Stamattina il mio collega mi fa: “ieri sono stato al parco delle Cave, e ho visto degli uccelli che sembravano delle anatre, solo che avevano il becco bianco. Mi hanno anche detto come si chiamano, ma non me lo ricordo. Fo…?” e io gli rispondo al volo “Folaghe?” al che lui “Si, proprio così!”
Andrebbe tutto bene, se non fosse per il banale fatto che io non sapevo assolutamente che aspetto avesse una folaga, ed era già tanto che sapessi fosse un volatile: molto banalmente, il mio neurone si è attivato alla frase “uccello il cui nome inizia con FO”. È probabile che abbia letto il nome in qualche libro o articolo in cui si parlava di caccia; quello che però mi perplime [ :-) ] di più è che il mio vocabolario è solo teorico e per nulla pratico. Il bello è che nel caso dell’inglese per me la cosa è naturale: avessi trovato la parola “coot” [*] in un contesto faunistico, l’avrei subito riconosciuta come nome di uccello e non mi sarei preoccupato di sapere che uccello fosse. Anzi no, avrei comunque saputo che era un uccello acquatico, per colpa di Don Rosa e della sua genealogia dei Paperi (il nome originale di Nonna Papera è Grandma Coot). Comincio a dubitare di riuscire a passare un test di Turing.
[*] sono andato a cercarla sul dizionario, non credete.
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02.02.02
Oggi pomeriggio, mentre portavo i gemelli a spasso in una delle mie solite chilometriche passeggiate nel nord Milano, passo davanti a un tombino dell’acquedotto dove fiotta un bel po’ d’acqua. Occhei, non sarà la falla nel golfo del Messico, però non vedo perché sprecare così l’acqua. Che fare? provo a prendere il telefonino e chiamare l’infoline milanese allo 02.02.02. Mi becco trenta secondi buoni di messaggio registrato sull’Ecopass e su chi deve pagare dal primo giugno; finito il messaggio, al primo squillo mi risponde una signora a cui spiego la cosa. Lei mi trasferisce la chiamata al numero dell’acquedotto municipale, dove il tipo che risponde mi dice che sanno già del guasto e che l’intervento è schedulato per domattina.
Pieni voti al servizio 02.02.02: servizio rapido ed efficiente anche in una domenica di giugno. Un po’ di amaro in bocca invece per MM (per i non milanesi: oltre alla metropolitana gestisce anche l’acqua potabile, non chiedetemi perché). O forse sono un illuso, anche se non un ambientalista doc.
gerontofilia
gioco della domenica: Slicerix
Come il nome stesso dice, Slicerix è tutto un gioco di tagli. Bisogna tagliare i pezzi bianchi in modo che gli altri oggetti caschino a loro volta e si annichilino quando due oggetti dello stesso colore si incontrano.
Ho avuto qualche problema a capire come e dove tagliare, ma poi ci ho anche preso gusto…
(via Passion for Puzzles)
Beatles for Sale (libro)
Biografie dei Beatles ce ne sono tante. Questa (Marco Bonfiglio, Beatles for Sale, Fermento 2005, pag. 409, € 16, ISBN 978-88-89207-28-4) ha la peculiarità di essere sotto forma di romanzo, con Doctor Robert, uno S.T.A.R.R. (Supervisore Tutelare per Artisti Rock’n’Roll, entità eterea inviata sul pianeta Terra per sviluppare la musica) che decide di dedicarsi a quelli che intuiva sarebbero divenuti i musicisti pià grandi di tutti. La storia segue più o meno la biografia ufficiale del quartetto, compresi gli errori fattuali che oramai sono entrati a fare parte del folklore (esempio banale: la targa della Volkswagen nella copertina di Abbey Road non termina con 28IF ma con 281F).
Diciamo che se uno non conosce la storia dei Beatles può valere la pena di leggerlo, almeno come curiosità; altrimenti lo si può tranquillamente tralasciare.
Antonio, fa caldo!
Visto che l’open space dove lavoro è il più lontano dalla centrale termica, non è probabilmente un caso che – come questo inverno il riscaldamento non funzionava – adesso è il condizionamento a essere inesistente. In questo momento la temperatura nella stanza è di 30,5 gradi e teniamo la finestra spalancata così come la porta, visto che in effetti persino il corridoio è meno caldo.
In una notizia scorrelata, il portatile da cui mi dovrei connettere in rete continua ad avere una connessione erratica, e non si sa mai se e per quanto tempo funzioni. Peccato che noi avremmo anche un’assistenza, ma a quanto pare il PC è troppo vecchio e non hanno i pezzi di ricambio; non parliamo poi del computer fisso, che non solo è del 2004 ma per policy aziendale non si connette in rete. (Bisogna dire che l’assistenza c’è, mi hanno di nuovo chiamato adesso annunciandomi che lunedì mattina arriverà un tecnico stavolta hardware…)
((no, lunedì alle 14, mi è appena arrivato l’SMS di conferma))
_L’uomo che sapeva troppo_ (libro)
Questa biografia di Alan Turing (David Leavitt, L’uomo che sapeva troppo – Alan Turing e l’invenzione del computer [The Man Who Knew Too Much], Codice edizioni 2007 [2006], pag. 247, € 19, ISBN 978-88-7578-069-2, trad. Carolina Sargian) ha un unico pregio: convincere il lettore a comprarsi quella scritta da Andrew Hodges. Turing era omosessuale, e la sua omosessualità è stata la causa del suo suicidio, quindi è chiaro che essa è un tema fondamentale. Ma questo non dovrebbe significare leggere tutta la vita del matematico inglese in chiave omosessuale, a meno che uno non voglia farsi ridere dietro scrivendo ad esempio che “la strategia attuata da Turing di aprire il suo lavoro riassumendo tutte le rivendicazioni degli oppositori prefigura i manifesti per i diritti dei gay degli anni Cinquanta e Sessanta” (pag.189; ma avrei potuto scegliere tanti altri esempi). Aggiungete che Leavitt, a differenza di Hodges, non è un matematico e quindi non riesce a spiegare chiaramente l’Entscheidungproblem oltre a prendersi qualche topica sulla zeta di Riemann, e rincarate la dose con i danni di traduzione ed editing che riescono a scrivere la lista dei numeri naturali invece che quelli primi e a non accorgersi che se stai parlando di cifratura di una frase in inglese non puoi tradurla lasciando identica la frase cifrata, sennò l’esempio non ha alcun senso; come potete capire il risultato finale è che dalla lettura di questo libro non guadagnerete nulla.
vuoti di memoria
In queste settimane mentre sono a casa dai suoceri mi sta capitando di leggere Ritorno dall’universo di Stanislaw Lem. (Io sono abituato a leggere a spizzichi e bocconi).
Controllando sulla mia base dati personale, ho scoperto che l’avevo già letto cinque anni fa: non mi ricordo assolutamente di nulla, se non della copertina che in effetti non mi suonava nuova. L’unica cosa che mi permette di non correre a sbattere la testa contro il muro è che la recensione che scrissi al tempo è quella che avrei scritto adesso.