Muoversi in Tuscia e dintorni

La trasferta di Valentano mi ha fatto scoprire molte cose interessanti. Ad esempio, mentre a Milano ormai allacciarsi le cinture in auto è abbastanza comune, quassù è ancora visto come un’optional esotico. L’autobus che mi ha portato a Montefiascone è poi stato un delirio: oltre al percorso che ovviamente portava su e giù per i vari paesini invece che tirare dritto mi sono anche trovato un autista che ogni tanto si fermava a salutare chi passava per strada, e ha continuato per tutto il tragitto a lamentarsi assieme a una passeggera delle truffe telefoniche che erano state loro propinate. Ho finalmente capito dal vivo come facciano quelli dei dialer a guadagnare tutti quei soldi: non ci vuole molto, quando la gente è convinta che “sta scaricando gratis le canzoni, e paga solo la connessione”. Ogni tanto mi viene da pensare che se lo meritino.
La stazione di Montefiascone è stata per me una scoperta quasi paragonabile a quella di Fontanafredda provata a fine aprile. Naturalmente non sta a Montefiascone, ma quello era intuibile orograficamente. Perlomeno è in una frazione, o ad essere precisi dalle parti di una frazione. C’è questa palazzina assolutamente disabitata, senza nemmeno una casa o un negozio intorno, e con una biglietteria automatica che perlomeno mi permetteva di fare un biglietto fino a Firenze. Le obliteratrici le ho viste solo in un secondo momento, visto che erano incassate nel muro e coperte da un pezzo di plexigas che lasciava solo la feritoia per timbrare.
Il simpatico trenino proveniente da Viterbo mi ha alfine lasciato alla stazione di Attigliano: anche qua credo che la stazione sia piuttosto indipendente dal paesino umbro corrispondente, ma perlomeno c’era un bar-tabacchi-edicola-quant’altro dove mi sono preso un panino e un gelato, e ho scoperto dalle cartoline pseudopornosoft che la metropoli deve anche comprendere nei suoi confini una caserma. Peccato che l’ancor più simpatico treno che avrebbe dovuto portarmi a Firenze avesse venticinque minuti di ritardo già prima di arrivare, minuti che non ha certo recuperato: così mi ha fatto perdere l’Eurostar delle 17.14. Perlomeno c’era l’aria condizionata e uno scompartimento nominalmente chiuso: d’accordo, la porta non era fissata sotto, un po’ come capita spesso con la mia doccia, ma l’idea era quella.
A Firenze ho scoperto che la gente ha scoperto l’esistenza delle macchinette automatiche per fare i biglietti, ma non ha ancora cpaito come usarle; che l’altoparlante annuncia l’inizio della messa prefestiva in cappella, e che Trenitalia ti permette di prenotare un taxi a Milano Centrale pagando “solo” cinque euro. Mi sembra più semplice telefonare quando si sta arrivando, a dire il vero.

Ultimo aggiornamento: 2005-06-19 13:14