Archivi annuali: 2008

tonfo Telecom

Forse non ve ne siete accorti, ma ieri le azioni Telecom Italia hanno perso quasi il 10 per cento del loro valore. Nel caso, potete controllare Repubblica, Corsera e Stampa. (Il Sole ha il titolone in prima pagina, ma se non fosse stato così mi sarei davvero preoccupato)
Cosa può essere successo di così grave? Beh, Bernabè ha presentato il piano triennale e ha comunicato che quest’anno il dividendo sarà di 8 centesimi per azione, invece dei 14 dell’anno scorso; il tutto perché verrà ridato agli azionisti solamente il 50% degli utili e non il 90% come capitava negli anni tronchettiani, visto che MTP doveva recuperare un po’ dei soldi spesi per comprarsi l’azienda e non gli bastavano i giochetti della svendita degli immobili di proprietà Telecom a Pirelli. Ripeto: non è che l’azienda sia in perdita o chissà cosa, e il dividendo lordo sarà il 4% del valore delle azioni a inizio anno (adesso è il 5.5%, visto il calo delle quotazioni). Se persino Stefano Quintarelli, non certo tenero con Telecom, si stupisce della cosa, c’è qualcosa davvero di strano.
Io sono piuttosto interessato alla cosa, non solo perché Telecom è quella che mi dà lo stipendio a fine mese ma anche perché io possiedo un po’ di azioni dai tempi della privatizzazione, e in questo momento valgono meno di quanto io le abbia pagate. Sicuramente l’analisi di Luca De Biase è condivisibile, e ci mancherebbe altro, visto che è lui l’esperto di economia e non certo io. Quello che vorrei però aggiungere è che in questo momento l’irrazionalità è ancora più strana: tra i grandi azionisti, a parte al più Benetton, non credo che Telefonica sia entrata in Telecom semplicemente per fare un investimento a breve, e si spererebbe che le banche, anche se entrate obtorto collo, riescano comunque a fare ragionamenti con un certo orizzonte temporale, quindi una politica “meno soldi adesso ma consolidamento serio” dovrebbe essere per loro interessante. O forse tutta la situazione bancaria è così compromessa che hanno bisogno di fare cassa in fretta? Ma anche in questo caso, perché mai dovrebbero far partire queste valanghe che deprezzano anche il loro valore proprio?
Non credo nemmeno che il valore delle azioni fosse così artificialmente alto, se devo essere sincero. Insomma, chissà che succederà: mentre fino all’anno scorso si poteva pensare a qualcuno che rastrellasse azioni, mi sa che con il passaggio da Olimpia a Telco la cosa sia più difficile. Io intanto continuo a fare le solite cose, sperando di sapere dove sono finito nella Ristrutturazione Continua :-|

Ultimo aggiornamento: 2008-03-08 10:15

Viiaaaaagra!

Ho trovato piuttosto divertente uno degli spam odierni che mi sono arrivati per potermi procurare pastigline per permettere prestazioni prodigiose.
Già la traduzione automatica dà degli spunti interessanti, partendo col cappello
«Provate il nostro prodotto e sentirete che i nostri clienti confermino» che se ci pensate un attimo ha un doppio senso perfetto ancorché un po’ sgrammaticato, e continuando con «L’imballaggio modesto come anche il pagamento» che è persino poetico.
Ma quando ho letto come sono stati storpiati i nomi delle medicine, vale a dire “Ciiaaaaaaalis… ” e “Viiaaaaagra… “, mi è venuto in mente uno che sta urlando i nomi per farli sentire a lunga distanza.
Solo che alla fine l’amico mi è cascato sul nome del sito, oncesimilar o letteralmente “un tempo simili” punto com. E adesso cosa sarà rimasto dei principi attivi delle pastigline? :-)

Ultimo aggiornamento: 2008-03-06 12:33

Dimissioni telematiche – 2

No, non è che mi stia interessando a tutte queste cose perché stia cercando un nuovo lavoro. È solo il mio rompipallismo usuale che mi fa andare a cercare le cose, confortato da tutte le ricerche con titolo “dimissioni telematiche” che arrivano qua e che mi fanno immaginare che l’argomento sia importante per molti. (Ci sono anche molte ricerche “culto della teiera”, a dire il vero, ma non sottilizziamo).
Riassumo le puntate precedenti.
Fase 1: a novembre viene promulgata una legge che impone a chi si vuole licenziare di usare moduli prestabiliti e soprattutto numerati, che scadono dopo 15 giorni. L’idea meritoria è che in questo modo si impedisce ai datori di lavoro di far firmare le dimissioni in bianco al dipendente.
Fase 2: la legge dava sei mesi di tempo per la preparazione dei moduli. Dopo soli tre mesi, il decreto attuativo viene promulgato, ed entra in vigore ieri (5 marzo 2008). Sorpresa: il modulo, che doveva essere disponibile (gratuitamente) “negli uffici comunali e nei centri per l’impiego”, diventa ora ottenibile solo via internette, almeno secondo quanto stabilito nel decreto attuativo stesso. C’è qualcosa che non va, chiaramente: lo vedete voi il muratore valbrembano che si connette per ritirarsi il modulo? Magari sì, ma non è così certo.
Fase 3: arriva la data fatidica, e parte il sistema MDV, che non significa 1505 in numeri romani ma “Modulo di Dimissioni Volontarie”. Che si scopre? che occorre avere una login per ottenere il bel modulo ufficiale datato e di validità quindici giorni. E come si ottiene la login? Non la si ottiene. Infatti l’accesso è riservato ai soggetti intermediari già in possesso di login e password. Quelle merdacce dei cittadini che pur avendo un lavoro vogliono cambiarlo non possono fare nulla da soli, ma se «intendono presentare le Dimissioni Volontarie devono recarsi presso la sede di un soggetto intermediario (Comuni, Centri per l’impiego, DPL)» (DPLnon sta per Devi Penare Lungamente ma per Direzione Provinciale del Lavoro, se uno cerca molto attentamente nel sito riesce anche a scoprirlo).
Logicissimo, vero? Ma credo che la chicca migliore sia questa frase. «Per velocizzare la pratica possono scaricare il modulo Pdf (Fac simile), precompilarlo e recarsi presso la sede di un soggetto intermediario per la validazione dello stesso.». Fermatevi un attimo, fate un bel respiro, rileggi la frase e prova a chiederti che significa in pratica. La sbandierata rivoluzione telematica non c’è . Nella migliore delle ipotesi c’è un simpatico sistema che genera dei numerini in cui è codificata la data di presentazione del modulo, e a cui possono accedere soltanto pochi eletti intermediari. Ma a questo punto bastava dare a questi intermediari un bel timbrino numerato, considerando che non c’è tutta quella necessità di avere un’Anagrafe Nazionale Unificata dei Moduli Volontari di Dimissioni.
E invece no, perché l’Italia è Una Nazione All’Avanguardia.
Persino le cose buone riusciamo a farle male.
Aggiornamento: (4 luglio) è di nuovo cambiato tutto. Vedi qua.

Ultimo aggiornamento: 2008-03-06 11:54

Il culto della teiera

Bisogna dire che il Corsera sta facendo di tutto per abbassare il già non eccelso livello della cultura italiana. Prendiamo ad esempio questa notizia. Il titolo, “Condannata seguace del culto della teiera”, potrebbe al limite far venire in mente i Monty Python con Brian di Nazareth, anche se dubito che il lettore tipico del Corsera conosca il Culto della Scarpa Perduta. Anche l’occhiello, “tra le altre cose gli adepti venerano un’enorme teiera alta come una casa di 2 piani”, concorre a far credere che il tutto sia semplicemente una storia divertente come tante altre, tranne magari per la donna che è stata condannata.
E invece no.
Se uno si mette a leggere tutto l’articolo, scopre che la condanna (a due anni di prigione, mica a un’ammenda più o meno nominale) è stata comminata per apostasia. A più di quattrocento anni dal rogo a Giordano Bruno, è ancora possibile essere condannati per avere deciso di lasciare la propria religione… e magari bisogna essere ancora grati che in fin dei conti ti lascino la vita e si limitino a farti passare un paio di anni in gattabuia. Per un illuso come me, questa è semplicemente una cosa inconcepibile; ma ancora meno concepibile è vedere che essa viene lasciata assolutamente sullo sfondo, per raccontare invece di come la teiera sia “il recipiente che usa il Creatore per distribuire la sua benevolenza agli uomini” e come nel villaggio dove il culto è basato si trovi anche “un grande ombrello, metafora del conforto e riparo che offre la fede”.

Ultimo aggiornamento: 2008-03-05 13:23

Non era manna, ma ecstasy!

Ha suscitato scalpore l’articolo di Benny Cannon, pardon Shannon, che nella rivista di filosofia “Time and Mind” sostiene che quando Mosè ricevette le Tavole della Legge era sotto effetto di allucinogeni.
Eppure era tutto perfettamente chiaro, sarebbe bastato leggere attentamente la Bibbia.
– è vero che il navigatore satellitare non era stato ancora inventato, ma girare per quarant’anni su e giù per un deserto fa pensare a grossi problemi nella testa della gente;
– quelle pastigline bianche di manna che arrivano direttamente dal cielo sembrano tanto un’offerta speciale per fare sballare i consumatori;
– la “pelle raggiante” di Mosè (Es 34,29) è un chiaro effetto collaterale di assunzione di roba tagliata.
Resterebbe qualche dubbio sul vitello d’oro che gli ebrei si erano fusi durante l’assenza di Mosè impegnato a ricevere le Tavole della Legge; ma è altamente probabile che ci sia stato un errore di trascrizione, e loro si fossero in realtà costruiti una scimmia d’oro, per raffigurare le crisi di astinenza.
(Un’ultima annotazione: le sostanze psicotrope utilizzate dagli antichi ebrei sarebbero state ricavate dalla corteccia dell’acacia. Come probabilmente sapete, le mimose vendute a caro prezzo in questi giorni sono in realtà dei rametti di acacia. Ci sarà una qualche connessione?)

Ultimo aggiornamento: 2008-03-05 12:14

problemi con IE6

A quanto pare, in questo momento è impossibile commentare le notiziole per chi usa Internet Explorer 6. Prima che diciate “è un tuo sporco piano contro Micro$oft” faccio notare che con IE7 (oltre che con Firefox) funziona tutto, e non mi dà nemmeno errore. Invece con IE6 si vede per un attimo il form, che poi sparisce mangiato non so dove. Ci sarà qualche problema con il mt.js di Movable Type (nonostante le ultime correzioni, o forse proprio per questo), ma chissà dove.
Se qualcuno ha delle idee è come sempre il benvenuto!
Aggiornamento: Sembrerebbe che l’atto stesso dello scrivere questa notiziola abbia aggiustato tutto. Ma io non mi fido, state all’erta ;-)

Ultimo aggiornamento: 2008-03-05 10:08

onorevoli soprammobili

Leggo sul Corsera che Emma Bonino si è adirata col Uòlter perché «emerge chiaramente che la proposta da loro fatta dei nove eletti non è mantenuta». Nel caso non fosse completamente chiaro, lo ribadisce: «la certezza che siamo eletti tutti noi non c’è».
È il Porcellum, signori. Qui si stanno tutti affannando a calcolare le percentuali di voti nei singoli collegi, tenendo conto del fatto che l’80% delle posizioni in lista che portano alle elezioni sono praticamente sicure, e che sono ben pochi i casi borderline, a meno di improbabili crolli o incredibili successi.
Il problema non mi tocca, di per sé, ma non posso che divertirmi a leggere l’ultima dichiarazione della Bonino, che dopo tutto questo conteggio da salumiere si mette a fare grandi dichiarazioni di principio: «Non intendo candidarmi in Piemonte perchè non sono un soprammobile, da loro sbrecciato, che si può prendere e spostare dove vogliono.» Sì, perché gli altri otto invece soprammobili lo possono tranquillamente essere, basta che li si metta in bella vista…

Ultimo aggiornamento: 2008-03-04 12:29

come vincere alla roulette

[ruota della roulette]La settimana scorsa sono stato a Sanremo, e pur di evitare il Festival della Canzone Italiana mi sono infilato nel Casinò. Arrivato alla sala con le roulette, ho pensato che per passare la serata senza annoiarmi troppo avrei potuto provare l’ebbrezza di fare una serie di puntate. Come probabilmente sapete, la roulette è fondamentalmente un disco diviso in 37 settori uguali, numerati da 0 a 36. Puntando su un numero singolo, se questo esce mi danno indietro trentasei volte quanto ho giocato, altrimenti nulla. Il banco statisticamente guadagna 1/37 dei soldi puntati, più o meno il 2.7%, come si può facilmente vedere immaginando che ci siano 37 giocatori che puntino ciascuno la stessa cifra su un diverso numero. Io ho un budget di 105 euro, e decido di fare 105 puntate successive da un euro ciascuna, sempre su un numero singolo scelto lanciando il generatore di numeri casuali del mio palmare. La domanda che vi faccio è la seguente: qual è la probabilità che io esca dal casinò con più soldi di quando sono entrato?
Beh, il racconto è naturalmente fittizio: non sono stato a Sanremo, e non sarei comunque andato al Casinò. Ma la domanda è seria, e la risposta è assolutamente controintuitiva: è più probabile che io esca con più soldi di quelli con cui ho iniziato. Non credete a tutti quelli che vi dicono che se si gioca abbastanza a lungo si perde tutto: o meglio, è vero, ma 105 giocate non sono abbastanza. Per dimostrarvelo, mi spiace ma devo farvi vedere un po’ di conti. Innanzitutto, è facile vedere che basta che io vinca tre volte per arrivare a possedere 108 euro, e quindi essere in vantaggio rispetto all’inizio. Facciamo ora i conti, anzi ve li faccio io perché sono sì una banale conseguenza del cosiddetto teorema binomiale, ma sono anche dei numeracci. La probabilità che io non vinca nemmeno una volta è (36/37)105, pari al 5.63%. La probabilità che io vinca una sola volta è 105 * (1/37) * (36/37)104, pari al 16.42%. La probabilità che io vinca due volte è (105*104/2) * (1/37)2 * (36/37)103, pari al 23.72%. La somma di tutte queste probabilità, arrotondata per eccesso, è il 45.8%; quello che resta, pari al 54.2%, è la probabilità che io vinca almeno tre volte. Persino sulla roulette americana, che aggiunge un secondo zero per assicurare guadagni ancora maggiori al banco, questa strategia farebbe tornare a casa con più soldi di quando si è partiti nel 52.4% dei casi.
Prima che vi fiondiate al più vicino casinò, però, vi consiglierei di continuare a leggere; non è infatti tutto oro quello che luccica. Naturalmente non vi ho fregato nel fare i conti, sarebbe stata una cattiveria gratuita. Garantisco che la probabilità che avrei avuto di uscire dal casinò con più soldi di quelli con cui ero entrato sarebbe stata del 54.2%. Il punto è che quella è la risposta giusta alla domanda sbagliata! Per dirla con altre parole, la domanda più naturale da farsi non è quella, ma “con quanti soldi uscirò in media dal casinò?” e la risposta a questa domanda è “con 102.16 euro circa”, avendone cioè persi 2 euro e 84 (un trentasettesimo dei soldi puntati). Bel paradosso, vero? Beh, a dire il vero no, non è poi una cosa così paradossale; ora cerco di spiegarlo nella maniera più semplice che mi riesca.
[sei morto!]Facciamo un esempio ben più drammatico, con la roulette sì ma quella russa. Abbiamo una pistola a sei colpi caricata con un proiettile, ruotiamo il caricatore, ce la puntiamo alla tempia e spariamo (nel senso di sparare, non di sparire…) Per evitare di sparare e poi spirare – a me piacciono i giochi di parole ma il sangue no – scelgo però una versione meno cruenta. La pistola non spara un vero proiettile, ma esce una bandierina con su scritto “BANG”. Il gioco funziona così: se la pistola spara a vuoto, il banco vi darà 10 euro; se però siete colpiti da un BANG, voi dovete pagare al banco stesso 1000 euro. In questo caso, se vi chiedessero se siete d’accordo a fare una partita alla roulette russa, immagino che con ogni probabilità direste di no: il rischio di perdere 1000 euro è ben maggiore dei dieci euro che guadagnereste. Però, se ci pensate un attimo, in fin dei conti ve ne tornate a casa cinque volte su sei con più soldi, no? E allora, perché mai non dovreste provarci? La stessa cosa accade nel caso delle 105 giocate alla roulette, anche se in effetti è più difficile da vedere intuitivamente. È vero che si vince più spesso di quanto si perde, ma nella maggior parte dei casi si vince molto poco, e tornare a casa con un gruzzoletto è un’eventualità così rara che possiamo tranquillamente trascurarla. Dall’altra parte, invece, ci sono delle possibilità non trascurabili di perdere buona parte, se non addirittura tutti, i nostri soldi. Facendo la media, è un po’ come se una persona riuscisse ad arrampicarsi per sei o sette volte di fila di un metro per volta, prima di scivolare in giù per dieci metri. Alla fine ci si scopre più in basso di prima, nonostante si salisse “quasi sempre”.
Restando su questo tipo di paradossi, eccovi un metodo che vi dà più del 99% di probabilità di uscire dal casinò con un guadagno… sempre che vogliate correre il rischio di perdere 127 euro. La tecnica è semplice, e assomiglia alla martingala (se non sapete cosa sia, wikipedia è la vostra amica). Entrate con 127 euro. Scegliete una “puntata semplice” (sono quelle rosso/nero, pari/dispari, manque/passe cioè “piccoli/grandi”), e puntate un euro. Se vincete, prendete la vostra vincita e scappate via. Se perdete, giocate due euro sempre su una puntata semplice. Se stavolta vincete, il vostro totale netto è in attivo di un euro: di nuovo, prendete e andatevene. Continuate così, raddoppiando ogni volta la posta, finché non vincete oppure, dopo la settima giocata, vi siete persi tutti i soldi, e avete capito che l’azzardo non fa per voi :-) Ma qual è la probabilità di essere così sfigati? Beh, se non ci fosse lo zero avreste esattamente 1/2 di probabilità di perdere a ogni giocata, quindi la probabilità di perdere sempre sarebbe 1/128. Lo zero favorisce il banco, quindi la probabilità di finire in bolletta cresce: però rimane solo di poco più dello 0.94%, il che significa che in più del 99% dei casi potrete dire ai vostri amici “Visto? Sono stato al casinò e ho vinto!”
Lo so, non bisognerebbe mai fare una morale, quindi leggete queste ultime righe come semplici consigli. Innanzitutto, non sbertucciate immediatamente quelli che dicono “io vinco spesso al casinò”: è possibile che abbiano effettivamente ragione. Ma soprattutto ricordatevi che non sempre la risposta giusta è quella alla domanda giusta…

Ultimo aggiornamento: 2008-03-04 10:22