google, link sponsorizzati, dialer

Io generalmente faccio le ricerche con il google internazionale, perché sono uno snob. Ieri sera ho usato il PC di Anna che – come tutti per default – usa la versione italiana: la chiave di ricerca è stata enigmistica cruciverba free, e mi sono arrivati tre link sponsorizzati, con queste descrizioni:

  • Tutto sull’ enigmistica, quiz, rebus, cruciverba, enigmi. Dialer
  • Gioca con noi, enigmi, rebus, parole crociate, ecc. Dialer
  • Migliaia di cruciverba, test e parole crociate, gioca con Dialer

(il neretto è mio). Non che ci abbia cliccato su, soprattutto via modem…
Adesso avevo riprovato a fare la stessa ricerca per documentarla, e non mi sono trovato nessun link sponsorizzato. Ci ho pensato un attimo, ho usato google.it al posto di google.com, e mi sono ritrovato i miei simpatici dialer sponsorizzati (ne sto provando uno adesso, vediamo quando si accorge che sono su una linea dedicata :-)
La domanda che mi faccio non è tanto sulla differenza tra la versione italiana e quella americana, posso immaginare che sia più logico demografizzare il pubblico (anche se la chiave di ricerca era comunque formata da parole italiane, quindi solo chi comprende l’italiano l’avrebbe fatta). Non è nemmeno sul dialer in sé, ma è molto più sottile. Perché dicono tutti che sono dei dialer? È forse un modo per pararsi le spalle di Google? (il sito che ho provato non aveva nessun avviso di questo tipo al suo interno)

<em>Il segreto dell'uovo sodo</em>

Il libro (autore Len Fisher, Longanesi, 320 pagine, 17.50 €, ISBN 88-304-2023-9) ha come sottotitolo “la scienza della vita quotidiana”, e l’autore in effetti parla della fisica e della chimica di processi assolutamente normali, come ad esempio la cottura dell’uovo sodo (lo sapevate che bollendo un uovo nel metanolo il tuorlo non si rapprenderà mai?). Non poteva mancare naturalmente un capitolo sulla “fisica del sesso”, che deluderà chi sperava chissà cosa – anche se spiega come funziona il Viagra.
In generale, però, confesso che il libro mi ha un po’ deluso. L’autore cerca di parlare come il tipo della porta accanto, e riempie il testo di aneddoti più o meno curiosi, ma ogni tanto si dimentica di quello che sta facendo, e usa paroloni tecnici e no: quasi a dire “manteniamo le distanze, neh?”. Avrei preferito qualcosa sullo stile di “Scienza in casa”, per chi ricorda i primi numeri di Le Scienze

Gramellini

Il suo Buongiorno di oggi distingue tra Potenti, Famosi, Contuntubo.
Ti ritirano la patente per eccesso di velocità? Al Potente non capita, e comunque verrebbe subito restituita senza che nessuno lo sappia. Al Famoso viene restituita, ma lo paga con il pubblico ludibrio. Al Contuntubo? Niente. Quello prende le botte e basta.

Bondi, BR, CGIL (in ordine alfabetico)

Il portavoce di Forza Italia si affretta a fare notare che alcuni degli arrestati nelle indagini per l’omicidio d’Antona sono iscritti alla CGIL, “che ora ha il dovere di riflettere”. La notizia non ha nemmeno generato troppo clamore, il che la dice lunga sul livello standard della politica italiana.
Quello che mi è parso strano è che nessuno ha notato un fatto banale: iscriversi a un sindacato è una cosa assolutamente asettica, consegni un modulo e ti trovi l’un per cento (su minimo e contingenza) di trattenuta in busta. Teoricamente quello è anche un dato sensibile, ma si vede che per un sospettato le garanzie di privacy non sono valide. Altra cosa sarebbe naturalmente se fossero dei quadri sindacali, ma non mi pare che questo sia il caso.
Suggerirei alle nuove BR di provare a prendere la tessera di Forza Italia: è un bel costo, ma potrebbe risultare divertente nel caso vengano scoperti.

Commentate, qualcosa resterà

Sto cercando di lobotomizzare un programma per avere un “piano B” pronto nel caso non riesca a fare in tempo la nuova versione, e quindi mi sto avventurando in meandri di codice stratificati nel tempo da schiere di ignoti programmatori – il tutto naturalmente senza alcuna documentazione, secondo il famoso detto “basta leggere il sorgente”.
Trovata una chiamata a una funzione che dovrei eliminare, vedo che uno dei parametri di chiamata ha vicino un commento. Eccolo:
/* So che qualcuno chiederà: perché questo???? */
Aveva ragione.

L’enigma Molfetta


Massimo Mantellini è un nome noto a chi frequenta l’internet italiana, ma non mi sarei aspettato di trovarmelo in libreria con un romanzo noir (edizione Il Pungolo, 150 pagine, 6.50 €, ISBN 88-7075-345-X). Anche se confesso che il noir non è il mio genere, ammetto che me lo sono letto di un fiato. La trama, che a un primo livello di lettura non sembra discostarsi da quello che potrebbe essere un reality show padan-televisivo, mostra a un’attenta lettura un sottofondo che racchiude la realtà informatica contemporanea, con una serie di metafore che associano il giornalista televisivo milanese all’internauta smaliziato, che è costretto a sparire per potersi creare una nuova identità che non riceva più spam per ingrandirsi il pene. Il pessimismo che traspare tra le pagine sembra ogni tanto lasciare uno sprazzo di speranza, ma basta voltare pagina perché i dubbi riaffiorino.
Se devo fare un appunto, il libro è forse un po’ troppo per addetti ai lavori, e il finale sembra buttato giù frettolosamente, lasciando troppi punti oscuri. La speranza è che questa opera non resti unica, ma abbia un rapido seguito.
Una nota: la prima edizione è già andata esaurita. Un successone!

Vestirsi non è facile

Stamattina prendo dall’armadio un paio di pantaloni di lana, seguendo il mio algoritmo round robin (traduzione per gli informatici: FIFO. Traduzione per gli altri: metto i pantaloni stirati a destra e prendo sempre il primo a sinistra). Anna li guarda e mi dice “mannò, mettili quando fa più freddo!” Al mio commento che non è poi così caldo, ribatte “sì, ma è meglio portarli quando magari piove…” e al mio controcommento che i pantaloni di lana bagnati sono tragici termina con “sì, ma è comunque meglio portarli a gennaio”.
Ora, è chiaro che non le piacciono per nulla. Ma anche ammesso che sia un problema suo, non sarebbe più semplice dire “dalli via, che non li voglio vedere”? Sì, gliel’ho detto, ma ha glissato amabilmente.
ps: stessa storia per la camicia.

_I bambini sono di sinistra_ (teatro)

Claudio Bisio ha fatto il pienone al Piccolo: è vero che aveva solo una settimana di cartellone, ma le richieste sono state tali che sono state aggiunte una anteprima lunedì scorso e una seconda recita oggi. Noi siamo entrati con il posto in piedi (mai più, è una palla assurda), sempre per la mancanza di biglietti.
Che dire dello spettacolo? Bisio fa questo suo monologo, con il Quartetto Zelig che lo accompagna musicalmente con musiche originali e arrangiamenti (carini) di brani di Storia di un impiegato, De Andrè di trent’anni fa. Bisio è intonato, ma ha una voce per così dire “piatta”, un po’ come la mia: niente di eccezionale insomma.
Il guaio è che questo è cabaret, non teatro. Metterlo al Piccolo, e far pagare la gente i suoi prezzi standard, mi pare un piccolo furto.