Anna dice sempre che quando si tratta di mezzi su rotaie, ho un colpo d’occhio eccezionale. Stamattina stavo dormendo come al solito, ma ho notato che il treno della linea 3 che stava arrivando aveva un frontale leggermente diverso. E in effetti era quello di nuova concezione, con un unico spazio interno e non in vagoni separati.
Finora sapevo solo dell’esistenza di un convoglio della metro rossa, il cui status era più o meno paragonabile a quello dello yeti o del mostro di Loch Ness: compariva in stagioni specifiche, e bisognava essere fortunati per trovarlo. Meritava, visto che aveva l’aria condizionata, ma era solingo. Adesso ha invece un fratello, con i pulsantoni per aprire la porta, e soprattutto molto più silenzioso, il che sulla metro gialla è un vero bonus. Forse anche troppo silenzioso: non si sentono chiudere le porte…
Caro signor Ferrero…
Beatles go Baroque
Continuo la recensione della mia trilogia di tributi beatlesiani recentemente acquistati con questo disco (Naxos 8.555010) che traduce una ventina di canzoni dei Beatles in una serie di quattro Concerti Grossi: uno nello stile di Haendel, uno vivaldiano, il terzo bachiano e il quarto senza precisa indicazione. Il tutto diretto da Peter Breiner: la registrazione è del 1992.
Devo dire che sono restato deluso. I brani sono tradotti correttamente in uno stile barocco: ovviamente la stragrande maggioranza è di Paul, che è sempre stato più per così dire orchestrale, ma questo non sarebbe la fine del mondo. Il guaio è che non sento per nulla calore dietro queste trascrizioni: mi sembrano più che altro un simpatico esercizio di stile per fare vedere la bravura. Bravura di Breiner, naturalmente. Se almeno avesse tentato di allontanarsi un po’ dagli originali, avrebbe potuto ottenere qualcosa di diverso da questo effetto Muzak, o se preferite “musica da ascensore”.
Almeno non costava molto :-)
il match imprò di sabato
Qualcuno degli affezionati lettori di queste notiziole è riuscito ad entrare (mi hanno detto che sono state rimandate indietro un centinaio di persone, tra cui il mio collega Adolfo). Per gli altri, che dire? Il match non è stato il massimo, soprattutto l’inizio era lento. Ci siamo scaldati un po’ man mano, devo dire che la sceneggiata napoletana è stata la migliore che abbia mai visto, con pezzi cantati, una storia che andava avanti e non troppa gente in campo. Io ero in panchina, non è il mio forte.
Per chi vuole sapere di me: ho perso il sorteggio e così sono stato il capitano della squadra di Milano. Non è andata così male come temevo l’altro giorno: almeno nei battibecchi con l’arbitro sono stato abbastanza pronto, il che – come ha commentato Anna – può avere significato un paio di punti in più per la mia squadra, visto che il pubblico tende a favorire le battute alla costruzione delle storie. Per il resto, la mia critica preferita dice che sono stato legnoso in campo – l’avreste mai creduto? – e che aveva preferito il match della settimana precedente tra Milano e Chianciano. La mia interpretazione migliore deve essere stata quella dello zio Furio, che doveva essere un boss siciliano. Visto che dall’altra parte avevo il Puleo che è un logorroico e un battutaro, ho deciso di stare fondamentalmente zitto, e lavorare di sguardi, oltre che sovrastare con la mia altezza. Nella ninnananna cantata non ho fatto a tempo a mettermi d’accordo col Busti, il solista della nostra squadra, e quindi i duetti sono venuti male, tranne una frase che siamo riusciti a cantare all’unisono con le stesse parole senza averla preparata. Le didascalie della categoria “cinema muto” sono state quasi sufficienti, la fucilata con rumore finale debole, e non per nulla avevo deciso di partire per primo.
La mia scena migliore è stata però ai saluti finali, quando ho fatto finta di inciampare. Non solo Anna alla fine, ma la mia compagna di squadra mi ha chiesto se mi ero fatto male…
ah, IT Telecom
Non è possibile dover far debugging telefonico, o al massimo via email, perché in due giorni dopo il cambio degli indirizzi IP qui a Rozzano nessuno di quelli che gestiscono la rete di Pomezia si degna di andare a cambiare gli indirizzi nella route statica che mi porta alle macchine di sviluppo.
Il peggio è che la connessione modem mi si pianta dopo un numero di minuti variabile tra 1 e 10.
<em>Enrico Baj – opere 1951-2003</em>
Ho già detto della visita mia e di Anna alla mostra su Baj che si è tenuta a Varese nei mesi scorsi. Per completezza, parlo anche della mostra che si terrà fino a domenica 15 presso lo spazio Oberdan a Milano, ingresso 6.20 €.
Devo dire che ci è piaciuta molto di più la mostra varesina, per tutta una serie di cose. Innanzitutto era molto più completa, non solamente per il numero di opere esposte ma anche per la mancanza delle incisioni e disegni, che formano una parte importante della produzione del nostro. Ho avuto dei dubbi anche su chi ha preparato l’allestimento, ed è riuscito a mettere i totem – che anche nel loro titolo affermano di essere bifronti – contro le pareti. In compenso c’era qualche quadro del periodo kitsch, quando prendeva le croste per turisti – o addirittura se ne faceva commissionare una – per riempirla con le sue figure. “Gli alieni insidiano le nostre donne” è favoloso. Peccato che a fine anni ’50 non penso ci fosse già Teomondo Scrofalo.
Se volete saperne di più (su Baj, non su Teomondo!) leggete la recensione patafisica di zop!
poesie a messaggio variabile
Sui tabelloni luminosi del tratto urbano della Milano-Serravalle c’era la scritta CON LE CINTURE / SALVAGUARDATE / VITA E PATENTE. Notate nulla di strano? Sono tre quinari perfetti, > – – > – / > – – > – / > – – > -.
Purtroppo le società autostradali non hanno pensato a fare cartelloni un po’ più ampi perlomeno nella riga di mezzo, e quindi gli haiku (che hanno 5/7/5 sillabe) non si riescono a fare. Però, nonostante questa limitazione, si può lavorare abbastanza bene. Ad esempio, si potrebbe migliorare la scritta SE NON METTI / LE CINTURE / PERDI 5 PUNTI; non precisare il numero dei punti darebbe tre versi da quattro sillabe. “Quaternari” sarebbe il termine giusto, ma non mi suona bene. Sarà per questo che non l’hanno usato?
il mio condominio
Chiunque abiti in un condominio sa bene che tipi di persone si possano trovare. Il nostro, pur essendo piccolo (undici abitazioni) non fa eccezione: avere tre uffici poi peggiora ancora le cose.
Prima o poi mi metterò a parlare degli abitanti della villetta davanti a noi. Per il momento, mi limito a raccontare un aneddoto odierno. Stamattina sono sceso con un pacco enorme di carta, visto che Anna aveva giustamente deciso di fare pulizia e riempito il nostro sacchettone che tra l’altro si era anche scassato per il troppo peso. Entro nello stanzino della spazzatura, e trovo una pila di carta, compresa una confezione di pizza, sopra il bidone. Smadonno mentalmente, anche perché avevo le braccia piene di roba; provo poi a spostare quella carta e aprire il bidone… e lo trovo praticamente vuoto. Rismadonno, metto tutta la carta mia e altrui lì dentro, e vado in ufficio.
Stasera, in un impeto di civilismo, decido di buttare via i volantini pubblicitari lasciati sopra le nostre buche delle lettere. Passo dallo stanzino, e c’era di nuovo un sacchetto di carta sopra. No, il bidone non si era riempito.
Al momento ho attaccato un simpatico cartello dove con la mia bella scrittura – è bella, quando mi ci metto – faccio notare che la carta non è in grado di attraversare i coperchi. Vi terrò informati su eventuali sviluppi.