Roberta Villa su Stradeonline racconta di un nuovo studio di Fabiana Zollo e del gruppo di Walter Quattrociocchi sull’effetto in Facebook delle echo chamber (le camere ad eco, i gruppi di amici in rete ma non solo) dove senti dire solo le cose che piacciono a te. Non solo sono impermeabili agli accessi esterni, ma i tentativi di debunking, cioè di smontare razionalmente le credenze false, di solito sortiscono l’effetto opposto. Peggio ancora i “blastatori”, coloro che assumono un atteggiamento molto aggressivo: generano cori da stadio tra i loro fan, ma non spostano di una virgola i consensi.
Io ho il vantaggio di fare divulgazione matematica, e quindi la gente scappa prima. Ma che si può fare in genere? Non lo so. Io è da un pezzo che non entro in queste questioni, perché ho capito che non c’è sordo peggiore di chi non vuole sentire; se escono argomenti nuovi vado a cercare dati e li fornisco, ma nulla di più. Non ho tempo per impelagarmi in risse verbali inutili. Credo però che una cosa utile sia produrre informazioni, che è cosa diversa dal darle. Dando per perso chiunque abbia opinioni tagliate con l’accetta (ce ne sono da entrambe le parti, altrimenti i blastatori non avrebbero tutto quel successo) resta il grosso di chi non sa le cose, e seminare in rete i mezzi per informarsi può giovare loro. È poi vero che se la stampa non facesse da cassa di risonanza certi atteggiamenti acritici avrebbero meno successo: ma è anche vero che io avrei meno possibilità di vedere cosa c’è fuori dalla mia bolla informativa, e forse sarebbe peggio.
Voi che ne pensate?
Ultimo aggiornamento: 2017-07-27 08:40