Sabato scorso ho passato un simpatico pomeriggio all’ospedale San Gerardo di Monza, un nosocomio evidentemente costruito per gemmazione. In tutto quel periodo non avevo molto da fare, quindi ho iniziato a guardarmi in giro: ho scoperto che esistono impegnative per visite “urgenti differibili”, qualunque cosa ciò voglia dire, ma soprattutto ho visto il cartello qui in cima al mio post.
Tanto per essere chiari per chi scappava via alle lezioni di matematica: che l’ospedale riceva centomila, diecimila o un milione di pazienti l’anno è assolutamente irrilevante per quanto riguarda attese e disagi. Più precisamente, un ospedale deve essere dimensionato per il carico medio che ci si può aspettare: se mi dici che i disagi ci sono vuol dire che qualcuno ha sbagliato completamente i conti, e mi piacerebbe che questo qualcuno avesse pagato per i suoi errori. Altra cosa naturalmente è il fatto che l’afflusso di pazienti non è certo costante, e quindi è possibile – direi quasi necessario, perché altrimenti l’ospedale è sovradimensionato e si stanno spendendo molti più soldi più del necessario – che ci siano momenti in cui chi arriva e non è in pericolo immediato di vita si trovi ad aspettare un po’. Ma questo può capitare in un ospedale piccolo, medio o grande; anzi, statisticamente parlando, più l’ospedale è grande minore è la probabilità che ci sia un momento di crisi, come affermato dalla legge dei grandi numeri. Poi, certo, qualcuno potrebbe replicare che sabato pomeriggio sui monitor compariva il messaggio “Emergenza in corso – si prega di attendere nella sala triage”; ma la situazione era chiaramente del tutto normale, con la gente che finiva tranquillamente nei vari reparti, e la mia sensazione è che qualcuno si fosse dimenticato di sostituire il codice #01 con uno #02 oppure #03. Avrei anche potuto farlo io, visto che nella postazione dove doveva stare una guardia giurata non c’era nessuno fino alle otto di sera :-)
Poi se volete possiamo parlare del dimensionamento, ma con un solo caso a disposizione non posso avere molte certezze. Siamo arrivati alle 14:28 con un codice verde e un tempo di attesa a monitor di 49 minuti, e mio suocero è stato visitato alle 18:35. (Poi c’è stata un’ora e mezzo per avere i risultati degli esami del sangue). In queste quattro ore nel reparto di medicina generale del pronto soccorso è passato un codice rosso, otto codici gialli che sono man mano arrivati, e due codici verdi che erano lì da prima di lui. (In realtà uno era un codice bianco che a un certo punto ha avuto l’upgrade, esattamente come un codice verse è stato aggiornato a giallo). Gli altri settori (pediatrico, ortopedico e chirurgico) sono sempre stati con numeri più bassi e tempi minori di attesa, anche se il numero di persone arrivate era maggiore; anzi pediatria ha visto la coda sgonfiarsi nonostante il discreto numero di codici bianchi presenti al nostro arrivo. L’afflusso medio a medicina generale è stato di tre persone l’ora. È tanto o è poco rispetto alla media? Ripeto: non ho dati a sufficienza per dare una risposta. Però qualche dato lo posso estrapolare. Considerando un totale di 10 persone l’ora in media sommando tutti e quattro i reparti, e considerando che in un anno ci sono circa 9000 ore, abbiamo una stima di 90.000 persone l’anno; quindi il numero totale di arrivi è assolutamente compatibile col totale indicato dal cartello che campeggia nell’ospedale. Ci sono quindi tre casi possibili: a) la distribuzione dei pazienti di sabato scorso era fortemente sbilanciata tra i vari settori, anche se rimaneva nella media vista globalmente; b) la tipologia delle malattie in medicina generale quel giorno richiedeva visite molto più lunghe della media; c) il reparto di medicina globale è sottodimensionato. Scegliete voi qual è l’ipotesi più probabile.
Ultimo aggiornamento: 2014-05-05 16:42