Archivi annuali: 2008

Sinergie aziendali

L’ex negozio Mondadori in corso Vittorio Emanuele a Milano è diventato sede pubblicitaria del PdL.

Ultimo aggiornamento: 2008-03-10 10:19

Il rombo della musica

Ieri sera stavo facendo la prima revisione dell’ultimo capitolo delle famigerata traduzione che mi sta tenendo occupato da un annetto (è un segreto di Pulcinella, oramai, ma per i pochi che non sanno nulla garantisco che una volta consegnato il tutto ne parlerò più ampiamente).
Nel capitolo si parla anche di opere di Johann Sebastian Bach, e alcune di esse sono indicate con il loro numero di catalogo (BWV, che i fighetti come me leggono be-ve-fau, e sta appunto per Bach-Werke-Verzeichnis, catalogo delle opere di Bach). Però il correttore ortografico automatico del mio collega di traduzione non doveva essere molto esperto di musica, e così ha diligentemente sostituito la sigla con BMW. D’accordo che sempre di roba tedesca si parla, però…

Ultimo aggiornamento: 2008-03-10 09:13

A Sonny&Me

I blog hanno un loro ciclo di vita: nascono, crescono, e muoiono anche. Nella maggior parte dei casi, un blog finisce “not with a bang but a whimper”: chi lo scrive si scoccia, iniziano a passare giorni e poi settimane tra un post all’altro, fino a che la polvere si accumula sui bit. Ma in questi giorni tra i blog che conosco due hanno chiuso con un bang. Onestamente, non mi preoccupo più di tanto di xlthlx, che tanto la conosco bene e una volta disintossicata ripartirà ancora una volta, salvo poi fare di nuovo la piazzata tra un anno o giù di lì :-P
Vorrei invece spendere due parole in più su Sonny&Me, visto che io credo di essere stato (meglio, lo sono state le notiziole…) uno dei motivi perché lui aprisse il suo blog. Mi sento insomma il dovere morale di scrivergli due parole, visto che tanto so che mi legge ancora.
Hai scritto che stavi chiudendo il blog perché ormai la tua “copertura” era svanita, e i tuoi studenti (anzi le tue studentesse, a giudicare dagli ultimi commenti che ho potuto leggere) avevano trovato questo tuo spazio. A parte che – a giudicare almeno dagli ultimi tuoi messaggi – sembravi quasi un serial killer che lasciava apposta delle tracce perché la polizia riuscisse a trovarlo, c’è un punto che mi lascia perplesso. Vedi, un blog è fondamentalmente un diario, anche se pubblico e generalmente commentabile. In un diario finisci sempre a parlare di te stesso. Puoi scegliere di cosa parlare: ad esempio io parlo abbastanza di quello che faccio, ma mai delle cose davvero importanti. Però so benissimo che si possono sapere molte più cose del sottoscritto leggendo i miei post in cui non parlo di me, perché comunque ci sono indizi di come la penso in tutto quello che scrivo. Per evitare questo risultato, hai solo tre possibilità: non avere un blog, averne uno dove posti racconti o cose senza alcuna attinenza con te stesso, oppure avere davvero un blog anonimo, il che però significa anche “senza interazione con i tuoi lettori”. C’è chi lo fa, c’è chi riesce persino ad avere un blog normale e un blog anonimo – non chiedermi come, io forse riuscirei a usare due stili di scrittura completamente diversi, ma sarebbe una faticaccia. A dire il vero c’è anche chi fa il “blog per amici”, con accesso protetto da password, ma anche quella mi pare una forzatura, e comunque non ti ci vedrei.
Il punto di base però è un altro. Che c’è di male se i tuoi studenti (o i tuoi colleghi, o il macellaio sotto casa tua) sa che hai un blog e lo legge? Occhei, gli studenti possono essere un po’ ruffiani, ma tu non dovresti avere problemi ad accorgertene. Per il resto, molti non saranno per nulla interessati da quello che scrivi mentre alcuni invece lo apprezzeranno, indipendentemente dalle interazioni che hanno nella vita reale con te. Non siamo persone monodimensionali; quello che siamo sul lavoro è una cosa, quello che siamo con gli amici è un’altra cosa, quello che siamo online è un’altra cosa ancora. Ma se non siamo troppo alienati (un poco lo siamo per forza…) non c’è nulla di male, e anzi tutto questo è un vantaggio!
Tutto qua :-)

Ultimo aggiornamento: 2008-03-09 12:23

DNews (quotidiano gratuito)

A dire il vero era uscito già da due settimane, sempre nei giorni lun-ven; solo che fino a venerdì scorso non mi era riuscito di prenderne una copia e quindi non avete avuto la gioia di leggere la mia recensione.
Innanzitutto, DNews è un quotidiano gratuito. Ce ne sono tanti ormai in Italia, lo so. Ma DNews, oltre ad avere un nome che ricorda i cataloghi di vendita per corrispondenza, è diretto dai fratelli Antonio e Gianni Cipriani, che erano alla guida di EPolis prima della sua dellutrizzazione. E in effetti, nelle 48 pagine del giornale (solo 9 di pubblicità, il che significa che il giornale avrà vita breve se non ci sarà un’inversione di rotta… vabbè che adesso ci saranno gli avvisi elettorali) si vedono rubriche nello stesso stile, e se volete il fatto che l’indirizzo email sia .eu fa un po’ il verso al .sm dell’altro quotidiano; sempre fuori dall’Italia siamo.
Naturalmente ci sono anche differenze, però. Innanzitutto, può darsi che questo sia un effetto collaterale della minore diffusione del giornale – al momento, oltre alle edizioni di Milano e di Roma ci sono solo Bergamo e Verona – ma la parte dedicata alla cronaca cittadina e della cintura è molto ampia, e messa all’inizio della foliazione, come per dire che è quella più importante. Un altro punto caratterizzante è l’uso dei rimandi: non solo in prima pagina, come è ormai usuale, ma anche oltre si trovano avvisi tipo “a pagina 10 Klaus Davi”, che a me fa venir voglia di lasciare perdere la lettura ma magari attira molta altra gente. La parte TV e Spettacoli sembra piuttosto standard, la pagina delle lettere è diventata D_Blog secondo la moda, e come abbastanza naturale la direzione cerca il contributo dei lettori (costa poco…) non solo come testi ed sms ma anche come fotografie.
Come sempre, leggere gli articoli di un solo giorno non permette di capire fino in fondo qual è la linea del giornale, ma così ad occhio direi che l’idea sia quella di cavalcare la protesta della gggente, che fa sempre bene e permette di aumentare i lettori. Inutile dire che una scelta di questo tipo finisce abbastanza facilmente nel qualunquismo: l’intervista a Klaus Davi è un tipico esempio, con il suggerimento anti-inquinamento di fare come negli anni ’80 quando si chiudeva del tutto il centro, ma lasciando però girare le euro4; ma il top si trova non tanto nella pagina dedicata alle ragazze e al sesso, che tanto ce l’avevano uguale Repubblica e Corriere, quanto in quella sui trasporti milanesi. Relegato in un trafiletto l’ennesimo suicida sulla linea rossa, il resto della pagina spiega come i lettori sarebbero anche d’accordo a un aumento del biglietto per i mezzi “se diviso in fasce”. No, non fasce di distanza. Fasce di reddito. Se io guadagno di più devo pagare di più per salire sulla metro vicino a te. Logico, no?
In definitiva, un giornale sicuramente premasticato come tutta la free press, ma comunque a un livello almeno un po’ superiore.

Ultimo aggiornamento: 2008-03-09 08:26

Assemblea di Wikimedia Italia

Come potete leggere su it.wikipedia, domani alle 14 a Milano, in largo Corsia dei Servi 11 (dietro san Babila e a un tiro di schioppo dal Duomo, insomma bene in centro) ci sarà l’assemblea di Wikimedia Italia. Non è un refuso: l’associazione che promuove wikipedia con la P si chiama wikimedia con la M. Altre notizie per fare bella figura quando si parla di wikipedia le trovate qui.
Non occorre essere soci per partecipare (ma per votare sì :-) ): inoltre i più interessati a scoprire le bellezze di Milano potranno già trovarsi alle 10 per un giro vario – e qui non mi vedrete – e alle 12 per un “pranzo condiviso”, dove naturalmente ci sarò perché mangiare è una cosa seria. I milanesi e limitrofi hanno insomma un occasione per vedermi de visu :-)

Ultimo aggiornamento: 2008-03-08 16:22

Sesso, droga e Bibb’n’roll

Nella sempiterna lotta tra Rep.it e Corsera per obnubilare il lettore, allo scoop di quest’ultimo sulle droghe usate da Mosè il foglio scalfariano replica con il sesso nell’Antico Testamento, sicuro di fare colpo sull’elettorato… pardon, sui lettori. Per fare questo, affida la stesura dell’articolo a Enrico Franceschini, che sarà anche un “corrispondente” ma mi sembra tanto che abbia corrisposto da un lancio di agenzia o da un link passatogli da un amico tanto per divertirsi.
Tanto per cominciare, il libro “Sex and the Jews” sarebbe stato presentato da Nathan Abrams al “quotidiano Independent di Londra”, il che probabilmente è vero: ecco l’articolo (divertente notare che la versione dublinese dell’Independent ha lo stesso articolo ma con un titolo diverso). Ma questa è l’unica recensione che riporta il nome sbagliato del libro – quello corretto è infatti Jews and sex.
Leggendo appunto quello che immagino sia l’articolo da cui il nostro ha preso spunto – che consiglio ai più allupati, visto che gli episodi dell’Antico Testamento sono indicati compresi di capitolo della Bibbia per verificare il vero originale – si nota che i saggi che compongono il libro sono stati scritti da autori ebrei, ortodossi o meno, e che il tutto è appunto considerato dal punto di vista degli ebrei. Ma in Italia di ebrei ne sono rimasti ben pochi, penso meno di 50.000 persone, quindi Franceschini cerca di riportarsi su quella che nonostante tutto è la comunità religiosa più rappresentata nel nostro paese, confondendosi comunque tra cattolici e cristiani. Illuminante è la traduzione del titolo: «Sex and the Jews (Il sesso e gli ebrei – per quanto avrebbe potuto includere nel titolo anche i cristiani)». Tecnicamente vero, ma nella parte più specificatamente cristiana troviamo al massimo san Paolo che spiega ai maschi “se proprio non ce la fate senza sesso, allora sposatevi”. Poca roba per palati forti, insomma: tanto che per riuscire a completare il testo si deve mettere a raccontare l’aneddoto di Churchill (che forse non così troppo stranamente non è presente nella versione irlandese dell’articolo) e aggiungere vecchi ricordi dell’Arancia Meccanica.
PS: qualcuno controlli il correttore ortografico del nostro, visto che ha tramutato un “Betsabea” (in inglese, “Bathsheba”) in Betesda!

Ultimo aggiornamento: 2008-03-08 16:17

quanto costa candidarsi

Leggo da cfdp (che cita Sofri il giovane) che una clausola del Contratto con i Candidati del Piddì direbbe che i candidati devono partecipare alle spese della campagna elettorale con un contributo dai 30000 ai 50000 euro.
Boh, ricordo quando ero ragazzo che ad esempio gli eletti nel PCI dovevano versare al Partito metà dello stipendio da parlamentare, qua mi pare che si cerchi di anticipare il tutto perché non si sa mai, basta un Dini o un Mastella qualunque e bisogna iniziare da capo.
Ciò detto, e lasciata da parte la battuta obbligatoria “ma guadagnano poi così tanto, per permettersi un simile esborso”, ho un paio di domande retoriche.
La prima è facile: ma c’è una clausola “soddisfatti o rimborsati”? Perché qua si sa come vanno le cose, col Porcellum se non sei in posizione giusta non sarai mai eletto. Ma immagino che almeno per le riempitive in fondo lista la clausola non ci sia.
La seconda è un po’ più complicata. In Italia i partiti ricevono un rimborso elettorale proporzionale al numero di voti ottenuti. Nella mia ingenuità, pensavo che fossero quelli i soldi per le spese, senza doverli chiedere ai candidati. Invece no, a quanto pare. Eleggere costa, soprattutto quando tanto i nomi non contano nulla (e dire che la ragione principale per cui tutti sono ufficialmente felici del Porcellum è che così i costi della campagna elettorale si riducono…)
A questo punto però istituzionalizzerei il pagamento del pizzo al partito: la generosissima prebenda dei nostri rappresentanti viene suddivisa a monte in una quota che resta al rappresentante e nel resto che viene consegnato al partito a cui afferma di appartenere. Costo ulteriore per la collettività: zero. Vantaggi? il parlamentare italiano guadagnerà lo stesso, visto che non deve pagare la tassa di candidatura, ma potrà dimostrare che non guadagna poi così tanto. Semplice, no?

Ultimo aggiornamento: 2008-03-08 13:15