E così Berlusconi ha deciso di candidarsi alle europee, precisando che “sarà una candidatura di bandiera”. Che tristezza.
Il problema non è tanto l’eleggibilità o meno del Cav, quanto l’idea della candidatura solo e unicamente per sfruttare il proprio nome, affermando candidamente che il giorno dopo l’elezione si dimetterà. Ma cribbio :-), se proprio sei convinto che il tuo partito si sciolga come neve al sole se tu non ci sei allora prepara il simbolo “Forza Italia per Berlusconi”, no? Che ci vuole? Cosa cambierebbe? Mah.
Ah, nel caso qualcuno avesse sentito la sua dichiarazione “Tutto quello che avviene è contro la sovranità del popolo italiano, che aveva già deciso con un referendum che Rai e Mediaset potessero tenere tre reti.”, sarà meglio ricordare il testo del fallito referendum del 1995. È il primo indicato in questa sentenza della Corte Costituzionale; andando a prendere il testo della legge Mammì, otteniamo che essa sarebbe diventata
1. Al fine di evitare posizioni dominanti nell’ambito dei mezzi di comunicazione di massa è fatto divieto di essere titolare:
a) di una concessione per radiodiffusione televisiva in ambito nazionale, qualora si abbia il controllo di imprese editrici di quotidiani la cui tiratura annua abbia superato nell’anno solare precedente il 16 per cento della tiratura complessiva dei giornali quotidiani in Italia;
b) di più di una concessione per radiodiffusione televisiva in ambito nazionale, qualora si abbia il controllo di imprese editrici di quotidiani la cui tiratura superi l’8 per cento della tiratura complessiva dei giornali in Italia;
c) di più di due concessioni per radiodiffusione televisiva in ambito nazionale, qualora si abbia il controllo di imprese editrici di quotidiani la cui tiratura complessiva sia inferiore a quella prevista dalla lettera b).
Quindi è stata bocciata la limitazione a una sola emittente, mentre la Corte Costituzionale ha detto che non devono essere più di due. Piccola differenza, nevvero?
amministratori
Ieri sera avevamo la riunione di condominio. Io e Anna siamo andati insieme, pronti allo scontro con la signora della villetta interna, che però non era presente. Non era presente nemmeno la Simona del primo piano, però, al che ci inizia a venire qualche dubbio. Anna telefona, e scopre che Simona non aveva mai ricevuto la raccomandata di convocazione. L’amministratore fa un rapido controllo, e scopre che anche la raccomandata ai proprietari della villetta era stata spedita al loro vecchio indirizzo, “perché non ci hanno mai comunicato ufficialmente la modifica”. Si noti che abitano da settembre nel condominio, hanno già spedito all’amministratore una serie di lettere, e questo gli ha anche risposto scrivendo in Abbadesse. Non vorrei dire, ma c’è qualcosa che non va.
L’assemblea si è fatta lo stesso perché si superava comunque i 500 millesimi, ma credo proprio verrà impugnata. Io comunque me n’ero andato via subito lasciando Anna a fare le pulci: dovevo essere a lezione di impro, e non c’era più bisogno di me.
Ah: il costruttore, che ha ancora un po’ di unità, è riuscito a dare una delega all’amministratore tranne che per il punto relativo all’umidità nelle cantine. Anche qui ne vedremo delle belle.
il collega Andrea
Un mio ex collega di cui taccio il nome mi ha segnalato questo articolo di Pier Luigi Tolardo apparso su Zeus News, quasi sfidandomi a commentarlo. Beh, qualcosa di personale lo posso in effetti dire…
Innanzitutto, io ho visto di persona Andrea Granelli una sola volta, ai tempi per l’appunto di Video on Line, quando facemmo una visita a Cagliari per vedere se c’erano delle possibilità di collaborazione con Telecom On Line, il servizio web che Telecom Italia aveva lanciato abbastanza di nascosto per timore dell’antitrust: basta pensare che veniva offerto solo a chi aveva una linea ISDN, proprio per rimarcare la volontà di non entrare in competizione. Ad ogni modo, quel giorno Niki Grauso non c’era, così il capo di TOL e il suo “esperto informatico” che pure quel giorno avrebbe dovuto scioperare hanno avuto come guida il giovane Granelli che ci spiegò la visione dietro VOL.
L’anno dopo Video On Line venne acquisita da Telecom: le voci dicono che TI aveva un credito di più di venti miliardi di lire verso VOL che tanto non avrebbero mai visto, ma non ho mai avuto conferma del fatto. Ad ogni modo, nacque TIN , ancora senza il “.it” del logo attuale, e il povero Enzo Berti si trovò non si sa bene come sotto il giovane Granelli che era passato alla nuova azienda assieme agli altri asset.
Passa ancora qualche anno, e il ragionier Colaninno decide che Cselt così com’è non va bene, e occorre una sferzata di novità. Sfatiamo un mito: l’autonomia di Cselt c’è stata più o meno fino al 1990, quando i due terzi del suo bilancio era destinato alla ricerca. In meno di dieci anni, la situazione si era invertita: i due terzi del bilancio erano su progetti a breve termine, il resto tra spese generali e progetti a lungo termine. Comunque viene fatta questa nuova società, che mette insieme i laboratori di ricerca torinesi e il Venture Capital, dove era a capo… il giovane Granelli, che diventa immediatamente l’amministratore delegato di Telecom Italia Lab: millequattrocento persone, di cui 1100 nella vecchia CSELT, ma con tutti i centri di potere a Roma. Come si presenta il nostro? Invia a tutti i dipendenti dell’azienda, tranne ai cattivoni che stavano licenziandosi, una lettera dove il “collega Andrea” (è lui che si definisce così) spiega che dobbiamo fare squadra, e ci omaggia di un segno tangibile di questo fare squadra. Un orologio con il logo tilab, costo unitario cinquemilalire – l’avevamo trovato in un catalogo di gadget.
Vogliamo parlare dell’incubatore? Io in quegli anni ero rappresentante sindacale, quindi mi erano state date le 113 pagine di slide dove veniva spiegato abbastanza in dettaglio cosa doveva diventare Tilab. Le ho lette, e ho deciso di andarmene via. Il vecchio Cselt non esisteva più, passi: ma quello che doveva esserci al suo posto era un sistema per fare soldi, non per fare ricerca e sviluppo. Non so quanto di questo fosse una visione del giovane Granelli, ma penso abbastanza, visto il suo attaccamento alla new economy. Inutile dire che la scelta di tempo ha aiutato il fallimento della storia, il ridimensionamento di Tilab e il suo assorbimento in Telecom – anche perché altrimenti penso avrebbe dovuto portare i libri in tribunale: il contributo a fondo perduto del gruppo Telecom era stato eliminato perché tanto i soldi sarebbero stati fatti con l’incubatore… Ah, Granelli non ha mai incontrato i sindacati mentre io ero in Tilab. Eravamo troppo old economy, immagino.
L’unica parte dell’articolo su cui concordo è che Telecom non è affatto interessata nell’innovazione. Purtroppo non è una cosa di oggi; è un misto tra la globalizzazione e la concorrenza, che fanno concentrare gli sviluppi in pochi posti e fanno ritenere non solo la ricerca ma anche lo sviluppo a più di un anno nel futuro soldi buttati.
Marco Pantani
Stavo rientrando a Torino dopo avere passato la serata con Ugo e Manuela (e Niki e Lele, per la precisione) e ho acceso la radio per sentire il giornale radio delle 23. Mi sono invece cuccato la notizia della morte di Pantani, trovato privo di vita in un residence a Rimini.
I primi commenti voglio farli sulle interviste che ho sentito su RadioUno. La tipa che conduce Sabato Sport è da mandare a zappare. Tutto, pur di non sentirla cambiare ipocritamente parere a seconda di chi parlava. Bruno Pizzul la potrebbe accompagnare, con i suoi paroloni “purtroppo è il nostro dovere dare queste notizie”. Le dai e basta. Per gli altri, Loretto Petrucci non ha fatto mezze misure, e ha detto chiaro e tondo di temere che la causa della morte sia tutta la robaccia che si è preso. Claudio Chiappucci ha tuonato contro quelli che “non gli sono stati vicino” e si è lamentato “contro chi parla sempre di doping” (per chi ha la memoria corta, uno dei primi ad essere fermato per ematocrito alto è stato lui) Mi è piaciuto Davide Cassani, che ha preferito parlare delle cose positive dei suoi ricordi, e soprattutto ha parlato di Pantani uomo, non ciclista.
Che cosa dico io? A parte rimandare a quanto scrissi a suo tempo qui e qui, ripeto che sono certo che il Pirata si fosse dopato, ma questo non sarebbe stato il peggio visto che lì lo sono sempre stati tutti. Altrimenti la fatica non la reggerebbero. E visto che non si poteva bombare più di tanto, le sue imprese per me restano da ricordare. Quello che però mi ha a suo tempo infastidito è stato il suo ergersi a paladino dell’antidoping. Non è stata una buona mossa.
Ma se come cercano di dire i media Pantani si è suicidato, forse si spiegano molte cose sul suo modo di fare.
despammed, ma non devirused
A quanto pare quelli di despammed.com si sono scocciati di fare il loro controllo. Passi ricevere ogni tanto un messaggio di spam che arriva dal mio indirizzo @despammed, ma oggi sono già arrivati due virus – non chiedetemi quali, io cancello e basta.
Per il momento ho disabilitato il forward. Spero di ricordarmi di guardare ogni tanto la casella.
tanto rumore per nulla
Radio Popolare nei suoi notiziari ha dato risalto a mio parere francamente esagerato alla lite interna alla Rai.
Riassunto della storia: l’altro giorno il nostro Presidente del Consiglio, Cav. On. Silvio Berlusconi, si è fatto intervistare dal cardinal Bruno Vespa a Porta a Porta. Come sempre negli ultimi nove anni, l’intervista è stata effettuata senza contraddittorio: Silvio parla, e nessuno può controbattere. I maligni dicono che fa così perché non è capace a rispondere a tono, e si impara i discorsi a memoria: io non sono d’accordo, poiché mi sembra impossibile che un venditore non abbia di queste capacità. Più banalmente, non vuole che gli tolgano la scena.
Ad ogni modo, ieri Primo Piano su Raitre aveva in programma un’intervista a Rutelli. Anche lui senza contraddittorio: vogliamo o no la par condicio? Ma il conduttore ha un’ideona: prendiamo l’intervista a Berlusconi, e facciamo commentare al piacione le varie risposte.
Tutto a posto? No. Qualcuno in alto a Raiuno ha bloccato la trasmissione, dicendo che quelle immagini erano di Raiuno e che al più potevano essere dati due minuti per diritto di cronaca, e che non si rompessero le palle. Solo una telefonata del Presidente di Garanzia al Direttore Generale della RAI sembra avere smosso le acque, arrivando alla soluzione dirompente del conduttore della trasmissione che leggeva le frasi di Berlusconi che poi venivano chiosate da Rutelli. O almeno ho capito così, non mi sono certo messo a guardare la televisione.
Due domandine sommesse. Uno: ma era una cosa così importante da fare tutto questo cancan? Neppure Repubblica.it ne ha parlato, ed è tutto dire. Due: ma la Rai quante aziende sono?
Memorie di un cuoco di un bordello spaziale (libro)
Il libro (Massimo Mongai; 299 pagine; Robin 2003; ISBN 8873710212; 15 €) è il secondo nella serie delle avventure del cuoco Rudy “Basilico” Turturro a spasso per la galassia. Non ho letto il primo, che pure è stato Premio Urania 1997: le mie letture fantascientifiche sono un po’ erratiche.
Dico subito che questo libro non mi è affatto piaciuto. Buona l’idea di vedere tutto dal punto di vista di uno che ami la cucina, e interessanti i flashback con estratti di altri libri del Turturro. Ma avere i nomi di pianeti e razze da dover leggere in stile “eenglehseh” per ritrovarsi con termini romaneschi come “L’Antica Piccola Magione Al Di Là Del Fiume” vale a dire “Kuhsaettuhdaetruhstaevaerae” può essere divertente all’inizio, ma alla lunga scoccia: e gli intermezzi di sesso mi sembrano nello stile dei libri porno-sf degli anni ’70, della serie cioè “fàmolo strano, che tanto basta aggiungere qualche particolare non terrestre e la gente sbava”.
Insomma, non penso leggerò altro del nostro.
le marlboro cambiano
Io non fumo. Questo è noto. Però ho una moglie fumatrice, e quindi mi sono accorto che in questi giorni i pacchetti di Marlboro (almeno quelle light) sono cambiati. Il ben noto logo del pacchetto (i due triangoli rettangoli dorati che si toccano in un vertice a formare una specie di M) si è ridotto alle dimensioni di 1cm², mentre il pacchetto è tutto con scene western virate sul blu scuro, oltre alle scritte che secondo le intenzioni di Sirchia o chi per lui dovrebbero spaventarti e farti smettere di fumare. (Ah, la sapete la battuta del tipo che va a comprare un pacchetto di sigarette? Il tabaccaio glielo dà, lui vede scritto “IL FUMO PROVOCA IMPOTENZA”, e allora chiede al tabaccaio “Scusi, non è che ne ha uno di quelli che il fumo uccide?”)
Mi chiedo se l’abbandonare il logo ben riconoscibile dei pacchetti sia proprio una mossa per cercare di evitare l’accostamento con queste scritte che fanno paura. O magari hanno pensato che il blu si accosta meglio.