Archivi annuali: 2008

Cosa non si fa per spiegare la matematica!

La divulgazione matematica in Italia è inesistente, e questo lo sappiamo tutti. Nei paesi di lingua inglese ci sono degli ottimi divulgatori, ma a quanto pare non basta ancora per avvicinare i giovani alla materia – non dico per farli diventare tutti matematici, ma semplicemente per non essere degli “innumerati”. Ed essendo gli americani pragmatici, cercano di fare il possibile al riguardo. Chi come me ha una certa età di rete si ricorderà sicuramente della Britney Spears’ Guide to Semiconductor Physics. Ma quella era una parodia (di Britney, non della fisica); oggi ho scoperto che vengono davvero pubblicati dei libri apposta!
L’attrice Danica McKellar (che in effetti è laureata in matematica…) ha scritto ben due libri, Math Doesn’t Suck e Kiss My Math, pubblicati nei Penguin; entrambi hanno come loro target le ragazze adolescenti. Ammetto che guardando le foto di copertina non è che i libri mi sembrino così interessanti, ma magari sono un prevenuto. Chissà come sarà invece The Manga Guide to Statistics (illustrato, naturalmente…), la cui traduzione dal giapponese sta per arrivare nelle librerie statunitensi. Per quello che ricordo da Holly e Benji, le leggi fisiche sono un po’ stiracchiate nei manga, ma magari in questo caso l’approccio è più serio.
(per la cronaca, tutto questo l’ho scoperto via Wild About Math!)

Ultimo aggiornamento: 2008-10-02 09:21

Game Theory – A Very Short Introduction (libro)

[copertina] (se vuoi una mia recensione più seria di questo libro, va’ su Galileo!)
Come cambiano le cose nel tempo! Quando mi capitò di vedere per la prima volta un libretto che raccontava la teoria dei giochi (una vecchissima edizione Zanichelli di fine anni ’70) il tutto era senz’ombra di dubbio matematica. Questo libretto della meritoria serie OUP “A Very Short Introduction” (Ken Binmore, Game Theory – A Very Short Introduction, Oxford University Press 2007, pag. 184, Lst 6,99, ISBN 978-0-19-921846-2) è un testo di economia, con una rapida incursione nel campo biologico. Il teorema del minimax, ai tempi al centro della trattazione, è buttato lì quasi come un inciso; gli equilibri di Nash, che allora non erano neanche trattati, sono rapidamente spiegati già nelle prime pagine, e sono visti quasi come un postulato, mentre si lavora molto sui giochi a informazione non completa, avvicinandosi spesso all’introduzione della casualità.
Una trattazione di questo tipo risulta sicuramente più appetibile per chi è allergico alla matematica, e che trova un testo abbastanza discorsivo e senza troppe formule; il rovescio della medaglia è che ho trovato piuttosto difficile seguire i vari teoremi, che sono stati dimostrati in una maniera pericolosamente simile al metodo “handwaving”, e che i vari esempi di giochi a due persone sono sì minimali e distinti, ma proprio perché minimali rimangono spesso difficili da confrontare al volo. Forse qualche esercizio svolto in più sarebbe utile per impratichirsi di più della materia; ma per essere una introduzione non si deve pretendere chissà che cosa.
Ultima nota per gli anglofobi: la traduzione italiana del libro dovrebbe uscire per Codice entro fine anno.

Ultimo aggiornamento: 2022-12-08 19:17

L’università negli USA

Repubblica lancia alti lai sulla possibile eliminazione dell’esame di italiano degli APP (Advanced Placement Program: in pratica, un portarsi avanti col lavoro, facendo già durante l’High School dei corsi che ti danno crediti per l’università). La situazione deve essere così tragica che non solo Rep.it ha messo dei collegamenti esterni, ma li ha persino colorati in rosso.
Poi uno va a leggere l’articolo e scopre che questo esame è nato due anni fa dopo una serie di spinte politiche, che non viene fatto praticamente da nessuno (ci saranno quasi tre milioni di diciassettenni statunitensi: 1800 persone è lo 0,06%…) e gli americani, da buoni liberisti, dicono “o qualcuno sgancia i soldi o si chiude baracca e burattini”, né posso dar loro torto.
Sì, lo so che dire “mal comune, mezzo gaudio” è un’idiozia. Però mi sembra giusto far notare che non dobbiamo sempre guardare con invidia gli altri… o meglio, dobbiamo invidiarli perché sono capaci ad eliminare le cose inutili e costose.

Ultimo aggiornamento: 2008-09-30 16:49

I ventitré problemi matematici (nuova versione)

I miei lettori che masticano di matematica (gli altri mi sa che non sono nemmeno arrivati a leggere questa riga), quando si dice loro “i ventitré problemi”, pensano subito a David Hilbert e alla sua lista di problemi presentata al Congresso Internazionale dei Matematici del 1900. Forse non tutti sanno che a dire il vero Hilbert non riuscì a presentare tutti i problemi durante il suo intervento, perché gli finì il tempo a disposizione. Si sa, questi accademici… Ad ogni modo, questi problemi sono stati molto importanti per lo sviluppo della matematica nel ventesimo secolo, sia quando sono stati risolti (positivamente o negativamente) sia nel caso in cui abbiano resistito a tutti gli assalti; i Clay Problems, in confronto, sono molto meno interessanti, o forse troppo pochi (sono solo sette, anche se è vero che danno un milione di dollari a chi ne risolve uno).
In questi giorni, però, il DARPA ha deciso di proporre una nuova serie di problemi, sotto il nome di “Mathematical Challenges”, con lo scopo di “dramatically revolutionizing mathematics and thereby strengthening DoD’s scientific and technological capabilities.” (il DoD è il Department of Defence statunitense, lo dico per i pacifisti che passano di qua). Potete leggere i problemi su Network World, e vedere che effettivamente sono ventitré: non ho ben capito come verrebbero assegnati dei fondi al loro riguardo, ma da quel sito potete passare al documento ufficiale. Se non ricordo male, se ne parlava già l’anno scorso, e magari ne ho anche parlato anch’io, ma adesso a quanto pare le domande sono state formalizzate. La cosa che dovrebbe saltare all’occhio di tutti è che ci sono pochissime domande di matematica pura, ma poche anche di matematica applicata alla fisica, a differenza di quanto accadeva nei secoli passati. I campi più interessanti sembrano l’informatica, e fin qua non c’è nulla di strano, e la biologia. L’altra cosa che ho notato è che ho difficoltà a comprendere parecchie delle domande, altro che trovare delle risposte!

Ultimo aggiornamento: 2008-09-30 15:25

_Ah! Ci sono!_ (libro)

[copertina] Il primo volume della collana Sfide Matematiche (Martin Gardner, Ah! Ci sono! [aha! Gotcha.], RBA Italia – Sfide Matematiche 1 – 2008 [1975], pag. 238, € 4.99, trad. Simona Panattoni) è la riedizione dell’ormai introvabile traduzione Zanichelli del 1981 di questo libro di Martin Gardner. A differenza del volume gemello “Esperienza a-ah!” che verrà pubblicato a novembre, l’argomento principale di questo libro sono i paradossi, reali e apparenti, legati alla matematica. I pregi del testo sono gli stessi dell’edizione originale: diciamo che se uno non apprezza quel tipo di disegnini probabilmente si scoccerà presto, ma altrimenti potrà avere un’idea delle trappole della matematica senza doversi esporre a troppa matematica.
Per quanto riguarda la traduzione, si sente che è un po’ datata, ma generalmente è buona; apprezzabile il fatto che sia anche stato tradotto la figura che inizia il capitolo 2, quella con i numeri scritti “in lettere”. L’unica eccezione è il capitolo sulla probabilità, che è zeppo di errori e si direbbe quasi opera di un’altra mano. Nella pagina di aNobii relativa al libro (vedi link su) ho messo un’errata corrige.

Ultimo aggiornamento: 2014-09-09 10:50

qualcuno ha visto la mia chiavetta USB?

Doveva capitare, prima o poi. Ho perso la mia chiavetta USB, quella che tenevo nel mazzo di chiavi di casa, e che mi si è sfilata non so quante volte. Me ne sono accorto oggi pomeriggio prima di uscire dall’ufficio: può essere rimasta in largo Augusto, piazza Argentina o via Padova, ma ormai la probabilità di trovarla è nulla.
Non che ci avessi dentro nulla di importante né di compromettente, visto che il suo uso era portare da una parte all’altra dei file: però rimane una scocciatura. Qualcuno sa i prezzi attuali di una 4GB? Offerte a Milano?
Aggiornamento: (30 settembre) per i curiosi, mi sono preso la confezione di tre chiavette Emtec da 4 GB, in offerta a 30 euro da Euronics; una l’ho rivenduta a un collega, una la sto usando e la terza me la tengo da parte per quando perderò la seconda :-)

Ultimo aggiornamento: 2008-09-29 19:34

Una gita a… Dolceacqua

Ultimamente sono in debito di troppi punti-moglie. E sono punti veri, nel senso che non solo Anna ha ragione, ma ha perfettamente ragione. E devo dire che sono anche un po’ stanco di essere sempre davanti al pc: così, quando mi ha proposto di fare un weekend a Dolceacqua per fare due passi tra le colline liguri, ho prontamente accettato.
Arrivati venerdì sera a Pietra Ligure a casa di Marina, il programma prevedeva la sveglia alle 8 e la partenza alle 9:30. Diciamo che il primo obbiettivo è stato pienamente raggiunto: per il secondo, complice il tempo che non sembrava essere così bello come da previsioni del tempo, abbiamo sforato solo di un’ora e mezza. Abbondante. Ad ogni modo siamo arrivati a Dolceacqua quasi alle 12:30, e dopo aver scoperto che i parcheggi del paese erano tutti pieni – non che sia un problema, basta andare trecento metri oltre – siamo riusciti a pigliare al volo una cartina turistica al punto informazioni che stava chiudendo, e un pezzo di focaccia al pomodoro nel negozio di alimentari che aveva finito il pane. Vedendo le cose positive, però, il cielo si stava finalmente aprendo.
Guardando la cartina, la nostra idea era di prendere la mulattiera che ci avrebbe portato fino a Perinaldo. Visto però che la cartina era a scala troppo grande per capirci qualcosa, abbiamo chiesto lumi alla vigilessa locale. Nonostante indossassimo gli scarponi, la vigilessa deve aver capito che volevamo salire in auto, e così ci ha indicato una strada fortunatamente poco frequentata ma piuttosto lunga, tanto che dopo un po’ temevamo di aver sbagliato strada, visto che della chiesa dell’Addolorata non si vedeva affatto traccia. Fortunatamente però per la prima volta sono riuscito a vedere funzionare il GPS del mio telefonino (no, non funziona di nuovo, sembra proprio che voglia gli ampi spazi) e confermare così che stavamo semplicemente raddoppiando la distanza percorsa, ma ce l’avremmo fatta. E in effetti alle 14:40 siamo arrivati alla chiesa e Marina ha anche visto il cartello che indicava la mulattiera per scendere. A questo punto, però, cominciava a essere un po’ tardi. Trovato casualmente un locale e chiestigli lumi, ci siamo fermati poco innanzi, all’agriturismo La Locanda degli Ulivi, sperando di trovare ancora qualcosa da mangiare nonostante l’ora. Beh, diciamo che c’è andata molto bene, visto l’ottimo piatto di prosciutto caldo con patate, preceduto da un antipastino e seguito da caffè e limoncello, il tutto a otto euro a testa! Beh, magari è anche servito a contenere il prezzo l’avere casualmente ritrovato il coltello a serramanico che il proprietario Mario aveva perso quella mattina, ma direi di no.
Dopo esserci rifocillati, ci siamo diretti verso Dolceacqua, stavolta prendendo la mulattiera e cercando di ricordarci tutte le istruzioni che ci erano state date. In effetti ogni tanto la si perdeva di vista, però ormai eravamo degli esperti, e non abbiamo più avuto problemi se non arrivati al castello, dove una scorciatoia ci ha portati a un cancello chiuso. Rientrati sulla mulattiera, siamo arrivati dalla parte giusta del castello, speso cinque (a mio parere assolutamente immeritati) euro a testa per visitare quello che rimane del suo interno, fatto due passi per il paese addossato al castello e scesi a fare quello che secondo me era lo scopo nascosto del giro: comprare un po’ di vino (e una bottiglia di olio, che non fa mai male).
La domenica l’abbiamo passata a Pietra, con un vento che ha impedito alle fanciulle di prendere abbastanza sole, e in autostrada, con una serie di code senza nessuna ragione che fanno capire quanto sia bello prendere la macchina nei weekend. Devo però dire che l’idea di base non è stata poi così male, anche se mi sa che se torno da quelle parti cercherò di stabilire prima un itinerario. Foto? Prima o poi magari le posto.

Ultimo aggiornamento: 2008-09-29 16:37

I bottoni di Napoleone (libro)

[copertina] Una delle cause che sono state proposte per la disfatta dell’armata napoleonica in Russia dà la colpa ai bottoni delle divise, che erano di stagno. Alle basse temperature, lo stagno si polverizza letteralmente, e non è così facile fare una battaglia tenendosi su i pantaloni! L’aneddoto è probabilmente falso, ma dà comunque il titolo a questo libro (Penny Le Couteur e Jay Burreson, I bottoni di Napoleone [Napoleon’s Buttons], Longanesi, “La lente di Galileo – 37” 2006 [2003], pag. 408, € 18.60, ISBN 978-88-304-2156-1, trad. Libero Sosio), dove i due autori, chimici organici, raccontano la storia di diciassette molecole che “hanno cambiato il mondo”. Si spazia dall’aspirina agli oppiacei, dal sale all’indaco, dalla caffeina ai clorofluorocarburi. Di ciascuna di queste molecole viene fatta la storia, sia dal punto di vista tecnico – la maggior parte di queste molecole sono organiche, e quindi la loro sintesi non è sempre così facile – che da quello per così dire politico, con una serie di aneddoti come quello della cessione da parte degli olandesi dei diritti su Manhattan per mantenere il monopolio della noce moscata. In effetti bisogna dire che spesso gli autori esagerano un po’ nell’attribuire alle molecole presentate la possibile concausa degli sconvolgimenti mondiali, tipo quando affermano che il sapone abbia contribuito allo scoppiare della guerra civile inglese; però la lettura è davvero godibile, e permette anche di avere un’idea di cosa sia effettivamente la chimica, diversamente da quanto ad esempio insegnarono a me al liceo. Ottima traduzione, ma con Libero Sosio non mi sarei aspettato nulla di meno.

Ultimo aggiornamento: 2008-09-29 11:04