adesso tutti zitti?

In un modo o nell’altro, il 14 luglio di silenzio è passato. Io il cerotto blu lo lascio, perché i timori per la libertà di stampa ce li ho ancora; ma so bene che la cosa non significa molto.
Quello che dovrebbe succedere è che si faccia qualcosa; e almeno per quanto mi riguarda “fare” non significa mettere il cerottino oppure il bel posterino, ma metterci del proprio. Non credo che uno cento mille blog possano spostare alcunché, però sono assolutamente certo che uno cento mille cartellini/cerotti non servano assolutamente a nulla se non a crogiolarsi nell’idea di essere “importanti”. Vediamo se i fatti mi smentiranno e si inizierà a vedere più informazione da parte di quelli che si lamentano per l’attentato alla libera informazione. (Massimo rispetto per chi non ha alcun interesse al riguardo e ritiene il proprio blog un posto per postare fuffa: la sua è una scelta coerente e legittima, ci mancherebbe altro!)

presente, alla fine

Ci ho pensato molto, ma alla fine ho cambiato parzialmente idea: come editori e giornalisti hanno sospeso il loro sciopero vedendo cosa succederà, anch’io sospendo l’oscuramento. Oggi mi limito a lasciare il blog a mezz’asta, come potete vedere: niente commenti e (se il blog non li fa rivivere di suo) niente CSS.
Il mio pensiero rimane però lo stesso: il disegno di legge Alfano, così com’è, è una schifezza per tutti noi cittadini.

unresponsive plugin

Sul pc da cui sto scrivendo, Shockwave Flash non funziona per nulla. Se cerco di sentire musica in streaming via qualunque browser (firefox 3, ie6, chrome, opera) non succede nulla; Chrome mi dice appunto “the following plug-in is unresponsive: Shockwave Flash”
Ho installato l’ultima versione di Shockwave Flash. Ho disinstallato tutte le possibili versioni di Flash, con il disinstallatore gentilmente fornitomi da Adobe. La situazione non cambia. Che posso fare? (riformattare il PC mi sa che non sia un’opzione, a meno che non lo chieda all’assistenza interna)

domani, silenzio

Come ho già scritto, se riesco a far funzionare tutto l’ambaradan domani il mio blog sarà oscurato, e chi tenterà di raggiungerlo si troverà una pagina statica – che devo ancora scrivere :-) – dove spiegherò le ragioni per cui lo faccio.
Vorrei però che una cosa sia chiara: non concordo affatto con le ragioni portate da chi farà lo “sciopero” che (dopo)domani sarà strombazzato ovunque, e di cui potete leggere tutto su Diritto alla Rete. Ho già scritto che non credo affatto che il diritto di rettifica si possa applicare a un blog (che non è una testata giornalistica) già nella versione attuale del disegno di legge Alfano; manifestare per quello dal mio punto di vista è controproducente. Io mi oscurerò perché come cittadino sono preoccupato di cosa succederebbe alla stampa se il ddl Alfano passasse così com’è, e voglio dare il mio minimo contributo. Lo so che in questo modo sembrerò assimilato agli altri, almeno per chi non si fermerà a leggere la paginetta che apparirà al posto del blog; però credo che se uno è sufficientemente convinto di quello che vuole non si dovrebbe preoccupare di cosa fanno gli altri.
Aggiornamento: (14 luglio): alla fine ho cambiato parzialmente idea.

rientro

Di per sé, il rientro dal Renon non è stato così tragico: in autostrada non c’era nemmeno coda. In compenso, stanotte non sono riuscito ad addormentarmi nonostante avessi attaccato prima il condizionatore trasportabile e non facesse così caldo. (e mi sono anche trovato un piede martoriato dalle zanzare mentre cercavo di vedere chi mi avesse scritto questa settimana).
Però qualcosa che non va ci dev’essere: quando finalmente ho preso sonno, non solo ho sognato di essere nel set di un documentario sugli album di John Lennon dopo che si sono sciolti i Beatles, ma sono riuscito a fargli suonare Isn’t it a Pity :-(

Damp Squid (libro)

[copertina] La linguistica è una materia che ha avuto un grande vantaggio dalla nascita degli elaboratori elettronici, tanto che negli anni 1960 nacque addirittura una nuova disciplina, la linguistica computazionale. Con il ventunesimo secolo la quantità di testo a disposizione di chi vuole fare delle analisi su come si evolve la lingua è incredibile: il corpus che ha dato l’idea per questo libro (Jeremy Butterfield, Damp Squid, Oxford University Press 2008, pag. 179, Lst. 9.99, ISBN 978-0-19-923906-1) contiene la bellezza di due miliardi di parole (che poi sono qualche gigabyte… ma senza immagini e file audio-video vi garantisco che non sono pochi). Nel libro si racconta di come si può vedere la lingua viva e all’opera, ad esempio accorgendosi di come le forme considerate errate dai grammatici prescrittivisti stiano o no prendendo piede nella lingua di tutti i giorni, o almeno in quella scritta ancorché rilassata come quella dei blog. Tra l’altro, il titolo stesso del libro è un errore grammaticale; l’espressione “damp squib” (letteralmente “petardo umido”, che non scoppia e quindi è qualcosa di inutile) non era comprensibile a molta gente che l’ha così storpiato in “damp squid” (calamaro umido).
Per un curiosone come me il libro si addentra troppo poco nei meandri della lingua inglese, sembrando a volte più che altro un’incensazione al Corpus; inoltre contiene troppe parole che mi sono del tutto ignote – il che non è così strano, se si pensa che c’è un capitolo che racconta di come lo stesso concetto si possa spesso esprimere con tre parole diverse: una anglosassone, una franco-normanna e una di origine latina o greca. Ma la lettura è stata comunque piacevole.

gioco della domenica: Factory Balls

Questa settimana il giochino è doppio, perché dopo la versione originale adesso è uscito il sequel di Factory Balls.
Il gioco è di logica e piuttosto semplice, anche se comunque divertente: si ha un certo numero di palline a disposizione, e bisogna lavorarle per ottenere il risultato richiesto che verrà automaticamente inscatolato. Se si rovina troppo una pallina la si può buttare via, ma non avendo a disposizione troppi rimpiazzi forse è meglio starci un po’ attenti!
(via Passion for Puzzles)

Diritto all’oblio

Supponete che vi si dica che in una nazione lontana tutte le copie dei quotidiani più vecchi di un paio d’anni siano tenute ben nascoste, e che una persona che voglia andare a leggerle debba fare richiesta formale. Occhei, non sarebbe proprio lo scenario di 1984 con i giornali riscritti per cambiare il passato, ma non sarebbe comunque una cosa bella. Eppure è quello che potrebbe succedere tra poco in Italia.
Il deputato Carolina Lussana ha infatti presentato un disegno di legge per il diritto all’oblio su Internet. Ecco il primo comma dell’articolo 1:
1. Salvo che risulti il consenso scritto dell’interessato, non possono essere diffusi o mantenuti immagini e dati, anche giudiziari, che consentono, direttamente o indirettamente, l’identificazione della persona già indagata o imputata nell’ambito di un processo penale, sulle pagine internet liberamente accessibili dagli utenti o attraverso i motori di ricerca esterni al sito in cui tali immagini o dati sono contenuti, quando sono trascorsi:
a) tre anni dalla sentenza irrevocabile di condanna per una contravvenzione;
b) cinque anni dalla sentenza irrevocabile di condanna per un delitto, se la pena inflitta è inferiore a cinque anni di reclusione;
c) dieci anni dalla sentenza irrevocabile di condanna per un delitto, se la pena inflitta è superiore a cinque anni di reclusione;
d) quindici anni dalla sentenza irrevocabile di condanna per un delitto, se la pena inflitta è superiore a dieci anni di reclusione;
e) venticinque anni dalla sentenza irrevocabile di condanna per un delitto, se la pena inflitta è superiore a venti anni di reclusione.
È vero che l’articolo 3 lascia “il diritto alla conservazione sui siti internet dei dati e delle immagini per finalità di ricerca storica o di approfondimento giornalistico, anche in assenza di consenso dell’interessato, purché risulti un oggettivo e rilevante interesse pubblico, sempreché il trattamento avvenga nel rispetto della dignità personale, della pertinenza e veridicità delle notizie, nonché del diritto all’identità”, ma come potete immaginare dalla formulazione della frase risulta difficile dimostrare a priori che c’è un rilevante interesse pubblico. Il tutto vale per qualunque sito internet, quindi anche per queste notiziole.
Ora, il diritto all’oblio non è una cosa che si possa liquidare in un attimo, e capisco la logica che sta dietro una proposta del genere: come dovreste sapere, una ricerca fatta via Google o Yahoo! può portare a un risultato assolutamente fuori dal contesto, che potrebbe far . Però la cosa continua a lasciarmi perplesso. Io sono convinto del diritto alla completezza; se ho scritto qualcosa che poi è risultato falso, ho sempre sentito il dovere morale di aggiungere la correzione, in modo che chi capitasse per caso sul vecchio post sapesse come stanno davvero le cose. Però io vorrei sapere ad esempio se un politico abbia mai avuto a che fare con la legge; poi sarò io a scegliere se la bravata fatta a diciott’anni conta oppure no. Voi che ne pensate?