cinque domande musicali

Non posso esimermi dal continuare.
1) volume totale dei file musicali: relativamente poco, mi pare meno di un giga sul PC più altri due giga di mp3 in formato CD da cambiare ogni tanto. In genere ascolto direttamente dai CD, e Anna non mi ha ancora comprato il goco (penna USB da 1 giga con radio incorporata)
2) Ultimo CD comprato: il Fidelio da Repubblica-Espresso. Se non contano quelli con Anna, la collezione Europa da Harmonia Mundi.
3) Cosa sto ascoltando adesso: Let it boom, in questo momento Blue Jay Way (sono monomaniaco, lo so)
4) Cinque canzoni che ascolto spesso (ultimamente) (o che significano molto per me): qui mi si uccide, la risposta può cambiare a ogni momento. Vediamo, senza un ordine preciso.
– Beatles, The: sarebbe tutto, se proprio devo dire una canzone While My Guitar Gently Weeps.
– Bach, Johann Sebastian: anche qui sarebbe tutto, ma stiamo sul banale e scegliamo la Toccata e fuga in re minore BWV 565.
– Battisti, Lucio: tanto, ma non tutto. Diciamo Ho un anno di più
Time Warp, dal Rocky Horror Picture Show.
Ol’ 55, in una versione mista tra Tom Waits e gli Eagles.
5) A chi passo il testimone: ai primi due che commenteranno chiedendolo :-)

velocità commerciale

Ieri in auto ci ho messo 53 minuti ad arrivare in ufficio. Anche oggi ne ho messi 53, ma in bici. E non ho nemmeno pestato sui pedali, non ne avevo proprio voglia. È vero che pedalando devo fare 15 chilometri e mezzo contro i 18 in auto, ma la velocità commerciale è più o meno la stessa, e in macchina ho anche il pezzetto di autostrada che dovrebbe far crescere la media. Se ci fossero delle piste ciclabili serie, si potrebbe davvero usare la bici a Milano: qualcuno glielo va a spiegare a Goggi?

A very short introduction to mathematics (libro)

[copertina]Spiegare la matematica è sempre difficile. In questo caso l’improbo compito è andato a Timothy Gowers, che non è esattamente l’ultimo arrivato avendo vinto una Fields Medal – ed è nato il mio stesso anno! sono quelle cose che ti fanno sentire a disagio – che ha scritto questo libretto (Timothy Gowers, A very short introduction to mathematics, Oxford University Press – Very Short Introductions 2002, p.144, $9.95, ISBN 0192853619) che fa parte di una collana di “introduzioni a tante cose diverse”. Nonostante i caratteri siano minuscoli, non è che ci possa stare molto materiale, e quindi i temi trattati sono quelli soliti di divulgazione della matematica, evitando espressamente frattali e teoria del caos “perché ne parlano già in tanti, e non danno un grande aiuto a comprendere la matematica odierna”: ottima scelta a mio giudizio. In compenso, mi è piaciuto molto il modo in cui Gowers ha esposto il materiale: il concetto di base si può sintetizzare dicendo “le regole matematiche e persino gli enti non hanno nulla di intrinsecamente vero, ma vengono scelti perché risultano più comodi”. Uno dei rari esempi moderni di matematico non platoniano, direi. Non ci avevo mai pensato, dato che il mio approccio alla matematica è generalmente formalista, ma forse ha ragione: uno dei motivi per cui tanta gente afferma di odiare la matematica è perché non sono mai riusciti a capire perché le cose si facciano in un certo modo, immaginando magari chissà quale complotto dei matematici. Sfatare questo mito potrebbe essere pertanto utile, anche se resterà sempre l’altro enorme scoglio: la matematica è un’unica costruzione che continua a crescere sui risultati precedenti, e se non se ne comprende una parte non è possibile sperare di capire le nozioni successive.
Nota: per i non anglofoni c’è anche la versione italiana del libro (Matematica. Un’introduzione, Einaudi, 15 euro), che io non ho preso perché sono parsimonioso e mi sarebbe costata di più…

da noi non si ricicla

Anna è tornata dal Kazakistan con una stampella rotta. Per la precisione, si è rotto il pezzo di plastica dove si appoggia il braccio, mentre la parte metallica e la manopola sono intatte. I suoi colleghi inglesi le hanno fatto un lavoro degno di Apollo 13 per poterla utilizzare, ma naturalmente non è che sia una soluzione ottimale.
A questo punto abbiamo dovuto naturalmente pagare le stampelle – che erano state affittate – per nuove, e fin qua nulla di strano. Quello che però a me infastidisce (per principio) è che non è possibile riparare la stampella, anche se basterebbe cambiare quel pezzo di plastica. Non è bello, se ci pensate.

Come fregare i musei

Banksy è un artista dotato di un senso dell’umorismo molto superiore alla media. Tra le sue opere d’arte, sono famose le prese per i fondelli ai grandi musei mondiali, nei quali va a piazzare finte opere che ovviamente non vengono riconosciute da nessuno. L’ultima sua performance è consistita in un “manufatto dell’età della pietra” con raffigurato un omino e il suo carrello da supermercato. Il tutto esposto al British Museum.
(via manteblog)

né giallo né rosa

Premessa: c’è un sommergibile (il Toti) che ormai aveva i suoi anni e non serviva più alla Marina: invece che buttarlo via hanno pensato bene di regalarlo al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano. Fin qua nulla di male. Solo che il sottomarino, per quanto piccolo, ha sempre una certa qual massa: della cosa se ne sono accorti solo una volta fattolo risalire il Po fino a Cremona, dove è rimasto fermo per alcuni anni in attesa di istruzioni. Si sono succedute varie ipotesi, compresa quella di lasciarlo là e fargli un museo apposta intorno; poi cadde il silenzio. Ma ieri sui giornali è apparsa la notiziona: si sono messi d’accordo per il trasporto, che avverrà la notte del 14 agosto. Il piano è descritto nei minimi particolari: il Toti viaggerà alla velocità di tre chilometri l’ora, dopo che ATM avrà tolto un po’ di fili del tram e non si sa chi messo delle putrelle di acciaio sulle vie della circonvallazione interna nei punti in cui la fognatura poggia direttamente sulla strada e quindi il peso potrebbe sfondarla.
Premesso che io avrei pensato che sarebbe stato più semplice smontarlo e rimontarlo, mi preoccupo di quanto scritto in fondo all’articolo che ho letto: “Il Comune è tanto felice di ricevere il sottomarino, ma non ha soldi per il trasporto; però ci dovrebbero essere due sponsor che si accolleranno le spese”. Per la precisione, non so se preoccuparmi che gli sponsor possano non esserci, oppure di quello che vorranno in cambio del pagamento delle spese.

locandine locali

Dai bei tempi in cui all’università mi dilettavo a vedere i titoli del Tirreno ho scoperto il mondo delle locandine dei giornali. Pubblicità povera, se vogliamo, ma che deve convincere il distratto passante a tirare fuori quella moneta per il giornale.
Bene: quando passo dal centro commerciale per mangiare qualcosa, mi fermo spesso davanti all’edicola che mette in bella mostra la locandina de Il Sabato news – sottotitolo, “Appuntamento settimanale con la cronaca e lo sport dei comuni del sud Milano”. Questa settimana, i titoli di contorno dell’edizione rozzanese erano direi tipici di una realtà locale: “Real 2000 in festa per la promozione” e “Si consegna il premio Rozzano”. Ma la notizia principe non può restare relegata là, ed è un mio dovere morale renderla nota ai miei ventitré lettori:
Rubate le maglie del Giro d’Italia da un furgone guidato da un rozzanese.