Questa volta sono d’accordo con Giorgio Napolitano, che in un’intervista al direttore della Stampa ha affermato di non voler nominare altri senatori a vita in questo ultimo scorcio del suo mandato.
Devo dire che ho scoperto solo da pochissimi anni la ratio dell’articolo 59 della Costituzione, quello appunto che permette al PresRep di nominare senatori a vita fino a cinque «cittadini che abbiano illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario». In pratica, è un residuo del Regio Senato, i cui membri non venivano eletti ma nominati (a vita…) dal re. Come tanti articoli della Costituzione, anche il 59 è stato tirato per la giacchetta, a partire già da Einaudi che nominò don Luigi Sturzo o perlomeno Gronchi che nominò Giuseppe Paratore: dal mio punto di vista nominare senatore a vita un politico è un controsenso. Peggio ancora Sandro Pertini, che decise che le cinque nomine erano “per presidente” e non in assoluto, rischiando così di inquinare la proporzionalità del Senato: è vero che viste certe nomine la cosa potrebbe essere anche positiva, ma non sono convinto si debba giocare con le regole in questo modo. A partire da Scalfaro si è tornati alla vecchia interpretazione: la morte di Pininfarina e Levi Montalcini hanno così (cinicamente) lasciato due posti liberi. Ma proprio perché le nomine sono dell’istituto della presidenza e non del presidente, non ha un grande senso farle alla fine del mandato… ergo è corretto lasciare il pacchetto al successore :-)
Ultimo aggiornamento: 2013-01-11 11:54