Leggendo i commenti a questo post di vb, ho scoperto che una delle mie certezze di una vita crolla. Il nostro codice penale non prevede infatti il reato di apologia di reato.
Un passo indietro. Il termine apologia in origine significava “discorso di autodifesa”, come un matematico probabilmente sa se conosce l’Apologia di un matematico di Hardy. In pratica, però, il termine è passato a significare un “discorso o scritto che difende o esalta qualcuno o qualcosa”, e nel diritto ha assunto il significato tecnico di “difendere o esaltare azioni o comportamenti contrari alla legge”, appunto nella locuzione “apologia di reato”.
Solo che se uno va a spulciare il codice penale, si accorge che l’articolo 414 parla di istigazione a compiere un reato (comma 1) e di apologia di delitto (comma 4). Ah, non è che il delitto significhi necessariamente ammazzare uno; si veda l’articolo 39 del codice penale. Se il codice parla di reclusione e multa, si ha un delitto; se invece parla di arresto e ammenda, allora si ha una contravvenzione. Per esempio, la radunata sediziosa è una contravvenzione; quindi se scrivo “secondo me bisognerebbe andare tutti a fare casino su Facebook” allora, almeno fino a che il senatore D’Alia non si risveglia, non posso essere accusato per apologia di delitto.
(Per completezza: c’è poi anche l’apologia del fascismo, introdotta dalla legge Scelba come attuazione della XII disposizione transitoria della Costituzione)
Aggiungo solo una cosa: il prossimo che mi viene a dire che la matematica è troppo complicata, lo prendo, gli faccio leggere questo e gli dico di andare a fare giurisprudenza.
Ultimo aggiornamento: 2009-02-13 11:07