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matematto non praticante

Doveri acquisiti

Come sapete, io lavoro da un bel po’ di anni. Quando venni assunto nel 1986 in Cselt, non avevamo la previdenza INPS, ma il Fondo Lavoratori Telefonici. Un bel vantaggio, visto che ai tempi si pagavano meno contributi e si aveva un’aliquota retributiva maggiore per la pensione. Cosa indubbiamente iniqua, immagino converrete con me, e che poteva funzionare – esattamente come funzionava per il caso parallelo degli elettrici – perché il contratto di settore era nato negli anni ’60 e c’era poca gente che andava in pensione.
Negli anni ’90 il sistema è stato riformato, per portare alla stessa quantità di contributi: inizialmente il passaggio doveva essere graduale, ma poi hanno deciso di farlo tutto in un colpo. Cosa indubbiamente doverosa, immagino converrete con me: non stiamo parlando di lavori usuranti, quindi la parità dovrebbe essere naturale.
A fine anni ’90 venne anche formalizzato il passaggio della gestione del fondo telefonici all’INPS, anche se con gestione separata. Il fondo era ancora in attivo, nonostante tutto, e l’INPS aveva bisogno di soldi freschi. Vabbè, nulla di (troppo) male di per sé.
Stamattina ho scoperto però – per una volta la comunicazione è arrivata solo dal mio sindacato e non dagli altri, almeno sono attenti – che chi come me ha almeno cinque anni di contributi al FLT negli anni precedenti al 1995 dovrà pagare un contributo di solidarietà dello 0.50% della retribuzione lorda: Il tutto per sei (6) anni, sia da noi ancora dipendenti che dai pensionati. Qui però comincio ad arrabbiarmi anch’io. Stiamo parlando di cose di più di quindici anni fa: pensate che cosa succederebbe se vi iniziassero ad arrivare cartelle esattoriali perché oggi si è deciso di rivalutare gli estimi catastali degli anni ’80 e ’90…
La ciliegina sulla torta: la legge in questione è parte del famoso decretone legge di mariomonti(tm) (6 dicembre 2011, n. 201, convertito il 22 dicembre 2011). La circolare INPS è la 99 del 18 luglio 2012 (e sono passati sette mesi dalla legge). Però il contributo era dovuto dal primo gennaio 2012. E allora? con la busta paga di settembre verrà tolto in un colpo solo il contributo per i primi nove mesi dell’anno. Gentili, vero?
(ma in effetti stiamo parlando dell’INPS, l’ente il cui sito va in pausa pranzo ed è irraggiungibile…)
P.S.: Tra l’altro quelli come me in questo momento non possono nemmeno riunire i periodi di contributi FLT e FPLD, per un’altra leggina stavolta del governo Berlusconi…

corridoi per le bici e grasse risate

E dire che agosto è finito, e uno poteva immaginare che finalmente i quotidiani tornassero a inserire notizie e non barzellette. E invece no. Il dorso milanese di Repubblica ci rende edotti della Grande Ideona per favorire il traffico ciclistico in città: cito verbatim dall’articolo

«Carreggiate più strette, per una doppia funzione: lasciar spazio alle biciclette sulla destra vicino al marciapiede mentre a sinistra, verso il centro delle strada, impedire la doppia fila».

Intendiamoci: in un mondo perfetto, o almeno meno imperfetto, l’idea non fa una grinza. Il posto più logico per mettere una pista ciclabile è tra il marciapiede e le auto parcheggiate, perché così il velocipedista ha tra l’altro una protezione maggiore. Inoltre togliendo mezza corsia dalle strade larghe una corsia e mezzo è chiaro che il parcheggio in doppia fila è molto più difficile.
Ma siamo in Italia, e nella fattispecie a Milano. Come verrebbe separata la pista ciclabile dalle strisce per parcheggiare? Con una mano di vernice? Con un cordolo, utilissimo considerando che i Suv parcheggiano anche su un marciapiede alto venticinque centimetri? Il risultato pratico sarebbe trovare una certa quantità di auto parcheggiate perpendicolarmente al senso di marcia, riuscendo così in un colpo solo a bloccare la pista ciclabile e ridurre la carreggiata disponibile. L’unico modo per ottenere qualcosa è piantare paletti, il che ha un costo non indifferente e non credo sia quello che Palazzo Marino ha in mente di fare, oltre che rendere difficoltosa l’uscita dall’auto sul lato destro. Poi potrei sbagliarmi, ma non credo. Niente male, vero?
Non che l’altra idea indicata nell’articolo, quella dell’ATM che permetterebbe il trasporto delle bici in metropolitana nelle ore di morbida, sia tanto meglio: ma magari tra le 10 e le 16 si potrebbe riuscire a far coabitare un paio di biciclette e i pedoni… chissà.

Sono ricercato

Stamattina, primo giorno dell’anno, ho dimenticato il telefonino a casa. Me ne sono accorto arrivato in ufficio, ho pensato qualche nanosecondo se valeva la pena di tornare indietro a prenderlo (ero arrivato così presto che avrei anche potuto farlo), poi mi sono detto che il mondo andava avanti lo stesso.
Stasera sono tornato a casa, ho preso in mano il furbofono, e ho visto una chiamata senza risposta, dal numero +390165306511. Adesso per pura curiosità ho fatto una ricerca: il risultato è “La Stampa – Aosta”.
Non è impossibile che io sia contattato dai media, dato il mio cappellino di portavoce ad interim di Wikimedia Italia: però il mio numero di cellulare non è indicato nelle varie pagine, e mi pare strano che gli amichetti WM-IT non mi abbiano avvisato. Inoltre è buffo che fosse un’edizione regionale, anche se con la partenza di Wiki Loves Monuments tutto è possibile.
Vabbè, diciamo che avevano sbagliato numero…

Alessandro Marzi

Non l’ho mai conosciuto. Leggevo solo quello che scriveva sul Friendfeed, ed è che ho saputo che è morto sabato pomeriggio.
Non è stata certo una notizia improvvisa: sono passati quindici anni da quando gli fu diagnosticato un tumore al timo. Quindici anni in cui ha coabitato col cancro, con le operazioni, con le medicine che l’hanno completamente cambiato nell’aspetto fisico, con la burocrazia. Il tutto sempre con la voglia di incazzarsi e di dire a tutti quello che gli stava capitando giorno per giorno. Io so che non ce l’avrò mai, un coraggio simile: figuriamoci, spesso non avevo nemmeno il coraggio di commentare quello che scriveva.

_Elementi di statistica_ (libro)

[copertina] Passando in biblioteca, ho provato a prendere questo vecchio libro (Peter Holl, Elementi di statistica [Quantitative Methods for Economics], Il Mulino 2003 [1987], pag. 224, € 14,80, ISBN 978-88-15-08881-9, trad. Rossella Rettaroli) per vedere come veniva trattata la statistica di base, una di quelle cose che dovrei sempre mettermi a studiare abbastanza da poterla spiegare. L’inizio del libro, dalle misure qualitative alle distribuzioni normale e binomiale, mi è sembrato ottimo, con uno stile “slow but sure” che probabilmente è il migliore per gli autodidatti. Purtroppo però si perde parecchio dopo l’ipotesi nulla, con i vari test statistici; la mia sensazione è che il numero di pagine a disposizione per il testo stava rapidamente calando, e l’autore abbia deciso di affastellare nozioni senza una loro spiegazione, ma lasciate per così dire alla fede del lettore. Poi – ma quella è forse una mia deformazione da matematico – non mi è piaciuta la mancanza di accenni ad altre distribuzioni, come minimo la poissoniana; persino la distribuzione binomiale è stata trattata solo nel caso di p=0,5, il meno interessante di tutti se si è già studiato il caso continuo. Inoltre, l’insistenza sul dire “abbiamo preso tutta l’informazione disponibile”, per esempio sul metodo dei minimi quadrati, è fuorviante: la statistica per definizione comprime i dati in maniera lossy. In definitiva, mi toccherà cercare ancora. La traduzione di Rossella Rettaroli è scorevole, ma con qualche punto incomprensibile (per esempio il problema 5.13) o errato (in fondo a pagina 129 un “al più” è diventato un “almeno”)

Carlo Maria Martini

Io ho sempre letto con piacere le interviste al cardinal Martini, anche perché la sua cultura e intelligenza erano indubbie. Capisco che c’è chi preferisce leggere interviste a beppegrillo(tm), Del Piero o a qualche partecipante al Grande Fratello; gliele lascio volentieri.
Le cose che mi hanno sempre colpito sono due. La prima è che le posizioni che esprimeva erano assolutamente secondo la dottrina della Chiesa, eppure venivano salutate come “estremiste” dalla stampa, il che significa che sapeva dirle molto bene: si vedeva che era un gesuita. La seconda e più importante, anche perché credo che fosse da quella che discendeva la prima, è che applicava nella maggior scala possibile l’ammonimento di Gesù: è il sabato che è fatto per l’uomo, e non l’uomo per il sabato. La sua fede infatti partiva dalla considerazione della persona che deve essere alla base di tutto. I dogmi sono fondamentali per la fede cattolica: ma considerare solo i dogmi e dimenticarsi della misericordia di Dio, traducendo tutto in un computo automatico di peccati e pene, diventa la morte di Dio.
Sono convinto che rideva delle battute sul suo cognome; ma sono anche convinto che avrebbe perdonato tutti quelli che ora sembrano felici di sparlare di lui mostrando di “essere controcorrente”. Perdonati, perché non sanno quello che fanno.

_Social Media Fashion_ (ebook)

[copertina] Già per me il marketing è qualcosa che considero poco, e non per nulla chiamo “marchettari” chi opera nel campo. Figuriamoci che posso pensare del Social Marketing. Però devo dire di avere apprezzato questo breve saggio (Simona Melani, Social Media Fashion, 40k Unofficial, € 0,99, ISBN 978-88-98001-04-0) pubblicato da 40k Unofficial. Simona Melani non entra nel merito delle teorie, ma preferisce mostrare esempi positivi e negativi di cosa è effettivamente successo nel campo della moda. Non ci si trova chissà quale grande idea, ma semplicemente massime di buon senso; buon senso che spesso però latita nel campo. Per esempio è vero che lavorando tra i socialcosi si possono ridurre le spese per il customer care; ma bisogna tenere comunque conto di un costo iniziale di formazione, perché non ci si può improvvisare esperti e la gente se ne accorge subito. Lo stesso per la pubblicità: una pagina Facebook costa poco. ma per un’azienda piccola è fondamentale presidiarla e ringraziare uno a uno chi arriva a postare un apprezzamento, mentre per i grandi marchi la cosa è diversa perché lì si tende più a mostrarsi come fan del marchio. Consigliato a chi spera di fare affari, ma anche a chi è un semplice utente della Rete.