La lettera al direttore pubblicata oggi sulla Stampa pone una domanda a Mario Calabresi: “Perché il giornale da lei diretto non ha messo in prima pagina le dieci domande di Repubblica al premier, come invece hanno fatto altri quotidiani esteri?” La risposta di Calabresi è tecnicamente ineccepibile: «Non le pubblichiamo perché sono le dieci domande di Repubblica e non quelle della Stampa. Sono una loro scelta editoriale, frutto del loro lavoro, ideate con uno stile e un obiettivo che le ha trasformate nella colonna portante di una campagna giornalistica.» Epperò…
È indubbio che il fogliaccio scalfariano usa le dieci domande in senso politico, come si vede in parte dal loro testo e soprattutto dalla loro reiterazione quotidiana; né ci sono dubbi sul fatto che un conto è un quotidiano straniero che le riprende, e un conto è la stessa cosa fatta da un giornale italiano. In quest’ultimo caso infatti la sensazione nel pubblico è quella di una testata minore che va al traino di chi è davvero importante; l’immagine del quotidiano sabaudo andrebbe così a farsi benedire.
Però c’è una frase molto più preoccupante nella risposta di Calabresi: «non appena ne avremo lopportunità allora rivolgeremo tutte le domande che riteniamo sia giusto fare al presidente del Consiglio.» Io ad esempio vorrei sapere perché Berlusconi ha dato tre risposte diverse – tutte smentite – su come e quando ha conosciuto Benedetto Letizia (di Noemi non me ne importa nulla), e quale è la vera storia, visto che è arrivato appositamente a Casoria per i diciott’anni della figlia; vorrei sapere l’elenco delle persone senza cariche istituzionali ospitate sui voli di Stato – lo so che è stato decretato che la cosa non è illecita, ma visto che comunque quei voli sono pubblici mi sembra il minimo sapere chi come e quando li usa; vorrei sapere come mai ha querelato le giornaliste e opinioniste dell’Unità per avere osato affermare la sua impotenza, ma non ha fatto nulla del genere contro Vittorio Feltri che pure lo scrisse chiaramente su Libero; vorrei sapere come mai non ha mai smentito l’affermazione di Feltri secondo il quale è stato Silvio, e non Paolo Berlusconi, a chiedergli di tornare a dirigere Il Giornale; vorrei sapere perché le cause che intenta sono sempre e solo civili, e mai penali (occhei, questa è una domanda retorica, ma qualcuna ce ne vuole); vorrei sapere se qualcuno ha mai tentato di ricattarlo.
Non sono domande attinenti alla vita sessuale e alla salute del premier, come si può vedere; sono domande che vertono sulla sua figura pubblica, e che a me parrebbero interessanti. Sono sicuro che ce ne sarebbero anche altre; mi chiedo allora se La Stampa (anche il Corriere della Sera, di per sé, ma De Bortoli non ha mica dato una risposta così esplicita) pensa di non avere l’opportunità di fare domande di questo tipo, oppure ritiene non sia giusto farle. Mica per altro: ma comincio a temere che hanno ragione quelli che stanno dicendo che l'”Editto di Tirana” è stato applicato rigorosamente facendo fuori Paolo Mieli e Giulio Anselmi per rimettere alla guida dei due grandi quotidiani tradizionalmente filogovernativi un Ferruccio de Bortoli stranamente molto più silente di un tempo e appunto un Mario Calabresi che sta bene attento a non disturbare il manovratore, limitandosi a riferire le cose manco fosse un’Ansa.
Ultimo aggiornamento: 2009-09-04 12:22