Jean-Marie Cavada e il non-diritto di panorama

Jean-Marie Cavada è un politico settantacinquenne francese, presidente del movimento politico francese Nous Citoyens, ed europarlamentare nel gruppo ALDE (i liberali, semplificando). In questi ultimi giorni Cavada è assurto agli onori della cronaca per un emendamento all’eurodirettiva sul diritto d’autore che ha proposto, e che impedirebbe di pubblicare foto utilizzabili commercialmente di monumenti pubblicamente visibili: ne ho accennato su Voices. Per la cronaca, in Italia – e in Francia, il che non è poi così strano visto lo statalismo e il centralismo dei transalpini – questo non è già possibile, ma ci sono dei paesi cattivissimi dove invece è permesso.

Cavada è stato forse frainteso? Per nulla. Se andate a vedere sul suo sito, lo fa capire chiaramente: per lui la redattrice della proposta Julia Reda, lungi dal voler difendere il libero accesso alle opere, vuole permettere ai monopolisti americani come Facebook e Wikipedia di sfuggire al pagamento dei diritti d’autore ai creatori. (Nota: tutte le traduzioni sono mie, non è stato usato Google Translate. Avete comunque il link al testo originale, se non vi fidate). Questo non è poi così strano, se pensiamo che Nous Citoyens è stato fondato dall’imprenditore Denis Payre; è abbastanza facile intuire che il suo emendamento non è nato per caso, insomma. Ma andiamo più nel dettaglio, almeno per quanto riguarda Wikipedia.

Il guaio di Wikipedia, secondo Cavada, è semplice. Nel quadro delle negoziazioni con i creatori e i loro rappresentanti essa richiede sistematicamente tre condizioni contrattuali inaccettabili: che le immagini siano ad “alta definizione”, siano modificabili e possano essere utilizzate a fini commerciali. Tecnicamente la prima di queste condizioni non è vera, nel senso che si chiede la più alta definizione possibile ma alla fine ci si può accontentare anche di meno, mentre le altre due sono in effetti la trasposizione della mancanza delle clausole -ND- e -NC- nella licenza d’uso di Wikipedia. Ma mettersi a parlare di questo, e rimarcare che la Wikimedia Foundation non fa nessun uso commerciale delle immagini, significa cadere nella trappola di Cavada, che ha scientemente spostato la questione per nascondere il vero punto del suo intervento. Non ci credete? Rileggete l’inizio di questo capoverso: si parla di negoziazioni con i creatori e i loro rappresentanti. Tu sei un fotografo e non vuoi pubblicare la foto su Wikipedia, perché pensi di poterci fare dei soldi per conto tuo? Sei liberissimo di farlo, e se qualcuno prova a mettere illegalmente una copia di una tua foto su Wikipedia noi la cancelliamo non appena ce ne accorgiamo. Il diritto d’autore è sacro. Peccato non si parli davvero di questo.

Quello che l’europarlamentare francese – e non si sa quanti altri – vuole fare è scardinare la libertà di panorama estendendo ben oltre il suo significato originale il diritto di riproduzione. Questo è una parte del diritto d’autore, e nasce perché certe opere sono intrinsecamente copiabili. Se io scrivo un libro o eseguo un brano musicale, non è che rimanga una sola copia della mia opera: il libro viene stampato, e la mia esecuzione può finire in un disco. Se qualcuno fotocopia il mio libro o registra la mia esecuzione e poi la rivende, sta violando i miei diritti di riproduzione e quindi è sanzionabile per legge. Inutile dire che oggi la copia è per lo più digitale: siamo però tutti d’accordo che il libro cartaceo e il pdf oppure l’epub con il testo del libro sono la stessa cosa dal punto di vista del diritto d’autore. Ma un monumento e la foto di quel monumento non sono affatto la stessa cosa, come avrebbe del resto detto Magritte! Che cosa c’entra la ri-produzione – produrre una copia conforme dell’originale – con una raffigurazione? Se è vietato commercializzare l’immagine di un monumento sulla pubblica via, allora deve anche essere vietato commercializzare un quadro che raffigura quel monumento, e finanche commercializzare una descrizione a parole di quel monumento: non vedo nessuna differenza logica. Tutto questo indipendentemente dal fatto che l’immagine sia caricata su Wikipedia o su Facebook.

Dovrebbe essere insomma chiaro chi sono per Cavada i veri creatori e i loro rappresentanti: le archistar che vogliono guadagnarci non solo dalla progettazione e costruzione di edifici e monumenti – cosa di cui hanno pieno diritto – ma anche su tutto il possibile indotto. Aggiungiamo che Facebook e affini non si preoccuperanno più di tanto anche se passassero quell’emendamento: al limite faranno qualche accordo con i suddetti rappresentanti, così i soldi girano come dai dettami del libero mercato, che è libero solo per i soliti noti. Purtroppo mi pare che almeno in Italia di queste cose non ne parli nessuno: le scie chimiche sono indubbiamente più interessanti e cromaticamente visibili…

P.S.: Come faccio di solito in questi casi, ero andato su archive.org per salvare il testo attuale della pagina, perché editare un testo è molto facile. Ho scoperto che qualcuno ci aveva già pensato. Siamo in tanti a essere delle brutte perZone.

Ultimo aggiornamento: 2015-06-27 22:44

5 pensieri su “Jean-Marie Cavada e il non-diritto di panorama

  1. Blackcat

    Gli ho lasciato un commento, sperando che il mio francese non sia tanto terribile, non lo parlo da secoli :-)

  2. Pingback: Com’è finita con la libertà di panorama? | Notiziole di .mau.

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