[Il post è apparso originariamente a https://medium.com/@.mau./sonata-per-tartaruga-sola-1cef5988cfed#.m91h8stqm ]
Gödel, Escher, Bach, la monumentale opera di Douglas Hofstadter, contiene al suo interno vari Dialoghi tra alcuni personaggi, tra cui spiccano il piè veloce Achille, la signorina Tartaruga che già ai tempi di Lewis Carroll si divertiva a mettere in difficoltà il suo amico non solo in campo atletico ma anche in quello logico, il Granchio. Caratteristica di questi dialoghi è l’essere tipicamente modellati su un brano musicale di Johann Sebastian Bach: così abbiamo l’Aria sulla quarta corda, il Magnifigranc in REaltà (dal Magnificat in Re), e la Sonata per Achille solo, che prende il nome da una Sonata per violino solo e nella quale si legge la trascrizione di una telefonata tra la signorina Tartaruga e Achille… in cui però si legge solo il testo di quest’ultimo. In realtà il cervello umano ricostruisce la parte dell’interlocutrice, in un gioco di figura e sfondo che è lo stesso della litografia del 1957 di Maurits Cornelius Escher Mosaico II che fa anche parte del dialogo.
Quello che segue è il mio tentativo di usare il testo italiano della Sonata per Achille solo come se fosse un basso numerato: ai tempi di Bach era pratica abbastanza comune per l’accompagnamento al clavicembalo non scrivere tutta la parte ma limitarsi a quella di basso a cui si aggiungevano una serie di numeri che indicavano quale accordo dovesse essere suonato. Il tastierista doveva insomma improvvisare la melodia restando nei vincoli dati dal compositore. Cosa ho fatto in pratica? Ho scritto quella che secondo me è stata la parte della telefonata della signorina Tartaruga (e nel farlo ho scoperto un errore di traduzione… lo sfondo mi ha aiutato a trovare la figura). Buona lettura!
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Sonata per Tartaruga sola
La signorina Tartaruga prende il telefono e compone un numero.
Tartaruga: Buongiorno, carissimo Achille!
Tartaruga: Mi spiace dire che non sto troppo bene. Ho la testa che guarda di lato e il collo bloccato.
Tartaruga: Credo che la colpa sia stata l’avere tenuto piegata la testa per troppo tempo nella stessa posizione.
Tartaruga: Un paio d’ore come minimo.
Tartaruga: Stavo guardando un gruppo di animali. Un enorme gruppo di animali.
Tartaruga: Mah, diciamo che erano in genere animali fantasmagorici.
Tartaruga: Non potevo fare a meno di guardarli morbosamente, ma non riuscivo a soffermarmi su nessuno di essi perché un altro mi passava davanti agli occhi, uno più mostruoso dell’altro.
Tartaruga: Sì, ma la cosa peggiore è che in mezzo a tutti quegli animali c’era una chitarra!
Tartaruga: No, il violino.
Tartaruga: Ma è facile distinguerli! La chitarra ha i tasti, il violino no.
Tartaruga: Lo gradirei davvero, ma oltre al torcicollo ho anche un terebrante mal di testa.
Tartaruga: Ci ho provato, ma non riesco ad addormentarmi.
Tartaruga: Sì, ma se provo a farlo mi continua a ritornare in mente un indovinello che non riesco a risolvere e mi mantiene sveglia.
Tartaruga: Ne sarò lieta! L’indovinello richiede di trovare una parola che contenga le lettere ‘R’, ‘E’, ‘B’, ‘R’, ‘A’, ’N’ consecutive al suo interno.
Tartaruga: Purtroppo non sono nell’ordine giusto.
Tartaruga: Guardi, sono ore e ore che ci sto pensando su, e non sono riuscita a cavare un ragno dal buco.
Tartaruga: Non ci crederà, ma me lo ha proposto un santone che si trovava insieme a tutti quegli animali fantasmagorici — e alla chitarra.
Tartaruga: Sì, me l’ha confermato una lumaca.
Tartaruga: Se ne stava andando via con l’aria delusa, e allora siamo rimasti a parlare un po’.
Tartaruga: Ho il sospetto che peggio di così non potrei stare. Mi dica pure.
Tartaruga: Ah, questo è facile. La parola è “TE”.
Tartaruga: Caro Achille, come potrei sapere che cosa lei ha in mente? Tutto quello che posso sapere è il testo dell’indovinello che mi ha fornito, e la mia risposta rispetta perfettamente quelle condizioni.
Tartaruga: Ah, capisco. Mi lasci pensare un attimo… Trovato! La parola è “TEREBRANTE”.
Tartaruga: È per colpa del mio mal di testa terebrante. Mi è tornata in mente la parola e mi sono accorta che era la soluzione dell’indovinello.
Tartaruga: Oh, ho anche trovato la soluzione a quell’indovinello.
Tartaruga: Sicuro di non volerla trovare da solo? Magari le do un aiutino?
Tartaruga: Pensi a come una figura e uno sfondo si possono scambiare i ruoli.
Tartaruga: Aspetti, le faccio un esempio pratico. Ha presente la litografia Mosaico II di Escher?
Tartaruga: Ma è meraviglioso! Lo guardi e mi dica: vede tutti gli animali neri?
Tartaruga: Perfetto. Ora immagini che gli animali neri siano tolti dall’immagine. Cosa rimane in negativo?
Tartaruga: E viceversa. Quindi gli animali bianchi sono lo sfondo della figura con gli animali neri, e gli animali neri sono lo sfondo della figura con gli animali bianchi.
Tartaruga: È la stessa cosa. Nella soluzione c’è una figura e uno sfondo.
Tartaruga: No, non stia a pensarci. Piuttosto, vale ancora il suo invito?
Tartaruga: Le avevo detto che avevo un terebrante mal di testa, ma dopo aver risolto l’indovinello mi è miracolosamente passato.
Tartaruga: Così potrei ascoltare una delle sonate per violino solo di Bach, come mi aveva promesso.
Tartaruga: Sa, ho una teoria su come quelle sonate sono state davvero composte.
Tartaruga: Sì. Sono certa che non sono state pensate per violino solo, ma con un accompagnamento.
Tartaruga: Dal clavicembalo, naturalmente.
Tartaruga: Forse ha portato all’estremo la tecnica del basso numerato. A quei tempi l’accompagnamento al clavicembalo era lasciato all’estro dell’interprete: il compositore indicava solo il basso e gli accordi. Magari Bach ha pensato di dare ancora più libertà all’accompagnatore.
Tartaruga: Direi che in questo modo ognuno può immaginare l’accompagnamento che preferisce.
Tartaruga: Con un accompagnamento degenere, potremmo dire.
Tartaruga: Non ne vedo l’ora!
Tartaruga: Arrivederci anche a lei!