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matematto non praticante

Debborah

Beh, c’è anche il video, quindi è difficile che il Governatore Serracchiani possa dire di essere stata fraintesa. Secondo lei il presidente del Senato Grasso – «essendo stato eletto dal partito Democratico», pensa «che ne debba accettare anche le indicazioni». E per fortuna che lei crede «che sia assolutamente un presidente di garanzia».

Sorvoliamo in questa sede sul fatto che è una palla che questo annullamento del Senato sia «quello che chiedono i cittadini»: non mi pare proprioci sia mai stato un referendum al riguardo. Accettiamo invece l’ipotesi che ciò sia quello che vuole il PD, il che, nella nostra che per il momento è ancora una democrazia rappresentativa – è sufficiente perché il DDL costituzionale sia presentato. Ma le più alte cariche dello Stato sono “di garanzia” proprio perché non devono fare gli interessi di una parte, che sia quella che li abbia eletti o un’altra, ma quelli dello Stato e dell’istituzione stessa dove si trovano. Se il Senato voterà la sua abolizione pratica, Grasso dovrà prenderne atto: ma prima ha il diritto e il dovere di segnalare quello che ritiene sbagliato. E tutto questo un politico dovrebbe perfettamente saperlo, visto che è il suo lavoro. Tanto più poi un politico che ha una carica istituzionale… Ah già, che stupido che sono! Mi sono dimenticato che, prima di essere il governatore della regione Friuli-Venezia Giulia, Deborah Serracchiani è il vicesegretario del PD…

_Crisi d’identità_ (ebook)

[copertina] «Giorgio possiede due dachshund, che con poca fantasia ha chiamato Otto e Bass. Quante zampe hanno in totale i due cani?» Quello che ho appena scritto è un esempio di problema autodefinito: un problema la cui soluzione è scritta all’interno del suo enunciato, ed è un esempio che non trovate – perché l’ho creato in questo momento – nel nuovo libro di #40kmate (Marco Fulvio Barozzi, Crisi d’identità, 40k Unofficial “Altramatematica” 2014, 1,99€, ISBN 9788898001668; anche su BookRepublic e gli altri store). Ma naturalmente Barozzi (o Popinga, come chi frequenta la rete probabilmente lo conosce) ne ha scritti altri di migliori.
Come chi conosce l’autore può ben aspettarsi, il concetto di identità non è solo declinato in senso matematico, ma anche letterario e filosofico. Leggendolo, scoprirete che sembra facile dire identità, ma in realtà non c’è mai nulla di realmente identico a una cosa diversa da sé stesso (e se ci pensate su, non è poi così strano). L’identità è sempre in relazione a un modo di vedere le cose: una frase autoreferenziale, per esempio, parla di sé oppure della rappresentazione di sé? Se non ne siete poi così sicuri, prendetevi il libro e scopritelo!

Renzi, metti in lattina?

Ribadisco quanto scrissi già in passato. Il problema non è che Eugenio Scalfari nella sua predica domenicale scriva un “do you can?” che viene immediatamente notato persino in una nazione come l’Italia dove la conoscenza della lingua di Albione non è poi così comune. Il problema non è nemmeno che a Repubblica lascino scrivere il Fondatore ogni santa domenica.
Il vero problema è che nessuno ha il coraggio di toccare anche solo una virgola della Parola di Eugenio. Più che gli incontri con papi e cardinali, Scalfari è implicatamente interessato alla tradizione islamica, dove la parola di Allah è per definizione immutabile finché Allah stesso non cambia idea?

_5000 B.C. and Other Philosophical Fantasies_ (libro)

[copertina] Questo libro di Smullyan (Raymond Smullyan, 5000 B.C. and Other Philosophical Fantasies, St Martins Press 1984, pag. 182, ISBN 9780312295172) è un po’ diverso dalla sua usuale produzione per così dire “ricreativa”. Non abbiamo infatti, se non in minima parte, problemini logici: il grosso del testo consiste in dialoghi (“multiloghi”? i personaggi sono davvero tanti) filosofici, dove l’autore mostra come bisogna stare molto attenti a definire le cose perché altrimenti c’è sempre qualcuno che se la prende con noi e ci dimostra che abbiamo sbagliato tutto.

La mia sensazione (personale) è che però i dialoghi sono sì divertenti da leggere ma troppo lunghi, e quindi dopo un po’ ci si perde e non ci si ricorda più di cosa si stesse parlando all’inizio. Probabilmente Smullyan ha ragione nel dire che funzionano meglio come pezzi teatrali; d’altra parte se non avete fretta e siete interessati a vedere cos’è la filosofia da un punto di vista più terra terra rispetto a come viene di solito insegnata a scuola direi che questo è il libro che fa per voi.

Moretti e i numeri

No, non parlo della famigerata frase di Mauro Moretti sugli stipendi dei manager. Preferisco dedicarmi ai numeri snocciolati sull’italico Huffington post. Se li prendiamo per buoni, i biglietti dei treni del trasporto pubblico locale coprirebbero un terzo dei costi (gli altri due terzi sono a carico dello stato) e costerebbero meno di quelli del trasporto su gomma (anch’essi circa con lo stesso rapporto biglietti/sovvenzioni per quanto riguarda i ricavi). Però – sempre secondo Moretti – i problemi non sono strutturali nel senso che così com’è il sistema è sempre in perdita: sono strutturali nel senso che occorre rifare la struttura, leggi i treni. Il piano quinquennale di Moretti, dal costo totale di sei miliardi (tre messi dalle ferrovie e tre che dovrebbe mettere lo Stato), riguarda infatti solamente il rinnovo totale della flotta e l’acquisto di 200 nuovi treni.
Ora, è vero che con più treni e con l’ammodernamento di quelli attuali si può offrire più servizio (a parità di costi di personale, immagino, nel senso che Moretti vorrà far aumentare la loro produttività) e quindi ottenere più ricavi dai biglietti: però non credo che questi ricavi sarebbero così ampi da far pendere la bilancia dall’altro lato. Chiedo insomma a chi magari è andato a spulciare sul sito delle Ferrovie: ci sono simulazioni più complete dei pochi numeri indicati sull’HuffPo?

multilingual spam

Tale «Eyon Vieira Email: ek.vieira@outlook.fr Skype: montcristal Phone: 0542805138» (posso tranquillamente scriverlo in chiaro, tanto fino a questo momento Google non ritorna nulla con quel nome) ha deciso di scrivermi perché vorrebbe investire nella mia nazione. L’ha scritto in francese, in inglese, in italiano e in spagnolo (tutto nella stessa mail, ovviamente). Se volete rispondergli, fate pure.

Accademia della Crusca: win or fail?

Ho scoperto solo oggi, grazie a Matteo Dell’Amico, questo scambio su Twitter dell’ottobre scorso. Lercio scrive «L’Accademia della Crusca si arrende: “Scrivete qual è con l’apostrofo e andatevene affanculo”», un utente chiede alla Crusca se sia vero, e la Crusca risponte «No.» con un link a un suo vecchio articolo dove spiega che l’apostrofo non lo si può mettere.

Non riesco però a capire perché ci sia chi abbia definito #epicwin quello della Crusca. Prendere sul serio Lercio è a mio parere un #epicfail, al più. (Intendiamoci: io apprezzo moltissimo Lercio, qui stiamo parlando però di qualcos’altro). Io per esempio avrei risposto «affanculo è corretto, *qual’è no.» e poi aggiunto il link. In questo modo da un lato si sarebbe ribadita qual è la forma italiana corretta, dall’altro si sarebbe fatto capire che si apprezzava lo scherzo. Voi che avreste fatto?

Concertazione?

Mantellini si è tolto lo sfizio di spulciare il curriculum di Mauro Moretti, l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato. Oltre a essere stato un uomo di una sola azienda, esiste una seconda cosa che ho in comune con lui: un periodo da sindacalista. Occhei, io mi sono limitato a fare l’RSU in Cselt mentre Moretti è partito direttamente dalla segreteria CGIL Trasporti per diventarne addirittura segretario – fino a quando divenne Vice Direttore della Divisione tecnologie delle Ferrovie dello Stato. Non trovate però che sia un po’ buffo?