La settimana scorsa ho rimesso a posto la mia paginetta sui testi che ho scritto, aggiungendo Contraddizioni: ho scoperto con parecchio stupore che l’ultimo racconto (no, il penultimo a questo punto) l’avevo prodotto ben tre anni fa, nel 2009. È vero che in questi tre anni ho fatto parecchie altre cose, a parte un piccolo contributo nella gestione dei miei gemelli: per esempio ho pubblicato un libro e scritto un paio di ebook. Ma quella è roba di matematica, il che è un po’ diverso: sempre scrittura è, ma con uno scopo diverso.
Però il successo dell’Ennesimo libro della fantascienza mi ha fatto tornare la voglia di buttare giù un altro testo. E qui arrivano i guai. Io non sono bravo a scrivere roba lunga, e questo non è poi così male. Mi piacciono i racconti alla Fredric Brown, e nemmeno questo è un peccato. Però tutto questo dà delle conseguenze non banali. Mi spiego: il racconto che ho in testa è scritto in un certo senso alla rovescia, nel senso che ho ben chiara l’idea di base e la riga finale che è il vero colpo di scena, e quindi devo “solo” trovare un modo per arrivare da A a B, come avrebbe detto Zenone di Elea. Ma c’è un ma: la coerenza interna. Stiamo parlando di fantascienza, è vero, quindi posso permettermi delle ipotesi assurde: se volete un paragone matematico, è come aggiungere un nuovo assioma e vedere cosa succede. Però lo sviluppo della storia deve essere coerente: se per esempio ammetto che si possa attraversare i muri, non posso avere un muro non attraversabile, a meno di trovare e scrivere un’ottima ragione perché quel muro non è come tutti gli altri. Insomma, voglio che una volta che uno abbia letto il mio racconto lo riprenda da capo e si accorga che scorre tutto logicamente. Bene: garantisco che è un casino, e la mia ammirazione per chi riesce a scrivere centinaia e migliaia di pagine senza perdersi più di tanto è sconfinata…
(per la cronaca, questo racconto non sarà di fantascienza matematica: sarò più mainstream e mi dedicherò alla fantascienza fisica, il che è più semplice perché io di fisica non ne so notoriamente nulla…)
[p.s.: due persone mi hanno detto che Contraddizioni ricordava loro I nove miliardi di nomi di Dio, che naturalmente conosco bene ma a me non sembra proprio essere stata una fonte. È vero che Clarke era esperto di fantascienza “scientifica” e il mio racconto è fin troppo tecnico, ma garantisco che ho solo pensato a Brown. Secondo voi, dovrei fare come Philip Roth e scrivere una lettera aperta in modo che quando Wikipedia avrà una voce su di me potrò citarmi?]
Ultimo aggiornamento: 2012-10-04 19:00