Chi mi legge sa che sono un assiduo lettore del blog di Paolo Guzzanti, che secondo me è quasi più divertente del figlio Corrado (con Sabina e Caterina non c’è storia, il padre vince a man bassa). Non fermatevi ai titoli wertmülleriani, o meglio da romanzo d’appendice settecentesco; la parte migliore è il modo in cui Paolo il Rosso viene a patti con i suoi lettori e commentatori.
Oggi, dopo una lunga serie di tirate contro quelli buttati fuori e riapparsi sotto falso nome, Guzzanti ha emesso il suo ukase.
«Da oggi funzionerà così: chi si iscrive riceverà una mia mail in cui verranno chieste le generalità controllabili, un numero di telefono fisso e un indirizzo postale.
Chi fosse senza fissa dimora e avr soltanto un cellulare anonimo – che peccato – non potrà stare qui.»
Non so, né me ne importa, se questa procedura sia lecita: probabilmente sì, perché è strumentale al servizio offerto “postare sul blog Rivoluzione Italiana”, e quindi il rifiuto di conferire i dati richiesti impedisce semplicemente il servizio. Resta il fatto che, nonostante il parere opposto di Guzzanti, quella è censura. Nulla di cui stracciarsi le vesti, anch’io censuro i commenti (nel senso che li verifico prima di accettarli); ma a parte l’ipocrisia del nostro, faccio notare che lui è un Senatore della Repubblica Italiana e che potrebbe tranquillamente permettersi qualcuno che verifichi i commenti ed elimini quelli dei «professionisti guastatori che vagano di blog in blog portando zizzania, distruzione, insinuazioni, scherno, derisione, perdite di tempo, sabotaggio», senza schedare nessuno. O magari il Grande Progetto di Guzzanti senior richiede necessariamente un insieme di obbedienti e rintracciabili sodali?
(nel caso qualcuno arrivi qua da Rivoluzione Italiana: non ho mai postato alcun commento da quelle parti, perché dal mio punto di vista la registrazione necessaria era già troppo invasiva. Non è un problema di anonimato: chi frequenta il mio sito sa che ci sono tutti i dati che permettono di sapere chi sono)
Aggiornamento (13 giugno) Guzzanti ha pubblicato la sua richiesta di dati, dove spiega che Rivoluzione Italiana «non è dunque un forum, non è una mailing list, ma una pubblicazione che ha un direttore» (attenzione!) e contnua spiegando che «Come direttore ho la responsabilità di una omogeneità di stile che garantisca una completa libertà di espressione di opinioni politiche e di qualsiasi altro genere.» Non che io capisca come l’omogeneità di stile possa essere lesa dai commenti, ma ribadisco: io non sono Senatore della Repubblica Italiana, quindi mi mancano i fondamentali.
Ultimo aggiornamento: 2008-06-12 14:56