Archivi annuali: 2013

Quizzino della domenica: contare sulle dita

Come tutti gli informatici sanno, con le cinque dita di una mano si può contare da 0 a 31. Basta considerare i due stati “dito alzato = 1” e “dito abbassato = 0”, e indicare i numeri da 00000 a 11111 in binario. Diciamo che questo è un ottimo esercizio per riuscire a muovere le dita in maniera indipendente.
Il passo successivo è quello di riuscire a contare in maniera non-standard: per esempio, aggiungendo dei vincoli, come il poter muovere solo un numero prefissato di dita ogni volta, cioè “cambiare lo stato”. Se si vuole muovere solo un dito per volta, non ci sono troppi problemi. Se non si vuol muovere nessun dito, non si va molto avanti; ma anche se si vogliono muovere cinque dita per volta non si possono certo ottenere tutte e 32 le configurazioni possibili.
Riuscite a trovare un modo per fare il giro completo muovendo due dita per volta, oppure tre, oppure quattro?
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p123.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema originale, su spunto di Roberto Corda. Immagine di Dug, da OpenClipArt)

Ultimo aggiornamento: 2016-06-02 22:21

_The Universal Computer_ (libro)

[copertina] Il 2012 è stato il centenario della nascita di Alan Turing, e nell’occasione sono state pubblicate molte opere su di lui. Questo libro (Martin Davis, The Universal Computer : The Road from Leibnitz to Turing, CRC Press 20122 [2000], pag. 216, $29.95, ISBN 978-1-4665-0519-3) in realtà è del 2000, ma Martin Davis l’ha aggiornato in alcune parti, compreso un rapido accenno al programma di computer Watson che nel 2011 vinse una gara del quiz televisivo “Jeopardy”, proprio per l’occasione.
L’approccio di Davis non è esattamente biografico, anche se il testo contiene varie brevi biografie da quella di Leibniz a quella di Turing; il filo conduttore è il raccontare la storia di come l’umanità sia arrivata a definire il concetto di computazione in modo indipendente dalla mente umana: si parte appunto dall’intuizione un po’ naif di Leibniz, che sperava che con un “calculemus!” si potessero appianare le controversie, alla prima formulazione specifica di Boole, al tentativo di Frege fatto crollare da Russell di sistematizzare tutta l’aritmetica, alla grande struttura immaginata da Hilbert di cui Gödel minó definitivamente le fondamenta, alle applicazioni pratiche delle teorie di Turing sulla computazione che sono alla base dei nostri attuali computer. (Davis è uno dei piú accaniti sostenitori della preminenza di Turing rispetto a von Neumann a riguardo della nascita dell’informatica, per la cronaca).
Il libro contiene un po’ di formule di logica matematica, che però non sono troppo ostiche da seguire anche senza una formazione specifica: non preoccupatevi, non ci sono dimostrazioni. La lettura resta molto scorrevole e chiara, e ci sono moltissime note a fne testo per chi volesse approfondire gli argomenti: insomma é altamente consigliabile non solo agli appassionati ma anche ai semplici curiosi. L’unica pecca che trovo è che Davis non perde occasione di farci sapere che in un modo o nell’altro ha avuto a che fare con tutti i matematici dello scorso secolo…

Ultimo aggiornamento: 2024-02-29 22:12

Test: la mia nazionalità interiore

Via il sergente Isabel Zanisky ho recuperato questo test, che con trentun domande di tipo sì/no dovrebbe dirti qual è la tua nazionalità interiore.
Il risultato è stato “Repubblica serba”. Fate voi. (In realtà, considerando che per esempio ho risposto di no alla domanda “orgoglio nazionale”, mi sa che avrebbero dovuto aggiungere la voce “apolide”.
La cosa interessante, rispetto ai soliti test, è che questo è russo, come si vede non solo dalla pagina (mannò), ma anche dal fatto che per esempio considera tra le nazioni “Cipro nord”, che da noi è sempre dimenticata… Per il resto, parliamone (davvero in Svezia il 13% della gente trova giustificabile dare una stecca ai poliziotti?)

Ultimo aggiornamento: 2013-09-06 10:31

Una gita a… l’Acquario di Genova

Per festeggiare il compleanno degli ormai quattrenni, martedì 20 Anna e io li abbiamo portati a Genova, per vedere l’acquario. Diciamo che ci sono ampi, amplissimi margini di miglioramento. Il problema non sono stati i giovini, che hanno avuto un’autonomia di un’ottantina di minuti prima di iniziare a lamentarsi di avere fame. Il problema è stato tutto il resto.
Abbiamo già avuto qualche problema uscendo da Brignole a trovare la fermata del bus (e ancora grazie che stiano ancora circolando, mi sa). Anzi abbiamo avuto problemi a trovarli, i biglietti del bus: il giornalaio della stazione ci ha guardato male dicendo che non li vendeva, e alla mia domanda “e perché allora lí fuori avete l’adesivo dell’APT?” la sua risposta, comunicataci con la tipica affabilità ligure, è stata “dobbiamo toglierlo”. Arrivati al Porto Antico la coda in biglietteria era incredibile, ma questo non era un nostro problema, avendo noi preso i biglietti coi punti Fìdaty dell’Esselunga. In compenso, una volta entrati, ci siamo trovati un’altra coda. Troppa gente che doveva entrare? Macché. C’erano le forche caudine di una strettoia apposita per far fare le foto ai bambini su un enorme peluche. Alla nostra frase “niente foto, grazie” la tipa ha anche osato cammentare “ma poi non dovete mica ritirare la foto!”
Ma tutto l’acquario è una macchina per estorcere soldi ai genitori. Come è altrimenti possibile avere a metà del percorso, in perfetto stile autogrill, un altro passaggio obbligato con un negozio di chincaglierie varie? Il tutto in un posto il cui biglietto costa comunque 25 euro, e con un bel cartello che mette in chiaro che solo perché sono in ritardo con il nuovo padiglione allora hanno deciso di rimandare l’aumento previsto (poi non ho ben capito se questa nuova vasca per i delfini c’era o no). Ora, io non entro nel merito del costo del biglietto, non avendo idea di quali siano i costi di gestione: ma quelle piccinerie mi sembrano davvero fuori luogo. Aggiungiamo poi che il pubblico – indipendentemente dalla nazionalità – si comporta come una massa informe e soprattutto che non intende affatto rendersi conto dell’esistenza di altre persone. Davanti alle vasche c’era sempre un muro di adulti che ritenevano loro diritto acquisito con il biglietto quello di appiccicarsi al vetro per fotografare e filmare i pesci; il che significa che i bimbi non potevano farsi spazio sotto di loro. Io che sono molto pragmatico metterei delle belle mensole sporgenti ad altezza 120-130 centimetri, in modo che rimanga fisicamente impossibile attaccarsi troppo al vetro e resti spazio per i bimbi, ma ho il dubbio che suggerimenti simili possano venire accolti…
Un suggerimento più fattibile è quello di non rimanere senza guide cartacee. Per noi, che volevamo semplicemente qualcosa da far poi vedere ai bimbi come debriefing, prenderla in inglese invece che in italiano è cambiato poco; ma se c’è così bisogno di fondi meglio essere pronti, no?
(Vabbè, inutile dire che più che l’acquario io sono stato a guardare i due quattrenni, ma quello lo sapevo in anticipo :) )

Ultimo aggiornamento: 2013-09-05 15:40

Frederik Pohl

Sembra impossibile, ma esistono (esistevano) ancora Grandi Vecchi della fantascienza. Lunedì, alla bella età di 94 anni, è morto Frederik Pohl. Gli amanti della fantascienza eroica si ricorderanno sicuramente dei libri scritti in coppia con Cyril M. Kornbluth (uno dei pochi che, poverino, è morto giovane) negli anni ’50; gli amanti della fantascienza classica sapranno che nel 1977 il suo La porta dell’infinito, primo libro della saga degli Heechee, ha fatto il grande slam vincendo il Premio Hugo, il Premio Nebula, il Premio Campbell ed il Premio Locus (e dite poco); il tutto mentre fondava le riviste di fantascienza Galaxy e If, e con quest’ultima vinceva per tre volte di fila lo Hugo.
Quello che non sapevo – ma magari avrei dovuto immaginare, visto il suo ruolo di editor – è che amava scrivere in collaborazione; con Jack Williamson (un altro mostro sacro, morto a 98 anni…) aveva scritto la saga dei Fantasmi dello spazio, mentre nel 2007 aveva preso gli appunti di Arthur Clarke e li aveva rimessi insieme per scrivere The Last Theorem, che mi sa dovrò leggermmi.
Direi che ora i più grandi vecchi sono Niven-Pournelle, Gene Wolfe e Harlan Ellison, o sbaglio?

Ultimo aggiornamento: 2013-09-04 07:00

C’è vita su Google+

Non uso così tanto Google+, se non per il gruppo Dewdney+ (che è l’ennesima incarnazione di un’entità proteiforme…) e per inviare le segnalazioni ai post che scrivo su Voices e sul Post. (occhei, poi se mi scrivete là io rispondo, ma questa è semplice educazione).
Stasera mentre stavo rientrando a casa ho visto sul furbofono un commento all’ultima segnalazione. Era scritto TUTTO IN MAIUSCOLO, quindi ho dato una scorsa alle prime due righe e ho pensato di lasciar perdere, nel senso che sembrava più che altro un’autopubblicità per cui non faccio valere la nota di cui sopra. Arrivato però a casa l’ho letto tutto e ho visto che il testo andava molto più vicino allo spam (softporno) di quanto immaginassi, al che ho pensato bene di rimuoverlo e segnalarlo: non credo che la segnalazione servirà a qualcosa, ma tant’è.
Quello che però mi ha stupito è che la segnalazione cancella completamente il messaggio: non solo non c’è più su G+, ma anche la copia che avevo tenuto su Gmail è sparita. Intendiamoci: tecnicamente non c’è nulla di complicato. Ma mi preoccupa molto questa cosa, e mi sa che dovrò riprendere la sana vecchia abitudine di fare una copia automatica di tutto, e non solo delle cose importanti…

Ultimo aggiornamento: 2013-09-03 18:55

Microsoft-Nokia: brutti presagi

Stamattina Microsoft ha annunciato di avere acquistato Nokia.
Oggi ho attaccato al pc dell’ufficio (Microsoft) il cellulare (Nokia), usando il cavetto USB Nokia originale. Il pc è immediatamente crashato, non ha avuto nemmeno il tempo di mostrare un BSOD.
Tutto questo vuol sicuramente dire qualcosa.

Ultimo aggiornamento: 2013-09-03 17:16

Il campionato più noioso del mondo

L’altra settimana ero a Chiavari. La mattina di domenica 25 sono sfuggito per qualche istante alle grinfie familiari e sono andato a prendermi un cappuccino (qui, per la cronaca) e comprare il giornale (La Stampa, per la cronaca: la mia sabaudità ogni tanto spunta).
Prendo il quotidiano, pago, faccio per uscire ma il giornalaio mi ferma, tenendo in mano un foglietto plastificato e dicendomi “un momento, oggi con la Stampa c’è questo in omaggio!”. Dimostrando un’incredibile capacità reattiva dei miei neuroni nonostante l’ora appena postlucana, gli rispondo “no, grazie: io e il calcio non andiamo proprio d’accordo”. Ero riuscito a intuire che il foglietto era un calendario del campionato di calcio che era appena iniziato. Il giornalaio ha commentato “è già il secondo stamattina che non lo prende”. Fine dell’aneddoto.
Mi piacerebbe poter dire “oh, finalmente il calcio non è più l’unico pensiero dell’italico maschio (e di molte italiche fanciulle)”, ma vedendo i paginoni con le quotazioni del fantacalcio su Repubblica mi sa che non sia ancora così…

Ultimo aggiornamento: 2013-09-03 15:10