Archivi annuali: 2009

Eravamo 5 amici al bar … / Ero un Leoncino di Mompracem (libro)

[copertina] Il libro che ha concluso la serie Sfide matematiche (Dario Zaccariotto e Dario De Toffoli, Eravamo 5 amici al bar … / Ero un Leoncino di Mompracem, RBA Italia 2009 [2000, 2001], pag. 141, € 9,99) sono in realtà due! Il primo, del solo Zaccariotto, raccoglie vari “problemi a griglia” pubblicati sull’edizione domenicale della Stampa: sono i problemi che La Settimana enigmistica definisce “prove di intelligenza” in cui occorre assegnare persone varie loro caratteristiche che collimino con gli indizi dati. Io personalmente trovo questo tipo di problemi noiosissimi, e l’unica cosa di un minimo interesse sarebbe scrivere un progbramma per farli risolvere al PC, quindi li ho saltati senza nemmeno pensarci troppo su. Diversa sorte per i problemini della seconda parte del libro, sempre apparsi sulla Stampa. Non sono certo problemi complicatissimi, e alcuni sono dei classici: però sono sempre piacevoli da leggere e risolvere mentalmente.
Naturalmente poi occorre capire se la logica (non necessariamente matematica) sia davvero interessante per la maggior parte della gente, ma si andrebbe un po’ troppo lontano!

Ultimo aggiornamento: 2009-07-29 07:00

Ho accusato le gatte ingiustamente

Quest’inverno, a un certo punto mi sono accorto che il mio PC non aveva più il “mouse clitorideo”, quello che sta in mezzo ai tasti della tastiera. Non che lo usassi mai, ma mi dava fastidio vederlo così: fortuna che Anna si è comprata un netbook Dell, così ho aggiunto dodici euro all’ordine e ho preso due tappini. L’idea che mi ero fatto è che le nostre simpatiche gatte, che amavano acciambellarsi sul PC bello tiepidino dopo il mio esagerato uso, l’avessero tirato via per giocare.
La scorsa settimana mi sono accorto che il clitomouse non c’era di nuovo più. Dopo aver sacramentato il puro necessario e prima di mettere l’ultimo tappino, ho fatto un po’ mente locale: col caldo che sta facendo, un gatto non è certo così stupido da mettersi a prenderne ancora di più. Chiedo ad Anna di domandare a Regina se per caso, quando viene a fare i lavori di casa, si mette anche a pulire la tastiera del pc, e la risposta è stata affermativa. Dopo aver ulteriormente sacramentato, mi chiedo due cose: (a) perché bisogna pulire la tastiera di un PC? (b) Con quale foga la pulisce, per riuscire a tirare via quell’aggeggio? Sì, lo so che è bravissima a spaccare le cose, ma se ogni tanto azionasse il cervello probabilmente riuscirebbe ad avere notevoli margini di miglioramento…
(sì, ho capito: il PC deve stare chiuso quando non è usato)

Ultimo aggiornamento: 2009-07-28 13:00

Il caso dei libri scomparsi (libro)

[copertina] Questo libro (Ian Samson, Il caso dei libri scomparsi [The Case of the Missing Books], Tea Narrativa 2008 [2005], pag. 312, € 10, ISBN 978-88-502-1635-2, trad. Claudio Carcano) mi era stato segnalato da qualcuno come bellissimo; il qualcuno è fortunato che io non mi ricordi chi sia, perché altrimenti non lo farei più amico. La storia di per sé non è un gran che, con il protagonista londinese Israel Armstrong, bibliotecario mezzo ebreo e mezzo irlandese, che va in Ulster per un lavoro e scopre che le cose non sono esattamente come pensava lui, visto che non solo la biblioteca è circolante ma i libri sono scomparsi. Ma il peggio è che proprio non sono riuscito ad appassionarmi alle disavventure di Armstrong, il classico sfigato che per caso riesce ad avere un colpo di fortuna. Non basta l’indubbio amore per i libri che pervade il libro a far salire il voto.
Due note sulla traduzione italiana. Innanzitutto, non ha senso mettere decine e decine di note a piè di pagina – anzi a fondo libro – per spiegare chi erano Irving Berlin e Dewey: la probabilità che un lettore italiano non li conosca è esattamente la stessa che siano ignoti a un lettore inglese. La seconda cosa è una sensazione, e potrei sbagliarmi. In una delle gite di Armstrong a Bullygullable (qui la nota non c’era…) i locali parlano con un accento molto affettato e arcaico. Mi chiedo se è lo stesso tipo di accento dell’originale!

Ultimo aggiornamento: 2009-07-28 07:00

la spinta propulsiva di FacciaLibro

Sarà una mia impressione, ma Facebook non è più il Grande Attrattore dei mesi scorsi. Intendiamoci: continua ad essere frequentatissimo, e ho notato come ci siano persone che non si vedono affatto dalle parti del mio blog ma commentano sulla copia che posto di là. Però il numero di richieste di amicizia è drasticamente calato, e anche i thread che vedo in giro hanno molto meno messaggi di quelli di un tempo.
Il tutto può essere solamente una visione molto di parte – d’altra parte non c’è più nessuno che si iscrive alla pagina del mio fan club, il che significa che sono irrimediabilmente out – ma mi dà l’impressione che il fenomeno FaceBook si sia sgonfiato, e sia rimasto uno zoccolo duro che si è spostato direttamente lì, e una nuvola di gente che come me dà un’occhiata ogni tanto; ma non ci siano più le transumanze del 2008. Voi che ne pensate?

Ultimo aggiornamento: 2009-07-27 13:00

Le mie cose

[copertina] Leggendo quest’opera prima di Marco Lazzarotto (Marco Lazzarotto, Le mie cose, Instar libri “i Dirigibili 26” 2008, pag. 257, € 13.50, ISBN 978-88-461-0093-1) mi è tornato alla mente il miglior Benni, quello di Terra! per intenderci. Le trovate assolutamente spiazzanti – a partire dall’incipit “Sono tormentata dai dubby” – sono immerse in una contemporaneità iperrealistica, un oggi che non esiste ma non sembra nemmeno troppo inverosimile, dalla serie di film tv “Il kebabbaro” al reality show “San Patrignano” con i vip che si disintossicano. Il titolo del libro è il nome di una rivista mensile (anzi, che esce ogni 28 giorni…) letta da donne di tutti i tipi; la protagonista, separata da un “vomitista”, ci tiene una rubrica. La sensazione di essere finiti in un mondo parallelo, in una Torino di chissà quale universo, è davvero forte. A parte avvisare il lettore che il libro in certi punti è parecchio splatter, devo solo fare un appunto. Il finale è un anticlimax, come se Lazzarotto non sapesse più come serrare le fila della trama, che in effetti aveva dei grossi buchi qua e là. Ma anche questo mi ricorda Benni :)

Ultimo aggiornamento: 2009-07-27 07:00

McDonald’s Classic

Non entro molto spesso in un McDonald’s, quindi non so da quanto tempo c’è stato questo cambio di paradigma: quando però ci sono passato la scorsa settimana, mi è saltato subito all’occhio. Una volta i menu erano di due tipi: normale e maxi, coll’inserviente che ti chiedeva regolarmente se lo si voleva maxi. Magari vi ricordate anche del film Super Size Me, quello che raccontava l’epopea di uno che aveva provato per un mese intero a nutrirsi solo ai McDonald’s accettando regolarmente la proposta “menu grande?”
Bene. Adesso non è più così. Quello che era il menu normale è stato ribattezzato McMenu Classic, mentre il Maxi è ora il McMenu senza ulteriori qualificativi. Confesso che non saprei se la mossa è stata fatta per introdurre un aumento surrettizio (chi chiede il menu senza aggiungere nulla si trova a pagare di più) oppure qualcuno lassù nel dipartimento marketing della multinazionale ha pensato che mentre una volta la parola “maxi” indicava qualcosa di superiore ora – almeno per quanto riguarda hamburger e affini – ha preso un significato negativo. O magari c’era solo bisogno di modificare qualche cosa perché si sa che il mercato deve sempre essere dinamico…

Ultimo aggiornamento: 2009-07-26 13:00

gioco della domenica: Balance Fury

Balance Fury è tutta questione di equilibrio. L’unica operazione che si può fare è far cascare dei blocchi su una specie di bilancia/altalena, cercando di mantenerla il più possibile in equilibrio. C’è una certa inerzia, quindi si può rischiare e far oscillare la bilancia nell’attesa di riequilibrarla con il pezzo successivo: ma ricordate che ci vuole un po’ di tempo prima che il nuovo pezzo venga prodotto, e poi bisogna aggiungere il tempo di caduta!
(via Passion for Puzzles)

Ultimo aggiornamento: 2009-07-26 07:00

La Grande Pandemia

Sono mesi e mesi che i media ci stanno sfracellando i maroni con la storia dell’influenza suina, che poi è diventata influenza A perché sennò non mangiavamo più carne di maiale, e che è una pandemia, e che moriremo a milioni come per la spagnola, e che stanno mettendo in quarantena tutti, e non provare a starnutire quando devi prendere un aereo, ché è più facile salirci su con un mitra, e magari facciamo partire le scuole più tardi per evitare il contagio (facendo fin arrabbiare i vescovi)…
Se uno però fa la fatica di leggere gli articoli e non i titoli, scopre che questa influenza esiste, ma è come una comune influenza. Qualcuno muore, esattamente come qualcuno muore di influenza tutti gli anni; il numero di vittime è bassissimo rispetto a quello dei contagi, forse addirittura inferiore a quello dell’Asiatica o dell’Australiana. E allora perché tutto questo cancan, che non è solo italiano ma mondiale?
Per una volta faccio il complottista e dico che è tutta una manovra delle case farmaceutiche, esattamente come nel caso dell’aviaria, dove sembrava che se non fossimo andati a cercare a carissimo prezzo le poche confezioni dell’antidoto specifico saremmo finiti nel mondo dei più: cosa che – almeno per me e i miei ventun lettori – non è certo capitata. Passi cascarci una volta, ma volete farlo anche la seconda?

Ultimo aggiornamento: 2009-07-25 13:00