Archivi annuali: 2010

Forma e sostanza

Vi sarete accorti che per tutta la scorsa settimana Formigoni ostentava sicurezza dicendo che, anche ammesso che per le loro firme la forma non fosse corretta, la sostanza lo era. Insomma, la sostanza è più importante della forma.
Non vi sarete però probabilmente accorti che la sentenza del Tar che ha riammesso il listino Formigoni non ha affatto guardato alla sostanza ma solamente alla forma; come avevo parafrasato l’altro giorno, la ragione della riammissione è stata “La Corte d’Appello aveva già ammesso la lista; quindi il ricorso altrui non poteva essere considerato valido per rifiutarla successivamente”. Non ve ne siete accorti perché Roberto, pur avendolo fatto dire ai suoi avvocati, si è guardato bene dal declamarlo in conferenza stampa. Si vede che ha ancora un minimo di pudore.

Ultimo aggiornamento: 2010-03-09 07:00

L’azione può essere soggetta a periodi limitati

A fine agosto avevo raccontato di come Lidl stava dismettendo la sua Lidl Card. La notizia era piuttosto esagerata; quello che è successo in realtà è che il gigante tedesco ha cambiato finanziaria di appoggio per la carta di credito, e quindi ha dovuto bloccare per qualche tempo l’emissione di nuove carte. Adesso è tutto tornato normale, con le offerte speciali (di sabato… non ho capito la logica, ma si vede che hanno un flusso dei clienti di tipo diverso che negli altri supermercati) e via discorrendo.
Mentre l’altro giorno ero in coda alla cassa, non avendo molto da fare mi sono messo a guardare il volantino pubblicitario, comprese le scritte in piccolo, e mi sono trovato la frase “L’azione può essere soggetta a periodi limitati”, che sono certo risulterà sibillina alla maggior parte degli italiani… a meno che non abbiano bazzicato il Canton Ticino. In effetti, “azione” è un germanismo, traslitterazione del tedesco Aktion che significa “offerta”. Mi chiedo chi abbiano assoldato in Lidl per la localizzazione del testo :-)

Ultimo aggiornamento: 2010-03-09 07:00

Fatemi capire

I pasticciacci del centrodestra in queste regionali erano tre: la lista PdL a Roma, il listino Formigoni in Lombardia, il listino Polverini nel Lazio.
L’ultimo è stato sanato prima che venisse promulgato il decreto salvaliste; il secondo è stato sanato col Tar che è stato bene attento a dire “noi l’abbiamo fatto indipendentemente dal decreto salvaliste”; il primo non è stato sanato nonostante il decreto salvaliste.
Senza entrare nel merito: perché diavolo hanno fatto questo decreto, allora? E dobbiamo dire che Nappy ha fatto tutta melina perché sapeva cosa sarebbe successo? Sono cose troppo complicate per un povero piccolo matematico quale io sono.
Aggiornamento: (9 marzo) c’è un’altra cosa che non ho capito. Il dispositivo del Tar dice che (b) visto che il ricorso è stato fatto prima del decreto e (c) le liste al tempo non c’erano, allora non può essere accolto; ma tanto (a) il decreto non serviva a nulla perché la legge regionale prevale sulla nazionale (e Bossi sarà contento). Però l’ordine non è b-c-a, ma appunto a-b-c. Che senso ha?

Ultimo aggiornamento: 2010-03-08 20:35

Appeasement

Io non seguo la linea di Di Pietro; non credo che la firma del decreto salvaliste possa configurarsi come alto tradimento. Napolitano, come tutti i presidenti della Repubblica di cui io abbia memoria diretta – insomma da Pertini in poi – segue la propria via istituzionale. Non che io creda – come Nappy ha detto tra le righe – che Berlusconi sarebbe andato avanti anche senza decreto: deve sapere anche lui che una cosa del genere non sarebbe stata accettata nemmeno da metà dei suoi.
Detto questo, avendo studiato un po’ di storia contemporanea so fin troppo bene dove si arriva in questo modo.
(però mi sono sbagliato anch’io. All’estero di queste nostre cose se ne strafregano)

Ultimo aggiornamento: 2010-03-08 13:43

L’induzione matematica [2/2]

Qualche giorno fa ho
iniziato a parlare dell’induzione matematica.
Dopo aver parlato di induzione solo dal punto di vista teorico, vediamo un esempio esplicito di dimostrazione per induzione, mostrando che la somma dei numeri dispari da 1 a 2n+1 è uguale a (n+1)2. Il passo iniziale è semplicissimo: quando n=0, la somma dei numeri da 1 a 1 fa 1, che è esattamente il quadrato di 1. Più facile vederlo che spiegarlo. Immaginiamo ora che l’ipotesi valga fino a un certo n, e proviamo a vedere cosa succede con n+1. La somma dei numeri dispari da 1 a 2(n+1)+1, cioè da 1 a 2n+3, è pari a 2n+3 più la somma dei numeri dispari da 1 a 2n+1, che per ipotesi induttiva è (n+1)2, cioè n2+2n+1. Facendo la somma otteniamo n2+4n+4, che guarda caso vale proprio (n+2)2. Fine della dimostrazione: con un solo caso generale abbiamo dimostrato l’ipotesi per gli infiniti casi particolari.
Tutto questo è bellissimo, ma siete stati attenti c’è qualcosa che non va.Il guaio non è nella dimostrazione, che non è poi così difficile: si fanno giusto un po’ di giochetti formali coi numeri e si arriva al risultato, e questo capita spesso quando si usa l’induzione, tanto che a volte mi chiedo se nessuno abbia mai fatto un sistema di intelligenza artificiale che sappia risolvere problemi per induzione. Ma come facevamo a sapere che il risultato era proprio quello indicato nel teorema? Chi ce l’ha suggerito? Insomma, l’induzione è un bieco trucco; riusciamo solo a dimostrare qualcosa che conosciamo già. La cosa è spiazzante soprattutto per chi è rimasto alla concezione che purtroppo viene insegnata a scuola, vale a dire che la matematica sia qualcosa di perfettamente lucidato, con i teoremi che sono così perché non potrebbero essere diversi, e che scendono dall’alto come novelli deus ex machina. No, non è affatto così. La matematica avanza per tentativi ed errori, ed è solo in un secondo tempo che ci si affretta a togliere tutte le impalcature e lasciare solo il risultato finale per l’ammirazione del popolo. Per quanto riguarda l’induzione, quello che succede di solito è che il matematico fa un’ipotesi su quale possa essere il risultato, e poi controlla se ha ragione; proprio come un meccanico che ascolta il rumore di un motore e fa una diagnosi. Il vantaggio del matematico, se volete, è che non si sporca le mani… a meno che la penna con cui sta scrivendo non perda inchiostro!
Do solo un accenno a un’estensione del principio di induzione, che potete tranquillamente lasciar che è un parallelo della teoria cantoriana degli infiniti. L’induzione classica si applica all’infinito numerabile, ma si può anche parlare di induzione transfinita; in questo caso su dice che “se una proprietà P vale per zero, e quando vale per tutti gli ordinali minori di ψ, allora P vale anche per ψ, allora vale per tutti gli ordinali.” Come in tutte queste eteree proprietà logiche, l’induzione transfinita è indipendente da quella standard, nel senso che uno può accettarla oppure no e il resto della matematica va avanti tranquillo; se lo si accetta, però, l’induzione standard ci viene data gratis. Un esempio a riguardo è il teorema di Goodstein, che non è decidibile usando gli assiomi di Peano ma è vero se si ammette l’induzione transfinita.
Termino con un paradosso matematico basato sull’induzione, che “dimostra” come tutti i cavalli sono dello stesso colore. Prendiamo un insieme di n cavalli. Nel caso n=1 la tesi è banalmente vera. Per un n qualunque, numeriamo i cavalli e togliamo il numero 1. Rimangono n-1 cavalli, che per ipotesi induttiva sono tutti dello stesso colore. Ma se rimettiamo il numero 1 e ne togliamo un altro, abbiamo di nuovo n-1 cavalli, che sono sempre dello stesso colore di prima. A questo punto, visto che i due insiemi hanno un’intersezione in comune, è chiaro che tutti e n i cavalli sono dello stesso colore. O no?

Ultimo aggiornamento: 2010-03-08 07:00