Archivi annuali: 2012

ben mi sta

ho voluto aspettare la pausa pranzo per andare a cercare il pc in offerta speciale. Era già più che finito (anche perché ne avevano 3, diciamocelo). Domani con la macchina fotografica non mi fregano.

Ultimo aggiornamento: 2012-12-05 19:21

striscioni

Non so se avete seguito la polemica sullo striscione esposto sabato scorso dalla curva bianconera durante il derby Juventus-Torino, col testo “Noi di Torino orgoglio e vanto, voi solo uno schianto”.
Io di calcio non ne capisco nulla e di stadi neppure, però qualche domanda me la faccio. (non sono domande retoriche: se preferite, sono come io ingenuamente farei le cose)
(a) È possibile entrare in uno stadio con uno striscione senza che questo venga controllato prima di entrare? Il Delle Alpi è tra l’altro stato rifatto da zero l’anno scorso, quindi immagino che non sia banale intrufolarsi con quel lenzuolone.
(b) L’arbitro non ha il potere di fermare una partita finché non venga tolto lo striscione?
(c) La dirigenza juventina non poteva fare la stessa cosa? (col rischio di vedersi dare una sconfitta a tavolino, lo so, ma con un ritorno di immagine favoloso)
Boh. Mi sa che queste domande confermino la mia ignoranza in proposito.

Ultimo aggiornamento: 2012-12-04 11:41

Quaqquaraquà

Ora che sono finite le primarie del centrosinistra, posso lamentarmi ad alta voce per la figura da cioccolatai che hanno fatto con tutta la storia del regolamento e delle millanta circolari di interpretazione.
Premessa: non esiste un diritto di voto per le primarie, a differenza delle elezioni nelle quali basta avere l’età e non aver perso i diritti civili. Nulla di strano pertanto che ci siano dei paletti, non tanto i due euro per votare quanto la firma all’Appello di Sottoscrizione e l’iscrizione alla lista degli elettori. E visto che c’erano tre settimane per preiscriversi, oltre a poterlo fare contestualmente alla votazione, non c’era nulla da aggiungere. Una votazione a doppio turno è un’unica votazione: il corpo elettorale non può cambiare da un turno all’altro. (Esempio pratico: le elezioni comunali. Se guardate qui, si può leggere che «Sono elettori tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età entro il primo
giorno della elezione.»
Chi i diciott’anni li compie tra l’elezione e il ballottaggio aspetta un turno.
Dunque, se il regolamento si fosse limitato all’articolo 3, comma 3: Per esercitare il diritto di voto il/la cittadino/a deve sottoscrivere il pubblico Appello di sostegno alla Coalizione di centro sinistra “Italia Bene Comune” e quindi iscriversi all’Albo delle elettrici e degli elettori, a partire dal ventunesimo giorno precedente il giorno delle elezioni – ossia dal 4 al 25 novembre 2012 – nelle sedi stabilite dal Coordinamento provinciale, versando a copertura delle spese organizzative un contributo di almeno due euro. non ci sarebbe stato nulla di male. Avrebbero potuto votare al secondo turno solo coloro che si erano iscritti entro il 25 novembre, che avessero o no votato al primo turno. Invece no: l’articolo 14 comma 4 recita «Possono altresì partecipare al voto [del ballottaggio, Nd.mau.] coloro che dichiarino di essersi trovati, per cause indipendenti dalla loro volontà, nell’impossibilità di registrarsi all’Albo degli elettori entro la data del 25 novembre, e che, in due giorni compresi tra il 27/11 e il 01/12, stabiliti con delibera dal Coordinamento nazionale, sottoscrivano l’Appello pubblico in sostegno della Coalizione di centro sinistra “Italia Bene Comune” e quindi si iscrivano all’Albo degli elettori».
Praticamente c’è il principio “teniamoci da parte una gabola”: principio che poteva avere senso se non ci fosse stata la preiscrizione, ma che perde di ogni validità viste le tre settimane di finestra temporale possibile. È chiaro che se lasci una fessura c’è subito chi è pronto a cercare di scassinare l’ingresso; e la risposta al tentativo di scasso è stata una sequela di circolari e controcircolari che per quanto mi riguarda significa una sola cosa. Abbiamo avuto non so quanti anni di incompetenti nemmeno capaci di scrivere leggi chiare e comprensibili; rischiamo di avere altri incompetenti nemmeno capaci di scrivere leggi chiare e comprensibili. Allegria.

Ultimo aggiornamento: 2012-12-03 11:39

_Libertà vigilata_ (libro)

[copertina] Internet è una gran bella cosa. Non venitelo a dire a me, che ci bazzico su da ormai quasi trent’anni. Naturalmente quello che mi sono trovato all’inizio del 1984 e che a dire il vero non si chiamava ancora Internet era qualcosa di completamente diverso da quello che avevamo all’inizio degli anni ’90 con la prima esplosione commerciale, o da quello dopo la bolla del 2000, per non parlare di cosa abbiamo oggi: ma è nella natura delle cose che ci sia un’evoluzione. Al più possiamo rimarcare come la Rete abbia non solo cavalcato ma anche prodotto il cambiamento, spostandosi man mano verso nuovi tipi di interazione e inglobando nel frattempo altri “vecchi” media, dalla stampa alla televisione alle telecomunicazioni.
Parlando di telecomunicazioni, non dovrebbe esservi sfuggito che Telecom Italia è in prima fila – anche a livello europeo con ETNO, l’associazione delle società tlc “storiche” – nel richiedere una diversa regolamentazione della rete. Quello che in genere traspare è una richiesta di azioni per difenderli dagli operatori OTT (Over The Top, quelli come Google e Facebook che gestiscono servizi “sopra” la rete che vorrebbero essere un semplice tubo trasmissivo alla stregua di una linea elettrica o del gas), ma la ragione del contendere è ben più ampia, come si può leggere nel libro del presidente Telecom Franco Bernabè appena uscito per i tipi di Laterza (Franco Bernabè, Libertà vigilata : Privacy, sicurezza e mercato nella rete, Laterza 2012, pag. 166, € 12, ISBN 97888842099468).
In Libertà vigilata Bernabè non fa certo mistero di quale sia la sua visione, e neppure dei problemi degli operatori tlc storici. C’è persino un’appendice che spiega quali sono stati i guai di Telecom (multe e soprattutto perdita di immagine) per il caso Tavaroli, e la nuova struttura per la sicurezza interna e la privacy che è stata poi implementata. Ma dopo questa presentazione lui fa notare come una cosa del genere è anche il risultato dei vincoli legislativi italiani ed europei; gli OTT non hanno nessun obbligo di fare qualcosa di simile, essendo generalmente americani e quindi sottoposti a vincoli di legge ben diversi dai nostri, e anche questo diventa un punto di oggettiva debolezza nel confronto.
Il testo ha un’ampia, anche se a volte un po’ troppo arida e tecnica, parte che racconta le storie dietro l’internet attuale, sia per l’infrastruttura di rete vera e propria che per i temi di sicurezza e privacy, evidenziando le differenze con un mercato maturo e regolamentato come quello delle tlc che ha già dovuto avere a che fare con essi, e mostrando come l’evoluzione event-driven di ICANN, l’organismo di autoregolamentazione di Internet, ha sì evitato l’eccessiva burocratizzazione e quindi ingessamento della rete, ma al prezzo di avere una struttura autoreferenziale e senza veri poteri. Bernabè passa quindi a presentare la sua proposta organica di riorganizzazione di tutto quello che riguarda la rete, dalla struttura di connessione a basso livello tutta flat-IP al rovesciamento del paradigma attuale in cui tutta l’intelligenza sta nei terminali e i router sono semplicemente dei passa-bit; dalla necessità di creare un’Internet 2 parallela a quella attuale che permetta servizi non best-effort ma di qualità garantita alla ridefinizione a più livelli del governo di Internet, con una separazione netta tra i temi sovrannazionali che devono avere una rappresentanza fattiva a livello di governi e quelli tecnici che devono continuare a restare tali.
Nonostante le argomentazioni siano ben espresse, e pur apprezzando la schiettezza di Bernabè che è una merce assai rara al giorno d’oggi, non credo però che le sue conclusioni possano essere così semplicemente attuate o anche solo accettate. Guardando alla parte puramente tecnica, ritengo molto più probabile uno scenario simile a quello che è successo lo scorso decennio nell’infotainment: i grandi operatori OTT tenderanno a fondersi con i grandi operatori storici TLC, per la banale ragione che ciascuno ha bisogno dell’altro, e le loro competenze sono complementari. Dal lato etico, nonostante l’attenzione di Bernabè che scrive esplicitamente che «nella Internet sicura dovrà pur sempre esserci spazio per l’anonimato», la storia ci insegna che una regolamentazione su base sovrannazionale porta in modo inevitabile all’eliminazione all’atto pratico dell’anonimato: se non ci credete, provate a prendere un aereo. I problemi sollevati nel testo non sono però affatto da sottovalutare; purtroppo però la mia sensazione è che al momento tra i pochi che si occupano seriamente del tema prevalgano visioni pregiudiziali in un senso e nell’altro, e dunque un libro come questo è prezioso per avere a disposizione gli strumenti per farsi una propria idea senza preconcetti.

Ultimo aggiornamento: 2012-12-01 07:00

c’è assenza e assenza

La lettera odierna principale sulla pagina milanese del Corsera è di un papà che si lamenta perché il comune di Milano pretende (giustamente) il pagamento delle rette del nido alla data precisa, ma si guarda bene dal rimborsare le quote del servizio non usufruite perché il nido non funzionava per una qualunque ragione, dagli scioperi alle aperture e chiusure ritardate. Isabella Bossi Fedrigotti, nella sua risposta, scrive « la questione non è così semplice: altrettanto bisognerebbe, allora, fare per i giorni di malattia o, comunque, di assenza dei bambini, come richiesto da varie parti.»
Beh, per una volta non sono d’accordo con la signora Bossi Fedrigotti, che ha mischiato insieme due cose ben distinte. Basta pensarci un attimo: quando io stipulo un contratto, se non posso usufruire dei servizi per un motivo mio personale, che sia dipendente o no dalla mia volonta, non ho nessun diritto al rimborso. Se mi ammalo e non posso prendere il treno che avevo prenotato, peggio per me. Ma il problema presentato dal lettore è l’opposto: è la società delle ferrovie che non ha fatto partire il treno, ed è lei ad essere tenuta a rimborsare il biglietto. Quale sarebbe la differenza con il nido?

Ultimo aggiornamento: 2012-11-30 18:36

la giustifica

Come scrissi, non ho votato domenica alle primarie del centrosinistra, né voterò domenica prossima al ballottaggio. Però in queste settimane, e soprattutto in questi ultimi giorni, è davvero impossibile non sentire tutti i litigi, che arrivano a livelli surreali come nei commenti qui: «Quindi presentatevi al seggio e pretendete di votare. E se ve lo negano fate casino, al limite si chiamano i Carabinieri.»
C’è però una cosa che non riesco proprio a capire a proposito dei pianti greci di coloro che stanno disperatamente tentando in tutti i modi di iscriversi via internet per il ballottaggio e si lamentano di dover “portare la giustificazione”. Se io facessi parte del comitato organizzatore delle primarie, non mi interesserebbe sapere perché tu domenica non sei potuto andare a votare. Però mi piacerebbe sapere com’è che adesso hai trovato il tempo di compilare il modulo online e nelle due settimane passate la cosa ti era stata impossibile. Compilare il modulo non costava nulla e non ti obbligava certo a votare al primo turno. Cos’è, sei stato folgorato sulla via di Lastra a Signa?

Ultimo aggiornamento: 2012-11-30 16:57

parità dei sessi

Ieri pomeriggio all’asilo c’era la riunione della classe di Jacopo. Il maggior svantaggio di esserci visti smistare i gemelli in una classe diversa è infatti quello che tutte le informazioni vengono sdoppiate. Beh, la scorsa settimana nella riunione della classe di Cecilia c’erano altri cinque o sei papà oltre a me: ieri invece ero l’unico rappresentante di sesso maschile. Ma la cosa peggiore è che una mamma aveva preparato un foglio da compilare con i riferimenti dei genitori, con email e numero di telefono, per creare una mailing list: e naturalmente c’era la colonna “MAMMA di …”. Insomma, è vero che noi maschietti facciamo ben poco per far passare il concetto di uguaglianza di diritti e doveri tra i genitori: ma non è che l’altra metà del cielo ci pensi più di tanto!

Ultimo aggiornamento: 2012-11-30 15:32