Archivi annuali: 2008

Piano industriale Telecom

Non so se qualcuno dei miei ventun lettori si sia chiesto come mai io non abbia parlato del piano industriale presentato la scorsa settimana da Franco Bernabè: so che nessuno me lo ha chiesto, probabilmente perché sanno che io non ho alcun rapporto con l’amministratore delegato dell’azienda in cui lavoro. Il motivo per cui non ho scritto nulla, ad ogni modo, è che non avevo dati a sufficienza per scrivere qualcosa non pretendo sensato, ma almeno con una parvenza di attinenza alla realtà. Adesso che ho qualche notizia in più, provo ad aggiungere i miei due eurocent.
Innanzitutto a me il discorso video che ci è stato messo nella home page dell’intranet aziendale non è piaciuto per nulla. Non tanto per il ritornello “tutti dobbiamo fare sacrifici per Telecom”, quanto per il fatto che nel “tutti” sono compresi anche gli abbonati che si vedranno aumentare il canone. È un problema di linguaggio: se avesse detto qualcosa tipo “ci è anche toccato chiedere un aumento del canone che era del resto fermo da vari anni” almeno sarebbe stato più onesto. Che poi, a ben vedere, l’aumento del canone può essere un boomerang, visto che accelererà l’emorragia che sta facendo passare molta gente da una linea fissa a una mobile (il fatturato sul fisso è previsto scendere del 2.4% da qua al 2011, per la cronaca). D’altra parte è anche vero che – sempre secondo l’azienda – si vuole “privilegiare i clienti a maggior valore (Top Client e Business, pari al 40% degli attuali clienti Telecom)”. Sappiatelo subito.
Ma in genere le misure previste dal nuovo piano triennale mi sembrano assolutamente schizofreniche, concordando stranamente con la Triplice che oggi ha emesso un comunicato. Non sono in grado di capire se effettivamente i 4000 ulteriori licenziamenti previsti sono solo il 5% del valore della manovra, come affermato da loro; però è indubbio che voler ridurre il debito vendendo la branca tedesca e Sparkle è assurdo, perché da un lato – a differenza ad esempio della branca francese che era in perdita strutturale – non sono dei costi sulle spalle del gruppo, e dall’altro non è che darebbero chissà quanti soldi essendo piccole. Altra cosa a mio parere con poco senso è tagliare pesantemente Open Access (ottocento persone in meno…) esternalizzando al contempo alcune attività: se il costo del personale è davvero così alto significa che c’è qualche problema a monte, e allora tanto vale farla davvero, la separazione della rete! Ma quello è un problema ancora diverso. La rete di per sé ha un costo molto alto, checché ne pensi la gente: solo che questo costo al momento non è sostenuto da nessuno, tanto che Telecom non solo non fa praticamente investimenti ma limita al minimo indispensabile se non meno la manutenzione ordinaria. Separare la rete dal resto di Telecom farebbe venire a galla questi problemucci…
Se qualcuno è preoccupato per me, posso dire che nel campo dell’IT sono previsti “solo” 100 tagli; il vero guaio è che vogliono razionalizzare le piattaforme software (e quella su cui si opera noi è assolutamente fuori standard) e integrare le varie software factory sul territorio (per quanto detto sopra, noi siamo difficilmente integrabili, oltre che essere di dimensione un ordine di grandezza inferiore a tutte le altre software factory)

Ultimo aggiornamento: 2008-12-11 19:29

Radiobeta

Il sior Neri segnala Radiobeta, un “aggregatore di Internet radio”. Occhei, ricomincio da capo.
Immagino sappiate che ci sono molte stazioni radio, anche in Italia, che trasmettono anche via Internet, con qualità del suono variabile. I software come Windows Media Player hanno in effetti l’opzione di “sintonizzarsi” sulle stazioni radio. Con Radiobeta, la ricerca la si può fare direttamente sul browser, per zona geografica o per genere della radio. A dire il vero, almeno per Firefox, per ascoltare la radio occorre comunque un plugin che lancia WMP, ma resta comunque il vantaggio di una semplicità d’uso che non ho visto spesso nei programmi dedicati.

Ultimo aggiornamento: 2008-12-11 14:02

La felicità porta fortuna – Happy Go Lucky (film)

[locandina]
Sabato sera Anna mi ha fatto notare che era molto che non andavamo al cinema. Visto il mio aprioristico veto su La classe, la scelta è caduta su La felicità porta fortuna – Happy Go Lucky (qui il sito ufficiale inglese).
Mal me ne incolse. Non è che il film sia brutto: è semplicemente sconclusionato. Ci sono scene messe qua e là di cui non ho capito l’utilità, tipo l’incontro di Poppy con il libraio all’inizio o col pazzo a metà film; mi è servita più di mezz’ora per riuscire ad avere un’idea di chi fosse la protagonista e cosa facesse, e non ne sono nemmeno certo adesso; il messaggio del titolo io mica sono riuscito a trovarlo; non ci sono nemmeno battute memorabili, per cui uno dice “vabbè, mi sono divertito”. Insomma, una di quelle cose che vanno bene trasmesse in TV spezzettate dalla pubblicità, mi sa tanto… così imparo a mettere i veti.

Ultimo aggiornamento: 2008-12-11 13:01

Ancora Strange Maps

Ho già parlato l’anno scorso di Strange Maps, il blog che raccoglie mappe di tutti i tipi purché non standard. Ne scrivo ancora oggi perché, in occasione dei dieci milioni di hit al sito (!), il tenutario ha postato in un colpo una decina di mappe: dalla Nuova Zelanda a forma di patatina fritta all’Europa senza Germania.
Sembra inoltre che per metà 2009 uscirà l’Atlante delle Mappe Strane… preparatevi!

Ultimo aggiornamento: 2008-12-11 09:44

Parole matematiche: razionale

(la lista delle parole matematiche si trova qua!)
Una persona è razionale quando ragiona, e irrazionale quando fa cose incomprensibili – almeno per noi, visto che è sempre più facile dire che è l’altro a “fare le cose strane”. Uno potrebbe immaginare che tutto questo non c’entri nulla con i numeri razionali, e che questi derivino invece dalla parola “frazione“: in fin dei conti a scuola ci hanno insegnato che i numeri razionali sono tutti e soli quelli che si possono scrivere sotto forma di frazione, e le due parole sono chiaramente simili… E invece no!
La storia in questo caso è in effetti un po’ strana. La parola latina ratio aveva infatti il doppio significato di “ragione” (da cui “raziocinio”, ad esempio) e “rapporto”. In effetti, per i greci antichi un numero è razionale quando “si comporta bene”, nel senso che può essere espresso come rapporto tra due quantità. Col tramutarsi del latino in italiano, i matematici hanno mantenuto il secondo significato della parola, mentre la nella lingua comune c’è stato uno spostamento di significato ma anche di suono. il gruppo tio, che nel tardo latino si pronunciava già zio, è infatti diventato gio. A questo punto però i filosofi si sono un po’ arrabbiati, perché non potevano più usare la parola che si era per così dire imbastardita; dire “l’uomo è un animale ragionevole” poteva infatti dare l’idea di persone che capissero quando non valeva la pena continuare a discutere. Così sono tornati a prendere il termine più vicino al latino… cioè quello che i matematici hanno sempre usato. Una rivincita, anche se a dire il vero la prima occorrenza della parola in matematica si ha col Tartaglia, quindi a metà del Cinquecento. Ma è solo perché i filosofi scrivono di più e non buttano mai via nulla!

Ultimo aggiornamento: 2008-12-10 16:52

Post sotto l’albero

Da cinque anni (un’eternità, per il blogocono) Sir Squonk si rovina vita, fegato e polpastrelli per convincere un gruppo di squinternati squaraquaquà a scrivere un post di argomento natalizio: il PSl’A, o appunto il Post sotto l’albero.
Quest’anno forse sarà l’ultimo, almeno secondo il curatore (consiglio di leggere prima il suo post, così saprete di che morte morire): sappiate comunque che ci sono ben 72 post, per tre mega e rotti di PDF (no, non è solo testo, ci sono solo 208.616 caratteri spazi esclusi, ma le immagini si sa che pesano)
Potete andarvelo a scaricare qua: prima di stampare le 116 pagine, però. pensate agli alberi di Natale tagliati inutilmente, e non peggiorate vieppiù la situazione!
(per la cronaca, per la prima volta c’è anche un mio contributo, a pagina 37 (con un errore di impaginazione: il post in realtà inizia con “Mentre”). Sappiate che non c’entra assolutamente nulla con quello che scrivo sul blog; gronda buonismo tanto da essere vietato ai diabetici, e soprattutto è lungo. Siete stati avvisati.

Ultimo aggiornamento: 2008-12-10 11:06

Omelette&Baguette (ristorante)

Domenica alle 13 Anna e io stavamo tornando a piedi verso casa da piazza Gramsci, e lei ha visto un posto dove la gente stava mangiando, sembrava anche con gusto; mi chiede “sai cos’è?”, e io ho risposto “il locale che ci rompe da mesi e mesi con la pubblicità su Radio Popolare… solo che ho cancellato il nome”. Beh, non è stato difficile alzare gli occhi e vedere che si chiama Omelette&Baguette (il sito sarebbe questo, ma è completamente inutile, a partire dall’indirizzo che sarà fiscalmente corretto ma in pratica è sbagliato: dovete andare in via Paolo Sarpi 62. Se volete una recensione più completa, guardate piuttosto qua).
A farla breve, siamo entrati e abbiamo mangiato. Inutile dire che è un posto da evitare se si hanno problemi di colesterolo, anche se c’è la possibilità di avere delle insalate; la cucina sembra un misto tra italiana e nordafricana (il Brick che mi sono preso io è un piatto tunisino), le porzioni generose, i prezzi onesti e l’ambiente è simpatico; persino il caffè è ottimo. Se si vuole provare l’ebbrezza del brunch domenicale (20 euro) conviene però prenotare, mi sa: il locale è su due piani, ma non è che sia così grande.

Ultimo aggiornamento: 2008-12-10 07:00

L’alba della teologia musulmana (libro)

[copertina] Oggigiorno si sente parlare di imam e ulema, oppure di fatwa, abbastanza spesso, e si suppone di sapere tutto a riguardo. D’accordo, non è così, ma quella è almeno l’idea che si ha. Questo libretto (Josef Van Ess, L’alba della teologia musulmana [Prémices de la théologie musulmane], Einaudi – Piccola Biblioteca 398, 2008 [2002], pag. xxii-142, € 15, ISBN 978-88-06-18899-3, trad. Paolo Piccardo), come del resto dice il titolo stesso, non spiega in effetti direttamente questi termini, ma li contestualizza spiegando come nei primi secoli dopo l’Egira, mentre la potenza militare araba faceva conquiste su conquiste, nascesse una teologia islamica. Per chi conosce un po’ di teologia cristiana ed ebraica, le differenze che trova sono notevoli: nell’islam infatti la teologia nacque dalla giurisprudenza, e non dalla filosofia o dal misticismo come ci si sarebbe potuti aspettare. Inoltre non c’era solo la divisione attuale tra sciiti e sunniti, ma varie correnti in lotta tra di loro, nonostante ci fu almeno una scuola che disse “ogni opinione ragionevole è corretta”, tentando di riportare l’unità e facendo notare che il Corano afferma che i musulmani sono meglio dei cristiani proprio perché sono uniti. Nel testo vengono trattati alcuni dei problemi teologici fondamentali, che in un certo senso durano a tutt’oggi: le interpretazioni del Corano creato (e non eterno) e del libero arbitrio contrapposto al determinismo della volontà di Allah; la possibilità che un miscredente conoscesse Dio; la possibilità di affermare che i propri governanti non fossero veri musulmani, e quindi poter fare jihad contro di loro. Il tutto in un contesto molto tecnico, e difficile da comprendere se non si è giàesperti. Certo la supervisione di Ida Zillo-Grandi è stata utilissima per tutte le note al testo che ci permettono di avere un’idea dei personaggi e dottrine che Van Ess dà per scontate. Ma forse era meglio trovare anche qualche altro editor, perché magari è stato Van Ess stesso a scrivere a pagina 30 “Per i cristiani, Gesù è elevato al cielo direttamente dalla croce, senza morire” e – con meno probabilità – a pagina 34 “Il cristianesimo aveva risolto il problema con l’idea di reincarnazione”; però leggere queste cose non dà molta fiducia sulla qualità del resto del testo.

Ultimo aggiornamento: 2008-12-10 01:00