa che dovrebbe darti un indizio sulla parola, cosa che non sono mai riuscito a sfruttare nei pochi schemi che ho provato, quanto la necessità di trascinare le lettere, scoprendo che hanno una loro volontà (P e T devono essere sostenute…) e che rotolando possono cambiare (M, E, W sono la stessa cosa, a seconda di come le vedi)

Aplologando

La rubrica Lessico e Nuvole di Stefano Bartezzaghi (essendo venerdì c’è anche sul Venerdì di Repubblica, ma la potete comunque leggere qua) parla di aplologia partendo da un refuso: «… replicando alla definizione di ‘capopolo’ attribuitagli dal segretario del Pd, Pierluigi Bersani». Come fatto notare, in fin dei conti non sappiamo se Bersani sia un capopopolo; ma come leader dello schieramento di opposizione è certo un capopolo. Peggio ancora, è il nostro PresConsMin che passando dal guidare il POLO delle Libertà al POPOLO delle Libertà è indubbiamente diventato un capopopolo dal capopolo che era in precedenza.
Ma io vorrei portare l’aplologia ancora oltre (facendo un’aplolologia?) Bersani conta ben poco, diciamocelo; quindi più che un capopolo è un càpolo. O no?

Stardust (libro)

[copertina] Neil Gaiman ha un modo tutto suo di scrivere fantasy; un suo marchio di fabbrica è prendere le frasi che si usano tutti i giorni e dar loro un significato non solo reale ma anche piuttosto truculento, non certo annacquato come nelle fiabe di oggi. In questo caso, però, (Neil Gaiman, Stardust [Stardust], Mondadori 2004 [1999], pag. 245, € 15, ISBN 978-88-04-53037-4, trad. Maurizio Bartocci) il risultato è molto più simile a una classica storia di fate, tipo quelle raccolte da Yeats. Questo non significa che la storia sia una scopiazzatura di chissà quale racconto popolare, intendiamoci. La quest è assolutamente originale, pur con tutti i riferimenti alle opere classiche che penso saltino subito agli occhi di un lettore madrelingua, mentre per noi italiani rimangono purtroppo oscure; non certo per colpa del traduttore, visto che Bartocci ha fatto un ottimo lavoro anche nella scelta del lessico, ma proprio per la diversità dei punti di partenza. La magia ovviamente la fa da padrona, ma a differenza chessò di Harry Potter qui non si tenta di dare una sua spiegazione scientifica, ma la si assume come costante, come del resto è sempre stato. Un libro insomma che si legge d’un fiato e con piacere.
(Come sia il film, naturalmente non lo so… queste cose non dovete chiederle a me!)