Si sa che a Milano ci si muove sempre per tempo: così, con due settimane di anticipo rispetto al resto del mondo cattolico, per il rito ambrosiano oggi è iniziato l’Avvento. Poi si sa anche che a Milano devono far sapere che loro con Roma non c’entrano molto: così hanno approfittato dell’inizio dell’anno liturgico per introdurre il nuovo Lezionario, cioè il librone con le varie letture da fare durante la messa (che non sono più Prima Lettura e Seconda Lettura, ma Lettura ed Epistola). Non sono un esperto di liturgia: mi è stato detto che le modifiche recuperano usi molto antichi, di prima dello scisma con gli ortodossi (sempre per la storia “noi sì che siamo bravi”, ma se ne volete sapere di più non chiedete a me. Posso solo dirvi che il sabato sera adesso non si fa più penitenza dei peccati, ma si ricorda la Pasqua.
Quello di cui volevo parlare era la modifica al testo del Padre Nostro. Non so se sia una cosa locale o globale: so che qualche tempo fa se ne parlava, ma non mi sono curato più di tanto della cosa. Le modifiche sono due, entrambe nella seconda parte della preghiera. La prima consiste nell’aggiunta di una parola: E rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. Nulla da eccepire, visto che il latino ha “sicut et nos dimittimus”, e quell'”et” è una congiunzione avversativa. Quello che non mi torna è la seconda parte: “et ne nos inducas in tentationem” è diventato “e non ci abbandonare alla tentazione“. Non so il greco, quindi mi devo limitare al latino; ma “induco, is” a me continua a rimandare il concetto di “condurre verso”. Al limite avrei visto bene qualcosa tipo “non lasciarci andare verso la tentazione”, ma nulla di più. Mi sa che come teologo non verrei promosso.
Ultimo aggiornamento: 2008-11-16 17:16