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matematto non praticante

Questa sì che è salute!

Ieri Layos mi ha segnalato questo articolo.
D’accordo, stiamo parlando del Quotidiano Nazionale, quindi dobbiamo adeguare a priori i nostri standard. Però leggere che “Il 64% delle donne sposa l’ingegnere, ma sogna di tradirlo col muratore”, a parte la sociologia così spicciola da far cascare le braccia – e dire che questo dovrebbe essere il risultato trovato dall’Osservatorio nazionale della salute della donna! – è un mischione tale che non vale nemmeno la pena di rubricarlo nella povera matematica. Si è preso un numero e lo si è messo in un contesto dove c’entra come i cavoli a merenda: però avere “una statistica” come titolo fa subito sembrare intelligente il tutto, almeno secondo il titolista in questione.
Dulcis in fundo, l’articolone è sulla sezione “Salute”, e in poche righe riesce appunto a dire che il tradimento fa bene, ma fa anche male: un oroscopo non sarebbe riuscito a fare di meglio.

macedonia di nomi e indirizzi

[indirizzi IP e dominii]
Anche questa volta la pagina teNNologica di Repubblica ci dà belle soddisfazioni.
In un articolo che parla del cybersquatting, vale a dire l’accaparramento di nomi a dominio per farci dei soldi a spese di qualcun altro (esempio minimo: il sito wikipedia.it corrisponde a un’associazione Wikipedia Italia che non ha assolutamente nulla a che fare con Wikipedia, il cui sito è it.wikipedia.org) l’anonimo articolista termina con una frase assolutamente senza senso. Quelli che stanno per finire non sono gli “indirizzi web” ma gli indirizzi IPv4, che sono i quattro numeretti esadecimali che i calcolatori usano per sapere dove si trova il sito o più generalmente il computer che si vuole contattare. A un indirizzo IP possono corrispondere un numero indefinito di siti web diversi (e vale anche il viceversa, anche se è meno frequente), quindi le due cose non hanno alcuna correlazione pratica. Men che meno “l’introduzione di nuovi domini di primo livello generici” comporterà problemi con gli indirizzi IPv4, anche se è possibile che qualcuno in più sbagli a digitare il nome di un sito e finisca su un sito farlocco… insomma, concetti pochi ma confusi.

E se covano i lupi (libro)

[copertina]Seconda favola di Paola Mastrocola, dopo Che animale sei?. In questo libro (Paola Mastrocola, E se covano i lupi, Guanda 2008, pag. 207, € 15, ISBN 9788860884916) Lupo e Anatra sono ormai sposati, e Anatra si mette a covare tre uova… finché Lupo pensa che forse è l’ora di essere meno astratto e si offre per covarle lui, mentre Anatra potrà fare qualcos’altro nelle quattro settimane: le due storie proseguono parallele fino alla schiusa delle uova.
Ho trovato il libro molto bello e tenero, e oltretutto mi ha anche fatto sorridere in parecchi punti, il che fa sempre bene. La Mastrocola è davvero brava, e riesce a tratteggiare situazioni assolutamente reali con una prosa né piatta né melensa. L’unico appunto che mi sento di farle è quello del finale, che mi sembra un po’ un anticlimax: avrei preferito il libro terminasse subito dopo la schiusa delle uova, evitando le ultime pagine che trovo in tono minore. Ma anche con questa pecca minore resta un ottimo libro, che sarà apprezzato sia dai bambini sia da chi bambino non lo è anagraficamente più.

giornalismo

Promuovo questa tumblata a un post vero e proprio, perché l’argomento mi pare meriti più di una singola frasetta.
La domanda iniziale di Gaspar Torriero è «esiste uno scenario in cui si potrebbe fare a meno del giornalismo? Per esempio, se tutti gli atti del tuo comune fossero su internet, se ogni consigliere avesse un suo blog su internet, se le sedute fossero diponibili live su internet, e se ogni cittadino potesse accedervi via internet, sentiresti ancora bisogno del reporter che segue i consigli comunali?»; e la mia risposta è un convinto «sì».
La ragione è molto banale: nessuno di noi ha la possibilità di seguire tutto fino all’ultima parola, e quindi abbiamo un bisogno estremo di qualcuno che sintetizzi le cose bene e di cui ci possiamo fidare. Nello scenario di cui sopra, potrei andare a campionare ogni tantole sorgenti su quanto sta capitando, per stabilire se il giornalista sta facendo un resoconto corretto; ma una volta che ho stabilito che fa bene il suo lavoro, lo seguirei. E pagherei anche per seguire qualcuno, esattamente come oggi pago il giornale. Naturalmente, da buon bauscia importato, io pago e pretendo: e quindi un giornalista del futuro dovrà essere molto meglio di quelli che ci propinano aggratis la maggior parte delle notizie online oggi, con un livello di qualità tale che potrei farlo molto meglio io che da giornalista non ho mai studiato. Ma mi sa che sarà sempre più difficile trovare appunto del giornalismo di qualità; non necessariamente per colpa dei giornalisti, ma semplicemente perché anche loro saranno costretti a fare troppe cose in troppo poco tempo :-(

Quanti Codogno!

Dopo che è uscita la nuova pagina casa di FacciaLibro, ho innanzitutto capito ancora una volta che quello è un posto che non fa per me (diciamo che ci tengo un piede giusto perché non si sa mai). Dopo aver ordinato tutti i (troppi) amicici in varie liste, per cercare di diminuire almeno un po’ il rumore – ammesso e non concesso che ci sia qualcosa di diverso dal rumore: nulla di male, intendiamoci, è un modello come un altro – ho provato per curiosità a fare una ricerca con Codogno, e ho scoperto che ci sono decinaia e decinaia di miei cognomini, che naturalmente non mi era mai capitato di incontrare in rete (o nella vita reale, se per questo)
Direi che questa è un’ulteriore prova che la gente che usa Facebook è per lo più completamente diversa da quella cui eravamo abituati prima su Usenet, poi sui blog ma anche più banalmente con la posta elettronica (sul web non so che dire, visto che è una connessione monodirezionale). Basta solo ricordarselo!

Unisione

Nella rubrica odierna di Lessico e Nuvole, Stefano Bartezzaghi parla di una ipotetica operazione da aggiungere alle quattro usuali: l’unisione, che «sarebbe l’operazione per cui due uniso due fa ventidue», o per meglio specificare “due uniso tre fa ventitré”.
Tralasciamo il fatto che l’unisione si fa evidentemente in una base specifica, nel nostro caso in base 10, e veniamo alla sua operazione inversa. Secondo Stefano, l’unisione sarebbe un’operazione autoinversa, tale cioè che ventidue uniso due fa due. Io non sono d’accordo; secondo me ventidue uniso due fa duecentoventidue. Propongo come operazione inversa dell’unisione la stacchisione, tale per cui ventitrè stacchiso tre fa due (e ventitré stacchiso due fa tre…)
Voi che ne pensate, sia riguardo alla nomenclatura che all’operazione in sé?

Ah, la cultura

Ieri pomeriggio, alla Feltrinelli in Duomo. Due tizi dalla corporatura robusta bloccano l’accesso, impetriti davanti alla quantità di libri presenti. Il primo fa all’altro “io mi fermo qui”, e il secondo: “sì, ma chiediamo quanto costa, che all’Esselunga magari ce l’hanno con lo sconto”.